Dott.ssa Lavinia Ripamonti Psicologa-Psicoterapeuta

Dott.ssa Lavinia Ripamonti Psicologa-Psicoterapeuta Psicologa Clinica specializzata in Psicoterapia Analitica di approccio junghiano. Svolgo consulenza "Da quando mi stancai di cercare,
io imparai a trovare. F.

Da quando un vento mi avversò la rotta,
faccio vela con tutti i mari." Nietzsche

- Personalità Narcisista - In un post precedente, abbiamo già considerato il significato di "stile di personalità" e abb...
01/06/2022

- Personalità Narcisista -

In un post precedente, abbiamo già considerato il significato di "stile di personalità" e abbiamo visto che questa rappresenta un modo unico per ognuno di noi di stare nel mondo e relazionarsi con esso.
Nella pratica clinica osserviamo diversi tipi di personalità che caratterizzano gli individui e che si manifestano a vari livelli di intensità (cioè lungo il continuum tra sano e psicotico), oggi voglio condividere con voi lo stile di Personalità Narcisista.

Nel mito di Narciso si racconta - così come si vede nell'immagine "Narciso" di Caravaggio - di un bellissimo giovane il quale, rifiutando ogni uomo o donna che si innamora di lui, si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno stagno.
Le interpretazioni di questa favola sono molte, tra queste quella secondo cui Narciso non si innamora propriamente di se stesso, bensì dell'Immagine "che riflette il suo stesso desiderio" (G. Stanghellini, M. Mancini, 2018); da ciò si evince che l'Altro è assente, e se presente lo è solo in termini dispregiativi in una duplice direzione: sia rispetto all'amore che l'Altro prova per il soggetto narcisista poiché non sarà mai abbastanza, sia rispetto all'amore che questi individui possono provare per l'Altro, poiché l'Altro non potrà mai rappresentare la proiezione di quell'Immagine riflessa raffigurante solo il proprio desiderio di amare ed essere amato. Quindi non può mai esistere un autentico incontro con l'Altro, il quale diviene mero oggetto del desiderio del soggetto narcisista di trovare quell'Immagine di se stesso, quel riflesso nello stagno, desiderio che si rivelerà sempre fallimentare e impossibile.

Lo stile Narcisistico di Personalità dunque rende i soggetti che ne soffrono solo apparentemente in relazione con il mondo esterno, spesso attraverso caratteristiche specifiche quali egocentrismo, bisogno di ammirazione e successo, rapporti con gli altri finalizzati ad esaltare il proprio Sé, mancanza di empatia e sensibilità verso l'emotività degli altri, aggressività e intolleranza di fronte alle critiche e alle frustrazioni, fascinazione, seduzione, persuasione, grandiosità. Tali modalità permettono a questi soggetti di farsi spazio nella realtà esterna, cercando conferme sociali del loro esistere ed "essere qualcuno", compensando "l'esperienza soggettiva di vuoto interiore e mancanza di significato" (PDM-2, 2018) e l'estrema difficoltà introspettiva ed introiettiva che essi hanno, tanto che inconsciamente si difendono dalla possibilità di osservarsi autenticamente. Osservare se stessi, infatti, e non una propria riproduzione immaginale, significherebbe guardare non più l'Immagine di se stessi riflessa e viziata dal bisogno di essere ammirata, ma piuttosto la propria interiorità così com'è, con tutte le fragilità che questa può mostrare, in particolare riguardo il costrutto dell'autostima che negli individui narcisisti presenta sempre criticità importanti.
Tale enorme difficoltà nell'incontro con se stessi, e dunque con l'altro, benché manifestata attraverso affetti quali grandiosità vergogna/rabbia, umiliazione, disprezzo, invidia, idealizzazione/svalutazione, è fonte per i soggetti narcisisti di confusione, isolamento, angoscia, vuoto, terrore, dispersione e ne denota la profonda vulnerabilità; l'analista ha il compito di vedere, comprendere ed accogliere tale vulnerabilità, di mostrarla al paziente, aiutandolo così a riconoscere se stesso con accettazione e senza vergogna, indipendentemente dallo sguardo (fintamente) ammirevole e ammaliato del mondo esterno.

