
23/03/2025
Pensare che sostenere un nesso eziopatogenetico tra spettro autistico e disbiosi del microbiota, osando suggerire una possibile cura del primo intervenendo sulla modulazione del secondo, anni fa equivalesse al rischio di radiazione.
Author. Neuro-immuno-gastroenterologist.
Pensare che sostenere un nesso eziopatogenetico tra spettro autistico e disbiosi del microbiota, osando suggerire una possibile cura del primo intervenendo sulla modulazione del secondo, anni fa equivalesse al rischio di radiazione.
L’unico elemento assente nella corretta esamina del giornalista, è la reale matrice causale retrostante la quale lo stanziamento monstre da 850 miliardi è stato disposto. Con questo mantra malvestito del presunto supporto ad una nazione, l’Ucraina, al contrario deliberatamente sospinta verso un decesso assistito con l’anossia da un velo di disillusione avvolto sulle carotidi, gli esecutori anodini di direttive sovranazionali dei burocrati-fantoccio dell’UE, dislocati da qualsiasi mandato democratico o volontà legittimata dall’espressione popolare, deliberano unilateralmente e in antagonismo alle recenti investiture elettive per l’indebitamento generazionale definitivo delle Nazioni dell’Unione, rese così organismi exsanguinanti e permanentemente ipotecati privi di sovranità economica.
Se un flusso di capitali di questa portata fosse riconvertito in investimenti strutturali, l’UE avrebbe l’autonomia per rifondare sé stessa, sottrarsi al cappio dell’austerità e inaugurare un Rinascimento socio-economico di portata storica, caratterizzato da prosperità e crescita redistributiva con l’innalzamento effettivo della qualità di vita collettiva.
Nel contesto sanitario una riallocazione razionale da centinaia di miliardi può produrre esiti in grado di slittare universalmente l’intero apparato; orbitando tra il sequenziamento genomico di massa—per consentire l’implementazione di una medicina predittiva e stratificata, fondata sull’individuazione precoce delle vulnerabilità molecolari individuali e sulla profilazione terapeutica su base genetica; l’editing epigenetico mediante modulazione selettiva dell’espressione genica, per offrire risposte terapeutiche radicali contro patologie multifattoriali refrattarie all’intervento farmacologico; una valorizzazione strategica del microbiota intestinale, che da oltre un decennio ascrivo quale organo meta-sistemico dotato di funzioni regolatrici neuroimmunomodulatorie, metaboliche, comportamentali e genetiche (quest’ultima da me concepita e pubblicata inizierà forse ad essere ipotizzata nel prossimo decennio, analogamente alle precedenti conferme pervenute solo negli ultimi anni, per l’inabilità di una comunità medico-scientifica manchevole la cui inerzia ritarda colpevolmente progresso e cure per i pazienti) ancora oggi trascurato per assenza delle facoltà logiche minime atte a riconoscere un’evidenza clinica elementare, ovvero il potenziale sistemico della modulazione microbica nel trattamento delle patologie infiammatorie croniche, sindromi autoimmuni, disordini neuropsichiatrici e patologie metaboliche attraverso la manipolazione dei consorzi microbici e dei loro metaboliti bioattivi.
Contestualmente a questo sarebbe anche possibile sovvenzionare la riconfigurazione integrale dell’assetto ospedaliero, integrando AI per l’abbattimento strutturale dell’errore clinico e sistemi diagnostici neurali ad alta sensibilità, con predizione algoritmica dell’evoluzione patologica e ottimizzazione in tempo reale dei protocolli terapeutici. La medicina cesserebbe di essere reattiva, generalista e sintomatica, uscendo da una mediocrità stagnante per divenire invece proattiva, predittiva, personalizzata e computazionalmente assistita, evolvendosi nella governance della salute pubblica e, di conseguenza, nella fisiologia politica del benessere collettivo.
Nonostante tutto ciò, la sovrabbondanza di un capitale da 850 miliardi sarebbe tale da eccedere e consentire il finanziamento ulteriore di interventi strutturali a beneficio diretto e tangibile del benessere collettivo, da un’implementazione di un’istruzione universale gratuita che garantisca mobilità sociale reale e non nominale; un paradigma post-keynesiano fondato sulla produzione ad alto valore aggiunto, sulla sovranità tecnologica e sul rilancio di una manifattura strategica (solo settore europeo realmente competitivo su scala globale, il cui rafforzamento ridurrebbe la subordinazione alle catene di fornitura extraeuropee); infine un’eradicazione della contrattualizzazione iper-flessibile, per restituire dignità al lavoro e svincolarlo da mero espediente statistico.
Ma questa è solo la proiezione evanescente di una realtà non codificata nel genoma di quest’architettura sociale, predominata da una rete metastatica di interessi finanziari, militari e corporativi dietro la meccanica di vassallaggio di burocrati corrotti nel modo più banale e miserevole.
