
06/07/2025
Nel 1922, al Toronto General Hospital, accadde qualcosa che la medicina non avrebbe mai dimenticato.
In quel reparto, decine di bambini diabetici giacevano tra la vita e la morte. Alcuni erano già in coma profondo, colpiti dalla chetoacidosi diabetica. Altri sopravvivevano a stento, sottoposti a diete talmente rigide da condannarli alla lenta agonia della fame.
Le stanze erano silenziose.
Le madri sedevano accanto ai letti, tenendo le mani fredde dei propri figli.
Aspettavano l’inevitabile.
Non c’era più niente da fare. Nessuna cura. Nessuna speranza.
Ma quel giorno, un gruppo di scienziati entrò con una fiala in mano.
Dentro: un estratto purificato.
Il suo nome? Insulina.
Camminarono da letto a letto.
Uno a uno, iniettarono ogni bambino in coma.
E proprio mentre arrivavano all’ultimo lettino…
il primo paziente aprì gli occhi.
Poi un altro.
E un altro ancora.
I respiri si fecero regolari, i battiti ripresero forza.
In pochi minuti, una stanza che odorava di lutto fu invasa dalla vita.
Quel momento segnò la nascita di una nuova era.
Un’epoca in cui il diabete non era più una condanna.
Tutto ciò fu possibile grazie alla determinazione di Frederick Banting e Charles Best, guidati da John Macleod all’Università di Toronto. Con il contributo di James Collip, riuscirono a rendere l’insulina utilizzabile e sicura.
E poi, fecero qualcosa di ancora più grande:
venderono il brevetto all’università per un solo dollaro.
Perché, dissero:
“L’insulina appartiene all’umanità. Non a noi.”
Nel 1923, Banting e Macleod ricevettero il Premio Nobel per la Medicina.
Ma il premio più grande è stato riportare in vita quei bambini.
E da allora, milioni di persone nel mondo continuano a vivere,
ogni giorno,
grazie a quel miracolo silenzioso che ha cominciato a ba***re in una stanza piena di dolore…
e si è trasformato in speranza.
🩺💙
Una delle pagine più nobili della scienza.
Una storia da ricordare. Sempre.