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Il gonfiore c’è. Ma non è una condanna. È una tappa.Chi inizia un percorso di educazione alimentare arriva spesso già zo...
06/08/2025

Il gonfiore c’è. Ma non è una condanna. È una tappa.

Chi inizia un percorso di educazione alimentare arriva spesso già zoppicando, con una lista di alimenti “che non può mangiare”.
Poi succede che uno li reinserisce — legumi, verdure, fibre — e il corpo reagisce.
E lì si compie il miracolo all'incontrario: la reazione non è interpretata come segnale da approfondire, ma come conferma di una teoria già scritta.

“Lo sapevo. Io queste cose non le tollero.”
Fine del discorso.
Peccato che sia un discorso che non porta da nessuna parte.

Quello che manca, in quel momento, è un click.
Quel passaggio mentale, semplice ma scomodo, in cui si realizza che non puoi guarire evitando il problema.
E che quando sei nel mezzo della disbiosi, non sei sul molo che guarda l’orizzonte.
Sei già in mare aperto. E la tempesta, piaccia o no, va affrontata.

Aspettare che “passi da sola”, che un giorno la fibra non dia più fastidio, è un modo elegante per procrastinare l’unica vera soluzione:
entrare in quella burrasca con criterio, accompagnati, gradualmente, ma senza più tornare indietro.

Perché sì, all’inizio può dare gonfiore.
Sì, può dare disagio.
Ma è un disagio noto, gestibile, previsto.
E soprattutto: è l’unico attraverso cui si passa per guarire.

Chi aspetta “il momento giusto” per reinserire ciò che fa bene, finisce per vivere di quello che l’ha fatto star male.
E intanto, peggiora.

Ecco perché serve guida.
Serve il confronto, il feedback, la correzione.
Perché il gonfiore non è un nemico.
È un segnale che il corpo sta cercando — faticosamente — di riattivarsi.
Ignorarlo è un errore.
Fermarsi è un errore.
Tornare alla dieta "innocua" che ha portato alla cronicità… è il più grande errore.

Non serve un’onda d’urto.
Serve una strategia.
Serve la capacità di attraversare il disagio — non per punirsi, ma per riaddestrare un sistema che ha dimenticato come funzionare.

E non si tratta di coraggio.
Si tratta di realtà biologica.

Perché la biologia non fa sconti a chi ignora.
Ma premia chi, anche a fatica, decide di passare in mezzo
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Quando la verità… cambia saporeC’è una verità che si insegna sui banchi delle università, e poi c’è la realtà del frigor...
05/08/2025

Quando la verità… cambia sapore

C’è una verità che si insegna sui banchi delle università, e poi c’è la realtà del frigorifero.
Sono parenti, certo, ma da tempo non si parlano più molto.

Perché chi studia nutrizione impara cose vere: che il formaggio contiene certi acidi grassi, che l’uovo ha un profilo proteico nobile, che il grano è ricco di carboidrati complessi.
Tutto corretto, tutto inappuntabile.
Peccato solo che quei cibi non siano più gli stessi.

Il latte oggi è lontano parente di quello munto un tempo.
La carne ha smarrito la strada per il pascolo.
Il grano, dopo la rivoluzione verde, è stato modificato a tal punto da sembrare sempre lui, ma solo nell’abito. Dentro, è un altro.

Ecco il primo grande cortocircuito: si studia una verità che nel frattempo ha cambiato forma, odore e sostanza.
Come dire: la mappa è corretta, ma il paesaggio non c’è più.

E qui nasce la responsabilità del professionista: non solo studiare per sapere, ma guardare il mondo per capire.
Perché si può essere brillanti all’università, ma si è completi solo quando si alza lo sguardo.
Le nozioni non vanno solo archiviate nella memoria, vanno sposate con il contesto.
È lì che nasce il sapere utile, quello che non si vende sui social, ma che si costruisce nel tempo.
Con pazienza.

Perchè poi ci si perde in consigli “perfettamente scientifici”.
Tipo: conserva l’acqua di cottura dei legumi, è ricca di nutrienti.
Verissimo, se il tuo intestino è quello di un monaco zen in perfetta eubiosi.
Ma se dentro hai una piccola guerra intestinale (disbiosi), quell’acqua può trasformarsi in una bomba.
Senza orologeria.

La scienza è giusta, sì.
Ma il contesto è tutto.
Ed è qui che il paziente – non il paziente come “malato”, ma come “pensante” – dovrebbe accendere il radar.

