
30/09/2025
Voi credete di essere sul cammino spirituale ma è proprio in quell’idea che si nasconde la trappola.
Appena dite a voi stessi “sono un ricercatore spirituale ”, “sono più consapevole”, l’ego si strofina le mani: ha trovato un nuovo travestimento.
Non indossa più la giacca e la cravatta, adesso porta la tunica bianca, i cristalli al collo e lo sguardo compassionevole.
Ma dentro è sempre lui, l’antico attore che vuole stare sotto i riflettori.
E così l’ego spirituale vi sussurra: “Tu sei diverso dagli altri. Tu sei più puro, tu sei più avanti, tu hai capito”.
E intanto vi sentite superiori al vicino che non medita, al collega che parla solo di calcio, all’amico che vive ancora di istinti.
Vi mettete su un piedistallo invisibile, e dall’alto giudicate quelli che definite “addormentati”.
Ma ditemi: dov’è la spiritualità in questo? Dov’è l’amore che predicate?
La vera via non è collezionare libri, corsi, tecniche o esperienze mistiche.
La vera via è morire.
Morire a quell’orgoglio che s’infila dappertutto. Morire a quel bisogno malato di sentirsi qualcuno.
Perché finché volete essere “qualcuno”, non sarete mai liberi.
La libertà arriva quando vi accorgete che non siete nessuno, che non avete nulla da difendere, nulla da esibire.
È allora che la luce entra, silenziosa e devastante, e l’ego non ha più dove nascondersi.
Finché siete fieri della vostra spiritualità, non siete spirituali per niente.
E se queste parole vi bruciano, se vi danno fastidio… è un buon segno: significa che l’ego ha appena ricevuto un colpo.
E in quel punto esatto dovete guardare.
Non fuggite, non giustificatevi: restate lì, immobili, a fissare la maschera che cade.
E.Tolle
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