Audrey Bedouch Ostéopathe

Audrey Bedouch Ostéopathe Audrey Bedouch ostéopathe D.O à Nice. Je vous aceuille dans mon cabinet à Nice avec bienveillance. 🪷

Ma pratique ostéopathique s'adapte à chaque patient.

Mon travail consiste à relacher votre corps, a lui redonner de la souplesse et du mouvement.

Le nerf sciatique à la loupe 🔍
20/08/2025

Le nerf sciatique à la loupe 🔍

Finalmente è martedì! Benvenuti al quarto episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi parliamo di lui, il più lungo, il più nominato, quello che tutti temono.. anche quando non c’entra nulla! 😅

È il nervo sciatico, un gigante silenzioso che corre lungo la gamba, trasporta informazioni motorie e sensitive, e a volte, quando si infiamma.. ti fa saltare in piedi. Letteralmente.

Dove sta?

Il nervo sciatico nasce a livello lombosacrale, più precisamente dalle radici spinali L4, L5, S1, S2, S3, che si uniscono nel plesso sacrale.

Da lì esce dal bacino attraverso il forame ischiatico maggiore, sotto il muscolo piriforme. Scende lungo la parte posteriore della coscia, accompagnato da vasi e muscoli. Poco sopra il ginocchio, si biforca in due rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroneo comune.

È il nervo più lungo e più spesso del corpo umano!

Che cosa fa?

Il nervo sciatico è misto, con fibre motorie e sensitive. Con le sue fibre motorie innerva i muscoli posteriori della coscia (ischiocrurali) e tutti i muscoli della gamba e del piede tramite i suoi rami terminali.

Con le sue fibre sensitive trasmette la sensibilità da gran parte della gamba e del piede, soprattutto lato posteriore e laterale.

Grazie a lui puoi camminare, piegare il ginocchio, muovere la caviglia e sentire il contatto del piede col suolo.

Come si lamenta?

Quando si arrabbia.. te ne accorgi eccome.

Sintomi tipici sono dolore urente o trafittivo che parte dalla zona lombare o glutea e si irradia lungo la coscia, il polpaccio, fino al piede. Formicolio, intorpidimento, o perdita di forza lungo il decorso.
Difficoltà a stare seduti, camminare, sollevare la gamba (soprattutto da sdraiati).

La causa più attribuita? Una sofferenza delle radici nervose da ernia del disco lombare (L4–S1), ma non solo.

Ruolo nella vita quotidiana

Il nervo sciatico lavora costantemente nella deambulazione, nel controllo della stazione eretta, nella propriocezione del piede e della gamba e nella coordinazione tra anca, ginocchio e caviglia.

Ti permette di stare in equilibrio, camminare senza inciampare e.. non sentire scosse ogni volta che ti siedi.

Patologie e disfunzioni

Radicolopatie lombari (ernia, protrusione, stenosi foraminale)

Sindrome del piriforme (non corretto ma per essere capibili da tutti, compressione nello spazio infrapiriforme)

Neuropatie traumatiche (fratture del bacino o del femore)

Infiltrazioni iatrogene (es. iniezioni glutee mal posizionate)

Sindrome del portafoglio (compressione prolungata da seduta asimmetrica)

Curiosità neurologica

Il nervo sciatico può essere bifido in alcune persone, cioè già diviso in tibiale e peroneo appena esce dal bacino. Questo può rendere alcune sindromi compressive (come quella in zona piriforme) più frequenti o più complesse da diagnosticare.

Inoltre, è spesso accusato ingiustamente: non tutto il dolore che scende lungo la gamba è “sciatica”. Serve valutare con attenzione!

Approccio fisioterapico

Il trattamento fisioterapico va sempre personalizzato in base alla causa e al quadro clinico, ma può includere una valutazione neurodinamica (test di Lasègue/SLR, Slump test), esercizi di mobilizzazione neurale (sliding del nervo sciatico). Tecniche di decompressione lombare e rilascio miofasciale dei glutei con rieducazione posturale e gestione del carico. Lavoro sulla pelvi e sull’arto inferiore per ristabilire simmetrie funzionali, con esercizi per il core e il controllo neuromotorio.

