Floriano Negro

Floriano Negro Medico Pediatra, già Primario del Reparto di Pediatria Ospedale Vito Fazzi di Lecce. Già Assessore Urbanistica Comune di Lecce.

Antico Radicale dai tempi dell'Università. Nella Prima Repubblica esponente del Partito Repubblicano Italiano.

Un pensiero affettuoso al Cielo per ricordare con grande affetto ed immensa stima il Caro Amico e Illuminato Maestro sco...
01/04/2024

Un pensiero affettuoso al Cielo per ricordare con grande affetto ed immensa stima il Caro Amico e Illuminato Maestro scomparso lo scorso 21 Febbraio Floriano Negro Floriano Negro nel giorno del suo Compleanno, oggi infatti avrebbe compiuto 92 Anni

22/02/2024

Ciao Floriano Negro Floriano Negro

21/02/2024

Il nostro caro e fraterno amico Floriano Negro ci ha lasciato questa mattina Mercoledì 21 Febbraio 2024.

I funerali si terranno nella giornata di Domani, Giovedì 22 Febbraio, alle ore 16.15, a Lecce presso la Chiesa di Sant'Antonio a Fulgenzio in Via Imperatore Adriano.

Il corteo funebre partirà dall'abitazione del compianto Floriano sita a Lecce in Via G.Oberdan n.11

06/01/2024

EPIFANIA E BEFANA
di Floriano Negro

L’ EPIFANIA
Manifestazione della divinità.

Il 6 Gennaio si celebra l'Epifania, cioe la manifestazione della divinità di Gesù ai Re Magi, in visita a Betlemme.

Epifania deriva dal verbo greco “epiphanein”, composto da “epì” che significa “dall’alto “ e “phanein “, mi rendo manifesto.

Cioè manifestazione della divinità.

Usiamo la parola “Epifania” per indicare la festa religiosa del 6 gennaio, giorno commemorativo della visita dei Re Magi a Gesù in Betlemme, 12 giorni dopo la festa del Natale.

Ma la festa dell’Epifania ha un’origine molto più antica, è una festa pagana e significa, manifestazione del divino.

Le “epifanie“, al plurale, erano le feste dedicate alle manifestazioni delle varie divinità del mondo pagano.

Nel senso più ampio della parola, le “Ierofanie“ o le “epifanie” erano manifestazioni del sacro.

Così vi erano le “Epifanie Acquatiche“ dedicate alle divinità delle acque.

Omero conosceva bene queste divinità.

Nell’Iliade parla del dio Scamandro, dio fluviale antropomorfo che lotta con Achille.

Il dio Scamandro era venerato come tale ed aveva i suoi sacerdoti.

Ricordo anche le ninfe acquatiche.

Le più celebri le Nereidi e le Oceanine, ricordate da Esiodo.
Ricordo le “Epifanie Telluriche “.

Le pietre sacre: Il dolmen, i menhir, sono considerate manifestazioni del sacro grazie alla forza spirituale di cui portano il segno.

A partire dal IV secolo d. C. in seguito all’affermazione definitiva del Cattolicesimo, la Chiesa di Roma condanno’ i Riti e le credenze pagane, definendole frutto di influenze sataniche.

Quelle feste che non potè eliminare, le assorbì e le riconobbe come proprie feste religiose cancellando definitivamente la loro origine pagana.

Delle molte “Epifanie”, ne rimase solo una solamente, quella di Gesù di Nazaret.

Nel IV secolo la festa dell’Epifania fu definitivamente fissata per il 6 gennaio, a ricordo della prima manifestazione di Gesù, con l’omaggio resogli dai Re Magi.


LA BEFANA

Il 6 gennaio cade anche la Festa della Befana, che discende da tradizioni magiche precristiane antichissime, e nella cultura popolare si mischia con elementi folcloristici.

E’ una festa tipica di alcune regioni italiane e diffusa in tutta la pen*sola italiana.

La parola “Befana” è deformazione della parola “Epifania”, ma non significa la stessa cosa, non rappresenta affatto il divino.

E’ un personaggio umano, creato dall’anima popolare, legato alla festività del Natale.

La Befana è una vecchietta, gobba, capelli bianchi spettinati vestita di stracci e scarpe rotte, che vola sopra una scopa per fare visita ai bambini, nella notte fra il 5 e il 6 gennaio.