Nel frattempo, il web si riempie di micro-post su ogni alimento.
Un giorno si celebra la vitamina C dei capperi, il giorno dopo si demonizza il nickel nei pomodori.
Tutto vero, tutto studiato.

Peccato che – piccolo dettaglio – nessuno si mangi 100 g di capperi in una volta sola.
Ma il dato “tecnico” buca lo schermo, ed ecco che diventa virale.
Perché oggi l’obiettivo non è spiegare, ma esistere nel feed.

Qui non si tratta di criticare chi ha studiato – anzi, massimo rispetto per chi si è fatto in quattro per laurearsi con lode.
Il punto è un altro: confondere lo studio con la comprensione del reale.

Ci sono verità che non entrano nei manuali, semplicemente perché cambiano prima della prossima edizione.

A volte servirebbe un po’ più di terra sotto i piedi e un po’ meno polvere da biblioteca.
Non è questione di voti, ma di visione.
Di capacità di osservare come gli alimenti – e i corpi – reagiscono oggi, nel mondo reale.

In un mondo dove ogni alimento può diventare star o cattivo in un reel da 30 secondi, forse serve meno prestazione e più osservazione.
Meno “lo sapevi che?” e più “ti sei accorto che?”.

Perché non tutto ciò che è vero è utile, e non tutto ciò che non ci hanno insegnato è inutile.
A volte basta una domanda in più, un dubbio ben posto, per scoprire che tra sapere e capire… c’è un mondo.

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“Siamo tutti diversi”non significa“Funzioniamo tutti in un modo diverso”.È una confusione che sentiamo spesso.- “Io non ...
04/08/2025

“Siamo tutti diversi”
non significa
“Funzioniamo tutti in un modo diverso”.

È una confusione che sentiamo spesso.
- “Io non posso mangiare l’avena.”
- “Io non tollero i legumi.”
- “A me il pesce mi dà problemi.”
E subito scatta la frase pronta:
- “Non siamo tutti uguali, devi vedere cosa va bene per te.”

Che può anche avere un senso, certo.

Ma attenzione:
Molti confondono la frase “Siamo tutti diversi” — intesa come gusti, esperienze, sensibilità — con “Funzioniamo tutti in modo diverso”.

Che, semplicemente, non è vero.

Il soggetto A tollera bene l’avena ma fatica con le uova.
Il B digerisce le uova ma non sopporta i legumi.
Il C mangia i legumi ma ha fastidio con il pesce.
E così sembra che ognuno abbia la SUA biologia.

Non è così.
Quella non è personalizzazione biologica.
È solo una diversa espressione dello stesso squilibrio.

La biologia umana funziona al 99% nello stesso modo.
Condividiamo gli stessi apparati, gli stessi meccanismi,
le stesse regole fondamentali.
Poi certo, ci sono mutazioni, polimorfismi, differenze nel microbiota…
Ma la base non cambia. È arcaica. È quella.

E non le interessa se ti piace la crescenza, se trovi il pane integrale bio o se preferisci i biscotti “senza zucchero ma con amore”.

Tu la maltratti, lei reagisce.
Fine.

Quindi indignarsi perché “non mi hai fatto la dieta su misura”,
senza capire di cosa stiamo parlando,
significa non aver minimamente compreso la biologia.

Certo, se parliamo di una dieta dimagrante, allora sì:
Lì si lavora sul tuo stile di vita,
sui tuoi centri della fame,
sui tuoi meccanismi di ricompensa.

E lì si può fare il gioco del “a te do la crescenza, a te il formaggio di capra”, il giorno dello sgarro,
un po’ carota, un po’ bastone.
È lecito. È anche utile.

Ma quando io devo rimettere a posto un intestino che non tollera più nulla,
il percorso non è soggettivo. È obbligato.

Ci sarà chi lo affronta con più facilità.
E chi farà più fatica.
Ma la strada è quella.
Non è una playlist Spotify che si adatta ai tuoi gusti.

Perché la biologia non si offende se non la personalizzi.
Ma ti presenta il conto, se non la rispetti.
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Non è l’ennesimo farmaco.È l’effetto PAS.No, non parliamo di una nuova molecola.Parliamo di una strategia comunicativa b...
01/08/2025

Non è l’ennesimo farmaco.
È l’effetto PAS.

