Studio Medico Dott. Victor J. Rotoli - Dermatologo

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11/04/2024

EPITELIOMA. UN TUMORE DELLA PELLE ( NON MELANOMA) MOLTO DIFFUSO E DI CUI SI PARLA POCO.

L’epitelioma è un tumore della pelle, anche se in pochi lo sanno. La tipologia più frequente è l’epitelioma basocellulare, che prende il nome dal punto in cui si origina, ossia le cellule basali del derma.
Pur essendo il tipo di tumore della pelle più frequente è raro sentirne parlare.
Vediamo in cosa consiste, e a cosa prestare attenzione.
Cosa significa epitelioma basocellulare

Il carcinoma basocellulare è particolarmente diffuso tra la popolazione caucasica, dunque con carnagione chiara, e si manifesta inizialmente come una piccola lesione del derma, che cresce nel tempo invadendo le zone limitrofe.

L’epitelioma basocellulare, noto anche come basalioma, è un tumore a crescita lenta, che non crea metastasi. Se trascurato, tuttavia, può lesionare gravemente i tessuti. Una volta insorto il primo epitelioma, è molto probabile che nel corso della vita se ne creino degli altri, in diverse parti del corpo.
Sebbene sia particolarmente diffuso l’epitelioma basocellulare al naso, può colpire anche altre parti del corpo, prediligendo i soggetti maschili con carnagione molto chiara con e senza efelidi.
Le zone ad alto rischio di insorgenza sono:
Testa
Collo
Tronco
Braccia
Gambe
Tuttavia, l’epitelioma basocellulare può colpire anche altre parti del corpo, come ascelle, seno, area genitale, palmi delle mani e piante dei piedi.
Quali sono le cause

Come per molte tipologie di tumori alla pelle, l’epitelioma basocellulare è causato da una prolungata esposizione ai raggi solari senza protezione. In particolar modo, sono le radiazioni ultraviolette ad essere responsabili dello sviluppo del carcinoma, sia quelle rilasciate dal sole sia quelle delle lampade abbronzanti.
Il rischio più alto di insorgenza di tali tumori è compreso tra infanzia e adolescenza e dopo i quarant’anni di età. Tuttavia, non è insolito che si formi in seguito a traumi fisici come ustioni, agenti chimici ed esposizione ai raggi X.
Infine, anche la sindrome di Gorlin può essere annoverata tra le cause dell’epitelioma, perché favorisce lo sviluppo di numerosi tumori alla pelle.
Quali tipi di epitelioma esistono

I diversi tipi di epitelioma sono distinti per sintomatologia:

Epitelioma basocellulare superficiale – Il carcinoma basocellulare superficiale è caratterizzato da diverse macchie con limiti netti. Tale forma è quella maggiormente diffusa e predilige come zona di insorgenza il tronco.
Epitelioma basocellulare nodulare – Anche l’epitelioma basocellulare nodulare è molto comune e si riconosce dalla tipica lesione perlacea con limiti definiti e dalla dilatazione di piccoli vasi sanguigni. Inoltre, l’epitelioma nodulare presenta ulcerazione o croste. Le regioni più comunemente colpite sono quelle superiori, come viso e collo. Sia la forma nodulare sia superficiale possono essere ricondotte all’epitelioma basocellulare pigmentato per via della colorazione marroncina, blu o eventualmente nera.
Epitelioma basocellulare sclerodermiforme – Infine, la lesione bianca e dura al tatto prende il nome di carcinoma basocellulare sclerodermiforme, una forma infiltrante.
Prevenire e curare: alcuni consigli utili

Innanzitutto è bene specificare che l’epitelioma basocellulare ha un tasso di mortalità molto basso, se messo a confronto con il melanoma, ossia il tumore alla pelle più aggressivo. Tuttavia, è sempre meglio evitarne l’insorgenza, visto soprattutto che l’epitelioma è causato da un’eccessiva esposizione ai raggi UV e non da problemi congeniti o ereditari.

Per prevenire l’epitelioma basocellulare è necessario:
Evitare l’esposizione prolungata senza protezione nelle ore più calde della giornata, specialmente in estate, tra le undici del mattino alle sedici del pomeriggio.
Sottoporsi spesso a controllo mirati.
Evitare ustioni.
Evitare di sottoporsi a trattamenti per l’abbronzatura artificiale.
Richiedere una visita con il proprio medico se si notano macchie insolite sulla pelle.
I trattamenti per questo tipo di epitelioma sono costituiti da terapie locali, allo scopo di rimuovere la parte tumorale senza tuttavia intaccare sia l’estetica che le funzionalità della zona interessata.
Nella maggior parte dei casi, si agisce per via chirurgica. Tuttavia, sono in uso anche la terapia fotodinamica o eventualmente la terapia farmacologica in caso di tumori epiteliali diffusi sul corpo, per inibirne la crescita.
Insomma, una volta notata una macchia sospetta sul corpo, è necessario sottoporsi ad una visita specialistica da un dermatologo, che eseguirà un esame demoscopico. In caso di dubbio risultato, il dermatologo effettuerà un esame istologico prelevando un campione di cute dalla zona interessata.
Melanoma Italia ONLUS
www.melanomaitalia.org

09/04/2024

QUALI SONO I SINTOMI DI UN NEO MALIGNO E COME RICONOSCERLO?

