Dott. Giuseppe Giovanni Circhirillo - Psicologo

Dott. Giuseppe Giovanni Circhirillo - Psicologo Narrare, ricordare, ricostruire...
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Ha studiato psicoterapia relazionale presso il C.T.R. di Catania,.

Tra i principali interesse vi è la terapia ricostruttiva interpersonale di Lorna Smith Benjamin e la psicologia etno-sistemica. Ha studiato psicoterapia relazionale presso il C.T.R. di Catania, sede del Centro Studi di Terapia della Famiglia di Roma.

Nel corso della mia esperienza professionale ho avuto l’opportunità di lavorare sia nei sistemi di prima che di seconda ...
12/09/2025

Nel corso della mia esperienza professionale ho avuto l’opportunità di lavorare sia nei sistemi di prima che di seconda accoglienza, fino ad approdare oggi alla supervisione. In questo cammino ho incontrato numerose storie di vita che mi hanno insegnato come i processi migratori non possano essere letti unicamente nella loro dimensione individuale, ma vadano compresi come fenomeni che coinvolgono intere reti familiari, comunitarie e sociali.

Il mio percorso in psicoterapia sistemico-relazionale, unito a un profondo interesse per la sociologia delle migrazioni, mi ha aiutato a sviluppare uno sguardo capace di accogliere la complessità: integrare le differenze culturali con le dinamiche affettive, tenere insieme i vissuti personali con i contesti di appartenenza, cogliere le interdipendenze più che le singole traiettorie. Come ricordava Gregory Bateson, non è possibile comprendere la vita psichica senza considerare il contesto relazionale e ambientale in cui essa prende forma. Allo stesso modo, l’etnopsicologia ci invita a non separare mai la dimensione culturale da quella emotiva, evitando semplificazioni riduttive.

Le riflessioni di Georges Devereux sul bisogno di un approccio transculturale e l’esperienza di Tobie Nathan nell’etnopsichiatria rappresentano, in questo senso, riferimenti fondamentali: entrambi offrono strumenti preziosi per leggere la migrazione come un evento trasformativo che ridefinisce legami, appartenenze e possibilità di futuro, più che come un semplice spostamento individuale.

Ogni incontro in questi contesti diventa per me una lezione di resilienza e di umanità. Porto con me sguardi, gesti e narrazioni come parte viva del mio modo di fare psicoterapia, nella consapevolezza che ogni storia custodisce una ricchezza di significati che merita di essere riconosciuta e rispettata.

In terapia si parla spesso del “tempo”, ma raramente ci si ferma davvero a pensare a quanti tempi convivono nella stanza...
02/08/2025

In terapia si parla spesso del “tempo”, ma raramente ci si ferma davvero a pensare a quanti tempi convivono nella stanza terapeutica. C’è il tempo del sintomo, che può insistere da anni o esplodere all’improvviso. Il tempo del paziente, che vorrebbe cambiare subito ma non riesce ancora a lasciar andare. Il tempo della famiglia, che spesso si muove più lentamente, legata a copioni e ruoli sedimentati. E poi c’è il tempo del terapeuta, che osserva, aspetta, ascolta, cercando quel momento giusto in cui qualcosa può iniziare a trasformarsi.

Luigi Boscolo e Paolo Bertrando ci hanno insegnato che il tempo in terapia non è solo una linea retta che va dal passato al futuro. È un tempo circolare, soggettivo, relazionale. È fatto di memorie che ritornano, di storie che cambiano significato, di legami che si riscrivono. A volte un evento accaduto dieci anni fa entra nella seduta come se fosse successo ieri. Altre volte un’intuizione nata oggi comincia a cambiare il senso del passato.

Non esiste un “tempo giusto” valido per tutti. Ogni persona ha il suo ritmo. Ogni sistema ha il suo modo di attraversare il dolore, il cambiamento, la guarigione. Il compito del terapeuta non è forzare i tempi, ma ascoltarli, rispettarli, accoglierli. Perché certe parole hanno bisogno di maturare. Certi silenzi hanno bisogno di essere custoditi. E certi passaggi, semplicemente, non si possono anticipare.

Il cambiamento, in fondo, non arriva quando vogliamo noi. Arriva quando il sistema è pronto. E quel momento, come scrivevano Boscolo e Bertrando, non lo si può prevedere, ma solo riconoscere, con delicatezza, quando si affaccia.