No, non parliamo di una nuova molecola.
Parliamo di una strategia comunicativa ben studiata, raffinata, confezionata con cura nei contenuti digitali, nei video, nei post sponsorizzati.
Si chiama PAS:
Problem – Agitate – Solve.
1 Ti presento un problema che non avevi mai percepito.
2 Lo enfatizzo, lo isolo, lo rendo urgente.
3 Poi – con grande generosità – ti offro la soluzione.
Naturalmente… mia.

In psicologia si chiama effetto autorità: chi ti fa vedere per primo un problema (che magari c’è sempre stato), acquisisce credibilità.
Ti senti in debito, affascinato. Ti affidi.

E così basta un dettaglio selezionato, un dato preso da uno studio, un’immagine ben montata, per accendere in te la sensazione che qualcuno finalmente ti stia dicendo la verità.
Peccato che quella verità sia – molto spesso – parziale.

Un articolo, uno studio, un numero preso fuori contesto può diventare un’arma retorica perfetta.
Ti mostra qualcosa che “nessuno ti ha mai detto”, anche se in realtà si sa benissimo.
Solo che, estrapolato, fa più effetto.
E soprattutto... vende.

E allora, cominci a raccogliere informazioni.
E poi… cominci a comprare.

Hai preso il magnesio,
poi il GABA,
lo zinco,
la curcuma,
l’origano,
l’inulina,
l’olio di krill,
le DAO,
i grani antichi,
il b***o chiarificato,
il glutatione,
le vitamine,
il ribes nigrum,
le tisane,
etc

Hai fatto l’ozonoterapia,
l’idrocolonterapia,
il test del microbiota,
il test delle intolleranze,
il test genetico MTHFR,
la dieta low FODMAP,
hai eliminato alimenti con nickel,
hai eliminato alimenti "con" l'istamina,
hai eliminato il glutine,
hai eliminato i latticini,
hai pesato ogni cosa.

Hai imparato a leggere le etichette,
hai seguito ogni video che svela “i tre cibi che ti infiammano”,
sai quanto cuocere le uova,
sai cos’è la n-acetilcisteina,
sai cos'è il triptofano
etc

Hai fatto tutto.

E allora ti chiediamo:

Hai risolto il tuo problema?
Hai trovato una strada?
O sei solo più carico di informazioni, regole, paure e aspettative?

Il rischio, oggi, non è la mancanza di dati.
È l’eccesso non contestualizzato.
È la sovrapposizione di rivelazioni parziali che ti tengono
in uno stato di allerta costante.

Forse il vero passo avanti non è scoprire ancora qualcosa che nessuno ti ha detto.

È chiederti perché senti sempre il bisogno di scoprire qualcosa.

Perché alla fine, il problema non è più solo quello alimentare.
È che si rischia di perdersi nella narrazione stessa della propria salute.
Per e

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.Tolgo il cibo, sto meglio. Quindi era colpa sua. O forse no.Accade spesso, quasi sempre allo stesso modo: si elimina un...
31/07/2025

.
Tolgo il cibo, sto meglio. Quindi era colpa sua. O forse no.

Accade spesso, quasi sempre allo stesso modo: si elimina un alimento sospetto, ci si sente meglio e si trae una conclusione tanto rassicurante quanto frettolosa. “Era quello. Era l’alimento il problema.”
Un sillogismo seducente, quasi aristotelico, ma profondamente ingenuo. Perché, purtroppo, le cose non sono così semplici.
Nel caso di un esame del sangue alterato — trigliceridi alti dopo un mese di dolci e aperitivi — sì, possiamo serenamente inchiodare il cibo alla responsabilità. Hai mangiato male, i parametri si sono mossi, sei tornato a mangiare bene, tutto rientrato. Classico, lineare, quasi noioso.
Ma con le cosiddette “intolleranze” — istamina, nichel, etc — no, il discorso cambia radicalmente. Qui il cibo non è causa, è innesco. O, per usare un’immagine più efficace, è il detonatore. La carica esplosiva, invece, è altrove: nell’intestino, infiammato, alterato, disbiotico.
Togliere il detonatore dà l’illusione di aver disinnescato tutto. Ma la bomba resta lì. Silente, latente, pronta a esplodere di nuovo al primo segnale.
E così si entra nel circolo vizioso. Elimini un alimento, stai meglio, lo reinserisci, stai peggio, lo elimini di nuovo. Ogni volta con crescente frustrazione e una lista di alimenti “vietati” che si allunga senza fine.
Perché nessuno dice — o nessuno ascolta — che non è l’alimento a essere sbagliato, ma il contesto in cui lo si inserisce.
Un intestino infiammato non è in grado di accogliere cibi perfettamente innocui in condizioni normali. È come tentare di leggere Dostoevskij mentre qualcuno ti urla in un orecchio: il problema non è il libro, è il rumore attorno.
Ecco perché, finché non si cambia radicalmente l’alimentazione di fondo — finché non si costruisce un ambiente favorevole, fisiologico, non pro-infiammatorio — ogni alimento nuovo rischierà di essere percepito come un nemico. Anche il più nobile.
Ma quando si comincia a mettere ordine — quando si ripristina un’alimentazione ancestrale, coerente con la biologia umana — quei cibi, quegli stessi “colpevoli”, smettono di dare problemi. Perché non erano colpevoli, erano semplicemente arrivati nel momento sbagliato, nel posto sbagliato.
E allora, la prossima volta che stai meglio togliendo un alimento VIRTUOSO, fai attenzione: non trarre la conclusione sbagliata dalla premessa giusta.