Le attenzioni e preoccupazioni a riguardo non sono mai troppe. Ma quali sono i sintomi di un neo maligno e i fattori per riconoscerlo?

Quanti e quali sono i sintomi di un neo maligno
L’epidermide, lo strato esterno della pelle umana, è una delle prime linee di difesa del nostro corpo contro agenti esterni dannosi. Tuttavia, proprio questa superficie protettiva può diventare il terreno fertile per la crescita di neo, alcuni dei quali possono nascondere un pericolo insidioso: il melanoma, una forma di cancro della pelle.

Le cause esatte del melanoma non sono del tutto comprese, ma si pensa che una combinazione di fattori genetici e ambientali possa contribuire alla sua comparsa. L’esposizione eccessiva ai raggi UV, l’incidenza familiare di melanoma, la pelle chiara e il gran numero di nei presenti sulla pelle sono tutti fattori di rischio noti.

I sintomi del melanoma possono variare, ma è essenziale prestare attenzione a qualsiasi cambiamento significativo nei nei esistenti o alla comparsa di nuove macchie sulla pelle. Segni di allarme includono un neo che cambia forma, dimensione o colore, o che comincia a prudere, sanguinare o a dare fastidio.

Come riconoscere un neo maligno?
I nei, o nevi, sono accumuli di cellule pigmentate che possono apparire su qualsiasi parte del corpo. Sono spesso innocui, ma alcuni possono evolvere in melanomi, forme di cancro della pelle potenzialmente mortali. La principale differenza tra un neo benigno e uno maligno risiede nella sua capacità di diffondersi ad altri organi. Mentre i primi tendono a rimanere stabili nel tempo, i secondi possono mostrare cambiamenti significativi nella forma, nel colore e nella dimensione nel corso del tempo.

Per riconoscere un neo maligno, è utile ricorrere alla regola dell’ABCDE:

Asimmetria: se dividi il neo a metà, le due metà non si somigliano.
Bordo irregolare: i bordi del neo sono frastagliati, non lisci.
Colori non uniformi: il neo presenta più colori, come marrone, nero, rosso, bianco o blu.
Diametro: il neo ha un diametro maggiore di 6 millimetri.
Evoluzione: il neo cambia dimensione, forma, colore o altezza.
Se si nota uno qualsiasi di questi segni è importante consultare un dermatologo il prima possibile per un esame approfondito.

A chi rivolgersi e come fare prevenzione?
Nel caso sospetti di avere un neo maligno è fondamentale rivolgersi a un medico specialista in dermatologia. Il dermatologo esaminerà il neo e, se necessario, eseguirà una biopsia per determinare se è canceroso.

Per ridurre il rischio di sviluppare melanomi e altri tipi di cancro della pelle, è importante adottare misure preventive, come:

Limitare l’esposizione ai raggi UV, specialmente durante le ore di punta.
Utilizzare sempre una protezione solare con un SPF adeguato.
Coprire la pelle con abbigliamento protettivo e cappelli a tesa larga.
Evitare l’uso di lettini abbronzanti.
Effettuare autoesami regolari della pelle per monitorare la comparsa di nuovi nei o cambiamenti nei nei esistenti.
Cosa succede se il Neo è maligno?

Se il neo risulta essere maligno, il trattamento dipenderà dallo stadio del melanoma e dalla sua localizzazione. Le opzioni di trattamento possono includere chirurgia per rimuovere il tumore, terapie mirate, immunoterapia o chemioterapia. La scelta del trattamento dipenderà da vari fattori, tra cui la dimensione del tumore, la sua localizzazione e lo stato generale di salute del paziente.

Riconoscere i segni di un neo maligno è fondamentale per intervenire precocemente e migliorare le possibilità di guarigione. Con una combinazione di autoesami regolari, protezione solare adeguata e consulenze dermatologiche è possibile ridurre il rischio di sviluppare melanomi e altre forme di cancro della pelle. La prevenzione e la tempestività nella diagnosi sono fondamentali per proteggere la propria salute cutanea e generale. Queste sono informazioni generali, ogni soggetto è diverso.
Melanoma Italia ONLUS
www.melanomaitalia.org








28/02/2024

COSA DETERMINA LA TRASFORMAZIONE DI UN NEO IN UN MELANOMA?
La trasformazione di un neo dermico in melanoma è un processo complesso e influenzato da diversi fattori. Per rispondere a questa domanda, esploreremo i meccanismi e i fattori chiave che possono contribuire a questa trasformazione.

