
05/10/2025
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❓Ti sei mai chiesto cosa cambia davvero tra un farmaco in forma di sale o estere? Non è solo una questione di nome… 💊
Nel contesto farmaceutico, la trasformazione di un principio attivo in forma di sale o estere è una strategia consolidata per ottimizzarne le proprietà farmacocinetiche e tecnologiche, senza modificarne l’attività farmacodinamica ⚗️.
Le forme sali (es. cloridrato, solfato, fosfato, maleato, succinato, tartrato) offrono vantaggi come:
• 💧 Miglioramento della solubilità in acqua, facilitando l’assorbimento sistemico (utile per uso orale o iniettabile);
• 🧪 Maggiore stabilità chimica e controllo del pH di formulazione, con benefici nella produzione e conservazione.
I sali di sodio o potassio ⚡, ad esempio, sono utilizzati per principi attivi acidi, migliorando la biodisponibilità.
Le forme esterificate (es. acetato, propionato, valerato, decanoato, palmitato, pamoato) sono invece impiegate per:
• 🧴 Aumentare la lipofilia e modulare l’assorbimento (es. formulazioni a rilascio prolungato come i “depot”);
• ⏳ Rilasciare il principio attivo in modo ritardato, grazie all’idrolisi enzimatica;
• 🎯 Veicolare il farmaco verso distretti specifici dell’organismo.
👉 In sintesi, la scelta del sale o dell’estere è sempre mirata, in funzione di esigenze biofarmaceutiche, formulative e cliniche, ed è determinante per garantire efficacia, stabilità e aderenza alla terapia ✅.