
17/08/2025
L’invidia: il parassita silenzioso dei social
Sui social media l’invidia trova terreno fertile.
Non parliamo dell’invidia “benevola”, quella che può anche stimolare a migliorarsi. Qui siamo davanti a qualcosa di diverso e molto più tossico: persone che, dietro profili falsi, passano le giornate a spiare la vita degli altri, cercando un appiglio per sminuire, attaccare, infangare come unica via per trovare riparo dall’angoscia di percepirsi inferiori, mediocri, fallati.
Il meccanismo è tipicamente narcisistico:
non è “voglio quello che hai tu” (perché sanno di non poterlo ottenere),
ma “voglio che tu perda ciò che hai”, perché la tua realizzazione ricorda loro quanto si sentano falliti e inadeguati.
Non si tratta di desiderio, ma di distruttività pura.
Il successo, la felicità, i traguardi degli altri diventano uno specchio intollerabile che li costringe a guardare il vuoto dentro di sé.
E allora l’attacco diventa l’unico “rifugio”: non costruire, ma demolire. Non crescere, ma tentare di trascinare gli altri nel loro stesso baratro.
La verità è semplice: l’invidia non dice nulla di chi è oggetto dell’odio, ma racconta tutto di chi la prova. E più urlano la loro rabbia, più confermano la loro profonda impotenza.