Fattori Genetici:

Una delle principali influenze nella trasformazione di un neo dermico in melanoma è la predisposizione genetica. Alcune persone possono ereditare mutazioni genetiche che aumentano il rischio di sviluppare melanoma. Ad esempio, mutazioni nei geni come BRAF, NRAS e CDKN2A sono stati associati a un aumento del rischio di melanoma.

Esposizione ai Raggi UV:

L’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) provenienti dalla luce solare o da fonti artificiali come le lampade abbronzanti è un fattore di rischio ben noto per il melanoma. La luce UV può danneggiare il DNA nelle cellule cutanee e causare mutazioni genetiche che possono portare alla trasformazione maligna dei nevi cutanei.

Numero e Tipologia dei Nei:

Il numero e il tipo di nei cutanei possono influenzare il rischio di trasformazione in melanoma. Individui con un grande numero di nei (nei atipici) o con nei congeniti (presenti dalla nascita) possono avere un rischio maggiore.

Fototipo Cutaneo:

Il tipo di pelle di una persona, noto come fototipo cutaneo, può influenzare la suscettibilità al melanoma. Le persone con pelle chiara, occhi chiari e capelli rossi o biondi sono generalmente più suscettibili ai danni da UV e quindi ad un rischio maggiore.

Infezioni e Infiammazione:

L’infiammazione cronica della pelle o infezioni possono contribuire alla trasformazione dei nei in melanoma. L’infiammazione può danneggiare il DNA delle cellule e promuovere la crescita di cellule tumorali.

Invecchiamento:

L’invecchiamento è un fattore di rischio, poiché il melanoma tende a verificarsi più comunemente in età più avanzata.

È importante notare che non tutti i nevi cutanei si trasformano in melanoma, e la maggior parte dei nevi rimane benigna per tutta la vita. Tuttavia, la vigilanza e il controllo periodico dei nevi da parte di un dermatologo sono fondamentali per identificare precocemente eventuali segni di trasformazione in melanoma. L’autoesame regolare della pelle e l’adozione di precauzioni per evitare l’eccessiva esposizione ai raggi UV sono anche comportamenti che possono contribuire a ridurre il rischio di trasformazione dei nei in melanoma.
Melanoma Italia ONLUS
www.melanomaitalia.org






07/12/2023

QUALI ESENZIONI CON MELANOMA?

Benefici: la tessera di esenzione con codice 048 dà diritto a ricevere gratuitamente le prestazioni mediche e sanitarie (presso strutture pubbliche o convenzionate) e i farmaci correlati alla cura, alla riabilitazione e alla prevenzione di ulteriori aggravamenti della patologia tumorale diagnosticata.
Il malato di cancro ha diritto all’esenzione dal pagamento del ticket per farmaci, visite ed esami appropriati per la cura del tumore da cui è affetto e delle eventuali complicanze, per la riabilitazione e per la prevenzione di ulteriori aggravamenti[1]. Il riconoscimento di un’invalidità civile del 100%, inoltre, dà diritto all’esenzione totale dal pagamento del ticket per qualsiasi patologia.

Come presentare la domanda: la domanda di esenzione dal pagamento del ticket deve essere presentata alla ASL territorialmente competente, allegando i seguenti documenti:

tessera sanitaria e codice fiscale;

documentazione medica o cartella clinica rilasciata da una struttura ospedaliera pubblica o privata accreditata attestante la patologia oncologica o il verbale ASL/INPS da cui risulti il riconoscimento dell’invalidità civile.

Tessera di esenzione: sulla base di tale certificazione, la ASL di residenza dell’assistito rilascia un attestato di esenzione che riporta la definizione della malattia o condizione con il relativo codice identificativo e le prestazioni fruibili in esenzione:Per ottenere che le prestazioni sanitarie siano poste totalmente a carico del SSN il paziente deve richiedere l' esenzione dal contributo presso la ASL di appartenenza allegando documentazione medica, specialistica od ospedaliera, che certifichi la malattia.
I MALATI DI MELANOMA DOVREBBERO POTERE RICHIEDERE IL CODICE 048:
Soggetti affetti da patologie neoplastiche maligne e da tumori di comportamento incerto;

Cosa mi spetta se ho un tumore?
I malati oncologici hanno diritto all'esenzione totale dal ticket per le prestazioni sanitarie necessarie al monitoraggio delle loro patologie, nonché per visite specialistiche, esami di laboratorio, strumentali o diagnostici e per l'acquisto di farmaci.
Benefici: la tessera di esenzione con codice 048 dà diritto a ricevere gratuitamente le prestazioni mediche e sanitarie (presso strutture pubbliche o convenzionate) e i farmaci correlati alla cura, alla riabilitazione e alla prevenzione di ulteriori aggravamenti della patologia tumorale diagnosticata. La durata (stabilita dal Ministero della Salute[2]) della tessera di esenzione per patologia neoplastica, in base al tipo di patologia, secondo quanto previsto dalla circolare n. 13 del 13/12/2001 (G. U. n. 444 del 21.2.2002), può essere di:

5 anni dalla prima diagnosi;
10 anni dalla prima diagnosi;
illimitata;
e può essere rinnovata alla scadenza.