Riempie di doni le calze appese sul camino.

Ai bambini buoni, giocattoli, frutta, doni.

Ai bambini monelli, cenere, carbone ed aglio.

L’aspetto di vecchia deriva da una raffigurazione simbolica dell’anno vecchio, in via di disgregazione.

Significa la fine di un ciclo.

I doni sono simboli di buon auspicio per l’anno nuovo.

La Befana non è una strega, ma una vecchietta affettuosa che distribuisce doni ai bambini.

E’ vista come una nonna buona che premia o punisce i bambini.

Ha in testa un fazzoletto, non il cappello a punta, come le streghe.

Come già detto, la festa della Befana è antichissima, ma la tradizione cristiana se ne è appropriata e l’ha legata a quella dei Magi, con una leggenda non molto verosimile, che in sintesi riferisco.

I Magi, diretti a Betlemme, non riuscivano a trovare la strada; chiesero informazioni ad una vecchietta e chiesero anche di essere accompagnati.

La vecchietta dette le informazioni, ma rifiuto’ di accompagnarli.

Si pentì subito dopo, preparò un cesto di dolci e si mise a cercare i Magi.

Si fermo’ ad ogni casa donando dolci ai bambini, forse per farsi perdonare la mancanza.

Questa leggenda è l’unica narrazione che lega la Befana alla nascita di Gesù.

E’ una versione religiosa, tentativo di cristianizzare la figura della Befana.

Innumerevoli sono le rappresentazioni italiane della Befana, ma tutte la rappresentano “vecchia”, per indicare la fine di un ciclo.

Floriano Negro.

06/01/2024

IL MISTERO DEL PRESEPE
La stella, i Magi, il bue e l’asinello

di Floriano Negro

Il Presepe, quale rappresentazione della Natività, ha origini antiche.

Già nel periodo paleo-cristiano veniva raffigurato iconograficamente con la stella cometa, la grotta, i pastori, il bue e l’asinello.

Varie opere storiche ed artistiche testimoniano che San Francesco contribuì a rinnovare questa tradizione.

E’ noto che la Chiesa ha sempre favorito e sostenuto la tradizione del Presepe. Gregorio IV ne eresse uno in S.Maria in Trastevere, altri ne sono stati allestiti, nel corso dei secoli, da vari Pontefici.

A Roma ne esiste uno bellissimo, del XIII secolo, in Aracoeli.

E’ importante e significativo sottolineare la costante presenza del bue e dell’asinello nella grotta della natività, ma sulla loro presenza alla nascita di Gesù non troviamo cenni ne nei Vangeli canonici, né altrove.

La leggenda inerente la presenza di animali presso la grotta si diffuse nel III secolo d.C. con Origene che nella XIII omelia affermò: “I pastori trovarono il Salvatore steso, giacente in una mangiatoia.

Era quello il fatto che il profeta aveva predetto: il bue conosce il suo padrone e l’asino la mangiatoia del suo Signore”. In altri passi patristici i due animali sono considerati non realmente presenti alla nascita di Gesù: la loro presenza nella rappresentazione della natività dovrebbe esprimere significati simbolici.

Il bue e l’asinello erano, nelle antiche religioni ed istituzioni iniziatiche, i simboli della generazione e della fecondità.

Questa lettura simbolica è certamente la più idonea a svelare i significati di riti antichi perché più aderente alla mentalità dell’uomo antico che esprimeva attraverso simboli, miti, leggende, parabole, le proprie concezioni della realtà.

L’uomo antico viveva in simbiosi con i fenomeni celesti e trovava le sue radici nel mondo delle stelle; si sentiva immerso nel cosmo e considerava gli avvenimenti che si verificavano sulla terra come proiezione di ciò che è in cielo: viveva nella consapevolezza che ogni manifestazione terrestre corrispondeva ad una situazione celeste e che egli fosse partecipe dell’una e dell’altra, perché l’una e l’altra sono la stessa cosa.

L’uomo antico aveva una visione unitaria della realtà per cui considerava l’Uni-verso come una unità nella quale i fenomeni sono interconnessi ed interdipendenti.

L’uomo moderno, al contrario ha una visione duale ed oggettivante, quindi vive separato da Dio e dal contesto cosmico.