La lesione della legittimità democratica è operata nell’Unione Europea attraverso l’uso strumentale l’Articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), base giuridica posta ad aggirare pretestuosamente il Parlamento Europeo con l’invocazione di un’emergenza, insussistente, che ha il solo scopo di foraggiare il complesso finanziario retrostante l’industria bellica—Il cui epicentro è BlackRock: colosso da oltre diecimila miliardi di dollari in asset under management, primo gestore patrimoniale al mondo e stakeholder trasversale in pressoché ogni settore strategico globale, dalle armi all’industria farmaceutica, dall’energia all’intelligenza artificiale. Un’entità il cui potere non è più quantificabile in termini capitalizzazione ma in capacità di influenza sistemica. Non irrilevante è infatti che Ursula von der Leyen, oggi a capo della Commissione Europea, presedesse in Germania il Consiglio di Sorveglianza su BlackRock e che nel corso del proprio mandato abbia favorito l’assegnazione di contratti multimiliardari al fondo Green gestito dallo stesso conglomerato; dando genesi a scandali, denunce per conflitto di interessi da parte dell’Ombudsman europeo Emily O’Reilly e una richiesta formale di annullamento da parte di un’ala del Parlamento Europeo.
È questo lo stesso complesso di potere militare-industriale (entità formalmente definita da Eisenhower, non la teoria del complotto di un paranoico con il cappello di stagnola) il reale destinatario dell’afflusso colossale degli 850 miliardi spesi a debito, lo Stato Profondo per il quale è funzionale la generazione sistematica di conflitti, sovrascrivendo la percezione della realtà per giustificarne la stessa esistenza—Exempli gratia ma in scala ridotta fu l’Iraq, con armi di distruzione di massa mai trovate ma miliardi confluiti nelle casse dei contractor privati.
A tale scopo si designa il nemico strutturale, spesso connotato con paradossi al limite dell’idiozia. Come lo è d’altronde l’audace idea di muovere guerra contro una superpotenza nucleare attraverso armamenti che non impediranno a una pioggia di testate di riscrivere la geografia del pianeta in una frazione di secondo.
Mentre il fantoccio di una presunta minaccia russa viene infarcito di paglia dalla narrativa occidentale, la sola minaccia tangibile che i cittadini europei affrontano quotidianamente è stata già fatta penetrare nei confini europei dalla stessa politica che la Commissione abbraccia. La Svezia è lo specchio della dissoluzione di sicurezza in Europa che si consuma nel silenzio istituzionale, con la media di un’esplosione al giorno come fenomeno endemico collaterale all’innesto di cellule criminali d’importazione nel tessuto sociale europeo. Nel contempo in cui in Germania i civili vengono massacrati in stragi al grido di Allah Akbar, in Francia bruciano le Cattedrali Cristiane e si accatastano crimini di immigrati che non sottraggono da stupri e barbarie nemmeno i bambini, e in Italia la curva dei reati è dominata da immigrati in proporzioni statisticamente abnormi, l’acuirsi di crimini sessuali, omicidi, radicalizzazioni jihadiste e violenze contro i cristiani rende evidente che la minaccia reale in UE non provenga da Mosca, ma dall’interno di un continente rappresentato da istituzioni che non hanno il coraggio semantico per nominare i propri carnefici per non incrinare l’ideologia a cui sono venduti.
L’influenza occulta sui governi, indipendentemente dalla rotazione elettorale si traduce nell’ostruzione sistematica delle stabilità più essenziali, progressivamente sottratte al controllo della popolazione. Ne risulta un patogeno dell’organismo democratico, come entità autoreplicante di corruzione endemica che preserva sé stessa bypassando la volontà democratica, avallata dall’immunodeficienza cognitiva di masse illanguidite da una volontà che è precedentemente modulata per azione di un ecosistema mediatico coercitivo, egemone nella selezione e produzione di contenuti posti a determinare ciò che dev’essere esaltato e cosa demonizzato; distribuendo le coordinate morali entro il cui perimetro un pensiero è legittimato ad esprimersi; inoculando, per un’alterazione percettiva, l’adesione spontanea a politiche strutturalmente autolesionistiche a vantaggio di singoli conglomerati di potere. Un modus operandi talmente flagrante e grottesco da rasentare il demenziale (tanto che ne scrivo e preconizzo ogni evolversi da quattordici anni, appena sedicenne), sebbene sia funzionante.
Il cocktail farmacologico di gatekeeping informativo e strategie di framing pone da sovrastruttura narrativa per neutralizzare in forma frammentata ogni alternativa epistemologica che esprima un dissenso, contestualmente la demonizzazione morale diviene lo strumento per sterilizzare la dialettica e ridurre l’individuo a vettore della propria subordinazione, persuaso a immolarsi per una politica lesiva da cui è plagiato e che lo degrada a bestiame da macello per un’oligarchia transnazionale.