L’educazione sul dolore è fondamentale, per evitare comportamenti di evitamento o paura del movimento.

Conclusione

Il nervo sciatico è un vero maratoneta,
instancabile, robusto, ma anche.. sensibile.

Se comincia a “urlare” lungo la gamba, non sempre è colpa sua.. ma se lo ascolti, ti guida nella direzione giusta.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene

Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

Un petit fou s sur le diaphragme grand muscle de la respiration !
30/07/2025

Un petit fou s sur le diaphragme grand muscle de la respiration !

RESPIRA. Ma stavolta fallo davvero.

Viaggio collettivo dentro il muscolo più silenzioso, più sottovalutato, più determinante che abbiamo: il diaframma.

Questo non è un semplice post.

È il frutto di un esperimento unico nel suo genere. Abbiamo lanciato una domanda. Abbiamo parlato di un muscolo poco visibile ma potentissimo. E ci siamo messi in ascolto.

In tre mesi sono arrivati oltre 350 commenti: esperienze cliniche, sensazioni profonde, storie personali, intuizioni geniali, domande scomode.

Abbiamo letto, selezionato, intrecciato e riscritto. E oggi vi restituiamo tutto questo, in un unico racconto. Un corpo narrativo collettivo, dove ogni voce è diventata un respiro.

Siete pronti?

BUONA LETTURA!

Tutto è partito da una semplice domanda:

“Ma te respiri?”

L’ho chiesto ad una paziente mentre la stavo trattando per un problema alla spalla. Lei si è fermata, sorpresa. Ha esitato un attimo. Poi ha risposto:

“Boh.. non lo so.”

E lì ho capito che il dolore alla spalla era solo la punta dell’iceberg.

Succede così, quasi sempre.
Hai dolore alla spalla? Sarà la spalla. Ti svegli col collo rigido? Sarà il cuscino. Una morsa al petto? L’ansia, forse. O il tempo. Sempre qualcosa fuori.

Eppure, in mezzo a tutti questi sintomi, c’è un muscolo solo che li attraversa tutti, che li influenza tutti, che può peggiorarli o migliorarli tutti.

E quel muscolo.. non lo guarda mai nessuno.

Si chiama diaframma.
E oggi parliamo di lui. Davvero.

IL GRANDE SILENZIOSO

Il diaframma è un muscolo.
Ma è anche una bugia.

Perché lavora sempre, ma nessuno se ne accorge.
Perché è centrale, ma invisibile.
Perché collega tutto, ma non è legato a niente di specifico.
Perché se sta bene, nessuno lo nomina.
E se sta male.. lo cercano altrove.

“Dopo anni ci sono arrivato: spalla, collo, cervicale, gastrite, reflusso, ansia, mal di schiena, ileopsoas. Era tutto il diaframma. Un casino.” (Simon)

PERCHÉ FA COSÌ TANTI DANNI?

Perché è ovunque.

Anatomicamente divide il torace dall’addome. Funzionalmente è il centro di gravità della tua respirazione, della tua postura, della tua digestione, del tuo equilibrio neurovegetativo.
E sì, anche delle tue emozioni.

Ogni volta che inspiri.. lui scende.
Ogni volta che espiri.. lui sale.

Ma se non scende più bene, oppure se non risale più, il tuo corpo inizia ad adattarsi.

E da lì parte la giostra dei compensi: il collo tira, la spalla si blocca, la colonna si inarca, l’intestino si ferma, il cuore accelera, e la mente entra in modalità allarme.

“Io ho un’ernia iatale molto dilatata, il diaframma è rialzato di 5 cm. Dolori a spalla e collo, tutti i sintomi descritti. A breve mi operano. Spero di ristabilirmi.” (Patrizia)

MA NON SARÀ MICA “SOLO UN MUSCOLO”?

No. Il diaframma è un’interfaccia.

Tra dentro e fuori.
Tra alto e basso.
Tra automatico e volontario.
Tra viscerale e posturale.
Tra ciò che senti.. e ciò che non riesci più a sentire.

Ha le chiavi di casa della tua salute. Ma spesso lo lasci fuori dalla porta. Dimenticato sullo zerbino.