In definitiva tali individui mascherano, attraverso l'Immagine, il proprio Sé, il quale spesso diventa l'Immagine stessa e così è sempre più difficile, per loro stessi e per gli altri, distinguere l'originale dalla sua riproduzione.

* Il delitto di Narciso è di preferire, alla fine, la sua immagine a se stesso.* L. Lavelle

- Paranoia -Il concetto di paranoia - inizialmente considerata da S. Freud una forma di nevrosi derivante dall’ossession...
12/05/2022

- Paranoia -

Il concetto di paranoia - inizialmente considerata da S. Freud una forma di nevrosi derivante dall’ossessione - viene poi considerata una forma di psicosi, soprattutto rispetto all’alterazione dell’esame di realtà che la paranoia clinica comporta.

Il termine paranoia deriva dal greco, para = disordine e nous = mente, “disordine della mente”, cioè avere una sorta di pensiero parallelo che determina un’alterazione nella capacità di giudizio e di ragionamento.
Colui che ne soffre, infatti, ha la convinzione sia di essere vittima di una sorte infelice e crudele e sia che tutto ció che accade nel mondo ha in qualche modo a che fare con lui; dunque il soggetto paranoico interpreta la realtà circostante sulla base di un pensiero di natura delirante, ovvero sulla base di idee assolutamente impossibili da confutare e la cui convinzione non è in alcuna maniera discutibile.
È come se nella mente dell’individuo paranoico ci fosse un Altro -il carnefice- che si approfitta di lui -la vittima- e di conseguenza tutti gli avvenimenti che riguardano la vita del soggetto sono interpretati solo attraverso tale chiave di lettura e tutto ció che accade è sempre responsabilità di quell’Altro (il carnefice) che domina totalmente la mente del paranoico, una mente appunto “assoggettata”.

Quindi l’individuo paranoico proietta continuamente all’esterno alcuni stati emotivi come malignità, crudeltà, pericolo, persecuzione per evitare, in definitiva, l’imbarazzo e la vergogna di scoprire che senza queste proiezioni non sarebbe sotto il riflettore di tali sguardi malevoli da cui dipende letteralmente la sua esistenza, scoprendosi invece un individuo che inconsciamente interpreta un mondo maligno e punitivo per la vergogna e la paura di osservare se stesso.

Il lavoro analitico con soggetti paranoici consiste innanzitutto nell’accogliere la loro parte che produce idee deliranti senza farli sentire mai giudicati ne ridicolizzati, ma anzi osservando con curiosità e benevolenza il loro modo di percepire il mondo che gli ruota intorno; é poi fondamentale aiutare - con un atteggiamento terapeutico mai svalutante ma fermo e paziente - colui che ha tratti paranoici a introiettare le continue proiezioni persecutorie verso l’Altro, mostrando come quest’ultime siano in realtà da rivolgere verso il proprio Altro interno, verso il proprio Io, per quanto possa essere una parte difficile da tollerare e accettare fino a che il mondo non sarà più una costante minaccia ma un luogo di cui potersi sentire finalmente parte.

* “ Ciò che reprimiamo dentro di noi riaffiora all’esterno.” *
S. Freud

Ben ritrovati a tutti voi!Nel mio lavoro mi occupo anche di riabilitazione cognitiva e sostegno psicologico con persone ...
21/03/2022

Ben ritrovati a tutti voi!

Nel mio lavoro mi occupo anche di riabilitazione cognitiva e sostegno psicologico con persone affette da declino cognitivo e dei loro familiari.

In particolare lavoro con soggetti affetti da morbo di Alzheimer, la forma più comune e progressiva di demenza, termine generale con cui si indica la perdita di memoria, soprattutto la più recente e la MBT, e di altre abilità cognitive (orientamento visuo-spaziale, linguaggio, etc.).