Per capire e dare senso a ciò che avviene in terra, bisogna interrogare il cielo.

Se non si comprende questo semplice ma difficilissimo passaggio sfugge, quasi per intero, il significato del linguaggio ieratico, dei simboli e delle allegorie.

Non si può comprendere neanche come fecero i Re Magi ad avere in anticipo notizia di eventi che poi si sarebbero verificati realmente.

La chiave di lettura è semplice: interrogarono le stelle!

I Magi erano astrologhi, quindi in possesso di una scienza della quale a noi è pervenuta solo un’eco lontana.

E’ noto che gli astrologhi del tempo attribuivano grande significato al Cielo, cioè alla posizione degli astri, in rapporto alla comparsa della Croce di Apertura o Croce di Inizio di una nuova era.

L’inizio di una nuova era interpretato come l’inizio del processo generativo dal divino all’umano.

Il cielo del lontano 5.500 a.C. presenta, secondo gli astrologhi del tempo, i segni di inizio di una nuova era (sorgere eliaco di Sirio, posizione di Sirio a 0 gradi di Ariete).

In questo cielo il Sole (cioè il bambino Gesù ) nasce nel segno Toro o Bue mentre sull’ecclittica, a pochissimi gradi, vi è la Costellazione del Presepe con i suoi due asini (il Boreale e l’Australe ); a sud nasce la Stella che determina, con il suo sorgere, quale sarà l’effetto di questa natività.

In questa lettura astrologica del Presepe si trova tutto il simbolismo della Natività Cristiana.

E’ probabile che S. Francesco, che ha fatto rivivere la tradizione del Presepe, abbia voluto portare nel monachesimo il ricordo di questo ciclo di apertura di era in cui i decreti divini si traducono in un disegno celeste.

E’ interessante notare che la situazione astronomica del ciclo di apertura ha influenzato tutto il simbolismo egizio, religioso, ermetico, indù, greco, pitagorico, platonico, neoplatonico, cristiano, alchemico ed astrologico.

La stella a cinque punte, detta anche pentacolo o pentagramma o Stella dei Magi rappresenta, per linee rette, il corpo dell’uomo in croce: i quattro elementi della tradizione (terra, acqua, aria, fuoco) più un quinto, la punta in alto, simbolo della mente divina incarnata nell’uomo.

Osservando tale simbolo è facile riconoscere la proiezione dell’uomo con le braccia aperte e con le gambe divaricate.

Perciò fu detto che il pentacolo o Stella dei Magi è il simbolo ieratico e magico della rappresentazione del segreto dell’uomo, quindi anche simbolo del Verbo fatto carne.

Ma la luce che la gente vide non fu quella di una stella, né tantomeno, quella della cometa di Halley, come alcuni sostengono.

Nessun documento ha mai parlato di cometa.

I Magi sicuramente sapevano che si trattava di un evento astronomico eccezionale (si verifica ogni 794 anni) caratterizzato da intensa luminosità, dovuto alla congiunzione di Giove e Saturno nella Costellazione dei Pesci .

Keplero nel 1603 osservò a Praga la luminosissima congiunzione ed apprese in seguito, da un’antica scrittura che secondo la credenza degli Ebrei, il Messia sarebbe apparso sulla terra proprio quando, nella costellazione dei Pesci, Giove e Saturno, avvicinandosi, avrebbero unito la loro luce.

Gli studi successivi hanno poi chiarito che tale congiunzione si è verificata nel 7 a.C.

Pare intanto provato scientificamente che gli astrologi babilonesi (cioè a dire i Magi) attendevano la nascita del “dominatore del mondo” a partire dall’anno 7 a.C. Questa data è ritenuta dagli studiosi quella più probabile della nascita di Gesù.

Dei Magi si parla soltanto nel Vangelo di Matteo (II,1-12): ”dei Magi arrivarono dall’Oriente a Gerusalemme e domandarono: “Dov’è nato il Re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo…“

L’apostolo però non specifica né quanti erano, tanto meno che fossero principi o sovrani.

Agli inizi del Cristianesimo furono rappresentati con le vesti del culto di Mitra: tunica blusante, mantellata, fluttuante sulle spalle, berretto frigio in testa,simbolico copricapo degli iniziati.

La tradizione medioevale ne fornisce i nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.