L’esenzione per i servizi e le prestazioni sanitarie connessi allo stato di invalidità civile è modulata a seconda della gravità dello stesso.



[1] D. M. Sanità 329/1999

[2] Decreto Ministero Salute del 23 novembre 2012: «Definizione del periodo minimo di validità dell’attestato di esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie, rilasciato ai sensi del decreto n. 329 del 28 maggio 1999».

04/12/2023

L’INCIDENZA DEL MELANOMA CUTANEO E’ AUMENTATA. PERCHE’? CE LO SPIEGA IL PROF. IGNAZIO STANGANELLI
L’incidenza del melanoma cutaneo è aumentata progressivamente alle nostre latitudini nell’arco degli ultimi cinquant’anni, e circa l’85% dei casi che insorgono annualmente nel mondo interessa le popolazioni di Nord-America, Europa e Oceania. Per quanto riguarda l’Europa, l’aumento dell’incidenza è generalizzato nelle ultime decadi per ogni tipo (melanoma in situ, invasivo, sottile e spesso).
In Italia, nella popolazione al di sotto dei 50 anni, è attualmente il secondo tumore più frequente nei maschi e il terzo più frequente nelle donne.
Che cosa sappiamo oggi?
Ignazio Stanganelli, Professore Associato all’Università di Parma, Direttore Centro di Dermatologia Oncologica – Skin Cancer Unit, Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori Dino Amadori, past president IMI, risponde alle dieci domande fondamentali sull’attualità del melanoma.



Come si spiega l’incidenza del melanoma cutaneo?

“L’aumento dell’incidenza dei casi di melanoma è da attribuirsi a due fattori principali, il primo è l’esposizione solare intensa e intermittente con scottature, dose cumulativa solare elevata, esposizione alle radiazioni ultraviolette artificiali (lampade abbronzanti), fotodanno attinico (danno alla pelle causato dai raggi solari, che può portare a invecchiamento precoce, rughe, macchie solari e altre manifestazioni cutanee, ndr). Secondo fattore è l’aumento della pressione diagnostica con una maggiore attenzione alla patologia da parte della popolazione, dei medici di famiglia e alla disponibilità di sofisticati strumenti diagnostici e centri specializzati. Ad ogni modo, il rischio di insorgenza del melanoma cutaneo è multifattoriale ed è influenzato da fattori genetici, fenotipici e ambientali. I fattori genetici e costituzionali più importanti sono il il tipo di pelle (fototipo chiaro I e II), la familiarità per melanoma e la presenza di numerosi nevi melanocitici. Parallelamente all’aumento dell’incidenza che è mantenuta costante negli ultimi decenni, l’aumento della pressione diagnostica ha comportato un maggiore numero di diagnosi precoce con prognosi favorevole”.



Nel melanoma si può ipotizzare uno screening di massa, come avviene per la mammella, la cervice uterina, il colon retto?

“Realizzare un programma di screening di massa per il melanoma non è percorribile perché ha un razionale scientifico molto debole. Gli screening sono interventi complessi, la loro programmazione deve basarsi su prove scientifiche e necessitano di un monitoraggio formale che in Italia è rappresentato dall’Osservatorio Nazionale Screening che opera per conto delle Regioni e del Ministero della Salute. L’ultima revisione sistematica della letteratura ha concluso che, al momento, non ci sono prove sufficienti dell’efficacia dello screening per il melanoma negli adulti e ancor di più nei giovani”.



In quali casi raccomandare i controlli dermatologici?

“Lo screening dermatologico organizzato e attivo, scoraggiato sulla popolazione generale, viene suggerito come controllo selettivo sulla popolazione a rischio: familiarità per melanoma, fototipo chiaro, scottature in età pediatrica, numerosi nevi, cute con presenza di cheratosi attiniche e carcinomi cutanei. Le campagne di sensibilizzazione puntano alla identificazione della lesione sospetta mediante la regola dell’ABCDE, vale a dire Asimmetria, Bordi irregolari, Colore disomogeneo, Dimensioni > 6 mm, Evoluzione rapida e il segno del Brutto Anatroccolo, il neo che spicca e si differenzia dagli altri per colore, forma e dimensione. I dati sui flussi delle lesioni sospette inviate al centro di dermatologia depongono per un notevole impegno dei dermatologi, a fronte di un elevato numero di pazienti che afferiscono agli ambulatori specialistici”.