Martina, malata da anni, ha dovuto recarsi in Svizzera per accedere legalmente a un suicidio assistito. Ha affrontato la...
01/08/2025

Martina, malata da anni, ha dovuto recarsi in Svizzera per accedere legalmente a un suicidio assistito. Ha affrontato la sofferenza con coraggio, chiedendo semplicemente di poter restare padrona della propria vita fino alla fine. Credo fermamente che la libertà e la dignità non debbano finire dove inizia la malattia. Non si sceglie di morire per debolezza, ma per amore della propria dignità, quando ogni altra possibilità è stata esaurita. Sostenere il diritto all’eutanasia o al suicidio assistito non significa “togliere valore alla vita”. Significa, al contrario, riconoscere quanto essa sia sacra tanto da meritare che ciascuno possa scegliere quando lasciarla, con rispetto e accompagnamento. In terapia ascoltiamo spesso la fatica, il dolore, la voglia di essere visti, capiti, non giudicati. Il compito di chi cura non è trattenere a forza, ma accompagnare con verità, con umanità, fino alla soglia. Serve una legge giusta, che non costringa più nessuno a “espatriare per morire”. È tempo di colmare questo vuoto con responsabilità, compassione e buon senso. Sono, con convinzione, favorevole al diritto al fine vita. Non è una resa. È un atto profondo di rispetto per la libertà e la sofferenza altrui.

Nel castello della Bella e la Bestia, l’ala ovest è uno spazio proibito. Lì, la Bestia custodisce la rosa incantata, emb...
25/07/2025

Nel castello della Bella e la Bestia, l’ala ovest è uno spazio proibito. Lì, la Bestia custodisce la rosa incantata, emblema della maledizione, del tempo che passa e di una ferita originaria non sanata. Nessuno può entrarci. Lì si concentrano la vergogna, la perdita, il senso di colpa. È uno spazio off-limits, sigillato dalla paura: paura di vedere, di essere visti, di toccare ciò che fa troppo male. L'ala ovest rappresenta metaforicamente il luogo psichico del trauma, del dolore rimosso o non riconosciuto, quella parte della storia personale che resta congelata, cronicamente esclusa dal discorso e dall’identità narrativa. È l’inconscio familiare o individuale che continua a pulsare sotto traccia, generando sintomi, agiti, distanze, solitudini. L’ala ovest è dunque lo spazio del non detto e dell’irrisolto, ma anche del potenziale cambiamento. Quando Belle entra e vede, qualcosa cambia: la ferita può finalmente essere testimoniata. E la Bestia, che inizialmente reagisce con rabbia, si lascia perturbare. Come accade spesso in terapia, quando il terapeuta tocca un punto nodale e il paziente risponde con ritiro, irritazione, ambivalenza. Ma poi resta. E da lì inizia il vero lavoro. La rosa che perde i petali è il tempo psichico: più si evita l’accesso al dolore, più si avvicina la cristallizzazione della sofferenza. Ma se qualcuno entra, guarda, e non scappa, allora si può riscrivere la storia.

Il secondo teorema di incompletezza di Gödel afferma che un sistema non può dimostrare la propria coerenza dall’interno....
04/06/2025

Il secondo teorema di incompletezza di Gödel afferma che un sistema non può dimostrare la propria coerenza dall’interno. Questo principio, se applicato simbolicamente alla psicoterapia, ci ricorda che la mente umana, quando è immersa nella propria sofferenza, spesso non riesce a trovare da sola la via d’uscita. La psicoterapia, allora, è come un punto esterno al sistema: offre uno sguardo altro, un contesto relazionale in cui è possibile riflettere su se stessi con maggiore chiarezza. Proprio come un sistema logico ha bisogno di un metalinguaggio per valutarsi, l’essere umano ha bisogno dell’altro, del terapeuta, per ritrovare coerenza, significato e ordine.
In fondo, come ci insegna Gödel, “nessuno si salva da solo”.

"Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide."(Ernest Hem...
07/05/2025

"Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide."
(Ernest Hemingway, Addio alle armi, 1929)

“Anche quando tutto crolla, la dignità del dolore resta. E va ascoltata.”Le Troiane - EuripideEuripide, con la voce anti...
15/04/2025

“Anche quando tutto crolla, la dignità del dolore resta. E va ascoltata.”
Le Troiane - Euripide

Euripide, con la voce antica di Ecuba e delle donne troiane, ci ricorda che la tragedia non è solo perdita, ma anche testimonianza. In quel dolore che resta, c’è dignità. Non la dignità del vincente, ma quella di chi ha amato, sofferto, perso… e continua a sentire. Ascoltarlo è un atto sacro. Perché nel nostro tempo frenetico, che scansa il lutto come un ingombro e mette in vetrina solo sorrisi, dare spazio al dolore significa restare umani. Significa resistere con grazia. È riconoscere che anche le lacrime hanno un ordine, un peso, una necessità.

