
30/04/2025
Praticare consapevolezza al respiro, al corpo, ai gesti quotidiani cosa significa? È semplicemente portare attenzione a quello che c’è, anche alla sofferenza se è presente. L’impulso porta ad evitarla, ma l’evitamento la fortifica. Come possiamo pensare di conoscere e gestire qualcosa che evitiamo e tentiamo di nascondere?
Corrado Pensa scrive: “Emerge con forza la fiducia che, grazie alla pratica, impareremo a soffrire meglio. Il primo passo di questo apprendimento consiste nel realizzare che è possibile non generare ulteriore sofferenza. Spesso viene detto che con la pratica ci adoperiamo a non alimentare la sofferenza non necessaria. Io le prime volte che ho sentito queste parole ho provato un moto di ribellione perché non capivo come si potesse parlare di sofferenza necessaria. Ma poi ho capito che la pratica non può agire sul ‘cosa’ accade, ossia la sofferenza che inevitabilmente incontreremo, ma può insegnarci ad agire in modo che questa dose di sofferenza non cresca a dismisura. Basti pensare a quante volte, da una semplice frustrazione iniziale, finiamo per costruire un vero e proprio macigno emotivo, identificandoci con la reattività e l’avversione. Purtroppo ciò accade con tale velocità che non sempre ci accorgiamo del forte contributo che abbiamo dato al disagio iniziale. Coltivare l’aspirazione di vedere, grazie alla consapevolezza e alla pacificazione mentale, questo processo di amplificazione della sofferenza è la linfa stessa della pratica.”