Strategia, quest’ultima, di ingegneria del consenso che non sarebbe oggi attuabile senza un’antecedente atrofizzazione strutturale delle facoltà di discernimento collettive, intervallata dalla progressiva erosione dei valori fondativi dell’individuo, affinché una collettività dissanguata nello spessore critico diventasse nel prossimo futuro la bambola di pezza che si assoggetta inerme agli interessi sovranazionali.
Ne è un sintomo evidente l’attuale modello di società occidentale, caratterizzato da una elevazione (introdotta negli ultimi 15 anni con un moto progressivo e iper-denso) di un culto del vuoto, canalizzato attraverso influencer e ogni altro più sterile fenomeno mediatico, promossi a simbolo di successo e funzionalmente politicizzati per essere dispiegati in campagne elettorali ed esercitare un’influenza su una collettività prosciugata moralmente, culturalmente e intellettivamente. Il che documenta l’inerzia e la deprivazione di facoltà che sta regredendo il tessuto sociale occidentale ad un habitat favorevole solo alla proliferazione dell’inconsistenza più vuota, celebrata come virtù e imposta come norma.
Nuove generazioni, e insieme ad essi le restanti masse per bias cognitivo del bandwagon effect, finiscono per idolatrare l’apoteosi della mediocrità funzionale la cui esistenza è miracolata da un algoritmo.
Rilanciati, esaltati ed arricchiti dalla concentrazione di potere che domina il settore dell'intrattenimento globale, stravolgendo la percezione della scala di valori nelle masse—che vede quest’ultimi come modello di successo a cui aspirare—con l’intento di connaturare i tratti di un'indottrinazione che, impoverendo, asserve funzionalmente l’ideale politico a loro più remunerativo.
(Apro una parentesi, l’individuo può essere povero in molti modi, ma l’unico che riconosco realmente come tale è chi idolatra qualcuno unicamente per la sua apparente ricchezza. Trasformare in simboli coloro i quali presentano come sola rilevanza il possesso materiale è sintomo di un impoverimento assoluto. Oggi si mistifica abitualmente la parola successo, come bastasse la remunerazione ottenuta dall’esposizione al ridicolo, lo svendersi in qualcosa di sterile o occuparsi di ciò ch’è privo di valore intrinseco per vedersi attribuita questa parola; tutto quello che si conquista senza valore è accessibile a chiunque, la rilevanza che ne deriva è solo una proiezione infeconda che non ha alcun peso reale nelle dinamiche dell’esistenza. Un tempo questo era un concetto chiaro. Il paradosso di una società contemporanea che nell’evoluzione è finita per regredire.)
Al netto di qualsiasi distorsione interpretativa è questa la realtà attuale nitida e oggettiva; non penso in senso politico ma analizzo, ossia il carattere del gene recessivo che ha smesso di essere trasmesso nell’eugenetica dominante.
Dubito, peraltro, che coloro i quali oggi in occidente si dichiarano disposti (dal proprio salotto) a recidersi i polsi per l’Ucraina, polarizzati nell’isteria del plagio di una propaganda opaca sul conflitto e dalla voglia di aderire al pensiero dominante per un desiderio evidente di approvazione, abbiano anche una parvenza di consapevolezza sul pattern di violenza mirata contro le popolazioni russofone dell’Ucraina di cui il governo di Kyiv, antecedentemente all’invasione russa, è stata responsabile. Ossia il casus belli della patogenesi di questo conflitto, che ha origine proprio dalla richiesta di soccorso di queste popolazioni martiri alla Federazione Russa.
Per rappresentarne il clima, riporto una coltura di eventi che chiarificano cosa fosse l’Ucraina precedentemente all’invasione russa:
- Celebrazioni istituzionali abituali in onore di Stepan Bandera, leader dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN). Nazista, collaborazionista di Adolf Hi**er nella WW2 e autore dell’eccidio e di atrocità di polacchi ed ebrei. Eduard Dolinsky, direttore del Comitato Ebraico Ucraino, ha depositato negli anni migliaia rapporti su atti di antisemitismo e di riabilitazione di collaboratori nazisti dalle istituzioni dell’Ucraina.
