31/03/2025
Secondo la tecnica giapponese del Kintsugi, da una ferita è possibile ridare vita a ciò che è stato danneggiato, creando una nuova forma da cui nasce una storia ancora più preziosa, sia esteticamente che interiormente. Ogni pezzo riparato diventa unico grazie alla casualità con cui la ceramica può rompersi e per le irregolari decorazioni che si formano con il metallo.
Le crepe che prima erano punti fragili da nascondere vengono valorizzate con l’oro.
Il Kintsugi rappresenta la metafora delle fratture, delle crisi e dei cambiamenti che l’individuo può trovarsi ad affrontare durante la vita.
L’idea alla base è che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. Il vaso non viene riparato nascondendo le crepe, ma anzi queste vengono sottolineate attraverso l’oro.
Attraverso la valorizzazione della frattura, il vaso rotto ora ha una nuova storia.
La pratica del Kintsugi può essere considerata una metafora per illustrare il processo psicoterapeutico, cioè quello che avviene nella stanza di terapia.
La terapia può aiutare le persone che si sentono “a pezzi” ad affrontare e superare gli eventi critici che stanno vivendo.
Nel corso della psicoterapia il professionista accompagna la persona nella costruzione di una nuova realtà, ricomponendo le sue parti interne e valorizzando le sofferenze, con lo scopo di far emergere e rafforzare le sue risorse.
La persona sarà quindi più consapevole delle proprie risorse e riuscirà a vedere le proprie ferite da un’altra prospettiva, avendole trasformate in punti di forza.
L’arte del Kintsugi richiede grande pazienza e ciò vale anche per un lavoro su stessi: la riparazione, passo dopo passo, prende lentamente forma.
Elaborare una ferita è un processo lungo, lento e a volte scoraggiante. Richiede cura e pazienza, ma attraverso le prove e i tentativi si va avanti, anche quando si ha l’impressione di essere rimasti fermi al punto di partenza. Ad un certo punto tutto comincia a diventare più chiaro, si vedono dei progressi e si inizia a guardare le cose da un altro punto di vista.
Ricordiamoci che il dolore e la sofferenza sono parte della vita. Imparare a sentire e riconoscere queste emozioni ci insegna che siamo vivi. Con il tempo, il dolore viene elaborato, passa e lascia un segno. Ci lascia cambiati, a volte più forti, a volte più saggi.
Il Kintsugi è una lezione di vita. Ci insegna ad accettare e accogliere le nostre ferite anziché rimuoverle, a trasformarle in punti di forza “ricoprendole d’oro”. Esse sono la testimonianza del nostro passato, delle prove superate, della nostra storia e di quello che siamo.
Solo quando ci rompiamo, scopriamo di cosa siamo fatti.