20/12/2023
LA FESTA DELLA LUCE
IL SOLSTIZIO D’INVERNO E LE PORTE ZODIACALI
di Floriano Negro
Solstizio significa stazione del sole.
Fra il 21 e il 22 dicembre il sole si arresta nel suo cammino discendente lungo l’equatore celeste per poi riprendere il cammino ascendente.
Presso le società arcaiche questo fenomeno astronomico aveva un grande significato di morte/rinascita.
E segnava la fine di un incubo.
In quanto stazione del sole, il solstizio contiene un significato di stasi, di regresso, di morte, che poi felicemente si scioglie nel cammino ascensionale dell’Astro.
La rinascita del sole liberava gli uomini dalla paura della fine della vita rappresentata dalla prevalenza crescente delle tenebre sulla luce del giorno.
Dopo il solstizio d’estate infatti i giorni cominciano diminuire e si avviano verso il crescente predominio del buio.
I fuochi accesi nelle campagne e nelle piazze, nei periodi solstiziali, avevano la funzione rituale di “aiutare il sole” e di scongiurare la paura che l’Astro potesse avviarsi verso un tramonto definitivo.
Queste preoccupazioni sono facilmente comprensibili se si pensa alla diversa concezione del tempo nel mondo arcaico e nel mondo moderno.
Nel mondo moderno si ha una concezione lineare del tempo, basata sul succedersi di giorni, di mesi, di anni, di secoli e di avvenimenti.
L’uomo moderno si sente solidale con la storia.
Le sue paure sono fondamentalmente legate alle condizioni storiche, politiche ,economiche, sociali del tempo in cui vive.
Nel mondo arcaico si ha una concezione ciclica rituale e mitica del tempo, basata sul mito dell’eterno ritorno.
Essenziale del mondo mitico è l’idea di ricreazione, cioè di ripetizione della creazione.
Secondo questa ideazione, la creazione del mondo si riproduce ciclicamente, secondo un paradigma, un modello esemplare.
L’uomo antico rifiuta la concezione del tempo concreto storico, senza “regolazione archetipa”, egli si sente solidale con il cosmo e con i ritmi cosmici; le sue paure sono legate alla preoccupazione di un possibile sconvolgimento dell’Ordine Cosmico.
Anche il mondo mitico ha una storia, ma questa storia del cosmo e della società umana è una “storia sacra” conservata e trasmessa dai miti.
I Miti ,secondo la mentalità tradizionale, conservano e trasmettono i modelli esemplari di tutte le attività responsabili degli uomini.
In virtù dell’imitazione rituale di questi modelli, si ha la periodica rigenerazione del Cosmo.
Secondo la concezione mitica, l’Ordine Cosmico non va considerato come il risultato dell’azione di una macchina che, una volta messa in moto, riproduce automaticamente il moto e l’Ordine.
Non è cosi: il mondo arcaico considera l’Ordine Cosmico come il risultato di una rigenerazione ciclica che per verificarsi ha bisogno del concorso delle “Forze Ordinatrici” che hanno agito “in illo tempore”.
In parole povere, ha bisogno dell’azione di un “Ordinatore”.
Da quanto detto si comprende come la concezione antica del tempo mitico - rituale abbia generato nell’uomo antico la paura che “l’eterno ritorno” potesse non verificarsi, che la ricreazione potesse non ripetersi, il sole non ritornare a splendere, i campi a fiorire, gli alberi a dare i frutti.
Da ciò si comprende anche perché il Solstizio d’Inverno abbia posto all’uomo antico la problematica dell’ATTESA.
La problematica dell’attesa, al solstizio. si trasforma in culto del Dio Sole e Festa della Luce che diviene la festa più importante e la più sentita dalle popolazioni del mondo antico d’Oriente e d’Occidente.
Solo molti secoli più tardi, con l’affermarsi del Cristianesimo, la festa del solstizio viene fatta coincidere con la Festa Natale, con la nascita del Bambino Gesù.
Fra i culti solari più antichi, va ricordato il culto di Mitra, divinità solare indo-persiana.
Tracce di tale culto si trovano nei Rig-Veda, scritti sacri della religione induista, già nel 1.4oo a.C. ma la tradizione è molto più antica.
Secondo questa tradizione, Mitra , dio del sole, nasce il giorno 25 dicembre, in una grotta, sotto gli occhi dei pastori in adorazione.
Curiosa coincidenza, Mitra, come Gesù di Nazareth, è partorito da Vergine, ha 12 seguaci, morto risorge dopo 3 giorni.
Il culto di Mitra è assai diffuso in Roma dove la nascita del dio si festeggia il giorno 25 dicembre.
La festività di Mitra è diffusa e sentita al punto che Aureliano, imperatore romano, nell’anno 274, al fine di rinforzare l’unità culturale e politica dell’Impero in via di decadenza, cerca di imporla come culto di stato cambiandogli nome.
Il 25 dicembre, giorno di nascita del dio Mitra, diviene “ Dies Natalis Solis Invicti”.
Il culto di Mitra viene sostituito dal culto del “Sol Invictus.
Il Natale cristiano si afferma in seguito.
