19/06/2024
Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre.
Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono
cancrene in atto, guardandole in faccia,
non nascondendo il bambino ferito che è stato,
ma rispettandolo profondamente
riconoscendone la verità dei sentimenti passati,
che se non ascoltati diventano
presenti, futuri, eterni.
Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno
saputo o potuto dare.
È qualcuno che non cerca compiacimento,
rapporti privilegiati, amore incondizionato,
senso per la propria esistenza nel partner,
nei figli, nei colleghi, negli amici.
Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo
in cui cerca di portare dentro gli altri,
a volte trascinandoli per i capelli.
Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino,
pagare le bollette o fare le lavatrici.
Ma le responsabilità delle proprie scelte,
delle proprie azioni, delle proprie paure
e delle proprie fragilità.
Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona,
alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all'insegnante delle elementari
che era frustrata.
Sembrano adulti ma non lo sono affatto.
Chi da bambino è stato umiliato,
chi ha pensato di non esser stato
amato abbastanza,
chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura,
chi ha incontrato la rabbia e la violenza,
chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato,
chi ha urlato senza voce,
chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno
con orecchie per sentire,
chi ha atteso invano mani,
chi ha temuto le mani.
Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione,
se non si è avuto ancora il coraggio
di accettare il dolore vissuto,
se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.
Io ho paura di questi bambini feriti travestiti
da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni
è pronto a fare qualsiasi cosa.
Un bambino ferito travestito da adulto
è una bomba ad orologeria.
Ciò che separa il bambino dall'adulto,
è la consapevolezza.
Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza
è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.
Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna.
Non si può fingere di non aver vissuto
la propria infanzia.
Non si può essere adulti se nessuno ha visto
il bambino che siamo stati,
noi per primi.
Adulto è colui che ha preso in carico il bambino
che è stato e ne è diventato il padre e la madre.
✍️ Emily Mignanelli