Per tutti i

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Cerali, legumi, proteine animali, frutta secca, uova, latticini, avena… posso o non posso?Viviamo in un’epoca che cerca ...
30/07/2025

Cerali, legumi, proteine animali, frutta secca, uova, latticini, avena… posso o non posso?

Viviamo in un’epoca che cerca risposte semplici. “Posso mangiare l'avocado se ho la disbiosi?”, “Il latte di avena fa bene o fa male?”, “Le uova sì o no?”.

Comprensibile: ognuno cerca sicurezza.

Ma quando si tratta di salute, soprattutto di intestino e disbiosi, il rischio è di sostituire la conoscenza con il riflesso condizionato del “dimmi solo cosa devo fare”.

La verità? È che non funziona così.

La frutta secca o i semi ad esempio sono un ottimo alimento. Le uova anche. Così come molti altri cibi demonizzati a turno.

Eppure, in uno stesso stato di disbiosi intestinale, una persona può tollerare le mandorle e l’altra no.

Una soffre con l’avena, l’altra con le uova.

Ma questo non significa che l'avena o le uova siano “cattive” in sé.

Significa che il sistema è alterato. E un sistema alterato risponde in modo alterato.

Se allora ci limitiamo a eliminare tutto ciò che “disturba”, finiamo in una trappola. Inseguiamo cibi “buoni” o “cattivi” come fossero nemici o salvatori, perdendo il quadro d’insieme.

Non c'è strategia. Solo reattività.

Il punto è un altro: non tanto quali alimenti, ma quale intestino.
Non domandiamoci se un alimento “fa male”.
Domandiamoci: “In quale contesto lo sto inserendo?”

Perché se il contesto è disbiotico, anche il cibo più virtuoso rischia di creare disturbo. Ma la colpa non è del cibo. È del contesto.

Serve allora un percorso, non una lista.

Serve un disegno strategico, non un semaforo rosso o verde.

Non è facile. Ma è lì che inizia la vera comprensione.

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Settimana mondiale delle uova (di nuovo)Sarà il caldo, sarà l’algoritmo, ma ogni tot settimane il feed si riempie di pos...
29/07/2025

Settimana mondiale delle uova (di nuovo)

Sarà il caldo, sarà l’algoritmo, ma ogni tot settimane il feed si riempie di post sulle uova.

E come sempre succede in questi casi, partono le condivisioni a raffica, i "lo sapevate che?" copiaincollati, e i consigli nutrizionali riciclati.

Stavolta è di nuovo il turno delle uova.

Neanche fossero una novità.

E va bene, saliamo anche noi sul carrozzone 🐣
Ma lo facciamo a modo nostro.

Spoiler:
non basta dire che le uova fanno bene o che “non alzano il colesterolo”. Bisogna sapere quando, come, a chi. E soprattutto chi è il paziente davanti a noi.
Ed è qui che le certezze scolastiche iniziano a vacillare. Perché è vero che le uova fanno bene, ma è altrettanto vero che il corpo di un paziente non è una scheda tecnica.

Un intestino infiammato, una disbiosi persistente, una risposta esagerata all’istamina… e all’improvviso quell’uovo perfetto diventa un potenziale fattore scatenante.

Quindi ancora una volta l'esperienza clinica quotidiana batte ogni teoria, per quanto brillante.

Qui non conta essere i primi della classe: conta fare la cosa giusta, al momento giusto, per la persona giusta.

È proprio per questo che abbiamo inserito nella sezione "Macroalimenti" dell'AREA RISERVATA ai Pazienti, l’approfondimento sulle uova.

