17/07/2025
Brancaccio, la borsa dimenticata e un gesto che non dimenticherò mai
- Una storia vera che ci ricorda che l’onestà esiste ancora. -
Ieri è successa una cosa che mi ha lasciato senza parole.
Eravamo in viaggio per lavoro — io, mio marito e le nostre bambine — diretti in provincia di Trapani. Non era una vacanza, ma una giornata piena di impegni e pensieri. Dopo un po’ di strada, con le bambine che cominciavano a lamentarsi per la fame, abbiamo deciso di fare una sosta veloce a Palermo, nel quartiere Brancaccio.
Brancaccio… un quartiere che spesso, purtroppo, finisce sotto i riflettori per le notizie peggiori. Ma quella sera ci siamo fermati lì semplicemente per prendere qualcosa da mangiare.
Abbiamo scelto un piccolo locale, la pizzeria-polleria “Il Castello”, e abbiamo ordinato un po’ di rosticceria e patatine da portare via.
Sembrava una semplice pausa.
Ma circa venti chilometri dopo la ripartenza, mentre eravamo di nuovo in viaggio, ho sentito un brivido.
La mia borsa. Non l’avevo con me.
L’avevo lasciata al locale, senza accorgermene. Dentro c’erano documenti importanti, oggetti personali, tutto ciò che ci serviva per affrontare quella giornata.
Il panico è stato immediato.
Ho chiesto a mio marito di fermarsi e ho cercato subito il numero del locale. Con il cuore in gola ho chiamato, sperando di non aver perso tutto.
Dall’altra parte della linea ha risposto il titolare, il signor Anciluzzu, con una voce tranquilla e gentile.
Gli ho spiegato la situazione, e lui, con disarmante semplicità, mi ha detto:
“Tranquilla, l’ho trovata. L’ho messa da parte, è al sicuro.”
In un attimo, tutta l’ansia si è trasformata in un senso di gratitudine.
Ma non è finita lì.
Mi ha detto anche una cosa che mi ha colpito profondamente:
“Ho notato una lattina con il nome ‘Laura’ sopra, e mi è rimasta impressa.”
Quel piccolo dettaglio, una lattina con il mio nome, lo aveva aiutato a ricordarsi di me.
Un oggetto qualunque, ma capace di creare un filo invisibile tra due sconosciuti.
Non potendo tornare indietro subito, ho chiamato mia mamma, che si è resa disponibile senza esitazione. In meno di mezz’ora era già lì, al locale. E la borsa? Tutto al suo posto. Intatta.
Quello che era cominciato come uno spuntino veloce si è trasformato in una lezione di umanità.
Perché troppo spesso sentiamo parlare solo di furti, truffe, disonestà. E invece, in un luogo che molti etichettano negativamente, abbiamo incontrato una persona onesta, autentica, vera.
Il signor Anciluzzu non ha esitato nemmeno un secondo. Ha scelto l’onestà, la cura, il rispetto.
Un gesto semplice per lui, ma per noi un segno indelebile.
Questa storia la voglio raccontare, perché Brancaccio non è solo quello che si sente nei telegiornali.
È anche fatto di volti come quello del signor Anciluzzu, che con un gesto silenzioso ci ha restituito fiducia nella gente.
A lui va il nostro più sincero grazie.
Grazie per la borsa, certo.
Ma soprattutto grazie per averci ricordato che la gentilezza, la cura e l’onestà sono ancora possibili.
Anche nei posti inaspettati. Anche nei momenti più frenetici.
Anche tra sconosciuti, che per un istante si ritrovano uniti da una lattina con un nome scritto sopra.