La tradizione ermetica considera i Magi come grandi iniziati alla scienza divina.

Erano degli iniziati del settimo grado questi uomini esperti delle cose divine che lasciarono il loro santuario per ve**re a prosternarsi innanzi ad un fanciullo coricato in un presepe, perché avevano visto il suo astro e riconosciuto che era l’astro del figlio di Dio.

Questo cammino dimostra ad ogni spirito superiore che Dio volle che alla culla del figliolo si incontrassero le due maniere di conoscere l’avve**re, i pastori dagli angeli e i Magi dallo “Spirito di Luce “.

I Magi, osservando la volta celeste, videro quella luce che attendevano e della quale aveva parlato Zoroastro il quale aveva predetto che, alla nascita del Messia, sarebbe apparsa una luce immensa, visibile perfino di giorno.

I Magi recarono in dono al Messia, oro, incenso e mirra.

L’oro, che è il metallo più puro e più nobile, quale simbolo di purezza, di potenza e di regalità.

L’incenso: resina odorosa, simbolo di adorazione alla divinità.

La mirra: resina ritenuta carica di speciale forza “magica “.

La sapienza del mondo antico, attraverso i Magi, riconobbe la presenza divina e regale del Cristo.

Floriano Negro

LA “MAGIA” DEL NATALEdi Floriano NegroSi è soliti affermare che il Natale è la festa dei bambini. L’affermazione, appare...
25/12/2023

LA “MAGIA” DEL NATALE
di Floriano Negro

Si è soliti affermare che il Natale è la festa dei bambini.

L’affermazione, apparentemente esatta, è invece almeno impropria.

Il Natale è la festa dei bambini perché la nascita di Gesù Bambino riguarda il mondo dell’infanzia che, dal punto di vista psichico, è il mondo dell’immaginazione, della fantasia, della poesia.

Ma, la valenza magica della festa si rende evidente negli adulti perché questi la vivono immedesimandosi, cioè ridiventando bambini nel senso di partecipare attivamente alla rinascita del “mondo immaginale” e del mondo dell’anima.

Viene evocato il “mondo mitico”.

Scompare il mondo razionale perché il risveglio dell’anima conduce la coscienza dell’individuo nel mondo interiore che non è connesso alla razionalità.

La razionalità e l’intelletto si fanno da parte, lasciando che l’anima manifesti le sue inclinazioni.

I Simboli, Babbo Natale, la Stella Cometa, la grotta, i pastori, più che all’intelletto sono accessibili alla “visione immaginativa” dell’anima.
Il simbolo conduce all’anima.

La coscienza che emerge dall’anima guarda al mito, non alla razionalità.

L’immaginazione, facoltà propria dell’età infantile, risvegliata nell’adulto, costituisce la base poetica della mente.

Ma nell’adulto è una facoltà che si risveglia.

Da qui la superiorità del bambino.

Si rifletta anche sul fatto che la partecipazione emotiva alla festa del Natale è quasi sempre indipendente o estranea al credo religioso dei soggetti coinvolti.

Per comprendere quest’aspetto, apparentemente paradossale, bisogna attivare le connessioni mentali dell’uomo moderno razionale e scientifico alle radici culturali antiche che vengono dal mito, perché il “Mito” è espressione dei contenuti dell’inconscio , quindi rappresenta l’identità.

Qualche notizia storica

Il natale è' la Festività Cristiana più importante.

Si festeggia il 25 dicembre ( il 7 gennaio nella Chiese Cristiane Orientali).

Nel Calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività (es. 21 aprile, natale di Roma).

Il Dies Natalis Solis Invicti, festa dedicata alla nascita del sole, anch'essa il 25 dicembre, fu istituita da Aureliano nell'anno 274, che introdusse in Roma il culto del Sol Invictus, come elemento di coesione culturale e politica dell'Impero.

Il culto del Sole era già presente in molte regioni dell'Impero, dall'Egitto all'Anatolia, dai Persiani ai Celti, dagli Egiziani ai Greci, agli arabi, ai Germani.

La festività del Natale sembra derivare da una più antica festività celebrata il 25 dicembre nell'antica Roma: si festeggiava la festa del dio Mitra (dio del Sole).

Sia a Mitra, sia al suo profeta Zarathustra sono accreditate le nascite il 25 dicembre, molti secoli prima della nascita di Cristo.