- Incorporazione del Regimento neo-Nazista “Azov” nella Guardia Nazionale Ucraina l’11 novembre 2014, ovvero 7 anni prima dell’invasione russa. Azov, come unità statale dipendente dal Ministero dell’Interno dell’Ucraina, adotta apertamente simboli come il Wolfsangel. Un rapporto ufficiale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) del 2016 ritiene questo regimento responsabile di "detenzione arbitraria e tortura di civili russofoni e filo-russi”—innumerevoli testimonianze civili documentano inoltre percosse, elettroshock ed esecuzioni. Rapporti di Amnesty International, dal 2014 evidenziano per opera di Azov stupri, saccheggi e umiliazioni corporali nei riguardi di civili russofoni, nonché esecuzioni sommarie per presunto collaborazionismo, imputato senza processo e sulla base di mere supposizioni etnico-linguistiche. Infine, omicidi extragiudiziali di figure russofone di spicco, come il giornalista Oles Buzina assassinato a Kyiv nel 2015. Vale anche la pena notare che a seguito dell'integrazione di Azov nella Guardia Nazionale dell’Ucraina tali crimini siano quintuplicati. Oggi l’Occidente li arma e finanzia.
- Interruzione da parte del governo ucraino di servizi essenziali nelle aree russofone, inclusa l’acqua potabile. Kyiv nel 2014 deliberò la chiusura del canale di Seversky Donets-Donbass, eliminando l’accesso ad acqua potabile per 4 milioni di civili russofoni e dilatando la crisi umanitaria operata della repressione governativa. Seguono altri attacchi alle infrastrutture idriche, come il bombardamento della stazione di pompaggio di Vasylivka.
- Il sito Mirotvorets, che con la connivenza statale del governo di Kyiv e avallato dal Ministero dell’Interno dell’Ucraina, è una lista di proscrizione per opera della quale è conseguita l’esecuzione capillare di politici, giornalisti, filosofi e civili di derivazione etnica russa. Sebbene abbia ricevuto le condanne di Onu, Amnesty International e del G7 nel 2015, Kyiv ha protratto una tolleranza istituzionale e cooperato nell’assassinio delle personalità russofone critiche del governo post-Maidan, tra questi l'ex deputato Oleg Kalashnikov, ucciso il 14 aprile 2015.
- L'incendio della Casa dei Sindacati di Odessa del 2 maggio 2014, con civili russofoni braccati, confinati in un edificio ed arsi vivi. Nel mentre i cecchini ucraini aprivano il fuoco su chiunque, uomini, donne e bambini in preda alla disperazione tentasse la fuga dalle fiamme lanciandosi dal tetto. Strage tra le più efferate anche per gli standard nazisti, resta impunita da Kyiv che ne integrò addirittura i responsabili, costituiti successivamente in Azov.
- I rapporti Onu e Save the Children, che registrano tra il 2014 e il 2022, oltre 14.000 decessi nel Donbass dalla guerra di repressione eseguita da Kyiv contro le popolazioni russofone—Oltre 3.000 le vittime civili. In commemorazione delle decine di centinaia di bambini uccisi venne istituito il "Viale degli angeli" a Donetsk, sito nel parco della Cultura e del Tempo Libero del Komsomol Leninista. Il memoriale fu inaugurato il 5 maggio 2015 con una targa commemorativa, e successivamente arricchito da un monumento il 2 giugno 2017.
È negli otto anni di sospensione dei più fondamentali diritti umani, persecuzioni sistematiche, stragi impunite e guerra repressiva che si colloca l’elemento di origine dell’operazione militare russa. Con dissezione della favola decontestualizzata che assegna i ruoli mal ripartiti di Paese aggressore e Paese aggredito, in questa farsesca dicotomia di bypass coercitivo degli eventi.
Altro assunto ricorrente di cui la propaganda occidentale abusa come vertebra della propria narrazione, e che concorre con l’omissione della cronostoria sopraelencata nella costituzione del fattore eziologico primario del conflitto russo-ucraino, è rappresentato dalla proposizione che attribuisce alla Federazione Russa la violazione dei precedenti trattati. Ciò è in riferimento al Memorandum di Budapest del 1994, trasgredendo il quale la controparte russa avrebbe compromesso l’integrità territoriale ucraina in infrazione del diritto internazionale. Ma questa ricostruzione si regge su un’impostazione giuridicamente fallace e storicamente mutilata, perché rimuove deliberatamente la cronologia di violazioni contrattuali antecedentemente commesse dall’Ucraina stessa, che ha disatteso sistematicamente altri obblighi maggiori e formalmente ratificati. Peraltro il Memorandum di Budapest disatteso dalla Federazione Russa non possiede un valore vincolante sul piano del diritto internazionale, non essendo stato mai ratificato come trattato multilaterale secondo la Convenzione di Vienna, né dotato di meccanismi sanzionatori. Ma anche ammettendo una sua rilevanza politica, questo presupponeva il rispetto dalla parte ucraina di accordi fondamentali intercorrenti, tra cui il Trattato bilaterale di Amicizia, Cooperazione e Partenariato con la Russia, firmato a Kiev il 31 maggio 1997 da Leonid Kuchma e Boris Eltsin, e noto negli archivi diplomatici come “Grande Trattato”. Quest’ultimo, pienamente operativo fino alla sua scadenza del 31 marzo 2019, imponeva alle parti il vincolo di non utilizzare il proprio territorio nazionale per iniziative ostili alla sicurezza della controparte—prescrizione violata in modo flagrante dall’Ucraina a partire dal 2008, con l’annuncio ufficiale di futura adesione alla NATO rilasciato durante il vertice di Bucarest del 4 aprile. La Federazione ha interpretato di conseguenza questo annuncio quale violazione oggettiva del trattato ancora vigente, e ulteriormente aggravato dalla crescente integrazione militare dell’Ucraina con l’apparato bellico atlantico. Nel solo 2021 Kyiv ha ospitato tre esercitazioni congiunte con la NATO sul proprio territorio: la “Sea Breeze” (28 giugno–10 luglio), che ha coinvolto tutti i trenta Paesi membri; la “Three Swords” (17–30 luglio), a ridosso del confine polacco; la “Rapid Trident” (20 settembre), nuovamente nella base strategica di Javoriv. Parallelamente, due accordi strutturali—il “US–Ukraine Strategic Defense Framework”, siglato il 31 agosto 2021 da Lloyd Austin e il ministro della Difesa ucraino Andrij Taran, e lo “US–Ukraine Charter on Strategic Partnership”, sottoscritto il 10 novembre da Antony Blinken e Dmytro Kuleba—formalizzavano l’infiltrazione militare statunitense nel sistema difensivo ucraino. In riflesso a questa deriva la Federazione Russa avanzò a dicembre 2021 una proposta formale di trattato per garantire il non allargamento della NATO e il ritiro delle installazioni militari occidentali dai territori orientali, precondizione esplicita e testualmente indicata da Mosca per evitare il conflitto. Che venne rigettata.
La prova documentale arriva dallo stesso Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, che il 7 settembre 2023 in audizione al Parlamento Europeo ha ammesso che l’Alleanza preferì “esporsi al rischio di invasione piuttosto che trattare con Putin” rifiutando qualsiasi impegno vincolante a non espandersi ulteriormente. Posizione volutamente provocatoria che legittimava l’operazione russa, con il venir meno delle condizioni originarie su cui si reggeva il Memorandum del 1994. Lo scenario si completa con il report del Wall Street Journal del 13 aprile 2022, rivelando la NATO addestrasse fin dal 2014 circa 10.000 soldati ucraini l’anno e confermando che l’Ucraina fosse già, nei fatti, divenuta un’estensione operativa dell’Alleanza Atlantica. Tenuto conto della concatenazione documentata di eventi, risulta vana, faziosa e strumentale l’accusa alla Russia di presunta violazione degli obblighi internazionali. La sola violazione concreta e giuridicamente fondata è nel Trattato del 1997, il cui tradimento ha reso il Memorandum di Budapest non vincolante, non attuale e non rispettato, capro espiatorio di un simbolo disattivato dalla realtà.
Stanti le premesse del massivo complesso di casus belli, è evidente come la Federazione Russa non si sia mossa per mero interesse politico, come semplificato, omesso e mistificato dalla narrativa occidentale; tanto meno avrebbe ora la volontà strategica, politica o economica per instradare una guerra contro l’Europa.
Ciò rende ancora più insignificante e prive di credito la retorica bellicista promossa dalla Commissione Europea quale motivazione del riarmo, con Ursula Von der Leyen che in latenza di ragioni credibili o giustificazioni oggettive, di recente ha dichiarato (con una leggerezza delirante):
«L’Europa deve prepararsi alla guerra.» Nucleare, contro una superpotenza con 7000 testate.
Risulta grottesco che a pronunciare simili dichiarazioni sia la medesima Unione Europea dotata di una tale visione di campo da imporre, in tempi di pandemia, la vaccinazione sistematica quale unica via percorribile. Negando aprioristicamente ogni possibilità di cura reale (come quella che io stesso formulai—esposta in questa pagina oltre che in sede accademica—la cui efficacia è stata successivamente confermata da studi clinici, e altre analoghe promosse da colleghi di Harvard o di Stanford, sistematicamente censurati—con la successiva condanna dal Congresso degli Stati Uniti, si accalcavano pile di martiri da Tachipirina e vigile attesa, mentre showgirl in camice come Burioni o Bassetti esibivano con sfoggio la propria inadeguatezza), oggi si applica un modello analogo connotando la guerra come necessità assoluta ed escludendo qualsiasi soluzione diplomatica. Il continuum di un meccanismo decisionale che non risponde a criteri di razionalità, bensì all’adesione, cieca, verso un copione già scritto e dettato da dogmi disfunzionali per interesse speculativi di poteri sovranazionali, mai rivolti alla tutela reale delle popolazioni. Un paradigma dove la scelta più distruttiva (e stavolta irreversibile) è quella privilegiata, che in pandemia ostracizzava le esigue figure mediche meritevoli di coinvolgimento—demonizzandone credibilità professionale, personale e censurando i dati clinici—così come oggi contrasta ogni politica razionale risolutiva del conflitto.
