Assistenza Anziani Servizi Parma

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LA TUA SERENITA' E' IL NOSTRO OBIETTIVO

Oggi, di nuovo, mi sono sentito dire:"Ah, fai le pulizie di c**o!"E no, non è la prima volta. Né la seconda.Ormai ho per...
18/11/2025

Oggi, di nuovo, mi sono sentito dire:
"Ah, fai le pulizie di c**o!"
E no, non è la prima volta. Né la seconda.
Ormai ho perso il conto.

Ma ogni volta sento un nodo nello stomaco.
Non per vergogna.
Ma per il bisogno urgente di dire le cose come stanno.

Sì, signore e signori: siamo orgogliosi di pulire.
Di lavare. Di tagliare le unghie. Di nutrire.
Di aiutare qualcuno a vestirsi, a fare la doccia.
Di accompagnare persone che non possono più farcela da sole.

Perché è questo che facciamo.
E sapete come si chiama? Prendersi cura.

Ma voi, certi di avere il mondo in mano,
la riassumete con quel tono di scherno:
“Pulizia di culi.”

Bene.
Tenetevi pure il vostro sarcasmo.
Io intanto continuo a fare il mio mestiere con dignità.
Perché non tutti possono farlo.
Perché non tutti riescono a stare davanti al dolore, alla fragilità, alla nudità della vita.
Io e i miei colleghi, sì.

E no, non potrei mai fare un lavoro dove bisogna mentire, ingannare, o mascherarsi dietro titoli eleganti.
Preferisco mani n**e e cuore pulito.

Forse un giorno capirai.
Quando avrai bisogno di qualcuno che ti lavi, ti aiuti, ti guardi con rispetto.
Quando le forze verranno meno,
e ti troverai nella condizione di chiedere aiuto.

Quel giorno, ci saremo.
Noi.
Gli stessi che oggi snobbi, deridi, sottovaluti.

Ci saremo con amore. Con delicatezza. Con professionalità.

E, magari, allora riuscirai a dire grazie.
Non con le parole, ma con uno sguardo.
Quello sguardo che vale più di qualsiasi riconoscimento.

Siamo OSS.
Siamo infermieri.
Siamo le mani che non si voltano.
E sì: siamo orgogliosi di prenderci cura.


Matteo Lucio Maiolo

❌ W GLI OSS ❌È vero che “Non tutti hanno scelto di essere OSS per vocazione.Alcuni lo fanno per necessità. Ma il valore ...
18/11/2025

❌ W GLI OSS ❌

È vero che “Non tutti hanno scelto di essere OSS per vocazione.
Alcuni lo fanno per necessità. Ma il valore non cambia: chi si alza ogni giorno e fa questo lavoro con rispetto, anche stanco, merita rispetto.”

Accettare la verità non toglie valore, lo dà.

NOI SIAMO GLI OSS Siamo operatori socio sanitari.Abbiamo scelto di lavorare dove le persone soffrono, si ammalano, spera...
17/11/2025

NOI SIAMO GLI OSS

Siamo operatori socio sanitari.
Abbiamo scelto di lavorare dove le persone soffrono, si ammalano, sperano, gioiscono e a volte muoiono.
💪❤️🫶

🔥 “Eroi solo quando fa comodo”.Gli straordinari non agevolati riaccendono una protesta che tocca nervi scoperti 👀👉 Tutta...
17/11/2025

🔥 “Eroi solo quando fa comodo”.
Gli straordinari non agevolati riaccendono una protesta che tocca nervi scoperti 👀
👉 Tutta la denuncia e i punti critici nell’articolo.

Sito internet della rivista trimestrale del sindacato infermieristico NURSIND - Confederazione CGS

Il 28% dei medici e il 32% degli infermieri italiani è depresso; mentre 1 su 10 ha avuto pensieri suicidi. Sono i dati d...
17/11/2025

Il 28% dei medici e il 32% degli infermieri italiani è depresso; mentre 1 su 10 ha avuto pensieri suicidi. Sono i dati drammatici che emergono dalla ricerca MeND – Mental Health of Nurses and Doctors dell’OMS/Europa.

https://qds.it/salute-mentale-sanitari-un-terzo-medici-infermieri-depresso/ #

La salute mentale degli operatori sanitari: un terzo di medici e infermieri è depresso, uno su due vuole cambiare lavoro

Occorre stabilire delle priorità nelle strategie di demansionamento della Madre Azienda Ospedaliera. È inammissibile che...
17/11/2025

Occorre stabilire delle priorità nelle strategie di demansionamento della Madre Azienda Ospedaliera. È inammissibile che gli infermieri vengano sfruttati negli uffici, come personale amministrativo, quando potrebbero essere maggiormente demansionati in corsia come facchini, oss, ausiliari e garzoni.

