D.ssa Roberta Marseglia

D.ssa Roberta Marseglia Mi occupo di inclusione, fomazione e risorse umane. Educatrice Prof. Domiciliare e Scolastica
Coordinatrice Ped.

presso Centro Diagnostico Ippolito e Progetto Sociale EasyGo

✨ **Verso il Sì** ✨Hai mai pensato che l’amore non basti da solo a far funzionare una coppia?Una relazione sana richiede...
21/09/2025

✨ **Verso il Sì** ✨
Hai mai pensato che l’amore non basti da solo a far funzionare una coppia?
Una relazione sana richiede ascolto, consapevolezza, progettualità… e anche un po’ di educazione! 💡

Per questo ho ideato un percorso pensato per chi sogna un “sì” forte e consapevole, sia che significhi matrimonio, convivenza o semplicemente una scelta di vita insieme. ❤️

👉 Nel **webinar gratuito** ti racconterò come il progetto *Verso il Sì* può aiutarti a:
💬 comunicare con più empatia
🤝 costruire progetti comuni e realistici
💰 gestire insieme il budget familiare
👶 prepararti a crescere figli felici e sicuri
🌱 rafforzare la vostra relazione giorno dopo giorno

🔗 Iscriviti ora (link in DM) e regalati un momento per investire nella vostra coppia.
Perché il vero “sì” non è solo una parola, ma una scelta quotidiana. 💍✨

L’anno scolastico ricomincia. Le campanelle suonano, i corridoi si riempiono di voci, passi, abbracci. È il rito di sett...
15/09/2025

L’anno scolastico ricomincia. Le campanelle suonano, i corridoi si riempiono di voci, passi, abbracci. È il rito di settembre, quello che per molti segna un ritorno alla vita, agli amici, alle sfide da affrontare.

Ma non per tutti.
Dietro porte chiuse, ci sono ragazzi che non varcano quella soglia. Ragazzi che hanno scelto – o meglio, che sono stati spinti dalle loro paure, dalle loro ferite, dalle loro fragilità – a ritirarsi nelle loro stanze. Si chiamano hikikomori, una parola giapponese che significa letteralmente stare in disparte.

Essere hikikomori non vuol dire non avere sogni. Non vuol dire non voler crescere, non voler vivere. Vuol dire non riuscire, non trovare la forza di esporsi a un mondo che appare troppo rumoroso, troppo giudicante, troppo doloroso.
La stanza diventa rifugio e prigione allo stesso tempo: un luogo dove il tempo sembra fermarsi, ma dove dentro continua a ba***re un cuore che desidera, in silenzio, sentirsi parte.

E mentre fuori la scuola riparte, dentro quelle mura il calendario sembra non avere stagioni. Ogni settembre diventa un promemoria della distanza, un peso che dice: “Tu non ci sei. Tu non riesci.”
E questo dolore, invisibile, rischia di essere scambiato per pigrizia, capriccio, indifferenza. Ma non è così: è un grido muto che chiede comprensione.

Per questo, a chi vive il ritiro non dobbiamo dire “Su, dai, entra”.
Quelle parole possono essere come lame, perché chiedono uno sforzo che il corpo e la mente non sanno ancora reggere.
L’unica cosa che possiamo dire, con voce calma, con la certezza di chi non se ne va, è:
“Io ti aspetto in classe. Quando vorrai entrare, siamo qui.”

Questa è la pedagogia più autentica: non forzare, non abbandonare, ma attendere. Creare uno spazio che rimane aperto, un banco che resta vuoto ma non dimenticato, uno sguardo che accompagna anche da lontano.

E allora oggi, con il cuore che sa che non tutti saranno presenti, io dico a tutti i miei ragazzi – dentro e fuori io credo in voi ❤️

Buon anno scolastico a tutti

02/09/2025
“Oggi vedremo come un concerto live può avere un valore pedagogico importante, qualsiasi musica voi ascoltiate e qualsia...
23/07/2025

“Oggi vedremo come un concerto live può avere un valore pedagogico importante, qualsiasi musica voi ascoltiate e qualsiasi artista andiate a vedere. Non è solo uno spettacolo.”