I numeri relativi ai controlli?

“Uno studio epidemiologico condotto con i dati dei Registri Tumori e il database dei flussi ASA della Regione Emilia Romagna ha rilevato, nel periodo 2003-2017, 4,593,988 visite dermatologiche e 849,343 biopsie, a fronte di un melanoma ogni 393 visite, una biopsia ogni 5 visite, un melanoma ogni 75 biopsie. Il quadro epidemiologico è più che favorevole nel 70% dei pazienti grazie al riscontro di un 30% di melanomi in situ ovvero in fase intraepidemica (guarigione completa) e 46% di forme micro-invasive (spessore < 1 mm) a prognosi favorevole. La Regione Emilia Romagna è considerata una delle regioni italiane con un sistema sanitario di standard elevato, ma in questo caso risulta evidente l’eccessivo invio dal territorio dove operano i medici di medicina generale, e verosimilmente le altre regioni italiane si trovano nella stessa situazione se non peggiore, in assenza di una capillare rete dermatologica”.



Quale il ruolo dei medici di famiglia?

“Per un adeguato triage delle lesioni cutanee bisogna creare una migliore integrazione funzionale tra i medici di famiglia e le strutture specialistiche con una formazione continua con l’impiego di strumenti multimediali. In linea con le indicazioni del Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 abbiamo implementato il progetto MelaMed, Melanoma Multimedia Education (www.imi-melamed.it) dell’Intergruppo Melanoma Italiano, IMI, un programma a carattere nazionale per formare il medico nella prevenzione primaria e secondaria del melanoma cutaneo e per fornire la relativa conoscenza delle basi essenziali dell’intero percorso diagnostico terapeutico del paziente”.



In cosa consiste il programma MelaMed?

“La struttura è caratterizzata da una piattaforma con il materiale iconografico proveniente dal CD-Rom Melanoma Cutaneo che ho sviluppato con l’Istituto Oncologico Romagnolo e patrocinato dal WHO Melanoma programme. La ricchissima iconografia clinica è stata resa disponibile come biblioteca virtuale nella piattaforma MelaMed. Quest’ultima è stata arricchita da un ulteriore substrato clinico-patologico multimediale e interattivo, anche con la costruzione di morphing virtuali e l’integrazione di tutte le più recenti raccomandazioni del percorso diagnostico terapeutico dell’Istituto Superiore di Sanità. La piattaforma MelaMed, in lingua italiana e inglese, è associata a un’area di e-learning per l’implementazione di corsi telematici con una FAD attualmente in corso e un progetto di valutazione dell’impatto formativo, che ha raccolto centinaia di adesioni con il patrocinio della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO). Infine con la rimodulazione delle funzioni e delle strutture dedicate alla medicina territoriale e dei medici di famiglia bisognerebbe implementare una funzione di telemedicina per l’invio di lesioni al centro di riferimento dermatologico per il primo triage, riducendo tempi d’attesa per i pazienti e facilitando l’accesso per le lesioni sospette”.



Le guarigioni sono all’ordine del giorno. Come è cambiata la prognosi del melanoma in questi anni?

“Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) la sopravvivenza da melanoma ha raggiunto quasi il 90%. Una ampia ricerca epidemiologica (casistica 2003-2017) ha evidenziato un miglioramento significativo nella sopravvivenza, osservato per la prima volta in assoluto in Italia e in Europa. Questo riscontro si attribuisce al miglioramento della diagnosi precoce per la riduzione dello spessore di Breslow ma anche all’impiego dei nuovi farmaci per la terapia mirata e per l’immunoterapia nei pazienti con melanoma avanzato e inoperabile, introdotti dal 2010 prima come sperimentazione e successivamente nella pratica clinica”.



Perché è importante studiare lo spessore del tumore?

“Lo spessore nel melanoma, misurato in millimetri, è il fattore prognostico principale. La ricerca ha evidenziato che quando lo spessore mediano dei melanomi studiati nel periodo 2003-2017 tendeva a diminuire, parallelamente la prognosi migliorava. La sopravvivenza a cinque anni è aumentata in modo particolare per gli uomini: passando dall’87% tra il 2003 e il 2007, al 93% tra il 2013 e il 2017, raggiungendo, per la prima volta in Italia, la sopravvivenza delle donne. Tutto ciò nonostante il fatto che gli uomini continuino ad avere melanomi più spessi. Nello specifico si è registrato In Italia un significativo miglioramento della sopravvivenza a cinque anni nei maschi con melanoma di spessore massimo, grazie alle terapie innovative. Per il valore storico dello studio, alla giovanissima ricercatrice romagnola Federica Zamagni è stato assegnato il prestigioso Elvo Tempia Special Prize durante il convegno dell’International Association of Cancer Register (IACR), in questa ricerca congiunta dell’AIRTUM, coordinata dal Registro Tumori della Regione Emilia-Romagna e promosso dall’Intergruppo Melanoma Italiano”.