16/11/2025
Ho sposato il mio vicino di 80 anni per evitare che lo mettessero in una casa di riposo«Ma sei completamente impazzita, ...
15/11/2025

Ho sposato il mio vicino di 80 anni per evitare che lo mettessero in una casa di riposo

«Ma sei completamente impazzita, Mariana?»
Mia sorella quasi sputò il caffè quando gliel’ho detto.
«Lui ha ottant’anni!»
«Ottantadue,» la corressi, mescolando il mio tè con calma.
«E prima che ricominci a urlare, lasciami spiegare.»

Tutto iniziò tre mesi fa, quando vidi i figli di Don Ernesto aggirarsi intorno alla sua casa con volantini di case di riposo. Li conoscevo di vista: si facevano vivi ogni sei mesi per controllare che il loro padre fosse ancora vivo, poi sparivano di nuovo. Quella sera, sentii la discussione dal mio balcone.

«Papà, non puoi più vivere da solo. Hai ottantadue anni.»
«Ho ottantadue anni, non ottantadue malattie,» rispose Ernesto, con quella voce ruvida e dolce allo stesso tempo. «Mi preparo la colazione da solo, vado al mercato a piedi, e ieri sera ho guardato tre episodi di quella serie sui cartelli della droga senza addormentarmi. Sto benissimo.»
«Ma papà—»
«Niente ma, Osvaldo. Vai a contare i miei soldi immaginari con tua sorella e lasciami in pace.»

Quella sera, Don Ernesto bussò alla mia porta. Aveva una bottiglia di vino e l’espressione di chi va a un funerale.
«Mariana, devo chiederti una cosa molto strana.»
Due bicchieri dopo, mi aveva chiesto di sposarlo.

«Solo sulla carta,» spiegò, agitando nervosamente le mani. «Tu hai trentotto anni, io ottantadue. I miei figli non possono sbattermi in una casa di riposo se sono sposato e mia moglie vive con me. Legalmente sarebbe complicato.»
«Don Ernesto, questa sembra la trama di un film di serie B.»
«Lo so, lo so. Ma Mariana, quel posto… ci sono stato. Odora di disperazione e cavoli bolliti. Posso ancora vivere la mia vita. Ho solo bisogno di… uno scudo legale.»

Lo guardai negli occhi — ancora di un azzurro vivissimo — e pensai al mio appartamentino vuoto, alle cene da sola davanti alla TV, e a come quel burbero vicino fosse la persona con cui parlavo di più ogni settimana.
«E cosa ci guadagno io?» chiesi.
«A parte la mia affascinante compagnia? Pago metà delle bollette. Cucino la domenica. E… un po’ di compagnia? Siamo entrambi piuttosto soli.»

Tre settimane dopo, ci sposammo in municipio. Io indossai un vestito avorio che avevo già; lui il suo abito migliore, profumato di naftalina e vecchie vittorie. Testimoni: la signora del chiosco e suo marito, che risero per l’intera cerimonia.
«Può baciare la sposa,» disse il funzionario con mezzo sorriso.
Don Ernesto mi baciò sulla guancia — sembrava l’apertura di una busta.
«È la cosa più ribelle che faccio dal ’68,» sussurrò.

La vita da sposati si rivelò… sorprendentemente piacevole. Ernesto — ormai lo chiamavo così — era ossessivamente ordinato e si svegliava alle sei ogni mattina per fare esercizi (cinque flessioni e una passeggiata nel parco). Io ero un disastro, lavoravo fino a tardi come graphic designer e facevo colazione con caffè freddo.
«Mariana, questo non è caffè, è sciroppo d’insonnia,» brontolava ogni mattina.
«Ernesto, quelle non sono flessioni, è un insulto al fitness,» rispondevo mentre lo guardavo muoversi al rallentatore.

