07/02/2024
"È arrivata la diagnosi, pesantissima, ho guardato il soffitto e avevo sensazione di avere la febbre a 39, per un anno consecutivo. Ho perso molto, il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze ma non la speranza e la voglia di immaginare. Il dolore mi porge anche degli inaspettati doni. Non si contano le albe e i tramonti che ho visto dalle stanze dell'ospedale. E poi la gratitudine per tutto il personale medico, la riconoscenza per la ricerca scientifica, per il sostegno della mia famiglia, per la forza, l'affetto e l'esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, e lo sono anche i familiari, i genitori. Quando tutto crolla e resta in piedi solo l'essenziale, il giudizio non conta più. Io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure in me c'è qualcosa che permane, e permarrà sempre. Io sono quel che sono, cosa mai sarà il giudizio dall'esterno. Voglio accettare il nuovo Giovanni. Com'è liberatorio essere se stesso! Ho due vertebre fratturate e tremore e formicolio alle dita. Però come dissi in quell'ultimo concerto, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l'anima".