Perché solo chi fa un vero percorso di Educazione Alimentare acquisisce quegli strumenti che permettono di distinguere tra un’opinione e una conoscenza. Tra un dogma ripetuto a memoria e una scelta consapevole.

Così, la prossima volta che sentirete qualcuno dire “eh, le uova fanno male” o “io ne mangio dieci al giorno e non ho mai avuto problemi”,
non vi verrà neppure voglia di controbattere.

Perché saprete che non state ascoltando qualcuno che sa, ma qualcuno che ha solo assimilato una frase fatta.

E a quel punto vi sarà chiaro il privilegio di sapere davvero.

Quello che non ha bisogno di alzare la voce, né di stare in prima fila. Perché sta già dove deve stare.

- La Segreteria Centrale del dott.Andrea Nascimben -
per e

Un nuovo caso clinico raccontato dal Dott. NascimbenQuattro duodenoscopie, due colonscopie, una defecografia, impedenzio...
28/07/2025

Un nuovo caso clinico raccontato dal Dott. Nascimben

Quattro duodenoscopie, due colonscopie, una defecografia, impedenziometria, manometria, e poi ancora farmaci, triptani, procinetici... Ma dov’è la persona in tutto questo?

Nel nuovo post, il Dott. Nascimben ci accompagna nel racconto di Giovanna, 44 anni, e della sua lunga odissea digestiva e neurologica. Un caso emblematico che solleva interrogativi urgenti: siamo ancora capaci di leggere i sintomi come segni di un sistema in sofferenza o ci limitiamo ad anestetizzarli?

È davvero normale convivere con dolore, reflusso, afte, cefalee e notti frammentate… se tutto ciò è solo “curato” ma mai compreso?

Una lettura che spinge a riflettere sul significato profondo della parola “terapia” – e su quanto, spesso, la soluzione non sia nel prossimo farmaco, ma in un metodo.

Leggi il caso completo e scopri come, a volte, il ritorno alla fisiologia può davvero diventare realtà. Buona lettura a

Dietro ogni percorso… c’è molto di più.Nella foto: ceci, lenticchie, riso integrale e quinoa.Semplici, secchi, silenzios...
23/07/2025

Dietro ogni percorso… c’è molto di più.

Nella foto: ceci, lenticchie, riso integrale e quinoa.
Semplici, secchi, silenziosi.

Eppure, in questi barattoli c’è già tutto per 36 porzioni pronte da giocarsi come si vuole:
✔️ 12 porzioni di ceci
✔️ 6 di lenticchie
✔️ 12 di riso
✔️ 6 di quinoa

Basta un po’ di organizzazione in cucina per trasformare questi ingredienti in piatti sani, veloci e intelligenti – sia per chi torna dalla spiaggia in ritardo, sia per chi esce di corsa la mattina per andare al lavoro.

Questa è solo una delle tante indicazioni pratiche che chi segue il percorso con il Dott. Andrea Nascimben riceve lungo il cammino.
Per tutti i pazienti è attiva l'Area Membri con approfondimenti e guide pratiche.

Perché sì, il percorso non finisce in ambulatorio: continua con strumenti, ricette, spunti pratici, idee da mettere in atto nella vita vera.

E a proposito di idee: sul sito trovate già qualche ricetta da cui prendere ispirazione.
https://www.sanieinformati.com/blog/categories/ricette

Conoscere è importante.
Essere accompagnati, fa la differenza.

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22/07/2025

COMUNICATO DELLE SEGRETERIA DEL DOTT.NASCIMBEN

Nella giornata di oggi abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di nostri pazienti – alcuni commossi, altri indignati – riguardo a contenuti pubblicati in un gruppo chiuso sull'Istamina, riconducibili a una persona che, con toni fortemente ostili, ha screditato il dott. Nascimben in modo gratuito e, ci sia concesso dirlo, pretestuoso.

Pur non essendo il nome riportato associabile a nessuna cartella clinica in nostro possesso, la persona è stata riconosciuta grazie alla fotografia: si era presentata in studio con un’altra identità.

Non entriamo nel merito della legittimità del malcontento, che è parte della vita e dell’esperienza umana. Ma ci permettiamo di dire – con il rispetto che si deve anche a chi ha deciso di non proseguire un percorso – che l’onestà narrativa è un dovere, prima ancora che un diritto.