Al di là delle caratteristiche più strettamente neuro-biologiche della malattia che sono complesse e molto specifiche, ciò che mi preme condividere con voi lettori è l'approccio che è possibile utilizzare con questa tipologia di pazienti e con i familiari che si rapportano con loro. Si tratta dell'Approccio Capacitante (P. Vigorelli, 2011), un tentativo di entrare in contatto con il soggetto affetto da malattia che pone l'accento sulla relazione con l'altro e su un rapporto il più possibile paritario e sereno in cui è lo stato emotivo a fare da padrone.
Lo scopo non è tanto quello di migliorare le capacità cognitive in deterioramento del soggetto tramite tecniche specifiche ed esercizi mirati di tipo ri-educativo (sebbene questo aspetto sia integrato), quanto dedicare all'individuo - disorientato e confuso - uno spazio relazionale in cui sentirsi accolto, non giudicato e soprattutto capace rispetto a quelle che sono le risorse che il soggetto stesso non deve ri-acquisire, ma che è già in grado di mettere in atto nel qui ed ora e a cui non bisogna tendere puntando necessariamente a un miglioramento delle performance.
Tutto ciò si traduce con un legame professionista-paziente in grado di creare un setting tranquillo, in cui la persona affetta dal morbo possa sentirsi libera di essere ciò che è, pur rendendosi conto talvolta dei suoi limiti, senza per questo sentirsi inadeguata, a disagio, incapace o esclusa, ma anzi enfatizzando le diverse capacità di cui ancora dispone.
Non dobbiamo poi dimenticarci che tutti noi abbiamo una memoria emotiva e inconscia ben più resistente dei soli nostri circuiti neuronali e che l'Approccio Capacitante si basa proprio sui concetti di alleanza terapeutica, io funzionale, capacità residue, centralità dell'ascolto, competenze elementari e riconoscimento, tutti aspetti che implicano la relazione con l'altro, relazione che condotta con un metodo specifico diviene essa stessa curativa e benefica.

Tale modus operandi nella riabilitazione e nel sostegno con questi pazienti non è secondario, ma anzi è alla base del trattamento delle forme di demenza poiché è dalla qualità della vita che bisogna ripartire, restituendo a queste persone la possibilità di osservarsi come individui ancora capaci di avere un ruolo da protagonisti nella propria vita, capaci di un potere decisionale sulla propria vita e capaci di poter dare agli altri ciò che - con un linguaggio spesso diverso - hanno da offrire.

Di seguito un estratto di un colloquio con L., 78 aa.:

L.
T.
L.

“Nella caduta ci sono già i germogli della risalita, fragili ma verdi. Vanno coltivati con premura.”C.G JungBuona Domeni...
20/02/2022

“Nella caduta ci sono già i germogli della risalita, fragili ma verdi. Vanno coltivati con premura.”

C.G Jung

Buona Domenica, una giornata per respirare più lentamente e con un ritmo più dolce.
Un’occasione per dare spazio a tutti quei germogli che spesso trascuriamo a causa del lavoro, dello stress, dei troppi impegni, delle emozioni negative che ci pervadono…ma che che sono sempre lì, dentro di noi, pronti a sbocciare non appena rivolgiamo loro la giusta considerazione e cura.

- Disturbo correlato all'ansia: il panico -Il disturbo dell'attacco di panico fa parte della più ampia categoria dei dis...
30/01/2022

- Disturbo correlato all'ansia: il panico -

Il disturbo dell'attacco di panico fa parte della più ampia categoria dei disturbi d'Ansia.
Secondo il PDM-2, l'attacco di panico si può tradurre come una reazione d'ansia imprevedibile in assenza di un evento significativo che lo abbia provocato; si tratta di un disturbo che spesso presenta sintomi somatici importanti e talvolta invalidanti, simili a un attacco cardiaco, insieme ai sintomi psichici quali derealizzazione, depersonalizzazione, paura di perdere il controllo e altri ancora.

Al di là della definizione strettamente manualistica e degli aspetti generali condivisi da tutti coloro che ne soffrono, l'esperienza clinica mi ha permesso di osservare come per ognuno l'esperienza del panico possa manifestarsi con sensazioni diverse: un nodo alla gola, la sensazione di un macigno sul petto, sentire intorno a sé il vuoto, l'idea di non avere assolutamente idea di cosa stia accadendo, la percezione che tutto stia per crollare addosso al soggetto, immagini catastrofiche davanti agli occhi, sentirsi in trappola, l'angoscia di non sopravvivere e molte altre...ma ciò che accomuna tutte queste espressioni del panico è il loro aspetto profondamente terrificante e terrorizzante per chi le esperisce.