Mitra è partorito da una Vergine, aveva 12 seguaci, morto risorse dopo tre giorni, fu adorato dai pastori.

Del nome di Mitra in Persia, Varuna in India, si trovano tracce fin dal 1.400 a.C. (Rig-Veda).

Secondo Carl Steiner quello che c'era di bello e di sublime nel mito del sole, venne fatto proprio dal cristianesimo: Helios divenne Cristo.

Nella Cristianità primitiva si celebrava solo la Pasqua e fino al IV secolo la Pasqua e la Pentecoste erano le uniche festività ufficiali della Chiesa Cattolica.

Fu solo a partire dal 353 che la Chiesa indicò il 25 dicembre quale data della nascita di Cristo, il giorno della festività di Mitra.

Floriano Negro

LA FESTA DELLA LUCEIL SOLSTIZIO D’INVERNO E LE PORTE  ZODIACALI  di Floriano NegroSolstizio significa stazione del sole....
20/12/2023

LA FESTA DELLA LUCE
IL SOLSTIZIO D’INVERNO E LE PORTE ZODIACALI

di Floriano Negro

Solstizio significa stazione del sole.

Fra il 21 e il 22 dicembre il sole si arresta nel suo cammino discendente lungo l’equatore celeste per poi riprendere il cammino ascendente.

Presso le società arcaiche questo fenomeno astronomico aveva un grande significato di morte/rinascita.

E segnava la fine di un incubo.

In quanto stazione del sole, il solstizio contiene un significato di stasi, di regresso, di morte, che poi felicemente si scioglie nel cammino ascensionale dell’Astro.

La rinascita del sole liberava gli uomini dalla paura della fine della vita rappresentata dalla prevalenza crescente delle tenebre sulla luce del giorno.

Dopo il solstizio d’estate infatti i giorni cominciano diminuire e si avviano verso il crescente predominio del buio.

I fuochi accesi nelle campagne e nelle piazze, nei periodi solstiziali, avevano la funzione rituale di “aiutare il sole” e di scongiurare la paura che l’Astro potesse avviarsi verso un tramonto definitivo.

Queste preoccupazioni sono facilmente comprensibili se si pensa alla diversa concezione del tempo nel mondo arcaico e nel mondo moderno.

Nel mondo moderno si ha una concezione lineare del tempo, basata sul succedersi di giorni, di mesi, di anni, di secoli e di avvenimenti.

L’uomo moderno si sente solidale con la storia.

Le sue paure sono fondamentalmente legate alle condizioni storiche, politiche ,economiche, sociali del tempo in cui vive.

Nel mondo arcaico si ha una concezione ciclica rituale e mitica del tempo, basata sul mito dell’eterno ritorno.

Essenziale del mondo mitico è l’idea di ricreazione, cioè di ripetizione della creazione.

Secondo questa ideazione, la creazione del mondo si riproduce ciclicamente, secondo un paradigma, un modello esemplare.

L’uomo antico rifiuta la concezione del tempo concreto storico, senza “regolazione archetipa”, egli si sente solidale con il cosmo e con i ritmi cosmici; le sue paure sono legate alla preoccupazione di un possibile sconvolgimento dell’Ordine Cosmico.

Anche il mondo mitico ha una storia, ma questa storia del cosmo e della società umana è una “storia sacra” conservata e trasmessa dai miti.

I Miti ,secondo la mentalità tradizionale, conservano e trasmettono i modelli esemplari di tutte le attività responsabili degli uomini.

In virtù dell’imitazione rituale di questi modelli, si ha la periodica rigenerazione del Cosmo.

Secondo la concezione mitica, l’Ordine Cosmico non va considerato come il risultato dell’azione di una macchina che, una volta messa in moto, riproduce automaticamente il moto e l’Ordine.

Non è cosi: il mondo arcaico considera l’Ordine Cosmico come il risultato di una rigenerazione ciclica che per verificarsi ha bisogno del concorso delle “Forze Ordinatrici” che hanno agito “in illo tempore”.

In parole povere, ha bisogno dell’azione di un “Ordinatore”.


Da quanto detto si comprende come la concezione antica del tempo mitico - rituale abbia generato nell’uomo antico la paura che “l’eterno ritorno” potesse non verificarsi, che la ricreazione potesse non ripetersi, il sole non ritornare a splendere, i campi a fiorire, gli alberi a dare i frutti.

