31/05/2025
SORELLE & FRATELLI
Quando una bambina o un bambino diventa improvvisamente sorella o fratello di un nuovo nato, il suo piccolo mondo crolla e si sente defraudato dell'amore e delle attenzioni dei genitori. Capita a tutti, anche se da adulti si tende a negare il fatto.
Fingiamo di non ricordare la stretta allo stomaco che ci prendeva nel vedere mamma e papà, gli zii, i nonni tutti ad adorare questa piccola creatura con il visetto reso rugoso dai postumi del parto, che a noi sembrava proprio br**ta.
Non esiste più IO perché siamo diventati NOI.
E questo NOI pesa perché ci dobbiamo adattare, non c'è alternativa: la creatura con un urlo di pianto ha fatto esplodere in mille pezzi il nostro specchio di Narciso.
Siamo costretti a guardarci da un'altra angolatura sperando di essere nuovamente "visti" dai nostri genitori e l'unica strategia è fingere di amare la creatura.
Diventiamo allora i suoi protettori, la prendiamo in braccio, la coccoliamo, proviamo ad adorarla anche noi. Ma siamo piccoli e goffi e le cose ci sfuggono di mano come quella volta che nel tentativo di aiutare mia madre con mia sorella, stavo per farla morire soffocata nel borotalco.
Sarà stato un caso o c'era premeditazione?
Ma ad un certo punto accade qualcosa: quella piccoletta (o piccoletto) diventa una compagna di giochi, si inizia a percepire un senso di amore mai provato, qualcosa di diverso da ciò che si prove per i genitori. È un sentimento che ci rende più forti e ci aiuta ad affrontare il mondo complicato degli adulti, le pretese di perfezione, i dogmi, le incertezze.
Se arriva un altro nato, a quel punto siamo preparati, consapevoli che c'è spazio per tutti nel clan e diventiamo noi dei piccoli genitori per quel bambino/a fino a spingerci nell'insegnargli in due a camminare.
Qui sta la meraviglia di avere delle sorelle o dei fratelli.
Quello che siamo stati da piccoli, quello che abbiamo condiviso, bello o brutto che fosse, lo abbiamo vissuto uniti.
Spesso poi i fatti della vita si mettono di traverso; io ho conosciuto fratelli gemelli che non si sono parlati per anni, ma ad un certo punto accade qualcosa, un evento tanto inaspettato quanto decisivo come può spesso essere un lutto, che in un certo senso "mette le cose a posto".
La vita è un mistero, una magia che crea connessioni inattese e a volte incredibili.
In questa foto sono con le mie sorelle all'inizio degli Anni'70, in un mondo che oggi sembra preistoria, dove io ero il capitano di una nave/covone di paglia da cui scrutavo l'orizzonte di un mare immaginario con i miei marinai.
Nella foto si vede anche la scritta "GIORNI FELICI" tracciata dalla mia mano di bambina - parole che oggi assumono un significato ancora più profondo. Quelli erano davvero giorni felici, non perché privi di conflitti o gelosie, ma perché vissuti con l'intensità pura dell'infanzia, dove ogni emozione era autentica e ogni gioco era magia. Quella scritta infantile ci ricorda che la felicità non sta nell'assenza di difficoltà, ma nella capacità di vivere pienamente ogni momento, proprio come facevamo allora quando trasformavamo un covone di paglia in una nave e l'orizzonte in un mare di possibilità infinite.
Con la **VISUALIZZAZIONE MEDITATIVA sul Bambino/a Interiore** è possibile individuare i blocchi karmici o sistemici che si sono creati nella vita dai 3 ai 12 anni, proprio quando come spugne abbiamo assorbito tutto ciò che ci è stato trasmesso come realtà e le emozioni e i disagi che abbiamo accumulato nelle profondità del nostro inconscio.
Riconnettersi con quei "giorni felici" significa riscoprire quella parte di noi che sa ancora trasformare la realtà in magia e trovare la forza nei legami autentici che abbiamo costruito fin dall'infanzia.