Ma c’erano momenti dolci.
La domenica cucinava uno stufato che sapeva esattamente di domenica.
Mi raccontava della sua giovinezza, della sua defunta moglie, dei suoi figli — quando venivano per affetto e non per dovere.
«Sai qual è la cosa peggiore dell’invecchiare, Mariana? Non sono le ginocchia o la memoria. È quando smettono di vederti come una persona e iniziano a vederti come un problema da risolvere.»

Io gli raccontavo dei miei progetti, delle scadenze impossibili, della mia famiglia che si chiedeva perché fossi ancora single a trentotto anni.
«Be’, tecnicamente non lo sei più,» sorrideva. «Sei una donna sposata con ottimi gusti in fatto di mariti maturi.»

Osvaldo e sua sorella Beatriz si presentarono un mese dopo, furiosi.
«È una truffa! Hai approfittato di nostro padre!»
«Osvaldo,» dissi con calma, «tuo padre è qui, non in coma. Può parlare da solo.»
«Ha ottantadue anni!»
«E ci sente benissimo!» urlò Ernesto dalla cucina. «Mariana, vuoi altro del tuo terribile sciroppo d’insonnia?»
«Sì, grazie!»

Beatriz mi fulminò con lo sguardo.
«E tu cosa ci guadagni?»
Guardai verso la cucina. Ernesto stava canticchiando una vecchia canzone mentre preparava il mio caffè come piaceva a me, anche se lo riteneva un crimine.
«Ci guadagno un amico,» dissi semplicemente. «Qualcuno che si preoccupa se rientro tardi. Uno stufato la domenica. Qualcuno con cui guardare film orribili. Non è abbastanza?»

Se ne andarono sbattendo la porta. Ernesto uscì con due tazze.
«I miei figli pensano che io sia impazzito.»
«I tuoi figli sono idioti.»
«Anche questo è vero.» Mi porse una tazza. «Grazie, Mariana. Per tutto questo. Per… tutto.»
«Grazie a te, marito mio. Anche se le tue flessioni sono ancora patetiche.»
«E il tuo caffè è ancora veleno.»
«Il matrimonio è accettare i difetti dell’altro.»
«O prenderli affettuosamente in giro.»
«Anche quello.»

Tocchiamo le tazze, mentre il sole del pomeriggio illuminava il nostro strano, imperfetto e sinceramente felice matrimonio di convenienza.

Sono passati sei mesi. Ernesto continua a svegliarsi alle sei, io continuo a bere caffè immondo. Lui mi rimprovera, io lo prendo in giro. La domenica c’è lo stufato. Il lunedì discutiamo su cosa guardare su Netflix.
E se qualcuno mi chiede se rimpiango di aver sposato il mio vicino di ottantadue anni, la mia risposta è semplice:

È il miglior finto matrimonio che abbia mai avuto.

La responsabilità infermieristica nella filiera assistenziale e il ruolo subordinato delle figure di supportoLe attività...
15/11/2025

La responsabilità infermieristica nella filiera assistenziale e il ruolo subordinato delle figure di supporto

Le attività di scarso valore assistenziale che l’infermiere non deve più svolgere riguardano tutte quelle mansioni operative o alberghiere che non richiedono competenze cliniche, valutative o decisionali.
Si tratta di compiti che, pur essendo necessari per il buon funzionamento del percorso di cura, non contribuiscono direttamente al processo assistenziale infermieristico e sottraggono tempo alle attività ad elevata complessità come l’osservazione clinica, il monitoraggio, l’educazione terapeutica e la pianificazione dell’assistenza.

Molte di queste attività mantengono comunque un’importanza operativa, in quanto garantiscono igiene, comfort, sicurezza e continuità di servizio; proprio per questo devono essere svolte da personale di supporto adeguatamente formato, capace di operare all’interno di un modello organizzativo chiaramente definito.

La differenziazione della filiera assistenziale è dunque essenziale per garantire efficienza, qualità e appropriatezza, ma non può prescindere dal ruolo centrale dell’infermiere.