Da ciò si comprende anche perché il Solstizio d’Inverno abbia posto all’uomo antico la problematica dell’ATTESA.

La problematica dell’attesa, al solstizio. si trasforma in culto del Dio Sole e Festa della Luce che diviene la festa più importante e la più sentita dalle popolazioni del mondo antico d’Oriente e d’Occidente.

Solo molti secoli più tardi, con l’affermarsi del Cristianesimo, la festa del solstizio viene fatta coincidere con la Festa Natale, con la nascita del Bambino Gesù.

Fra i culti solari più antichi, va ricordato il culto di Mitra, divinità solare indo-persiana.

Tracce di tale culto si trovano nei Rig-Veda, scritti sacri della religione induista, già nel 1.4oo a.C. ma la tradizione è molto più antica.

Secondo questa tradizione, Mitra , dio del sole, nasce il giorno 25 dicembre, in una grotta, sotto gli occhi dei pastori in adorazione.

Curiosa coincidenza, Mitra, come Gesù di Nazareth, è partorito da Vergine, ha 12 seguaci, morto risorge dopo 3 giorni.

Il culto di Mitra è assai diffuso in Roma dove la nascita del dio si festeggia il giorno 25 dicembre.

La festività di Mitra è diffusa e sentita al punto che Aureliano, imperatore romano, nell’anno 274, al fine di rinforzare l’unità culturale e politica dell’Impero in via di decadenza, cerca di imporla come culto di stato cambiandogli nome.

Il 25 dicembre, giorno di nascita del dio Mitra, diviene “ Dies Natalis Solis Invicti”.

Il culto di Mitra viene sostituito dal culto del “Sol Invictus.

Il Natale cristiano si afferma in seguito.

A partire dal 353, la Chiesa Cattolica, in grande espansione, indica il 25 dicembre quale data della nascita del Cristo.

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Secondo la Tradizione Induista, ripresa da tutte le tradizioni successive, i due SOLSTIZI corrispondono alle due porte della Caverna Cosmica: la porta d’ingresso e la porta di uscita degli esseri.

Attraverso di esse avviene il passaggio in discesa verso la reincarnazione o in ascesa verso gli stati superiori dell’essere.

La porta d’entrata nella caverna è denominata “Porta degli Uomini” ( o Pitri Yana ) e corrisponde al Solstizio d’estate, cioè al segno del Cancro, in rapporto con l’inizio della fase discendente del sole.

La porta d’uscita è denominata “Porta degli Dei”( o Deva-Yana) e corrisponde al Solstizio d’inverno, al segno del Capricorno, in rapporto con l’inizio della fase ascendente del sole.

La porta degli uomini (Pitri-Yana) conduce verso il basso, verso nuove incarnazioni, gli esseri non ancora liberati dal “Karma”.

Questi, raggiunta il la Sfera della Luna o “mondo delle forme “, fanno ritorno sulla terra, per una nuova incarnazione, sospinti dal “Samsara” o ruota delle nascite e delle morti.

La Sfera della Luna determina la separazione degli stati superiori (non individuali) dagli stati inferiori (individuali) degli esseri.

Da qui la duplice funzione della luna come Janua Coeli o Juanua Inferni
Il Mondo Lunare è considerato la dimora dei Pitri, cioè degli esseri del ciclo anteriore, quindi degli Antenati, perciò rappresenta anche la sede della Memoria Cosmica ( tutto ciò che è stato vissuto nel mondo terrestre).

La porta degli dei (Deva-Yana) conduce verso gli stati superiori dell’essere.

Gli esseri liberati dal Karma, oltrepassano la “corrente delle forme” cioè la “Sfera Lunare” e passano dalla condizione di uomini a quella dei “Deva” (che con linguaggio occidentale potremmo chiamare “stato angelico”).

Secondo la Tradizione Induista, gli esseri, sia per discendere verso la generazione, sia per risalire verso gli stati superiori, dovevano necessariamente passare attraverso le porte del cielo.

La Caverna Cosmica si configura come uno spazio delimitato in basso dalla terra e in alto dalla Sfera della Luna che, come abbiamo visto, separa il mondo di sopra dal mondo di sotto.