Parlando di prevenzione, quali le strategie da adottare?

“La prevenzione secondaria è finalizzata alla diagnosi precoce. La prevenzione primaria, ovvero l’identificazione dei fattori di rischio costituzionali e ambientali, rappresenta di fatto il substrato fondamentale per un’azione di educazione alla salute efficace in tutte le fasce di popolazione ed in particolare nei sottogruppi a rischio. Non potendo cambiare la genetica, responsabile del tipo di pelle cosi come del numero dei nevi nei soggetti predisposti, dobbiamo cambiare le abitudini riguardo il fattore di rischio ambientale più importante dato dall’esposizione ai raggi UV, considerati a tutti gli effetti un carcinogeno al pari del fumo di sigaretta. Per valutare l’effetto sull’individuo dell’esposizione alla radiazione ultravioletta bisogna considerare il tipo di pelle chiaro vs pelle mediterranea/scura), la quantità di radiazione UV assorbita, il tipo di esposizione ai raggi solari (intensa e intermittente o cronica), l’età dell’individuo (l’esposizione in età infantile e adolescenziale è associata ad un rischio maggiore), l’attività lavorativa all’aperto (pescatori, agricoltori), l’associazione della esposizione solare all’eritema solare (scottature) e alle radiazioni ultraviolette artificiali. Diversi studi hanno dimostrato che l’esposizione artificiale a lampade o lettini abbronzanti provoca un aumento significativo del rischio di melanoma nei soggetti che ne fanno uso, soprattutto se l’esposizione avviene prima dei 35 anni”.

Quale è l’orientamento per quanto riguarda l’abbronzatura artificiale?

“Nella maggior parte degli Stati Europei sono presenti legislazioni che vietano o limitano l’utilizzo delle lampade abbronzanti. Nello specifico nel 2011 l’Italia ha vietato l’uso di apparecchiature abbronzanti a minori, donne in gravidanza, persone con una storia personale di tumori della pelle e persone che non si abbronzano o che si scottano facilmente dopo esposizione al sole. L’ultimo studio epidemiologico, condotto proprio in Romagna 10 anni fa, ha mostrato che il 20% della popolazione intervistata aveva fatto uso di lampade artificiali associato a tempi di esposizione solare elevati, con un 25% di popolazione a rischio con fototipo chiaro ed efelidi. Sarebbe importante monitorare con dati recenti l’uso dei lettini solari e le modalità di esposizione solare in un campione della popolazione Italiana confrontando le varie aree geografiche”.

04/10/2023

Si possono effettuare questi trattamenti presso il mio studio sito in corso Italia 177 sambuceto (Chieti) per appuntamento chiamare al 085835810.

12/08/2023

Lo studio del dott. Victor Rotoli , Specialista in Dermstologia e Malattie Sessualmente Trasmesse sito in Corso Italia, 177 Sambuceto (Chieti) sarà’ chiuso per ferie da venerdì 25 agosto a lunedì 18 settembre. Riapre mercoledì 20 settembre. Per prenotare appuntamenti chiamare al 3491334501 (segretaria Lucia). Grazie.

01/05/2023
23/03/2023
26/10/2022

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL MELANOMA (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)
Il melanoma è un tumore maligno che origina dai melanociti, cellule che sono normalmente presenti nella pelle e ne determinano il colore. Il 90% dei melanomi si manifesta per l’appunto sulla pelle; il rimanente 10% può originare in altre sedi, ad esempio nell’occhio, nelle meningi e nelle mucose di naso, seni paranasali, bocca, va**na e ano.
Il 70% di questi tumori della pelle origina dalla trasformazione di un neo preesistente, il rimanente 30% compare su cute apparentemente sana.

Generalità

La dermatologa ci spiega che è possibile distinguere in base alla modalità di crescita, 4 tipi clinici di melanoma:

-a diffusione superficiale
-nodulare
-lentigo maligna
-acrale lentigginoso.

Il melanoma a diffusione superficiale

Questa tipologia come dice la parola stessa, riguarda la formazione del tumore nella parte superficiale del derma e può insorgere: ex novo o come degenerazione di nei preesistenti che cambiano forma e colore (contorni frastagliati)
È più frequente nei giovani e nel sesso femminile.