“Uso molto il diaframma, specialmente per “smuovere” l’intestino. Ma dopo il terzo cesareo, hanno stretto troppo i punti. Quando respiro con il diaframma sento dolore.” (Cristina)

E TU.. LO USI?

C’è chi non lo ha mai incontrato.
Chi lo ha perso da piccolo.
Chi lo ha bloccato con l’ansia.
Chi lo ha abbandonato a forza di sedie, cinture, posture chiuse, sospiri trattenuti.

“Sono molto emotiva, tengo tutto dentro e non respiro. La mia insegnante mi ha obbligata a farlo con consapevolezza. Ora mi accorgo quando sono in apnea.”(Francesca)

I SEGNALI (SOTTILI, MA CHIARISSIMI)

Tosse secca e strana, reflusso che non passa, spalla che “tira” sempre, pressione alta non giustificata, affaticamento respiratorio sotto sforzo, mal di schiena senza causa apparente, rigidità cervicale che non cede.

“Mi hanno detto che il mio diaframma è fuori sede dopo un intervento al cuore.” (Manu)

E ALLORA CHE SI FA?

C’è chi lo ha ritrovato con lo yoga.
Chi con il canto.
Chi con il Tai Chi.
Chi grazie a un fisioterapista.
Chi con la meditazione.
Chi con il Buteyko.
Chi massaggiandolo.
Chi.. semplicemente, ascoltandolo.

“Alla notte, quando l’esofagite mi assale, mi aiuta respirare col diaframma.” (Enea)

“Mi rilassa cantare. Ci ho pensato solo ora: il diaframma si muove molto quando canto.”(Alberto)

“La mia maestra lo fa allenare in palestra. Altro che muscolo dimenticato!”(Letizia)

Per una Letizia.. ce ne sono cento che non sanno neanche dove si trova.

E PERCHÉ È ANCORA COSÌ DIMENTICATO?

Perché il diaframma non lo vedi.
Perché è dentro.
Perché non è sexy.
Perché non ha addominali a tartaruga.
Perché non c’è una macchina per lui in palestra.
Perché non è Instagrammabile.
Perché il diaframma non si mostra.

Si manifesta. E spesso si manifesta sotto forma di sintomo lontano. E quindi ti confonde. Ti depista. Ti frega.

“Io sono contro le gabbie toraciche. Viva la libertà!” (Alberto, in vena poetica)

MA ATTENZIONE: NON SEMPRE IL PROBLEMA È IL DIAFRAMMA

A volte il diaframma è una vittima.

Di un viscere che funziona male.
Di un trauma emotivo.
Di una postura rigida.
Di un addome chiuso.
Di uno stomaco che non si svuota.
Di un fegato congestionato.

“Il fegato deve smaltire il cortisolo da stress. Se è sovraccarico, congestiona l’emicupola destra, tira le coste, coinvolge la cervicale. Senza trattare anche il viscere, il lavoro sul diaframma è solo parziale.” (Angelo)

“Potrebbe essere anche il contrario: un problema strutturale può creare una difficoltà viscerale. È una risposta somato-viscerale.” (Giusy)

TU, QUANDO RESPIRI, TI SENTI?

Non se lo chiedono in molti.
Ma qualcuno, prima o poi, arriva a farlo.

“Anni fa, il maestro di Thai Chi mi insegnò a respirare con la pancia. Me lo ricordo ancora.” (Terri)

“Io l’ho imparato con lo yoga. Mi ha salvato la vita.” (Silvia)

E si apre un’altra riflessione: “A scuola, in auto, davanti al pc.. siamo diventati animali seduti. E abbiamo perso la capacità innata di respirare. Un fringuello la conserva meglio di noi.” (Catia)

E la verità è che nessuno ci ha mai insegnato a sentirci respirare.
Non a scuola.
Non in palestra.
Non quando stavamo “bene”.

Nessuno ti dice come si respira.. finché non smetti di farlo bene.

Finché non succede qualcosa che ti costringe a ricominciare da lì.

E allora scopri che respirare non è scontato. È un’abilità.
Che si perde.
Che si recupera.
Che si allena.