Queste concezioni antichissime, cantate negli Inni Vedici, attraversarono l’India, la Mesopotamia, il mondo Egizio, quello Greco, quello Latino e pervennero a noi.

Gli Egizi riconobbero nel cielo le due porte: una situata al Tropico del Cancro, l’altra al tropico del Capricorn, con le identiche funzioni descritte nei Veda.

I Pitagorici si rifecero a questo insegnamento tradizionale.

Affermarono che i “rsi”, i veggenti vedici , avevano visto giusto: Il “Samsara”, ciclo delle nascite e delle morti, è una cosa reale, dissero.

* * * * * * * * * *

Presso i Romani, la parola sanscrita Yana diviene Janua conservando il medesimo significato di porta.

Giano (Janus Bifrons ), una delle divinità più antiche di Roma, è il guardiano delle porte, protettore degli ingressi e delle uscite, signore delle soglie e dei limitari, degli avvii e degli esiti delle imprese, di tutto ciò che ha un principio ed una fine, quindi anche dell’anno col suo principio e la sua fine.

A Giano era intitolato il primo mese dell’anno (Ianuarius, Gennaio).

Era rappresentato con due teste unite sulla linea della nuca, da cui l’appellativo di Giano Bifronte: un volto maturo e barbuto simbolo del passato ed uno giovane e gioioso simbolo del futuro.

Due momenti di un ciclo.

Giano è rappresentato con uno scettro, simbolo del potere regale, ed una chiave, simbolo del potere sacerdotale.

In altre raffigurazioni è rappresentato con due chiavi, una d’oro ed una d’argento, che sono quelle delle due porte solstiziali (Janua Coeli e Janua Inferni).

Giano era anche considerato il dio dell’iniziazione per cui le due chiavi erano quelle dei grandi misteri e dei piccoli misteri .

Con l’avvento del Cristianesimo, Giano viene sostituito dai due Giovanni.

S.Giovanni Battista viene associato al solstizio d’estate (24 giugno) che segna l’inizio della fase declinante del sole, perciò in rapporto con il pitri –yana o porta degli uomini.

E’ anche chiamato “Giovanni che piange” perché rappresenta la porta verso il periodo triste o sfavorevole dell’anno.

S.Giovanni Evangelista (27 dicembre) associato al solstizio d’inverno, alla fase di rinascita del sole, quindi in rapporto con il deva-yana o porta degli dei.

E’ anche chiamato “Giovanni che ride” perché in rapporto con la fase ascendente quindi favorevole dell’anno.

Il “Sol Invictus”, il Sole Nascente , il Sole Bambino, come abbiamo visto, diviene il simbolo del Cristo Bambino.

Così il Cristianesimo, non soltanto non cancella la tradizione pagana, ma accoglie i suoi Riti ed i suoi significati perché li riconosce veri.

Floriano Negro

Nell’attesa del 21 Dicembre, giorno del SOLSTIZIO D’INVERNOdi Floriano Negro Solstizi: i giorni in cui il sole raggiunge...
19/12/2023

Nell’attesa del 21 Dicembre, giorno del SOLSTIZIO D’INVERNO

di Floriano Negro

Solstizi: i giorni in cui il sole raggiunge, nel suo moto apparente, il punto di massima distanza, sopra e sotto l’equatore celeste.

21: Declinazione massima 21 giugno, giorno più lungo: declinazione minima 21 dicembre, giorno più corto.

Fin dalla più remota antichità i solstizi sono considerati delle porte zodiacali attraverso le quali si accede verso gli stati superiori dell’essere (porta degli dei o deva-yana) oppure verso il basso verso nuova incarnazioni (porta degli uomini o pitri-yana).

I Pitri sono gli Avi.

Fu detto che il solstizio d’estate è la porta degli uomini perché dà inizio alla fase declinante del sole.

Le anime iniziano la fase discendente verso una nuova incarnazione.

Il solstizio d’inverno fu detto “la porta degli dei” perché dà inizio alla fase ascendente del sole.

Le anime iniziano la fase ascendente verso gli stati superiori dell’essere.

Questi due itinerari simbolici sono riassunti nel seguente passo della Bagavad-Gita, uno dei testi più antichi della tradizione induista:
“O Barata, ti spiegherò in quali momenti coloro che tendono all’unione lasciano l’esistenza manifesta per non più tornarvi o per ritornarvi.