Ursula von der Leyen è l’incarnazione plastica di questo sistema, e soffre di un deficit democratico strutturale: la sua Commissione non eletta domina sul Parlamento Europeo, mentre ogni politica cardinale per la tenuta degli Stati sfugge al controllo pubblico. Un connotato che si riflette nei suoi precedenti, quando da Ministro della Difesa della Germania fu accusata dell’assegnazione di contratti da centinaia di milioni di euro a consulenti senza gara, con i dati chiave cancellati dal suo telefono durante l'indagine parlamentare.
E per continuità, anche da Presidente della Commissione Europea diviene protagonista di scandali con i contratti segreti con Pfizer, il cui contenuto è stato occultato. Negoziati attraverso chat private con Albert Bourla (CEO Pfizer)—poi anche qui eliminate quando richiesti dalla Corte dei Conti e dall’Ombudsman europeo—e il ruolo di McKinsey, società di consulenza legata a doppio filo sia alla Commissione Europea che all’industria farmaceutica, che specularmente a quanto oggi dettato sulla guerra ha orientato per interesse economico le decisioni dell’UE. Il marito, Heiko von der Leyen, è al vertice in società biotech ch’è direttamente coinvolte nella filiera vaccinale, nel focolaio di conflitti d’interesse tanto macroscopici da rendere paradossale anche la minima pretesa di trasparenza.
Risulta peraltro inverosimile come figure con un tale deficit di credibilità, possano muovere attacchi contro Elon Musk, il quale attraverso i Twitter files e il moto mediatico reattivo da essi generati, ha eviscerato la macchina di coordinamento tra governi, aziende farmaceutiche e colossi digitali per sopprimere evidenze scientifiche, insabbiare i dati e spingere una narrazione monolitica orientata solo al profitto.
Il meccanismo è persino lo stesso di oggi: un complesso economico di potere che viene infarcito di miliardi pubblici, sorretti dalla narrazione di una realtà adulterata; ieri posta all’acquisto di 4 miliardi di dosi—per un continente per un continente di 447 milioni di abitanti (poi buttate)—ad un prezzo di mercato f***e, oggi nell’indebitamento per 850 miliardi per muovere una guerra. La differenza è solo nell’amplificazione del grado di distruzione a cui stavolta può condurre.
(In tema di torsioni logiche e narrazioni paradossali spreco un commento anche sul comico Roberto Benigni, ciclicamente rispolverato quando è necessario far deglutire alle masse le manovre più viscide e nocive per il tessuto sociale—chiaramente sotto remunerazioni multimilionarie da fondi pubblici. Ieri, nel proprio monologo di propaganda verso l’UE e la sua politica di guerra, ha asserito: «L’Unione Europea è la più grande istituzione degli ultimi 5000 anni realizzata sul pianeta Terra dall’essere umano, un progetto, un ideale, una speranza, una sfida, un sogno, e soprattutto è un caso unico nella storia dell’umanità».
Falsificare la realtà storiche è una peculiarità del personaggio, noto per aver rappresentato nel film “La vita è bella” la liberazione del lager di Auschwitz per mano degli statunitensi—anziché dai russi come nella realtà—con il fine di compiacere gli americani e vincere l’Oscar.
Fa sorridere sia realmente necessario soffermarsi a confutare simili frenastenie: l’UE non rappresenta alcun unicum epocale, l’Impero Romano con oltre mille anni di dominio unificò Europa, Nord Africa e Medio Oriente sotto un’unica amministrazione, con un sistema legale—il diritto romano—ancora alla base del diritto moderno, e opere architettoniche o infrastrutture—come strade e acquedotti—che perdurano dopo due millenni. Persino la Cina dinastica con 4000 anni di continuità amministrativa e una burocrazia sofisticata non sarebbe comparabile per complessità e innovazione storica.
Il grado di mistificazione posto a repigmentare la natura di questo organismo è fuori ogni criterio razionale: l’UE non nasce da idealistici sogni democratici, è solo un autoritarismo tecnocratico concepito in risposta ad esigenze economiche e geopolitiche parziali, in cui il deficit democratico è strutturale; il Parlamento Europeo ha poteri limitati rispetto alla Commissione, che è un organismo non eletto che detiene l'iniziativa legislativa.
