02/07/2025
Viviamo in una società segnata da trasformazioni rapide, connessioni digitali costanti e un crescente senso di precarietà nei legami umani. Zygmunt Bauman ha definito tutto ciò “modernità liquida”, un tempo in cui “le relazioni si allacciano facilmente e si sciolgono con ancora maggiore facilità”, perché ciò che è liquido non ha forma stabile, non conserva la struttura e scivola via. In questo scenario, anche l’amicizia rischia di essere ridotta a un’esperienza episodica, effimera, funzionale al momento, perdendo il suo spessore educativo ed esistenziale.
Tuttavia, proprio in questo contesto di fragilità, l’amicizia autentica rappresenta una risorsa fondamentale, soprattutto nell’età adulta. È un legame che si fonda sulla libertà, sulla reciprocità, sulla cura dell’altro senza obbligo, né tornaconto. L’amicizia vera è scelta consapevole, è tempo donato, è testimonianza silenziosa ma costante nella nostra storia di vita. Ed è, in questo senso, un atto profondamente pedagogico.
Se nell’infanzia e nell’adolescenza l’amicizia ha una funzione formativa e identitaria, nell’età adulta essa diventa uno spazio emotivo e relazionale in cui la persona può rimanere autentica, riconoscersi, essere accolta al di là dei ruoli sociali. L’amico adulto è spesso testimone del nostro vissuto, co-costruttore di significati, presenza affettiva che sostiene nei passaggi critici della vita: separazioni, lutti, cambiamenti professionali, solitudini non dette.
Questa dimensione relazionale ha anche una base neurobiologica ben precisa. Le neuroscienze e la neuropedagogia ci insegnano che i legami affettivi significativi – come l’amicizia – favoriscono la neuroplasticità regolano il sistema limbico e contribuiscono al rilascio di ormoni come l’ossitocina e la serotonina, con effetti positivi sull’umore, sul benessere generale e sulla salute mentale. Le relazioni autentiche, stabili e fondate sulla fiducia hanno il potere di ridurre il cortisolo (ormone dello stress) e rafforzare le funzioni esecutive del cervello: memoria, attenzione, autoregolazione emotiva.
Tuttavia, non tutte le amicizie generano benessere. Esistono legami che si definiscono “amicali” ma che si basano su dipendenza, manipolazione, competizione, svalutazione, generando disagio emotivo, stress cronico e instabilità interiore. Le cosiddette amicizie tossiche,, se protratte nel tempo, possono attivare circoli viziosi disfunzionali a livello cerebrale ed emotivo, minando la fiducia in sé e negli altri. È fondamentale, quindi, educare anche l’adulto alla qualità dei legami, sviluppando capacità critiche per riconoscere quando un rapporto è fonte di nutrimento affettivo e quando, invece, diventa fonte di malessere.
In un tempo che spinge all’isolamento mascherato da iperconnessione, l’educazione all’amicizia è una priorità pedagogica anche per l’adulto. L’amicizia, infatti, non è una competenza “data” o scontata: richiede ascolto, empatia, capacità di negoziazione, accettazione della vulnerabilità. La pedagogia dell’adulto e la formazione permanente devono riscoprire il valore educativo della relazione amicale come palestra di umanità, come spazio di reciprocità libera e non giudicante.
Promuovere una cultura dell’amicizia profonda stabile e intenzionale significa anche contrastare gli effetti collaterali della società liquida: la solitudine emotiva, l’individualismo, la logica della sostituzione dei legami. Significa dare forma a un nuovo modello relazionale adulto, in cui il tempo condiviso ha valore, in cui il confronto è crescita e il legame è impegno libero e duraturo.
In conclusione, educare all’amicizia significa educare alla cura, alla presenza, alla responsabilità verso l’altro. In un mondo che ci abitua a relazioni veloci, reversibili e superficiali, l’amicizia autentica è una scelta coraggiosa, una forma di resistenza affettiva e pedagogica.
Nel fluire continuo della società liquida, dove tutto passa e poco resta, l’amico è ciò che resta
E coltivare questo tipo di legame, con consapevolezza e responsabilità, è uno dei compiti educativi più urgenti e profondi anche – e soprattutto – nell’età adulta.
Con stima
Doc. Marseglia