Molti degli utenti che hanno commentato in quella sede, e che conosciamo personalmente, non hanno seguito le indicazioni terapeutiche, hanno abbandonato dopo pochi giorni o settimane, o si sono lasciati condurre da scelte autonome che nulla avevano a che vedere con il protocollo consigliato. Questo non li rende colpevoli, ma certamente non autorizza un racconto alterato dei fatti.

I gruppi chiusi e i social sono strumenti preziosi, soprattutto quando permettono confronto e crescita. Ma diventano dannosi quando vengono utilizzati per sfogare rabbia e frustrazione, senza responsabilità e senza verità.

Ci auguriamo che chi legge queste righe sappia distinguere.

Ribadiamo inoltre agli haters e agli inneggiatori d'odio che:
Il dott. Naschimben non formula diete personalizzate, ma fornisce indicazioni educative, basate su evidenze scientifiche, volte a spiegare perché certe scelte alimentari influenzano la fisiologia intestinale.
L’obiettivo non è prescrittivo, ma informativo: aiutare il paziente a comprendere i meccanismi che regolano la digestione, la fermentazione, la disbiosi e il ruolo dei cibi nel sostenere o ostacolare l’equilibrio viscerale.
Credo che tutti i pazienti possano confermare questo.

È vero che – come osservato da qualcuno – le indicazioni possono sembrare simili da persona a persona (proprio perchè non sono diete personalizzate). Ma questo accade perché i principi di base del ripristino intestinale si fondano su meccanismi comuni, universalmente riconosciuti, come il supporto al microbiota, la riduzione di sostanze pro-infiammatorie o fermentanti, e la scelta consapevole dei tempi e delle combinazioni alimentari.

La forza del dott. Naschimben non è nel “dire cosa mangiare”, ma nell’accompagnare il paziente verso una maggiore consapevolezza, fornendo strumenti di lettura, spiegando il “perché” di un sintomo, il “come” si manifesta, e il “quando” un alimento può contribuire al benessere o al disagio.

Tutto questo, lo ribadiamo, rientra nelle competenze dell’osteopatia viscerale, così come definite dalla normativa vigente e dai principi dell’educazione alla salute. Non si tratta di terapia nutrizionale, ma di prevenzione, promozione della salute e informazione scientifica.

A nome della Segreteria Centrale
Buona Salute a tutti i e

Cari pazienti lettori,c’è un filo sottile – e al tempo stesso robusto come una fune – che lega disturbi apparentemente s...
15/07/2025

Cari pazienti lettori,

c’è un filo sottile – e al tempo stesso robusto come una fune – che lega disturbi apparentemente scollegati: l’irregolarità intestinale, il reflusso, le emicranie che si presentano puntuali come un bollettino meteorologico, e persino quei pruriti vaghi che sembrano dileguarsi appena varchiamo la soglia dell’ambulatorio.

Questo caso clinico – che oggi ricondividiamo qui, sulla nostra pagina della Segreteria – è l’esempio concreto di come un approccio sistemico, lucido e fuori dagli schemi, possa trasformare un quadro di malesseri cronici in una storia di recupero progressivo.

Francesca, protagonista di questo racconto, ha percorso la consueta trafila di esami, farmaci e diagnosi frammentate, fino a riscoprire la centralità di quel mondo interno che chiamiamo intestino – non semplice tubo digerente, ma autentico crocevia del nostro equilibrio biologico e, spesso, emotivo.

Se queste righe possono risultare utili a qualcuno che conoscete – un familiare, un amico, un vicino di scrivania che da anni cerca risposte – vi invitiamo a condividere questo contenuto. Potrebbe essere il primo passo di un percorso di consapevolezza e salute più ampio.

E, come sempre, buon cammino verso il benessere a e

La Segreteria del Dott. Nascimben

IRREGOLARITÀ INTESTINALE, REFLUSSO, EMICRANIE RICORRENTI E PRURITI DIFFUSI, MA E' UN EFFETTO DOMINO ......

Un caso Clinico
Per
Oggi vi racconterò di Francesca, 47 anni, una donna che va dritto al s**o senza tanti preamboli è una donna pragmatica, vuole cercare di capire se una serie di disturbi che la perseguitano da anni possano davvero essere eventi risolvibili e i numerosi casi clinici pubblicati le hanno dato fiducia

Mi contatta tramite Videoconferenza dalla Germania , anche in quel paese le terapie che propone la medicina prescrittiva , ovviamente non cambiano:un farmaco per ogni singolo evento. Uno per accelerare-rallentare il transito intestinale, uno per inibire le (FISIOLOGICHE) secrezioni gastriche , un’altro per l’emicrania ed un altro ancora per evitare le espressioni pruriginose

Perfetto , tutto a posto …. tutto occultato alla perfezione ( o quasi….)
Ma le CAUSE di questi disturbi ?
Perchè non cominciare a fare una valutazione sistemica , iniziando a pensare che il grande e molteplice collegamento tra il MONDO ESTERNO e il nostro Sistema SELF ( il mondo interno) è il Sistema Intestinale ( non il semplice intestino) ?