La caratteristica dell'attacco di panico è che l'ansia provata, più o meno riconosciuta come tale dal soggetto, si canalizza in uno o più episodi acuti dove questa emozione diviene prepotente e ingestibile alimentando quella paura terrificante che così prende sempre più spazio, a volte fino a limitare significativamente la qualità di vita di chi ne soffre.

L'intervento su questo tipo di sofferenza prevede solitamente un approccio integrato che agisca sia sul piano somatico (training autogeno, mindfulness, etc.) sia sul piano prettamente psichico dove nel caso di un approccio analitico si portano in luce le dinamiche che sono presenti nella situazione ansiogena e si modificano (complessi, transfert-controtransfert, etc.).

Viviamo in un momento storico che ci ha costretto a una serie di cambiamenti e limitazioni che hanno inevitabilmente inciso sulle nostre abitudini, mettendo a dura prova la nostra salute fisica e psichica; in particolare, nell'area clinica si è verificato un aumento degli stati depressivi e una presenza più significativa dei disturbi d'ansia, soprattutto nelle fasce d'età adolescenziali e giovanili.
Sono veramente molti i dati di ricerca su cui interrogarci: cosa significa per un tredicenne del 2020, ad oggi, relazionarsi con suo coetaneo? Qual è la dimensione gruppale di un sedicenne oggi? In che tipo di rete sociale si sente inserito un ventunenne di oggi? In che modo è possibile sentirsi parte di una collettività oggi? Cosa ha significato ve**re a contatto diretto e globale con la caducità della vita e quindi con la morte?

Sono solo alcuni degli interrogativi che è indispensabile porsi e che spesso le nostre emozioni e i nostri sintomi somatici ci costringono ad ascoltare; tali domande ci mostrano quante difficoltà si possono riscontrare in questa contemporaneità, sia nel rapporto introspettivo con se stessi sia nel rapporto con il mondo esterno.
Tutto ciò pone l'accento sulla necessità di avere cura di Sé, una cura della persona che si compia a tutto tondo e che dia il giusto valore alla salute e al benessere psichico.

* L'armonia è una condizione di equilibrio dove ogni particella respira all'unisono con tutte le altre: allineamento asse mente- corpo-spirito.*

- La Personalità e i suoi disturbi -La Personalità è il modo di pensare, di sentire e di comportarsi caratteristico di o...
09/12/2021

- La Personalità e i suoi disturbi -

La Personalità è il modo di pensare, di sentire e di comportarsi caratteristico di ognuno e che per ognuno di noi è unico, rendendoci così diversi gli uni dagli altri.
Naturalmente, la personalità non è assolutamente statica, ma è determinata dalle esperienze che viviamo, da influenze socio-ambientali e da aspetti ereditari, anche se tende a rimanere stabile nel tempo. Dunque, possiamo considerare la personalità come parte del nostro modo di essere e di stare nel mondo, del nostro modo di percepire noi stessi e ciò che ci circonda.

I disturbi di personalità consistono in modelli di pensiero, di risposta emotiva e di comportamento che risultano essere disadattivi, rigidi e pervasivi, in grado di condizionare negativamente l'adattamento alla realtà e la qualità della vita nei vari ambiti (inter/intra-personale, sociale, lavorativo).
Esistono diversi tipi di disturbi di personalità, raggruppati in tre cluster differenti a seconda delle caratteristiche principali che possiedono ed esistono vari approcci nel trattamento di tali disturbi che colpiscono circa il 10% della popolazione generale.

Ciò che è fondamentale per il modello dinamico-analitico è che quando un individuo soffre di disturbo della personalità, quest'ultimo non può essere considerato come un aspetto da estirpare ed eliminare, bensì come un aspetto da accogliere correggendone, attraverso l'uso di tecniche specifiche, gli aspetti più disadattativi e disfunzionali.
A livello più generale, e in particolare per ciò che concerne i disturbi di personalità, non è sufficiente chiedersi cos'abbia quella persona, ma più autenticamente chi è quella persona, quale il suo modo di essere nel mondo e quale la sua unicità che lo pone in relazione con se stesso e con l'esterno proprio con quei pattern specifici piuttosto che con altri.

