08/10/2024
RIFLESSIONE DI UNA TERAPEUTA IN PAUSA PRANZO
🗣️ Pz: “Non riesco a essere contenta come immaginavo, a godere a pieno delle cose belle che mi succedono, sono strana? Cosa ho di sbagliato?”
🥀 Ultimamente nella mia piccola esperienza clinica in studio mi ritrovo spesso a lavorare su questa questione che mi sembra essere strettamente connessa alla capacità di desiderare e quindi alla possibilità di fare accesso alla dimensione del piacere, del godimento, qualcosa che mi rendo conto essere sempre più difficile, soprattutto tra i più giovani. Ho così recuperato il ricordo di una lezione della scuola di specializzazione in cui una mia insegnante interrogandosi sulla medesima questione rispose ipotizzando che al giorno d’oggi in cui tutto corre veloce, in cui con un click possiamo avere tutto ciò che ci serve in un tempo breve, vi è la difficoltà a stare nell’assenza che è esattamente la condizione che genera il desiderio. Questo dunque, un primo pensiero di carattere per lo più sociale che continua a farmi riflettere e a rattristirmi allo stesso tempo: non siamo più capaci di desiderare forse?
💬 Poi mi sovviene subito un altro pensiero inerente per lo più al COME: come la società vuole che io goda di qualcosa? La risposta che nell’immaginario comune riscontro nella stanza di terapia è: “Al massimo!!”
E perché? Chi stabilisce questo?
In effetti, andando ad approfondire meglio non è poi vero che chi ho davanti non sappia essere contento/a o non sia in grado di godere delle cose piuttosto non lo fa al massimo e attenzione VA BENE COSÌ! Ci si può dire che delle cose si può essere (Winnicott insegna) SUFFICIENTEMENTE contenti/e, sufficientemente felici, goderne in modo discreto senza che questo significhi essere sbagliato/e o avere qualcosa che non va.
🌈 Ognuno di noi è un mondo a sé stante, frutto della propria storia e delle proprie esperienze che vive e attraversa le cose in un modo del tutto personale e soggettivo che per fortuna ci rende diversi. Forse sarebbe prezioso non pretendere di essere performanti anche con le proprie emozioni e con i propri vissuti, lo siamo già sul lavoro, a scuola, nello sport ecc.. piuttosto sarebbe importante accoglierli e prendersene cura perché in fondo, dicono di noi e di nessun altro!