10/12/2025
Cari tutti,
In questo periodo ho avuto - ed ho tuttora - forte necessità di lavorare sulla tematica dell' nelle sue varie sfaccettature e motivazioni, e su come spesso diventa una per la. .
Sto quindi allargando la mia estendendola ad altre professioni, raccogliendo da , sperando che siamo utili anche a voi. 💪❤
La tenebra è forte, siamo attaccati da ogni parte: manteniamo sempre accesa la nostra e non scoraggiamoci mai! 🙏🙏🙏
"A volte ci sentiamo in trappola. Abbiamo fretta: di fare, di dire, di risolvere, di agire, di concludere.
Fretta di far andare le cose a modo nostro, o almeno di farle andare in qualche modo.
Ci percepiamo costantemente nell’urgenza.
Presi in un vortice di frenesia anche quando abbiamo tutto il tempo che serve, anche quando ci sarebbe tutto il tempo per fare le cose con calma, con cura, con attenzione.
Eppure questa fretta ci assale, ci prende l’ansia, e diventiamo vittime di un terrore sotterraneo che diventa il nostro modo di respirare il mondo: lo stato di base del nostro agire, la vibrazione di fondo del nostro sentire.
Ma perché questa urgenza?
Perché questo bisogno di fare qualcosa in tempi brevi, quando fuori non c’è alcuna richiesta impellente?
Il fatto è che stiamo percependo un pericolo.
Tutto il nostro sistema viscerale e cognitivo sente di essere sotto assedio e crede che occorra fare tutto, il prima possibile, per mettersi in salvo.
Non importa come: conta sbrigarsi, fuggire, agire.
Ma è davvero così?
C’è davvero un nemico minaccioso che sta avanzando verso di noi?
O è solo un errore del nostro sguardo, che — in preda allo spavento — osserva in modo impreciso?
È proprio questo che accade.
Il reale ci porta accadimenti, spesso imprevisti: l’altro dice o fa qualcosa che non ci aspettavamo, qualche nostro bisogno non trova soddisfazione, oppure incappiamo in un dolore per ciò che non abbiamo e desideriamo, o per una perdita.
La vita ci chiama con le sue sfide.
E noi, invece di organizzare tutto il nostro sistema per affrontarle al meglio, con calma, attenzione e lucidità, quasi in automatico andiamo nel panico.
Siamo presi da ansia, fretta e urgenza, e finiamo per comportarci come un elefante in una cristalleria.
Questo accade perché la nostra prima reazione viscerale è lo spavento: la previsione che le cose andranno male, che siamo in pericolo e che occorre salvarsi.
Nell’evoluzione, molte volte questa strategia ha funzionato.
Ma oggi, nella vita quotidiana, spesso diventa ostacolante: complica proprio ciò che sarebbe più semplice.
Come fare, allora, per uscire dallo spavento e ricominciare ad affrontare le nostre sfide quotidiane con calma, cura e attenzione?
Come fare a far funzionare davvero le cose, invece di complicarle?
Accorgersi del meccanismo non basta.
La buona notizia, però, è che un percorso di cambiamento esiste.
Richiede tempo, fatica, costanza e applicazione, come ogni cosa che si impara da zero.
Si tratta di lavorare giorno per giorno, con precisione (magari con un aiuto esterno al nostro sguardo soggettivo), per correggere le visioni erronee che ci spaventano e le situazioni ricorrenti che ci attivano.
Poi si tratta di allenarsi ad abitare quelle stesse situazioni imparando a respirare gli spaventi, a discernere con lucidità il nostro sentire, riconoscendo quando in noi sono attive urgenza e paura.
E imparando a mettere in “attesa” l’azione spontanea e istintiva, per riprendere a gestire la situazione quando la lucidità è tornata.
L’intero percorso non si basa solo sulla comprensione, ma — come qualunque arte performativa complessa — sull’unione di conoscenza, tecnica, allenamento ed esperienza sul campo.
Dovremmo immaginarci come giovani reclute dei Vigili del Fuoco che, dopo anni di corsi, tirocini ed esperienze, passano dalla reazione di panico iniziale al giorno in cui si lanciano dentro un incendio con lucidità e competenza, salvando gli altri e sé stessi.
Si tratta di conquistare l’abilità, dopo un lungo apprendistato, di agire in maniera conforme al reale: discernendo ciò che la situazione richiede, senza aggiungere altro; ripulendo il nostro sguardo dagli spaventi, dai terrori e dalle ansie che producono letture erronee e grossolane del mondo.
È un cammino lungo, faticoso e impervio, che dall’umano ci sospinge verso l’oltre: dalla sofferenza dell’illusione alla pienezza della verità."
(Dalla pagina FB "L'amore amorevole")