Il melanoma nodulare

Il melanoma nodulare rappresenta il 9-15% di tutti i melanomi ed è la causa del 43% dei decessi; insorge a qualsiasi età, anche se è più frequente negli anziani, colpisce in entrambi i sessi. Si tratta di un tumore molto aggressivo, con prognosi infausta, legata alla rapidità con cui avviene l’infiltrazione e la diffusione metastatica.

La lentigo maligna

La lentigo maligna, è un melanoma in situ (circoscritto), a lenta crescita che insorge in genere su cute fotodanneggiata. Le donne sono più colpite rispetto agli uomini, con un picco di incidenza tra i 70 e gli 80 anni.

Il melanoma acrale lentigginoso

Infine, l’ultima tipologia, quella acrale lentigginosa, è tra le forme più gravi di melanoma. Interessa sedi atipiche e può colpire:

-mani
-piedi
-il letto ungueale
-le mucose (bocca naso, genitali)

Interessa in prevalenza le persone con pelle scura e il più delle volte la diagnosi viene fatta tardivamente.

Esiste una correlazione tra esposizione breve e intensa ai raggi solari e l’insorgenza di melanoma, soprattutto in soggetti con pelle e occhi chiari. Altri fattori di rischio sono:

-una storia personale di lesioni alla pelle
-la presenza di molteplici nei, congeniti o acquisiti
-l’appartenenza a una famiglia in cui si è già manifestato il melanoma
-facilità alle ustioni solari
-presenza nella pelle di molti nei

Eziologia e patogenesi

I melanociti sono cellule che si trovano nello strato superiore della pelle, producono un pigmento noto come melanina, che conferisce alla pelle il suo colore; esistono due tipi di melanina: eumelanina e feomelanina. Quando la pelle è esposta alle radiazioni ultraviolette (UV) del sole o dei lettini abbronzanti, provoca danni alla pelle che innescano i melanociti, in particolare il pigmento eumelanina, per produrre più melanina al fine di proteggere la pelle facendola scurire o abbronzarsi. Il melanoma si verifica quando il danno al DNA dovuto a scottature solari o abbronzatura a causa delle radiazioni UV crea cambiamenti (mutazioni) nei melanociti, con conseguente crescita cellulare incontrollata.

Segni e sintomi

Per l’individuazione di possibili melanomi (Fig.1), viene consigliato di utilizzare la cosiddetta “Regola ABCDE” che prevede di sottoporre all’attenzione del medico un presunto neo che però dovesse presentare le seguenti caratteristiche (non necessariamente tutte presenti):

ASSIMETRIA: i melanomi sono di solito asimmetrici, con metà della macchia cutanea più grande dell’altra
BORDI: i bordi del melanoma sono irregolari a carta geografica, al contrario di quelli dei nei
COLORE: spesso il melanoma è policromo ovvero presenta colori diversi come nero, bruno, rosso e rosa
DIMENSIONE: una lesione cutanea sospetta, di diametro superiore ai 7 millimetri deve essere verificata da uno specialista
EVOLUZIONE : la lesione cutanea che tende a modificare la propria forma, colore e superficie è da ritenersi sospetta e da verificare

Nel caso del melanoma nodulare, il più aggressivo, viene modificata nella “Regola ABCDEFG” aggiungendo le caratteristiche:

ELEVAZIONE : si presenta rilevata rispetto al piano cutaneo
FIRM: la consistenza, palpandola con le dita, è maggiore rispetto alla pelle circostante
GROWING: crescita rapida in poche settimane o pochi mesi

Epidemiología

Il melanoma cutaneo è uno dei tumori più comuni che si possono sviluppare sotto i 50 anni; rappresenta il 9% dei tumori giovanili negli uomini e il 7% nelle donne.In Italia la stima dei melanomi, e dei decessi ad essi attribuiti, è tuttora approssimativa: si aggira attorno a 7.000 casi l’anno.

Diagnosi

Esame dermatologico

Il dermatoscopio è uno strumento che in maniera non invasiva permette di valutare le caratteristiche strutturali di un neo mediante ingrandimento ( x10, x 40). In particolare si possono rilevare alcuni segni che si ritrovano nel melanoma precoce come, per esempio, anomali accumuli di pigmento, i punti pigmentati, membrane lattescenti che coprono parte del melanoma.

Biopsia

Le lesioni sospette vengono asportate con un semplice intervento della durata di pochi minuti in anestesia locale, incidendo a circa 2 mm dai margini del nevo. Solitamente sono necessari pochi punti di sutura che vanno rimossi dopo una settimana; ciò non impedisce l’espletamento della normale vita giornaliera. Il tessuto asportato viene esaminato al microscopio; lo scopo è quello di valutare la benignità o la malignità della lesione, segnalando, nel caso di malignità, alcune caratteristiche che possono dare informazioni circa la prognosi del melanoma.