In tal modo -nella misura in cui l'individuo si sente accolto e compreso nel suo personale modo di esistere- è possibile lavorare sul disturbo di personalità attraverso la relazione di transfert-controtransfert e le dinamiche che da tale relazione analitica emergono di volta in volta; ciò consente all'individuo di avere una maggiore introspezione, riconoscere il proprio modus operandi e modificarlo dapprima all'interno della relazione terapeuta-paziente -che diventa un nuovo modello relazionale da interiorizzare- successivamente in tutte le altre relazioni che quindi non saranno più disfunzionali e motivo di sofferenza, ma più armoniose e sane.

Sui disturbi di personalità c'è moltissimo da dire, e ognuno meriterebbe uno spazio di riflessione.
Qui ho voluto condividere una breve panoramica sia per il grande interesse che nutro per questo argomento sia perché è una gamma di disturbi che, sebbene spesso non abbiano sintomi così evidenti e conclamati e per questo a volte non si cerca aiuto, reca molta sofferenza a chi ne soffre e silenziosamente tutta la sua vita ne è pervasa, da qui il desiderio e la necessità di parlarne e sapere che non è mai tardi per una nuova possibilità.



Durante questa domenica di personale riflessione, mi piace condividere con voi un argomento cardine della psicoterapia d...
07/11/2021

Durante questa domenica di personale riflessione, mi piace condividere con voi un argomento cardine della psicoterapia dinamica che mi sta molto a cuore, la Funzione Riflessiva.

Il concetto di Funzione Riflessiva ( Fonagy et al. 1991; Fonagy, Target 2001) si può definire come la capacità di un individuo di riflettere sul proprio e altrui comportamento in termini di stati mentali, quindi di intenzioni, sentimenti, desideri e convinzioni.
Si tratta cioè di una competenza mentale ed emotiva che consente una comprensione dell'altro, del suo modo personale di oggettivare la realtà [comprendere --> dal lat: cm + prehendere, "prendere con", "prendere insieme", "contenere"] e che rende la nostra mente, così come quella dell'altro, un fenomeno osservabile sia a livello esteriore (i comportamenti) sia interiore (gli stati mentali appunto).

Tale capacità -squisitamente introspettiva- deriva in gran parte dai modelli rappresentazionali sé-altro che abbiamo acquisito durante le nostre esperienze relazionali, soprattutto le nostre primissime esperienze con l'altro, quelle di attaccamento (Bowlby, 1921). Nella primissima infanzia, infatti, è fondamentale che il bambino possa comprendere l'esistenza di un proprio Sé a partire dalla percezione dello stato mentale dell'altro, in particolar modo della figura di attaccamento primaria; capire il significato delle azioni dell'altro consente al bambino di sviluppare l'essenziale abilità di attribuire un significato alle proprie esperienze psicologiche.
Da ciò deriva poi la percezione di avere un proprio nucleo identitario, un Sé, dotato di un proprio significato e allo stesso tempo in relazione con l'altro, nonché la capacità di saper interpretare i propri stati mentali e quelli altrui.

Sull'attaccamento ci sarebbe molto da dire a proposito di come influisce sulla nostra capacità di dare un senso alla realtà, interna ed esterna, ma ciò su cui desidero concentrarmi qui è l'uso che la psicoterapia fa della Funzione Riflessiva.
La Funzione Riflessiva del terapeuta è uno strumento potente durante la seduta psicoterapeutica in quanto consente al paziente di sperimentare -attraverso la relazione analitica- la possibilità di riflessione su uno stato mentale e sulla coloritura emozionale che ha quello stato mentale; questa riflessione amplia a sua volta la capacità di mentalizzare del paziente, il quale non solo espande la consapevolezza del proprio Sé e quindi della realtà che lo circonda, ma vive un'esperienza relazionale riparativa in cui le sue esperienze psicologiche, i suoi vissuti, trovano significato e comprensione.

Ciò permette all'individuo di osservare, tollerare a volte, i propri stati mentali, leggerli ed accoglierli, anche quando sono faticosi, dolorosi, scomodi...è ora possibile comprenderli e talvolta interpretarli e tutto ciò è reso possibile dalla consapevolezza che dentro la psiche ogni cosa ha un senso intimo e più profondo su cui finalmente riusciamo a gettare un po' di luce.

"Anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il comportamento di attaccamento caratterizza l'essere umano dalla culla alla tomba"
J. Bowlby

Illustrazione di

Buon inizio settimana di fine Ottobre!Condivido con voi alcuni momenti di un corso di formazione che ho svolto presso "L...
25/10/2021

Buon inizio settimana di fine Ottobre!

Condivido con voi alcuni momenti di un corso di formazione che ho svolto presso "La casa delle Donne contro la violenza" a Modena.

Per me è stata un'esperienza di insegnamento bellissima in cui ho cercato di trasmettere alle utenti che seguivano il corso le nozioni necessarie per diventare Assistenti Familiari. Abbiamo lavorato su vari livelli, da un punto di vista teorico e attraverso qualche tecnica esperenziale nel rispetto delle normative inerenti il Covid-19.

Abbiamo costituito un gruppo di lavoro coeso e interessato, ho osservato le utenti -ognuna con il proprio bagaglio personale, culturale, identitario unico e diverso- mettersi in gioco, darsi un'opportunità in più mostrandosi piano piano, arricchendosi l'un l'altra e crescendo insieme. Io con loro.
Esistono situazioni molto complesse, da cui a volte può sembrare quasi impossibile uscire, invece intorno a noi esiste una realtà fatta di possibilità, accoglienza, coraggio a cui attingere per vivere la propria vita con dignità e rispetto.

Credo che insegnare qualcosa vada ben oltre la mera consegna di nozioni ad un altro, piuttosto penso abbia a che fare con il trasmettere ciò che con quell'insegnamento possiamo fare, in che modo quel concetto possa diventare personale e come metterlo a disposizione dell'altro. Spero di essere stata all'altezza di questo compito e il mio ringraziamento speciale va al gruppo di donne con cui ho lavorato con il quale c'è stato uno scambio e una crescita collettiva profonda.

Ringrazio, inoltre, Casa delle Donne di Modena e tutta la rete di professionisti e collaboratori che si è spesa per realizzare questo progetto.

-Ottobre mese del benessere psicologico- Ieri mi sono ritrovata a domandarmi perchè un individuo dovrebbe rivolgersi a u...
12/10/2021

-Ottobre mese del benessere psicologico-

Ieri mi sono ritrovata a domandarmi perchè un individuo dovrebbe rivolgersi a una figura come quella dello psicologo-psicoterapeuta e così ho lasciato che le riflessioni in merito emergessero spontaneamente…

Le motivazioni possono essere varie e specifiche e i pensieri derivati da questa domanda sono stati tanti, dato che avere a che fare con la Psiche significa - a livello generale - avere a che fare con tutta la complessità umana, individuale e sociale.

Una delle mie riflessioni nasce proprio dal titolo di questo post che include la parola “benessere”: ancor’oggi si tende a considerare la figura dello psicologo-psicoterapeuta come un professionista sanitario a cui rivolgersi esclusivamente in caso di difficoltà, problematica, disturbo eclatanti, ma siamo sicuri che la mera assenza di malessere sia sinonimo di benessere?

Viviamo in un mondo veloce, sempre in movimento, che ci vuole performanti e produttivi…come e quando ricavare il nostro spazio interno dove dare ascolto a noi stessi? Così come lo spazio esterno delle nostre città, delle nostre abitazioni sempre più “funzionali” è sempre colmo di rumore, movimento, frenesia e non riusciamo più a guardare le stelle nel cielo, così il nostro spazio interno si riduce sempre di più e il confronto con i nostri desideri, intenzioni, volontà è sempre più difficile. Senza tale dimensione interiore peró, che insieme ad altri aspetti psichici è la dimensione del Sè, del nostro essere più autentico e aderente a noi stessi, godere di un benessere psicologico diventa impresa ardua.

Forse il nostro lavoro è anche questo, favorire una migliore qualità della vita a chi si rivolge a noi in senso più generale, ampliare uno spazio interiore profondo e calmo permettere al paziente di sperimentare una “stanza psichica interna” nuova in cui conoscersi e ri-conoscersi, dando spazio alla propria Identità altrimenti costretta e soffocata.

~ Diceva I. Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.” ~

*Contatti:
Tel —> 327 8685215
@ —> info.laviniaripamonti@gmail.com

Le dinamiche che caratterizzano un rapporto di coppia sono varie e ricche di sfaccettature, uniche come i componenti che...
01/10/2021



Le dinamiche che caratterizzano un rapporto di coppia sono varie e ricche di sfaccettature, uniche come i componenti che ne fanno parte.