Perchè non iniziare a comprendere che se il microbiota che andrò a sviluppare negli anni non è quello “congruo per l’uomo” , ovvero non è quello che per decine di millenni ci ha accompagnato (solo per citare il lasso di tempo che intercorre tra la domesticazione-addomesticamento della provenienza alimentari) , non potrà che generare una lunga serie di meccanismi disfunzionali, prima in forma loco regionale , ovvero disturbi al tratto digerente e poi inevitabilmente si ripercuoterà anche a livello sistemico (le relazioni con il microbiota non sono solo l’asse intestino-cervello, ma anche quello microbiota-reni, microbiota fegato, microbiota-pancreas, ovvero controllo metabolico lipidico e glicemico …. )

Non entrerò in questa sede nelle dinamiche dei fenomeni di autoimmunità, per ovvie ragioni, ma tutti i disordini di questa natura non sono null’altro che un estremo tentativo del sistema biologico di porre rimedio ad una cronica e sistemica invasione antigenica protratta per decadi

LUI, il sistema immunitario, non può certo restare a guardare inpassibile l'invasione del nostro mondo Self, pertanto attaccherà duramente
e se una qualche proteina esogena avrà una qualche similitudine con quella endogena, beh, poco importa, attaccherà entrambe…. Il ragionamento biologico che sottende al suo intervento è : meglio non correre il rischio di lasciare antigeni circolanti …..meglio fare pulizia ...

Scrivo questa breve esemplificazione di complessi meccanismi biologici, perché non di rado persone non abituate a ragionare in maniera sistemica si sentono indotti a scrivere commenti fuori luogo (ed inopportuni) in merito ai casi clinici che pubblico.

Ipotizzare che in un tempo così relativamente breve e agendo esclusivamente sull’aspetto nutrizionale si possano risolvere, uno dopo l’altro segni e sintomi (ovvero la malattia) nonostante il paziente si fosse recato da specialisti, luminari ed effettuato batterie infinite di esami strumentali, pare quanto meno inverosimile

Invece è esattamente così:
se ripristiniamo il microbiota nella forma più Eubiotica possibile, possiamo ripristinare un corretto rapporto tra due mondi biologici, quello Self e quello esogeno intestinale

Far questo significa generare le condizioni per un corretto rapporto biologico prima intestinale e poi sistemico.
Per esempio introdurre grandi quantità di carboidrati ( ma vale anche per le proteine animali) non genera solo disequilibri a livello microbico ma anche a livello metabolico generale, nella fattispecie epatico-insulinico.

La nostra protagonista di oggi, Francesca presenta una IBS fin dall’età giovanile (sindrome intestino irritabile da colonscopia ) e dal 2014 la condizione intestinale è andata peggiorando . Attualmente alvo accelerato con 2-3 evacuazioni con feci poltacee-diarroiche, frequente la sensazione di mancato svuotamento.

A livello Gastroesofageo, riferisce gastrite cronica dall'età di 13 anni ( “gastrite cronica psicosomatica” si legge ) . Attualmente Epigastralgia dolente alla digitopressione associata a crampi addominali, pienezza precoce e nausea nel post prandiale. La lingua si presenta patinata. Arrossamento del naso dopo i pasti.

Una EGDS di marzo 2025 (effettuata insieme alla colon ) certifica gastrite diffusa di primo grado, H-P. positiva , duodenite ma senza evidenza di celiachia. (in passato altre 2 esami ; 2000 e nel 2014)

A livello cefalgico riferisce di soffrire, puntualmente, di emicrania durante i primi giorni del ciclo con presentazione sovraorbitaria e frontale. Una condizione che si manifesta anche al di fuori del periodo mestruale associata verosimilmente alla condizione intestinale (almeno così sostiene la paziente,) con 3-4 episodi cefalalgici mensili . Emicrania associata a nausea e vertigini, fotofobia , prescritti triptani (sumatriptan)