Le figure di supporto non possono agire in autonomia perché non possiedono, né sono chiamate a possedere, la responsabilità professionale che caratterizza l’esercizio infermieristico. Esse operano esclusivamente su compito assegnato e sotto supervisione, contribuendo al sistema ma senza sostituirsi alle funzioni valutative e decisionali tipiche dell’infermiere.
Per questo, se aspirano a una totale autonomia operativa, non possono essere collocate nel percorso assistenziale, la cui natura richiede coerenza professionale e responsabilità clinica.

Il modello efficace è quello in cui l’infermiere mantiene la regia del processo assistenziale e il personale di supporto integra la presa in carico svolgendo attività utili ma prive di complessità clinica, permettendo così all’infermiere di dedicare tempo ed energie alle aree di competenza avanzata che garantiscono sicurezza, efficacia e qualità delle cure.

❤️‍🔥 37 anni di super turni… e un infarto riconosciuto come infortunio.Una decisione che fa discutere e che potrebbe cam...
15/11/2025

❤️‍🔥 37 anni di super turni… e un infarto riconosciuto come infortunio.
Una decisione che fa discutere e che potrebbe cambiare molto per chi vive da anni stress, carichi eccessivi e lavoro senza pausa 👀⚖️
👉 Nell’articolo la sentenza, il caso e cosa potrebbe significare per gli infermieri.

Sito internet della rivista trimestrale del sindacato infermieristico NURSIND - Confederazione CGS

La politerapia é un grave problema per gli anziani in Italia. Nel 2024 un anziano su tre ha assunto almeno cinque farmac...
15/11/2025

La politerapia é un grave problema per gli anziani in Italia. Nel 2024 un anziano su tre ha assunto almeno cinque farmaci diversi ogni giorno per oltre sei mesi, mentre il 70% degli over 65 ha ricevuto prescrizioni di cinque o più principi attivi in dodici mesi. Tra gli ultraottantacinquenni la media sale a 8,7 sostanze diverse per persona.
Questa moltiplicazione incontrollata delle prescrizioni crea interazioni farmacologiche pericolose, reazioni avverse e ricoveri evitabili, aumentando il rischio di effetti collaterali gravi e potenzialmente fatali nei grandi anziani. L’eccesso di farmaci rappresenta anche un problema economico per i conti pubblici. L’Agenzia Italiana del Farmaco invita a un cambio di paradigma verso maggiore appropriatezza prescrittiva, promuovendo il deprescribing, cioè la revisione periodica delle terapie come pratica di sicurezza e sostenibilità.

La professione infermieristica potrebbe contribuire significativamente attraverso la riconciliazione farmacologica sistematica, monitorando le prescrizioni multiple e segnalando possibili interazioni.
Gli infermieri potrebbero gestire ambulatori dedicati alla revisione terapeutica in collaborazione con medici e farmacisti, educare pazienti e caregiver sul corretto uso dei farmaci, e implementare programmi di deprescribing territoriale per ridurre la politerapia inappropriata e migliorare la sicurezza dei pazienti anziani.

Con oltre 125mila aggressioni annuali, comprendenti sia episodi formalmente denunciati che situazioni non segnalate, l'I...
14/11/2025

Con oltre 125mila aggressioni annuali, comprendenti sia episodi formalmente denunciati che situazioni non segnalate, l'Italia si colloca tra le nazioni europee con la più elevata incidenza di violenze rivolte ai professionisti intellettuali infermieri, in relazione al numero di lavoratori attivi.

Tale allarmante situazione è stata evidenziata dal sindacato Nursing Up, il quale sottolinea che un infermiere su quattro subisce almeno un episodio di violenza, sia fisica che verbale, ogni anno. "In proporzione al numero di operatori e agli accessi ospedalieri, l'Italia risulta attualmente il Paese europeo con il più alto tasso di aggressioni nei confronti degli infermieri."

Indirizzo

Via Pellegri 14 Langhirano
Langhirano
43013

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 20:10
Martedì 10:00 - 20:00
Mercoledì 10:00 - 20:00
Giovedì 10:00 - 20:00
Venerdì 10:00 - 20:00
Sabato 10:00 - 20:00
Domenica 10:00 - 20:00

Telefono

+393703136258

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