Test strumentali e di laboratorio

FISH (Fluorescence in situ hybridization, Ibridazione fluorescente in Situ)

Per quanto riguarda lesioni cutanee melanocitiche non ambigue e controverse la tecnica FISH a quattro sonde è risultata essere sensibile e specifica, in particolare, è possibile analizzare anomalie cromosomiche (di numero o traslocazioni), visualizzare l’istologia del tessuto prelevato e determinare citogeneticamente la presenza di marcatori tumorali.

CGH (Comparative Genomic Hybridization)

Questa tecnica permette di analizzare anomalie cromosomiche (di numero, inserzioni/delezioni del genoma) sebbene i suoi risultati dipendano soprattutto dalla purezza del campione prelevato, un’altra complicazione della tecnica CGH è data dal fatto che non tutte le cellule di melanoma possono presentare alterazioni cromosomiche. È meno sensibile della tecnica FISH.

Terapia

La cura del melanoma, come di tutti i tumori cutanei, dipende dal tipo, dallo stadio di malattia ma anche dalla sede di comparsa, oltre che dall’età e dallo stato di salute del paziente. Il trattamento è nella maggior parte dei casi chirurgico.

Nei casi dove la chirurgia non fosse sufficiente, si può ricorre anche alla terapia fotodinamica, alla chemioterapia, alla radioterapia, alle terapie biologiche come immunoterapia e/o targeted therapy. In alcuni casi si possono combinare più trattamenti.

Dopo il trattamento i pazienti dovrebbero sottoporsi a visite ed esami con tempi e modalità diverse a seconda dello stadio del melanoma.

Stadio 0. Questi pazienti, una volta asportato il tumore, dovrebbero effettuare un esame della pelle almeno una volta all’anno per tutta la vita, la frequenza degli esami fisici dopo due anni dipende dalla valutazione del rischio di nuovi tumori o di ricomparsa del precedente.

Stadio I. I pazienti con melanoma in stadio I dovrebbero effettuare un esame della pelle ogni 6-12 mesi per i primi 2 anni, e almeno uno all’anno fino al 5 anno.

Stadio II. Dopo trattamento, i pazienti dovrebbero effettuare un esame della pelle ogni 3 mesi per il primo anno e ogni 4 nel secondo anno ed almeno una volta ogni 6 mesi negli anni successivi.

Stadio III. Dopo le cure, i pazienti dovrebbero sottoporsi ad un esame fisico, compreso l’esame della pelle, e ai raggi X al torace, esame dell’LDH e TAC total body o PET/TAC total body.

Stadio IV. Questo livello di patologia richiede, dopo la cura, di monitorare lo stato di malattia ogni tre mesi, ogni mese o addirittura settimanalmente, in relazione al giudizio del medico. In particolare, l’intervallo tra le rivalutazioni strumentali deve essere stabilito a seconda della sede delle metastasi e del grado dei sintomi.

Prognosi del melanoma

Il melanoma potrebbe diffondersi rapidamente e causare la morte entro pochi mesi dalla diagnosi. Meno profonda è la crescita di un melanoma nello spessore della cute, maggiori sono le probabilità che possa essere asportato mediante l’intervento chirurgico, quasi il 100% dei melanomi più precoci e più superficiali viene guarito dalla chirurgia. Tuttavia, i melanomi che sono cresciuti e sono più profondi di circa 1 millimetro nella pelle presentano un rischio più elevato di metastatizzarsi nei linfonodi e nei vasi sanguigni.

Quando il melanoma si è metastatizzato nei linfonodi, il tasso di sopravvivenza a 5 anni varia dal 25 al 70%, in funzione dell’estensione della perdita di tessuto cutaneo (ulcerazione) sul melanoma e del numero di linfonodi interessati. Quando si è metastatizzato in parti distanti del corpo, il tasso di sopravvivenza di 5 anni è di circa il 10%; alcune persone vivono per meno di 9 mesi. Tuttavia, il decorso della malattia varia molto e dipende in parte dalle difese immunitarie dell’organismo.
https://www.melanomaitalia.org/news/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-sul-melanoma-ma-non-avete-mai-osato-chiedere/
Fonti

Melanoma – Istituto Oncologico Veneto (ioveneto.it)
Il Melanoma – The Skin Cancer Foundation
Melanoma: cos’è e come riconoscerlo (grupposandonato.it)
Melanoma, due nuovi studi internazionali – Tecnica Ospedaliera
Melanoma – Wikipedia
Melanoma: benigno o maligno. Cos’è e quali sono i sintomi | APS (alleatiperlasalute.it)
Melanoma – EpiCentro – Istituto Superiore di Sanità (iss.it)
Immagine iniziale: Melanoma | MEDICITALIA.it
www.melanomaitalia.org





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