Sabato mattina, ore 8.37.Ma cosa c'entra il problema dei tre corpi con la Teoria Generale dei Sistemi di Von Bertalanffy...
05/04/2025

Sabato mattina, ore 8.37.

Ma cosa c'entra il problema dei tre corpi con la Teoria Generale dei Sistemi di Von Bertalanffy?

Così ho ripreso il manuale “teoria generale dei sistemi” (sì, di sabato mattina...) e mi ci sono immerso.
Bertalanffy, biologo e pensatore visionario, parte da un’intuizione semplice ma potentissima: il mondo non è fatto di pezzi isolati, ma di sistemi interconnessi. E quando questi sistemi diventano anche solo un po’ più complessi (tipo... tre corpi che si attraggono gravitazionalmente nello spazio), le cose iniziano a sfuggire alla previsione lineare. Non riusciamo più a calcolare tutto. Nasce il caos deterministico, l'imprevedibilità, la danza dei sistemi complessi.
Nel manuale scrive che già con tre unità in interazione (come nell'antico problema dei tre corpi della fisica), la previsione esatta del comportamento diventa praticamente impossibile. Ed è proprio da qui che nasce il bisogno di nuove lenti: non più analizzare i singoli elementi, ma osservare le relazioni, le connessioni, le dinamiche emergenti.
E qui scatta il parallelo con la psicoterapia sistemica: perché anche lì, non guardiamo mai la persona "da sola", ma immersa nel suo sistema familiare, relazionale, simbolico. I sintomi diventano segnali di tensioni sistemiche, le storie si intrecciano, e spesso la “soluzione” non è nell'individuo ma nelle connessioni che lo abitano.
Insomma, Bertalanffy ci ricorda che la complessità non è un problema da risolvere, ma un mondo da esplorare. Anche (e forse soprattutto) in psicoterapia

22/03/2025

POST SUPERVISIONE DI COMUNITÀ:
Feedback che mi porto a casa: “Oggi è stata una supervisione davvero stimolante! Ho trovato molto utile il modo in cui sono stati affrontati i vari temi, con grande chiarezza e profondità. Mi ha dato nuove prospettive per comprendere meglio le dinamiche della comunità e strumenti concreti da applicare nel mio lavoro quotidiano. È stato uno spazio di confronto autentico e costruttivo, che mi ha fatto sentire valorizzata e motivata. Ne esco con più consapevolezza e nuove energie per affrontare le sfide di ogni giorno!”“La supervisione di oggi è stata illuminante! Ho apprezzato tantissimo il modo in cui sono state analizzate le dinamiche della comunità con uno sguardo attento, competente e mai giudicante. Mi ha dato spunti concreti da applicare nel lavoro quotidiano e mi ha fatto sentire davvero compresa nelle difficoltà che affrontiamo ogni giorno. È stato un momento di crescita e confronto prezioso, che mi ha lasciato grande motivazione e nuove prospettive su come migliorare il mio approccio professionale.” GRATO🩵

“Anche questo sabato mi ritrovo qui, nel mio studio, in compagnia di storie, emozioni e riflessioni. È un privilegio pot...
18/01/2025

“Anche questo sabato mi ritrovo qui, nel mio studio, in compagnia di storie, emozioni e riflessioni. È un privilegio poter essere parte del viaggio delle persone, ascoltare la loro verità e accompagnarle, anche solo per un tratto di strada.

Il sabato è un giorno particolare: un po’ fuori dalla routine, spesso più intimo. Sono grato per chi sceglie di aprirsi e affidarsi, perché in ogni incontro c’è uno scambio che arricchisce anche me.

Grazie a chi, con coraggio, decide di guardarsi dentro e lavorare su di sé. E grazie a questo lavoro, che mi ricorda ogni giorno quanto siamo umani e pieni di possibilità.”

7/12/2024, seminario CTR.
09/12/2024

7/12/2024, seminario CTR.

22/10/2024

Indirizzo

Agrigento
92100

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