22/08/2025
FARSI UMILIARE E PICCHIARE PER QUASI 300 ORE E POI MORIRE IN DIRETTA: COSA SONO DIVENTATI I SOCIAL MEDIA? E COSA SIAMO DIVENTATI NOI, ESERI UMANI?
Un uomo 46enne viveva nel mondo online facendosi umiliare e subendo violenze sia fisiche che psicologiche da parte di due altri streamer. Quest’uomo oggi fa notizia in tutto il mondo, perché non è sopravvissuto all’ultima diretta di cui è stato protagonista e in cui i suoi torturatori hanno compiuto abusi su di lui per piu’ di 12 giorni consecutivi. Quest’uomo accettava di essere bersaglio di violenze e situazioni degradanti, in quanto le relative dirette online avevano migliaia di spettatori e followers. Oggi la sua morte accende mille domande, perché la sua era una morte prevenibile. Nonostante i suoi due “torturatori” spieghino che tutto ciò che veniva mostrato in video era stato concordato con il diretto interessato, la domanda che ci dovremmo porre tutti non è relativa al decesso, ma alla natura delle scene, situazioni e immagini che nei social trovano “casa”, senza nessun tipo di filtro o remora etica. Che senso ha diventare personaggi famosi e seguiti in un social perché ci si mostra in situazioni di violenza e degrado? E come ha fatto il pubblico dei followers a trovare piacere e divertimento nell’esporsi a scene di questa natura? Verrebbe da chiedersi cosa sta succedendo al genere umano. Come abbiamo fatto a perdere quella sensibilità che di fronte alla violenza compiuta su un soggetto piu’ fragile e vulnerabile ci trasformava da spettatori a difensori e protettori, in modo presso che istantaneo? Troppe situazioni online oggi generano compiacimento individuale e di gruppo, nell’assistere a violenza, umiliazione e degrado di un altro essere umano. E molti tra noi, quasi senza accorgersene, si trasformano in soggetti che praticano in modo diretto o indiretto, questo genere di violenza su altri. Davvero, come spesso sento dire anche da specialisti di psicologia e di comunicazione, il mondo dei social sta migliorando il genere umano? La violenza, la banalizzazione di dimensioni che hanno enorme significato nella vita degli esseri umani, la volgarità con cui nei social viene maneggiata la sessualità e la questione associata ai ruoli di genere, l’indifferenza con cui si scrivono commenti dispregiativi e umilianti sono fenomeni che moltissimi, in prima persona, stanno praticando all’interno dei propri social. Magari piangendo oggi la morte del 46enne francese. Urge un ripensamento totale del mondo social, stabilendo cosa è lecito condividere e cosa no. Il sistema dei social media, ancora oggi, si rifugia dietro alla logica che non si può praticare alcuna forma di censura preventiva ai contenuti in esso presenti. Ma ciò che è orrido, degradante, umiliante non dovrebbe avere alcuno spazio in un’arena pubblica frequentata in modo massiccio da minorenni che stanno generando le loro attitudini e la propria sensibilità verso ciò che diventerà valore nella loro vita e per tutta la loro vita. I nostri figli e figlie oggi hanno un allenamento continuo e una sollecitazione costante ad assistere all’orrendo. Dell’educazione e formazione alla bellezza non si trova piu’ traccia se non nel paziente lavoro che la scuola prova a mettere a loro disposizione. Serve una rivoluzione che sia estetica, ma anche culturale ed educativa. Però a me sembra che le voci che la reclamano oggi siano sempre meno e sempre piu’ oscurate.
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