A partire dal 353, la Chiesa Cattolica, in grande espansione, indica il 25 dicembre quale data della nascita del Cristo.
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Secondo la Tradizione Induista, ripresa da tutte le tradizioni successive, i due SOLSTIZI corrispondono alle due porte della Caverna Cosmica: la porta d’ingresso e la porta di uscita degli esseri.
Attraverso di esse avviene il passaggio in discesa verso la reincarnazione o in ascesa verso gli stati superiori dell’essere.
La porta d’entrata nella caverna è denominata “Porta degli Uomini” ( o Pitri Yana ) e corrisponde al Solstizio d’estate, cioè al segno del Cancro, in rapporto con l’inizio della fase discendente del sole.
La porta d’uscita è denominata “Porta degli Dei”( o Deva-Yana) e corrisponde al Solstizio d’inverno, al segno del Capricorno, in rapporto con l’inizio della fase ascendente del sole.
La porta degli uomini (Pitri-Yana) conduce verso il basso, verso nuove incarnazioni, gli esseri non ancora liberati dal “Karma”.
Questi, raggiunta il la Sfera della Luna o “mondo delle forme “, fanno ritorno sulla terra, per una nuova incarnazione, sospinti dal “Samsara” o ruota delle nascite e delle morti.
La Sfera della Luna determina la separazione degli stati superiori (non individuali) dagli stati inferiori (individuali) degli esseri.
Da qui la duplice funzione della luna come Janua Coeli o Juanua Inferni
Il Mondo Lunare è considerato la dimora dei Pitri, cioè degli esseri del ciclo anteriore, quindi degli Antenati, perciò rappresenta anche la sede della Memoria Cosmica ( tutto ciò che è stato vissuto nel mondo terrestre).
La porta degli dei (Deva-Yana) conduce verso gli stati superiori dell’essere.
Gli esseri liberati dal Karma, oltrepassano la “corrente delle forme” cioè la “Sfera Lunare” e passano dalla condizione di uomini a quella dei “Deva” (che con linguaggio occidentale potremmo chiamare “stato angelico”).
Secondo la Tradizione Induista, gli esseri, sia per discendere verso la generazione, sia per risalire verso gli stati superiori, dovevano necessariamente passare attraverso le porte del cielo.
La Caverna Cosmica si configura come uno spazio delimitato in basso dalla terra e in alto dalla Sfera della Luna che, come abbiamo visto, separa il mondo di sopra dal mondo di sotto.
Queste concezioni antichissime, cantate negli Inni Vedici, attraversarono l’India, la Mesopotamia, il mondo Egizio, quello Greco, quello Latino e pervennero a noi.
Gli Egizi riconobbero nel cielo le due porte: una situata al Tropico del Cancro, l’altra al tropico del Capricorn, con le identiche funzioni descritte nei Veda.
I Pitagorici si rifecero a questo insegnamento tradizionale.
Affermarono che i “rsi”, i veggenti vedici , avevano visto giusto: Il “Samsara”, ciclo delle nascite e delle morti, è una cosa reale, dissero.
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Presso i Romani, la parola sanscrita Yana diviene Janua conservando il medesimo significato di porta.
Giano (Janus Bifrons ), una delle divinità più antiche di Roma, è il guardiano delle porte, protettore degli ingressi e delle uscite, signore delle soglie e dei limitari, degli avvii e degli esiti delle imprese, di tutto ciò che ha un principio ed una fine, quindi anche dell’anno col suo principio e la sua fine.
A Giano era intitolato il primo mese dell’anno (Ianuarius, Gennaio).
Era rappresentato con due teste unite sulla linea della nuca, da cui l’appellativo di Giano Bifronte: un volto maturo e barbuto simbolo del passato ed uno giovane e gioioso simbolo del futuro.
Due momenti di un ciclo.
Giano è rappresentato con uno scettro, simbolo del potere regale, ed una chiave, simbolo del potere sacerdotale.
In altre raffigurazioni è rappresentato con due chiavi, una d’oro ed una d’argento, che sono quelle delle due porte solstiziali (Janua Coeli e Janua Inferni).
Giano era anche considerato il dio dell’iniziazione per cui le due chiavi erano quelle dei grandi misteri e dei piccoli misteri .
Con l’avvento del Cristianesimo, Giano viene sostituito dai due Giovanni.
S.Giovanni Battista viene associato al solstizio d’estate (24 giugno) che segna l’inizio della fase declinante del sole, perciò in rapporto con il pitri –yana o porta degli uomini.
E’ anche chiamato “Giovanni che piange” perché rappresenta la porta verso il periodo triste o sfavorevole dell’anno.
S.Giovanni Evangelista (27 dicembre) associato al solstizio d’inverno, alla fase di rinascita del sole, quindi in rapporto con il deva-yana o porta degli dei.
E’ anche chiamato “Giovanni che ride” perché in rapporto con la fase ascendente quindi favorevole dell’anno.
Il “Sol Invictus”, il Sole Nascente , il Sole Bambino, come abbiamo visto, diviene il simbolo del Cristo Bambino.
Così il Cristianesimo, non soltanto non cancella la tradizione pagana, ma accoglie i suoi Riti ed i suoi significati perché li riconosce veri.
Floriano Negro