28/02/2019
IL MAL DI SCHIENA
Il mal di schiena, tecnicamente definito lombalgia (o lombosciatalgia, quando implica un'irradiazione dolorosa agli arti inferiori), è il disturbo di salute più diffuso nel mondo occidentale, la prima causa nella perdita di giornate lavorative in Europa e Nord America ed una delle cause principali nella richiesta di interventi terapeutici nel mondo industrializzato.
La lombalgia viene solitamente classificata in due categorie principali: lombalgia acuta (eventi dolorosi della durata inferiore ai tre mesi) e lombalgia cronica (eventi dolorosi della durata superiore ai tre mesi).
Nonostante la sua estrema diffusione, il mal di schiena rimane per molti aspetti una patologia controversa, sia relativamente alle cause che la generano (che possono essere molteplici e interconnesse), sia relativamente a quale sia l'approccio terapeutico più adatto ed efficace.
Nel corso del tempo (il primo trattamento per il mal di schiena viene attribuito nientemeno che ad Ippocrate, approssimativamente nel 400 a.C.), molti sono stati gli approcci che si sono succeduti e che sono stati considerati il “Gold Standard”, per lo meno per il periodo al quale erano riferiti. E’ pertanto ragionevole attendersi novità anche per il prossimo futuro.
Il panorama terapeutico esistente ad oggi propone, in ogni caso, molte possibilità di trattamento che forniscono un valido aiuto al paziente che soffre di lombalgia.
E’ importante comunque tener conto di alcune considerazioni che possono guidare il paziente verso un approccio terapeutico ottimale al dolore lombare:
Il mal di schiena è una patologia così comune che viene talvolta accettata come uno stato “ normale”. Come accade per il raffreddore o l'igiene dentale, la resistenza alla medicalizzazione, in questi casi, dovrebbe essere affrontata con un approccio di auto gestione che enfatizzi la responsabilità personale.
Il decorso del mal di schiena può manifestarsi con attacchi improvvisi, persistenza, recidive e cronicità. E' importante ricordare questo nell'approccio clinico. La gestione deve mirare a benefici a lungo termine, non ad una riduzione dei sintomi a breve termine.
Le patologie lombari possono essere affrontate con successo affiancando alle terapie fisiche e farmacologiche una gestione del disturbo in autonomia che preveda l’esecuzione regolare di esercizi e l’adozione di strategie posturali o ergonomiche. Alcuni pazienti hanno difficoltà ad assumersi questa responsabilità e possono aver bisogno di incoraggiamento. Il successo dell'auto gestione implica l'adozione di strategie psicologiche e comportamentali che minimizzino il dolore e massimizzino la funzionalità.
Il mal di schiena non è sempre una patologia curabile e per alcuni è un problema che dura tutta la vita. Di conseguenza l’approccio terapeutico ideale dovrebbe sempre prevedere per il paziente modelli integrativi di auto gestione e di responsabilità personale.
Ciò considerato, e una volta riconosciuto il ruolo che i fattori psicosociali hanno nell'influenzare la disabilità, è possibile delineare i passi fondamentali per una gestione ottimale della cura del mal di schiena, da parte del terapeuta e del paziente stesso.
Tenuto conto delle evidenze degli studi scientifici ad oggi condotti sulle lombalgie, si può affermare che per la guarigione del paziente affetto da lombalgia sia essenziale:
Evitare il riposo a letto ed incoraggiare il ritorno ad una attività normale
Un’ informazione mirata a rendere il paziente meno timoroso e più consapevole
Terapia manuale/ Manipolazioni
Esercizio terapeutico
Un discorso a parte merita l'utilizzo degli elettromedicali.
Allo stato attuale, le evidenze scientifiche che ne dimostrino l'utilità nel trattamento delle lombalgie, non sono numericamente molto significative; d'altra parte, nell'esperienza di ogni fisioterapista che si occupi di questa patologia, esistono dati concreti in merito al successo di trattamenti in cui, soprattutto nei casi acuti, gli elettromedicali si sono dimostrati utili nella risoluzione del problema.
Appare quindi opportuno, oltre che prudente, non scartarne l'uso a priori, ma valutare caso per caso se il loro utilizzo possa essere un valido supporto nel trattamento dei diversi pazienti.