Un concerto è un’esperienza che educa alla vita. È un momento in cui impariamo senza libri né lezioni formali, ma attraverso le emozioni, le relazioni e la condivisione.

la musica dal vivo ha un potere unico: riesce a connettere le persone tra loro, anche se non si conoscono, creando una comunità istantanea. Cantare insieme a migliaia di sconosciuti significa sentirsi parte di un “noi”, un abbraccio collettivo che ci ricorda che non siamo soli.

Per chi attraversa momenti difficili, come la depressione ad es., un concerto può essere una forma di cura. Le luci, i suoni, il ritmo e le vibrazioni attivano il corpo e la mente, stimolando emozioni positive e sensazioni di libertà. È un’esperienza che riporta al presente, al “qui e ora”, dove il dolore si allenta e lascia spazio alla vita.

Un concerto insegna anche la resilienza: ogni artista racconta la propria storia, fatta di cadute e rinascite, e attraverso la musica mostra che anche le ferite possono trasformarsi in bellezza.

Infine, la musica crea relazioni significative: due sconosciuti che si guardano e cantano lo stesso ritornello possono condividere, senza saperlo, lo stesso dolore o la stessa gioia. Quella connessione, anche se dura un solo istante, è un’esperienza di empatia e solidarietà.

Per questo, un concerto non è solo intrattenimento. È un atto pedagogico, un laboratorio di emozioni che ci insegna ad ascoltare, a sentirci vivi e a riconoscere il valore della condivisione.

D.ssa Marseglia Roberta

Ultimo - Quel filo che ci unisce (Live Stadio San Siro, Milano, 7 luglio 2025)Regia: Giovanni Galati Operatori: Renato De Blasio, Giovanni GalatiMix: Alessio...

06/07/2025

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“Dottoressa, io sono educatrice/pedagogista e ho una disabilità: posso esercitare la professione?!”La risposta è assolut...
06/07/2025

“Dottoressa, io sono educatrice/pedagogista e ho una disabilità: posso esercitare la professione?!”

La risposta è assolutamente sì, ma dipende!

La tua disabilità è una risorsa preziosa: ti dona una prospettiva unica, una sensibilità diversa e competenze che arricchiscono il tuo lavoro con bambini, ragazzi e famiglie.
Tuttavia, è importante ricordare che il tuo vissuto personale non deve mai condizionare il tuo operato professionale.

Sia tu educatrice o pedagogista, la professionalità consiste nel mettere al centro le esigenze delle persone con cui lavori, con competenza, rispetto e consapevolezza.
A seconda della tua disabilità e delle tue capacità, potrai svolgere attività in contesti educativi, scolastici, riabilitativi o formativi, sempre valorizzando i tuoi punti di forza e chiedendo eventuali adattamenti ragionevoli per facilitare il tuo lavoro.

Il mio consiglio?
✨ Trasforma la tua esperienza personale in un valore aggiunto, ma tieni sempre saldo il tuo ruolo professionale.
✨ Cerca il supporto e la formazione continua per crescere e rafforzare le tue competenze.
✨ Non esitare a chiedere consulenze specializzate per capire come valorizzare al meglio il tuo profilo professionale.

Se vuoi confrontarti o ricevere consulenze su inclusione, risorse umane e pedagogia, sono qui per accompagnarti: scegliamo insieme un pacchetto personalizzato per capire in quale contesto lavorativo è più adatto per te!

Da collega di vita a collega di professione, ti aspetto.

📩 Scrivimi in privato per saperne di più!

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Disabilità e professione educativa

voglio raccontarti qualcosa di me, perché so che può aiutare chi sta attraversando un momento difficile. Sono stata un’a...
06/07/2025

voglio raccontarti qualcosa di me, perché so che può aiutare chi sta attraversando un momento difficile. Sono stata un’adolescente con una diagnosi, proprio come molti ragazzi e ragazze oggi. E so quanto possa sembrare tutto spaventoso, confuso, e a volte ingiusto.

Quando ho ricevuto la mia diagnosi, il mondo intorno a me è cambiato all’improvviso. Non capivo bene cosa significasse, e a volte non volevo neanche crederci. Mi sentivo diversa, fragile, e avevo paura di non essere più “normale”. I miei genitori erano preoccupati, a volte non sapevano come parlarmi o come aiutarmi, e anch’io mi chiudevo in me stessa perché era troppo difficile spiegare quello che provavo.

