12/10/2024
Uno strumento fondamentale per aiutarci ad orientarsi nella caotica complessità del mondo contemporaneo è rappresentato dal concetto di "identità". Per la Treccani " In senso psicologico, con tale termine si intende l'insieme delle istanze psichiche relative alla propria persona, che costituiscono il nucleo permanente della coscienza autoriflessiva (Sé)". Per quanto ci è dato di conoscere ogni essere umano è contrassegnato da una duplice forma di identità, una oggettiva secondo la quale viene riconosciuto dagli altri come un individuo unico ed irripetibile ed una soggettiva che è il risultato dell'insieme delle caratteristiche personali così come le rappresentiamo a noi stessi.
Ma è sulla possibilità che quel nucleo della coscienza autoriflessiva permanga rigidamente immutato e/o addirittura si restringa oppure al contrario si espanda armonicamente che si giocano per ciascuno di noi le opportunità di trasformazione e di crescita personale. Il processo che consente di allentare i confini del proprio nucleo identitario e pertanto di ampliarne gli spazi interni è il meccanismo dell'identificazione, attraverso le varie tappe dell'imitazione, dell'incorporazione e della introiezione. La metafora che meglio rappresenta questo processo è forse quella "digestiva" proposta da Feuerbach: " L'uomo è ciò che mangia". Frase che rappresenta in maniera icastica il debito che ciascuno di noi contrae con l'ambiente esterno sin dalla nascita. Noi costruiamo la casa della nostra peculiare identità con i mattoni che ci vengono messi a disposizione dalle persone che entrano nel nostro spazio di osservazione. mattoni che scegliamo o scartiamo sulla scorta di influssi genetici, costituzionali o ambientali. Se poi sia più auspicabile una rigida coerenza a dei tratti identitari "forti" oppure una flessibilità controllata che possa permettere di relazionarsi agli altri e al mondo reale in maniera più efficace e costruttiva è ancora questione da discutere. Ma se ci ricordiamo della frase erroneamente attribuita a Darwin :" La specie che ha più probabilità di sopravvivere non è la più intelligente ma quella più capace di adattarsi all'ambiente" e se pensiamo al ruolo che le moderne neuroscienze attribuiscono alla "plasticità" del sistema nervoso centrale non possiamo esimerci dal concludere che l'apertura alla possibilità di una continua evoluzione della propria identità sia una dinamica in sintonia con l'altrettanto incessante evoluzione del mondo reale. E per una volta i percorsi della fenomenologia della mente e della fisiologia del cervello sembrare convergere verso mete comuni.