Il diaframma è come una porta automatica: si apre solo se ti avvicini davvero.

Ma se ci passi davanti di corsa.. non ti vede.
E resta chiusa.

E ALLORA, CHE LIBRO MI CONSIGLI?

“C’è un testo per imparare la respirazione e la manutenzione di questo piccolo, fondamentale organo?” (Adele)

Sì, ci sono testi, metodi, esercizi.
Ma il primo libro da leggere.. è il tuo corpo.
Ti serve tempo.
Ti serve qualcuno che ti guidi.
Ma soprattutto: ti serve il coraggio di ascoltarti davvero.

E magari, con una mano sul petto e una sull’addome. E con la voglia di rispondere alla domanda:

“Chi si muove prima?”

Prova ora.
Sei seduto? Sei sdraiato? Sei in piedi?
Respira lentamente.
Dove si muove prima il tuo corpo?
Riesci a espirare completamente?
Senti il respiro arrivare fino alla pelvi?
Ti senti più calmo o più nervoso dopo 5 respiri consapevoli?

Se hai risposto “non lo so” o “boh”…
forse non è solo ansia.

Condividi questo post con chi ha dolori misteriosi, ha fatto mille esami senza risposte, respira male ma non lo sa, vive in apnea, ha un addome sempre contratto e non si sente mai “centrato”.

LA VERITÀ?

Il diaframma non ha bisogno di essere “sbloccato”. Ha bisogno di essere ascoltato. Sentito. Rispettato. Allineato. Allenato. Integrato.

È come un direttore d’orchestra silenzioso.
Che però sa farti stonare tutto il corpo se lo ignori.

GRAZIE

A tutte le persone che hanno lasciato un commento.
A chi ha raccontato un dolore.
A chi ha posto una domanda.
A chi ha condiviso un’intuizione.

Questo post è nato così: da un respiro collettivo.

E tu, da dove è cominciata la tua storia col respiro? Raccontacelo. Potrebbe aiutare qualcuno che sta ancora trattenendo il fiato tra tutti questi sintomi.

Perché ogni sintomo racconta una storia.
E spesso.. comincia proprio da lì.

Da un respiro.

La contraction musculaire, une petite histoire de toxine et ou de stress nerveux émotionnel
26/07/2025

La contraction musculaire, une petite histoire de toxine et ou de stress nerveux émotionnel

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di "Patologie Spiritose, dove affrontiamo i malanni.. tra curiosità e leggerezza!"

Oggi parliamo di un disturbo che arriva senza invito e si piazza lì a farti compagnia: la contrattura muscolare. Se dopo uno sforzo senti un dolore fisso e duro come un sasso.. beh, il tuo muscolo ha deciso di fermare i giochi!

Cos’è e dov’è?

La contrattura muscolare è una contrazione involontaria, persistente e dolorosa di un muscolo o di una parte di esso. Diversamente da uno strappo, non c’è una lesione delle fibre, ma solo un irrigidimento e un accumulo di metaboliti che bloccano il rilassamento.

È il modo che il muscolo ha per dirti: “Ehi, rallenta un attimo!”

Curiosità divertente

In molti la confondono con il crampo o lo stiramento, ma la contrattura è più paziente: non ti prende di sorpresa come un crampo, né si lacera come uno stiramento. Si limita a rimanere lì, rigida e dolente, finché non decidi di prendertene cura. Un po’ come un ospite invadente! 🫠

Come si sviluppa?

Può comparire per uno sforzo eccessivo o prolungato (ad esempio un allenamento intenso), movimenti ripetitivi senza pause, postura scorretta mantenuta a lungo, freddo muscolare (esercizio senza riscaldamento).

Il muscolo si irrigidisce per autoproteggersi e ridurre il rischio di danni. Ma nel frattempo.. fa male!

Nella vita quotidiana

La contrattura si manifesta con dolore localizzato e costante, rigidità evidente alla palpazione (il famoso “cordone duro” del "nervo accavallato" 😝) e difficoltà nei movimenti.

I punti più colpiti? Schiena, collo, polpacci e cosce.

Parole complicate, spiegate semplici

Contrattura: una contrazione involontaria e persistente di un muscolo.