So cosa significa sentirsi soli anche quando intorno ci sono persone che ti amano. So cosa vuol dire avere dentro un dolore che non si riesce a dire a parole.

Ma voglio dirti una cosa importante: non è la fine.
La diagnosi non è una sentenza, anche se a volte può sembrare così. È un punto di partenza diverso, che può far paura ma che può anche aprire nuove strade.

Oggi, come professionista dell'educazione, lavoro con famiglie, genitori e ragazzi proprio perché so quanto è importante essere accompagnati con rispetto, delicatezza e senza fretta. Non serve essere diretti o spingere troppo, serve accogliere il dolore, ascoltare senza giudizio, lasciare spazio alle emozioni.

Ti dico con tutto il cuore che voglio essere la professionista che io stessa avrei desiderato trovare quando avevo bisogno.
Quella persona che non ti giudica, che non ti dà risposte pronte, ma che ti prende per mano e cammina al tuo fianco.
Quella persona che sa che ogni lacrima, ogni silenzio, ogni paura ha il suo tempo e il suo spazio.
Quella persona che ti fa sentire che, anche nei giorni più bui, non sei solo.

Se sei un genitore, ti dico: prova a metterti nei panni di tuo figlio, ascoltalo davvero, anche quando tace. A volte basta stare vicini senza dover avere risposte.

Se sei un ragazzo o una ragazza con una diagnosi, voglio dirti che il tuo valore non cambia, mai. Sei molto più della tua diagnosi. E non devi affrontare tutto questo da solo.

Se ti senti pronto, se vuoi qualcuno che cammini con te, che ti ascolti davvero, io ci sono. Possiamo affrontare insieme questo percorso, passo dopo passo.

Non è facile, lo so. Ma non devi farlo da solo.

Con affetto e comprensione,
Doc Roberta Marseglia

🔴 ADOLESCENTI RIBELLI O ADOLESCENTI FERITI?👉 Quando la ribellione si trasforma in odio... e poi in violenza.📰 "Uccide i ...
02/07/2025

🔴 ADOLESCENTI RIBELLI O ADOLESCENTI FERITI?
👉 Quando la ribellione si trasforma in odio... e poi in violenza.

📰 "Uccide i genitori dopo anni di litigi."
📰 "Giovane di 16 anni accoltella il padre dopo una lite."
📰 "Figlio aggressivo fin dall’infanzia, nessuno è mai intervenuto."

Questi non sono casi isolati. Sono segnali di un disagio profondo, spesso ignorato o sottovalutato.

Dietro la devianza minorile e gli atti estremi, spesso ci sono famiglie disfunzionali, genitori inadeguati o incapaci di gestire conflitti affettivi, rabbia e dolore.
Non si tratta di “ragazzi cattivi”, ma di ragazzi non ascoltati, non educati, non amati nel modo giusto.

📉 DAL DISAGIO AGLI ATTI IRREVERSIBILI

1️⃣ Infanzia priva di regole chiare e affetto coerente
2️⃣ Adolescenza esplosiva tra rabbia e silenzi
3️⃣ Rabbia non contenuta → Odio profondo verso i genitori
4️⃣ La violenza come unica via d’uscita

👥 IL LAVORO DI RETE: PEDAGOGISTA – PSICOLOGO – ASSISTENTE SOCIALE

⚙ Nessun professionista agisce da solo.
L’intervento va costruito insieme per progettare un percorso globale di prevenzione e sostegno.

🧠 RICORDA: L’ODIO NON NASCE DAL NULLA

È il frutto di anni di dolore non riconosciuto, rabbia non ascoltata, amore negato. La violenza è l’urlo estremo di chi si è sentito invisibile.

🔑 PREVENIRE È POSSIBILE

Se senti che la situazione in famiglia sta sfuggendo, non aspettare: chiedi aiuto.

Se hai bisogno di approfondire, contattami !

Con stima
Dott.ssa Marseglia R.