Un concetto che però possiamo considerare valido all'interno di ogni coppia è quello di comunicazione: comunicare significa "mettere in comune" -condividere dunque- ed è sempre sinonimo di una buona relazione. Ciò che infatti caratterizza l'essere coppia è la presenza di un Noi -dimensione data da un Io e un Tu in rapporto tra loro- uno spazio comune dove condividere emozioni, esperienze, pensieri, comportamenti dove quel Noi trova la sua speciale espressione.

Possiamo considerare la comunicazione come un'anticamera dei comportamenti ed è ovvio che quando la comunicazione tra i partner non è efficace o è addirittura assente, le dinamiche relazionali della coppia subiscono dei cambiamenti che possono portare la relazione stessa a soffrire o a spegnersi.

Talvolta, uno dei meccanismi più comuni che si osservano nella stanza di analisi, è la difficoltà dei componenti della coppia ad abbandonare la propria rigidità comunicativa e la tendenza ad arroccarsi sulla propria posizione determinando così un atteggiamento ostile nei confronti dell'altro e instaurando un circolo vizioso di chiusura e distanza sempre maggiori. A volte diventa più importante il contenuto razionale di ciò che vogliamo dire piuttosto che l'intenzione di trovare un canale di comunicazione valido che permetta a quel Noi di continuare a manifestarsi: "non sono d'accordo con quello che dici, ma mi interessa capire quello che cerchi di dirmi" (apertura), e non "non sono d'accordo con quello che dici, ho ragione solo io" (chiusura).

Capita di avere posizioni diverse, ed è anzi spesso un arricchimento per la coppia che così può crescere insieme e rinnovarsi, ciò che però fa la differenza è avere un atteggiamento flessibile verso se stessi e verso l'altro e cercare modi nuovi di comunicare, percorsi alternativi quando la strada già battuta porta solo a vicoli ciechi.

"Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione."
Zygmunt Bauman

- Depressione-La depressione è un fenomeno frequente e puó manifestarsi con modalità differenti come distimia, disturbo ...
20/09/2021

- Depressione-

La depressione è un fenomeno frequente e puó manifestarsi con modalità differenti come distimia, disturbo depressivo maggiore, disturbo ciclotimico e altre ancora.

Nel caso della depressione maggiore ad esempio - condizione diffusa nella nostra popolazione - si tratta di un disturbo caratterizzato da “ una deflessione dell’umore, incapacità di provare piacere, modificazione del ritmo sonno-veglia, dell’appettito, del desiderio sessuale, perdita di interesse per le attività prima coinvolgenti per il soggetto, anedonia, perdita di energia, incapacità di concentrarsi, rallentamento psicomotorio, sentimenti di colpa e ideazione suicidaria.” (PDM-2, Lingiardi e McWilliams)

Naturalmente, questa descrizione clinica -introduttiva e non esaustiva- non contiente l’esperienza personale e privata di un individuo che soffre di tale disturbo. Infatti, benchè ci sia una sintomatologia di riferimento, ogni persona manifesta una simile condizione in un modo unico che merita una considerazione altrettanto unica.

Il lavoro analitico, secondo un approccio dimensionale, osserva l’individuo non per ció che ha, ma per chi è quell’individuo e cerca di comprendere la persona in base al suo vissuto, alla sua storia, al suo stile personale e irripetibile, il suo essere nel mondo di cui cogliere il senso.
Ció pone l’analista in una posizione di curioso ascolto e di profonda attenzione rispetto all’individuo nella sua interezza, rendendo giustizia a una visione umana e complessa del disagio psichico, non come un aspetto estraneo da estirpare, ma come una parte di noi stessi dotata di significato a cui dedicare la nostra più intima comprensione.

Ho scelto questa immagine perchè accanto al buio e alle troppe lacrime che possono farci annegare, mi sembra renda bene l’idea di un cuore che -come una barca in mezzo al mare- impara a navigare in mare aperto e a riflettere sulla rotta da perseguire.

Illustrazione di

Indirizzo

Bologna
PESCARA,ABRUZZO

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 20:00
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