Metaboliti: sostanze di scarto che si accumulano nel muscolo quando lavora troppo.

Accenni di fisioterapia

La fisioterapia aiuta a rilassare il muscolo con tecniche manuali, massaggio decontratturante e stretching dolce, favorisce il riassorbimento dei metaboliti, migliora la circolazione locale (anche con terapie fisiche strumentali) e ripristina la mobilità, prevenendo recidive con esercizi mirati.

Un consiglio: mai forzare l’allungamento quando il dolore è intenso!

Curiosità scientifica

Sapevi che le contratture possono anche comparire dopo uno stress emotivo intenso? Le tensioni psicologiche si riflettono sui muscoli, soprattutto cervicali e lombari. Ecco perché un periodo di ansia può trasformarsi in mal di schiena cronico.

Conclusione

La contrattura muscolare è un messaggio chiaro: il tuo corpo ti chiede un po’ di tregua e attenzione. Con un trattamento mirato, un po’ di riposo attivo e tanta pazienza, tornerai a muoverti senza dolori.

A sabato prossimo per il prossimo episodio! 🌟

Douleur de trapèze !! Une anatomie complexe de plusieurs strates musculaires
13/07/2025

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Un petit tour du côté du Nerf vague !! Nerf long et qui s’occupe de tout nos organes: Poumons/ cœur/ œsophage/ estomac/ ...
01/07/2025

Un petit tour du côté du Nerf vague !! Nerf long et qui s’occupe de tout nos organes:
Poumons/ cœur/ œsophage/ estomac/ intestin
Il fait également le lien entre notre cerveau et nos émotions !!
Un nerf multitâche !!

30/06/2025
28/06/2025

Negli ultimi giorni ho letto, come molti di voi, un post diventato virale che titolava:

“Il grande fallimento della chiropratica, dell’osteopatia e della fisioterapia: quando il corpo è trattato come una macchina senza anima.”

L’autore (un pezzo da novanta che stimiamo molto) denuncia, con toni molto accesi, l’idea che la nostra professione si sia cristallizzata su modelli meccanici, incapaci di comprendere la complessità del dolore cronico.

Poche ore dopo, un altro collega (un altro pezzo da novanta che stimiamo molto) ha risposto con un contro post più pacato e ragionato, riconoscendo alcuni limiti del riduzionismo biomeccanico, ma anche invitando alla prudenza: perché contrapporre il “tutto è tessuto” al “tutto è cervello” è solo sostituire un riduzionismo con un altro.

Abbiamo deciso di scrivere anche noi, non per alimentare polemiche, ma perché crediamo che chi lavora ogni giorno con pazienti reali abbia il dovere di chiarire, integrare e contestualizzare.

In ogni caso, pensiamo che un dibattito così acceso sia anche un segno di vivacità scientifica e di evoluzione culturale: significa che le nostre discipline stanno crescendo, si stanno interrogando, e non hanno paura di rimettere in discussione certezze consolidate.

DOVE HANNO RAGIONE?

È un fatto incontestabile che il modello puramente biomedico sia scientificamente insufficiente per spiegare e trattare il dolore cronico.

Già negli anni ‘90 Melzack e Wall avevano chiarito che il dolore non è un input ma un output, prodotto dall’elaborazione del Sistema Nervoso Centrale.

Gli studi di Moseley, Butler, Louw hanno dimostrato che la catastrofizzazione, la paura del movimento e le convinzioni disfunzionali sono fattori predittivi di cronicizzazione.

La neuroplasticità maladattiva (Latremoliere & Woolf) spiega perché il dolore persiste anche quando il tessuto è guarito.

È altrettanto vero che molti professionisti, anche oggi, raccontano al paziente narrazioni obsolete:

“Hai la vertebra fuori posto.”
“Hai il bacino bloccato.”
“Se non ti manipolo, non guarisci.”

Queste spiegazioni, oltre a non avere fondamento, alimentano la dipendenza e la paura.

In questo senso, la denuncia di chi chiede un cambio di paradigma è sacrosanta.

DOVE PERÒ IL DISCORSO DIVENTA PERICOLOSO?