Viviamo in una società segnata da trasformazioni rapide, connessioni digitali costanti e un crescente senso di precariet...
02/07/2025

Viviamo in una società segnata da trasformazioni rapide, connessioni digitali costanti e un crescente senso di precarietà nei legami umani. Zygmunt Bauman ha definito tutto ciò “modernità liquida”, un tempo in cui “le relazioni si allacciano facilmente e si sciolgono con ancora maggiore facilità”, perché ciò che è liquido non ha forma stabile, non conserva la struttura e scivola via. In questo scenario, anche l’amicizia rischia di essere ridotta a un’esperienza episodica, effimera, funzionale al momento, perdendo il suo spessore educativo ed esistenziale.

Tuttavia, proprio in questo contesto di fragilità, l’amicizia autentica rappresenta una risorsa fondamentale, soprattutto nell’età adulta. È un legame che si fonda sulla libertà, sulla reciprocità, sulla cura dell’altro senza obbligo, né tornaconto. L’amicizia vera è scelta consapevole, è tempo donato, è testimonianza silenziosa ma costante nella nostra storia di vita. Ed è, in questo senso, un atto profondamente pedagogico.

Se nell’infanzia e nell’adolescenza l’amicizia ha una funzione formativa e identitaria, nell’età adulta essa diventa uno spazio emotivo e relazionale in cui la persona può rimanere autentica, riconoscersi, essere accolta al di là dei ruoli sociali. L’amico adulto è spesso testimone del nostro vissuto, co-costruttore di significati, presenza affettiva che sostiene nei passaggi critici della vita: separazioni, lutti, cambiamenti professionali, solitudini non dette.

Questa dimensione relazionale ha anche una base neurobiologica ben precisa. Le neuroscienze e la neuropedagogia ci insegnano che i legami affettivi significativi – come l’amicizia – favoriscono la neuroplasticità regolano il sistema limbico e contribuiscono al rilascio di ormoni come l’ossitocina e la serotonina, con effetti positivi sull’umore, sul benessere generale e sulla salute mentale. Le relazioni autentiche, stabili e fondate sulla fiducia hanno il potere di ridurre il cortisolo (ormone dello stress) e rafforzare le funzioni esecutive del cervello: memoria, attenzione, autoregolazione emotiva.

Tuttavia, non tutte le amicizie generano benessere. Esistono legami che si definiscono “amicali” ma che si basano su dipendenza, manipolazione, competizione, svalutazione, generando disagio emotivo, stress cronico e instabilità interiore. Le cosiddette amicizie tossiche,, se protratte nel tempo, possono attivare circoli viziosi disfunzionali a livello cerebrale ed emotivo, minando la fiducia in sé e negli altri. È fondamentale, quindi, educare anche l’adulto alla qualità dei legami, sviluppando capacità critiche per riconoscere quando un rapporto è fonte di nutrimento affettivo e quando, invece, diventa fonte di malessere.

In un tempo che spinge all’isolamento mascherato da iperconnessione, l’educazione all’amicizia è una priorità pedagogica anche per l’adulto. L’amicizia, infatti, non è una competenza “data” o scontata: richiede ascolto, empatia, capacità di negoziazione, accettazione della vulnerabilità. La pedagogia dell’adulto e la formazione permanente devono riscoprire il valore educativo della relazione amicale come palestra di umanità, come spazio di reciprocità libera e non giudicante.

Promuovere una cultura dell’amicizia profonda stabile e intenzionale significa anche contrastare gli effetti collaterali della società liquida: la solitudine emotiva, l’individualismo, la logica della sostituzione dei legami. Significa dare forma a un nuovo modello relazionale adulto, in cui il tempo condiviso ha valore, in cui il confronto è crescita e il legame è impegno libero e duraturo.

In conclusione, educare all’amicizia significa educare alla cura, alla presenza, alla responsabilità verso l’altro. In un mondo che ci abitua a relazioni veloci, reversibili e superficiali, l’amicizia autentica è una scelta coraggiosa, una forma di resistenza affettiva e pedagogica.
Nel fluire continuo della società liquida, dove tutto passa e poco resta, l’amico è ciò che resta
E coltivare questo tipo di legame, con consapevolezza e responsabilità, è uno dei compiti educativi più urgenti e profondi anche – e soprattutto – nell’età adulta.

Con stima
Doc. Marseglia

Indirizzo

Carovigno

Orario di apertura

09:00 - 17:00

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