Fuoco, luce, giorno, lunacrescente, semestre del sole ascendente verso Nord.

Sotto questi segni luminosi gli uomini che conoscono Brahman raggiungono Brahman.

Fumo, notte, luna calante, semestre del sole discendente verso sud, questi sono i segni dell’ombra, la sfera della luna.

Attingono luce lunare per poi tornare a nuovi stati di manifestazione “.

Quindi il “Pitri-Yana”, la via degli uomini si arresta alla “sfera della luna”, e fa ritorno verso nuovi stati di manifestazione.

Il mondo lunare (o meglio sublunare) è il mondo delle forme
Nel mondo lunare sono contenuti i “germi delle forme“ che sospinti in basso dal “samsara” si avviano verso nuove incarnazioni.

La “Sfera della Luna” è considerata il luogo simbolico che determina la separazione degli stati superiori (non individuali) dagli stati inferiori (individuali) dell’essere.

Da qui è facile comprendere cosa intendessero dire i filosofi greci, e specialmente Aristotele quando insegnavano che il mondo sub-lunare è sottomesso alla generazione ed alla corruzione (quindi nascita e morte).

Esso rappresenta la “corrente delle forme “, mentre i cieli rappresentano le possibilità informali.

Così narra la Tradizione induista.
Così cantarono i Veda.

Veda viene da Vid=vedere.

In tempi in cui conoscere significava vedere.

Non erudirsi.

Erudizione non è conoscenza.

I “rsi” indù, i veggenti, non scrissero, ma videro: perciò furono chiamati veggenti vedici.

I rsi videro gli inni.

E tramandarono la visione come una conoscenza costituita da inni.

Più tardi, sulla soglia di un’epoca successiva che non chiedeva più inni, ma storie, allora nacquero le storie.

I miti, le leggende.

Le storie attraversarono l’India.

Attraversarono la Mesopotamia, il mondo Egizio, quello Greco, quello Latino, pervennero a noi.

Gli egiziani, analogamente ai veda, riconobbero al cielo due porte: una situata al tropico del cancro (la porta degli uomini, per la quale le anime venivano sulla terra); la seconda chiamata porta degli dei, situata al tropico del Capricorno e dava il passaggio alle anime che, dopo la morte, risalivano al cielo.

Presso i Greci l’ideazione fu la stessa.

I Pitagorici dotati del terzo occhio, quindi in grado di vedere l’invisibile, affermarono di osservare la discesa delle anime verso l’incarnazione, passando per la porta degli uomini nella costellazione del Cancro.

Affermarono che gli indù avevano ragione.

Il samsara, ciclo delle nascite e delle morti è una cosa reale, dissero.

Presso i romani Yana divenne Janua (le porte).

Giano (Janus Bifrons) l’antico dio italico era posto a guardia dei solstizi, che erano chiamati porte.
Giano bifronte, divinità protettrice degli ingressi e delle uscite, signore delle soglie, delle porte e dei limitari: un giovinetto imberbe ed un vecchio barbuto, due momenti di un ciclo.

La chiesa Cattolica scandisce i ritmi della Luce celebrando le quattro tempora, ruderi di un sistema astrologico antico che non hanno più neanche valore religioso per l’inosservanza in cui sono caduti.

Il solstizio d’inverno quale festa della luce coincide con la nascita di Gesù Bambino.

Nel Medio Evo, le confraternite muratorie celebrarono i solstizi e scelsero quali patroni i due Giovanni (Battista ed Evangelista) che divennero anche i patroni delle Logge Massoniche.

La Tradizione delle feste solstiziali , le “Feste del Sole” si è quindi conservata attraverso i millenni, ha attraversato tutte le civiltà che l’hanno sentita e vissuta con significati analoghi, se non uguali, a significare il valore del mito quale espressione dell’essenza stessa della natura umana.

L’essenza, cioè lo spirito, non si modifica con il passare dei millenni.

Mai i riti antichi derivarono da dottrine filosofiche, da costruzioni mentali logiche (com’è nella mentalità moderna), ma da realtà emergenti dall’interno, che si presentano alla mente attraverso immagini simboliche (le porte ), espressioni della mente intuitiva.

Floriano Negro

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