Nei suoi storicamente insignificanti 31 anni di storia l’Unione Europea si è macchiata di corruzione—tangenti dal Qatar, caso Santer e il sopresposto Pfizergate—e asimmetrie sulla tutela degli interessi economici tra Stati, avvantaggiando uno dei propri membri (la Germania) che dal 2000 al 2020 ha accumulato surplus commerciali record fino a 295 miliardi, mentre Grecia, Italia e Spagna venivano indotte ad una perdita di competitività posta ad accumulare crollo del PIL, austerità, record su tassi di disoccupazione e tagli alla sanità pubblica che hanno falciato l'aspettativa di vita. Nonché una crisi migratoria contrassegnata dalla totale e reiterata assenza di volontà di coordinare una risposta comune e farsi carico dell’abbandono dell'Italia ai flussi del Mediterraneo.
L’Unione Europea non è altro che uno dei tanti organismi corrotti, deviati e patologici della società storica mondiale; estraneo dalla volontà democratica e la cui deliberata posizione risponde unicamente a politiche speculative poste al vassallaggio dell’apparato che a intervalli regolari—e sempre a discapito dell’interesse collettivo—ne corrompe l’integrità.)
Contestualmente agli esposti manifesti di guerra di Von der Layen emerge anche il primo ministro britannico, Keir Starmer, che si lascia immortalare all’interno di un sottomarino nucleare definendo l’atto «un avvertimento alla Russia di Vladimir Putin».
Non ho trovato definizioni con maggiore professionalità per descriverlo se non quella di completo deficiente, il quale maneggia la possibilità di un conflitto nucleare con la stessa inadempienza di un bambino che brandisce un fiammifero in una polveriera. Nello stato assoluto di dislocazione dalla realtà, pare egli non consideri che la Federazione Russa detiene 7000 testate nucleari operative e distribuite sul territorio più vasto del pianeta—che è dotato di un sistema di deterrenza secondaria automatizzata come il protocollo Perimetr, capace di garantire una controffensiva nucleare anche in caso di decapitazione del comando politico-militare. Una qualsiasi minaccia nucleare britannica si tradurrebbe sistematicamente nella cancellazione immediata e irreversibile dell’intero arcipelago della Gran Bretagna dalla geografia terrestre.
Il proposito dei vertici occidentali di originare un conflitto su scala globale in disprezzo ad ogni volontà democratica, è tuttavia già emersa con chiarezza quando l’amministrazione Biden, uscente sconfitta dalle recenti elezioni, autorizzò la fornitura di missili a lungo raggio a Kyiv ben consapevole del precedente monito di Mosca di considerare tale atto il superamento di una linea rossa, foriera della Terza Guerra Mondiale. L’ultimo tentativo di un morente di far esplodere un conflitto globale prima che il nuovo presidente democraticamente eletto si insediasse (ha poi conferito la grazia sui reati del figlio—mentre a giugno e luglio dichiarava “la grazia totale e incondizionata” che non avrebbe mai fatto—e dispensato favori istituzionali e onorificenze a figure come George Soros, simbolo vivente dell’ingerenza finanziaria nel potere politico occidentale).
È stata la lucidità dell’amministrazione russa ad aver finora evitato l’escalation, scegliendo di attendere un possibile dialogo con la futura presidenza statunitense, mentre un convulso Zelens'kyj protrae il rifiuto sistematico di ogni trattativa pur di non porre fine al proprio regime, sorretto dalle pile di cadaveri dei soldati che, con coercizione e sequestri, vengono arruolati e spediti al fronte.
Nel contempo persevera la pretesa di una cascata ininterrotta di miliardi dagli alleati (solo oggi altri 5, mentre l’ammontare disposto dall’inizio del conflitto, solo del quantitativo reso pubblico, è di 480 miliardi) e la cui destinazione effettiva resta sconosciuta, non avendo Kyiv mai fornito alcuna rendicontazione sul loro impiego, come denunciato dalla Presidenza statunitense—Ampiamente prevedibile e che preavvisavo sin da esordio guerra, richiamando come l’Ucraina figurasse stabilmente, secondo il Corruption Perceptions Index di Transparency International, quale Stato più corrotto d’Europa.
Il regime di Kyiv ha ogni interesse ad agire attivamente per protrarre il conflitto, e in funzione di questo sin dal suo esordio opera con atti reiterati di terrorismo deliberatamente progettati per innescare l’intervento diretto della NATO, consapevole che in assenza di un’escalation globale l’autoritarismo di Zelens'kyj sull’Ucraina non potrebbe reggere.
Tra questi figura il lancio di un missile contro la Polonia (che ha causato vittime civili) falsamente e prontamente attribuito alla Russia per forzare l’attivazione dell’Articolo 5 della NATO—da ricordare la cellula eucariota politica Carlo Calenda, nanoscopico per attendibilità ma oggi principale figura di propaganda al riarmo, che a 2 minuti dall’attacco (senza alcuna verifica dei fatti, riscontro tecnico o conferma indipendente) invocava l’intervento armato della NATO auspicando l’escalation verso una guerra totale contro la Russia. (Sarebbe invece bastata la più elementare capacità logica per discernerne la matrice ucraina, tanto che istantaneamente lo preavvisai in questa pagina. È questo il livello delle personalità a cui verrebbe affidata la gestione del riarmo europeo e, in un’ottica generale, del futuro della società).