Sul piano dermatologico-sistemico Francesca riporta:
da alcuni mesi pruriti con rossore e leggero edema su collo e zona dorsale a volte diffuse anche gambe e polsi

A livello generale è presente una condizione di cronica stanchezza

In ambito alimentare anche questa donna ha seguito alimentazionei sostanzialmente Low FODMAP, povera di fibre e priva, completamente di legumi

Al paragrafo farmaci mi annoto: terminata da 5 gg terapia a base di lucen + velamox (antibiotico per 10 gg) + trimonase 500 + iberogast , triptani all’occorrenza (mediamente 2-3 assunzioni mensili), tachipirina 2 al mese , feldene fast in occasione del ciclo , quetiapina al bisogno. vit D 1000 ui + vit K2 , .
A termine dell’anamnesi ci congediamo con la mia consueta promessa che nei giorni a seguire ricverà il piano Teraoeutico Motorio-Nutrizionale
A distanza di 3 settimane, così come previsto, ricevo il suo primo feedback”Buongiorno Dr. Nascimben,
Domani sono 3 settimane che seguo la dieta e riassumo qui di seguito la situazione attuale.

1. Effetti positivi:
- non ho più avuto né episodi di crampi allo stomaco, né di nausea o pesante stomaco eccessiva (solo leggera pesantezza/pienezza dopo un leggero pranzo al lavoro, ogni tanto).

- noto che togliendo i latticini, il glutine e riducendo notevolmente gli zuccheri mi sento più 'leggera' (oltre ad avere davvero perso 1kg ca) nelle gambe e meno gonfia nello stomaco (mi capita ora solo dopo la frutta, o i legumi di sentire gonfiore di stomaco).

- mi pare che gli episodi di emicrania si siano ridotti e i mal di testa siano meno intensi, ma è ancora presto per gioire e ho bisogno di più settimane per poterlo confermare.

2. Effetti negativi e sintomi persistenti:

- intestino: feci molli - ma NON SCARICHE DI DIARREA- ancora 2 o 3 volte al giorno.

- i primi giorni della dieta avevo una debolezza e tremore nei muscoli delle gambe e braccia. Al momento rimane una mancanza di energia che noto quando voglio correre a lungo. Vorrei allenarmi a correre di nuovo un tragitto di una maratona, ma noto che al momento mi manca l'energia necessaria.

- persiste la lingua bianca

- persiste un leggero dolore/infiammazione alla bocca dello stomaco, toccando lo stomaco

- leggera acidità mangiando salsa di pomodoro e ogni tanto leggero bruciore di stomaco e gonfiore dopo avere mangiato lenticchie. Se mangio le lenticchie sotto forma di crema/purea o polpette va meglio.

Posso usare ogni tanto il brodo vegerale senza glutammato?

Cordiali saluti e buona settimana
Francesca”

Rivedo la paziente a distanza di 6 settimane per il controllo

al collegamento trovo un volto disteso e sorridente (ha perso un pò il pragmatismo Germamico…)
A livello intestinale mi dice: “direi meglio , sono sempre 2 a volte 3 evacuazioni ma non ho più scariche diarroiche, le feci si stanno consolidando"

Sul piano gastroesofageo : “va decisamente meglio”, non più crampi a livello gastrico , né episodi di nausea. Non più arrossamento del naso. Permane ancora una leggera patinatura bianca sulla lingua (seppur in forma molto attenuata)

la cosa che più la sconvolge sono la scomparsa delle emicranie in fase extra ciclo ; due episodi in queste ultime 6 settimane, entrambe in prossimità del ciclo. Al di fuori di tale fase NESSUN EPISODIO CEFALGICO, la paziente commenta: “ è davvero incredibile, soffro di mal di testa da anni e dovevo far ricorso ai triptani almeno 2-3 volte al mese ed ora da quando ho iniziato nemmeno un episodio, al di fuori dal ciclo. Non ho piu assunto i Triptani"

I pruriti sono completate scomparsi: “ non ne ho più sofferto” , dice.

Dell’ampia gamma di farmaci assunti permane : Feldene solo durante il ciclo. Non più assunti tutti gli altri farmaci, l’antidepressivo non più assunto
Ci congediamo con il mio impegno che nei giorni successivi riceverà la Fase 2 del percorso Motorio-Nutrizionale, oramai i tempi sono maturi per dare completezza all’alimentazione adottata, la clinica ce lo suggerisce in modo inequivocabile.

la paziente deciderà se aver ancora necessità del mio apporto o se diversamente proseguire in piena autonomia

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