Il problema di una posizione così estrema è che rischia di produrre un altro dogma: il riduzionismo neurocentrico.

Come se la terapia manuale fosse di per sé inutile o dannosa, e come se parlare di tessuti fosse un’eresia.

Ma la realtà è più complessa ovviamente.

Il dolore cronico è un’esperienza emergente dall’interazione tra tessuto, sistema nervoso e contesto.

Non è “solo cervello”.
Non è “solo tessuto”.
È la somma di entrambi, più emozioni, relazioni e aspettative.

Il tocco, il movimento e il contatto manuale hanno un ruolo importante non come soluzione unica, ma come parte di un processo che include rassicurazione, educazione e graduale riattivazione.

Il “touch” sicuro e non minaccioso riduce l’iperattività dell’amigdala (McGlone et al). La mobilizzazione passiva, se spiegata con un modello corretto, migliora la percezione di sicurezza e l’efficacia percepita. L’esercizio attivo e graduale ripristina la fiducia nel corpo.

Non tutti i pazienti rispondono solo all’educazione.

La Pain Neuroscience Education ha dimostrato efficacia significativa, ma solo se integrata con movimento attivo e strategie comportamentali, come specificato nelle review più recenti.

I pazienti con disturbi complessi hanno bisogno di un approccio multimodale personalizzato, non di una formula unica.

QUINDI, COSA SIGNIFICA FARE FISIOTERAPIA MODERNA?

Significa, in sintesi:

- rifiutare i modelli rigidi. Il corpo non è un’auto da riparare con bulloni e allineamenti. Ma non è nemmeno un concetto astratto fatto di pensieri e memorie.

- integrare più dimensioni in un progetto terapeutico coerente. Educazione uguale riduzione della paura. Movimento attivo uguale ricostruire fiducia e capacità. Terapia manuale uguale stimolare, rassicurare, modulare. Relazione terapeutica uguale sostenere e contenere.

- rispettare i ruoli professionali. Il fisioterapista non è uno psicoterapeuta. Il fisioterapista non è un ortopedico. Il fisioterapista è un professionista che sa valutare, integrare, scegliere strumenti, sempre sulla base di prove di efficacia.

- avere l’umiltà di aggiornarsi. La scienza cambia ogni anno. Se oggi parliamo di neuroplasticità e centralizzazione, domani parleremo di altro. La fisioterapia non è un dogma, è un processo di evoluzione continua.

IL MESSAGGIO CHE VORREI LASCIARE

Se sei un professionista, non farti sedurre dalle scorciatoie ideologiche.

“Solo terapia manuale” uguale riduzionismo biomeccanico.

“Solo educazione e psiche” uguale riduzionismo neurocentrico.

La verità clinica sta nel mezzo: un approccio integrato, personalizzato, basato su evidenze e sulla relazione.

Se sei un paziente, non scegliere un professionista perché parla solo di vertebre o solo di cervello. Scegli chi sa ascoltarti, spiegarti, darti strumenti e accompagnarti.

Perché la fisioterapia, quella vera, quella che cambia le vite, non è mai la difesa di un paradigma. È l’arte di combinare scienza, contatto e relazione con umiltà.

Siamo consapevoli che ogni modello ha punti di forza e limiti, e che il valore di un approccio si misura prima di tutto sull’impatto reale nella vita delle persone. Per questo il nostro invito non è a rinunciare all’innovazione, ma a integrarla con senso critico e rispetto della complessità.

Le bruxisme ou le fait de serrer les dents la nuit peut engendrer des douleurs au niveau des cervicales (cou et haut du ...
21/06/2025

Le bruxisme ou le fait de serrer les dents la nuit peut engendrer des douleurs au niveau des cervicales (cou et haut du cou), au niveau des oreilles et des mots de tête !!
Votre ostéopathe peut vous aider à diminuer ses douleurs!
N’hésitez pas à venir consulter!
Audrey Bedouch ostéopathe

21/06/2025

La mandibule et son mouvement

10/07/2024

Retrouvez moi à Nice Est - St Roch -
Ouverture du cabinet d’ostéopathie à partir du 15 Août 2024!! 🌅

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Nice
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