A seguire il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, colossale infrastruttura energetica sottomarina che legava Russia ed Europa occidentale. Il maggiore attacco di geoterrorismo mondiale, con 500.000 tonnellate di metano disperse nell’atmosfera e un impatto sul riscaldamento globale quantificabile in decenni—Esplicativo anche della riconoscenza di Kyiv verso i propri benefattori. All'indomani del sabotaggio e del suo rovinoso impatto economico per l’Europa, Von der Leyen si affrettò a definirlo un attacco “inaccettabile”, che avrebbe condotto “alla risposta più forte possibile”, nel tentativo di orientare l'opinione pubblica nell’assunto, autonegante e viziato nel suo principio, di un auto-sabotaggio russo. Tuttavia, appena emerso che l’operazione fosse riconducibile alla matrice ucraina l’anno seguente (in questa pagina lo evidenziai a due ore dall’attacco, con un’attribuzione analitica che ripartivo all’Ucraina), la presidente ha invece cancellato l’evento dalla memoria istituzionale (come d’uso per le chat). A riprova di quanto nulli e puramente strumentali siano gli assunti della Commissione, autoneganti per origine di ogni proposito di facciata.
Il 3 settembre 2023, Kyiv ha invece dichiarato che droni russi di fabbricazione iraniana (Shahed) avessero colpito il territorio della Romania—Stato membro della NATO—durante l’attacco a Ismail, invocando l’attivazione senza interposizioni dell’Articolo 5 dell’Alleanza per cooptare l’intero blocco euro-atlantico in un conflitto globale. Il Ministro della Difesa rumeno ha smentito istantaneamente le speculazioni di Kyiv, definendole prive di qualsiasi riscontro oggettivo—valutazione a seguito corroborata persino dalla NATO. Solo l’ennesimo tentativo premeditato di innescare la guerra mondiale attraverso un sistemico ricorso alla menzogna come leva strategica.
Ultimo è invece l’attacco al sarcofago di contenimento di Chernobyl, necessario affinché le radiazioni non fuoriescano. Condotto da Kyiv e come abituale ripartito alla Russia, avvenuto proprio durante l’inizio dei colloqui tra Putin e Trump con l’obbiettivo di far fallire ogni apertura diplomatica. Atto definitivo di follia geopolitica che dimostra il culmine che Kyiv è disposto a toccare pur di trascinare l’intero continente in un disastro pur di riportare il conflitto su un piano irreversibile.
Peraltro, sempre Carlo Calenda oggi in un continuum di coerente idiozia propone di conferire all’Ucraina “come garanzia di sicurezza” l’equivalente giuridico dell’Articolo 5, ovvero l’estensione automatica del meccanismo difensivo collettivo della NATO. L’idea acuta, rilanciata anche da Giorgia Meloni, è pertanto di concedere la prerogativa dell’Alleanza Transatlantica allo stesso Stato che ha condotto e mistificato un attacco sul suolo NATO—in Polonia—nel tentativo di attivare quell’Articolo 5 di cui si propone di omaggiarlo: uno strumento per innescare la Terza Guerra Mondiale che ha già, deliberatamente, illecitamente e reiteratamente tentato di attivare.
Credo sia infine esplicativo rilevare un dato: mentre i loro intermediari portano avanti l’architettura di una Terza Guerra Mondiale, le figure di rilievo del potere occidentale investono miliardi in bunker sotterranei extralusso con funzione antiatomica, molti dei quali si registrano in Nuova Zelanda. Ne consegue che il prospetto di un’escalation nucleare non sia considerata remota da coloro che sovvenzionano organismi come l’Unione Europea per una guerra. Magari l’extrema ratio per conservare il controllo su un mondo che, stando all’andamento elettorale globale, si dimostra sempre più consapevole del loro predominio occulto.
Debutterà ora un innalzamento percepibile della campagna di terrorismo mediatico in Italia ed Europa, con l’intensificazione di eventi di cronaca costanti e artefatti affinché sia inoculata nell’opinione pubblica la comprensione di una guerra quale scenario inevitabile.
Il sunto anamnestico è di una società scadente, occultamente retta da un’autocrazia di vermi, vassallati da burocrati corrotti, per induzione del plagio patologico di masse assoggettabili. Analizzarne ripetutamente la struttura, proiettare le future traiettorie e preavvisare delle derive di questo modello diventa l’esercizio vano di dissipazione del proprio tempo che rende futile l’applicazione di ogni ulteriore analisi, in presenza di il corpo sociale che rigetta fisiologicamente ogni possibilità di risanamento.
—Alessio Rosario Marte
40 Lower Thames Street
Pisa
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