23/10/2025
Qui c'è molto, molto .
"Io ti salverò"
"Io so cosa è meglio per te"
"Io mi sacrifico per te"
"Con tutto quello che ho fatto per te... "
Se tutto questo non ha un ricambio, la personalità CHICORY crolla.
In diversi modi.
Se ti senti così, o sei dall'altra parte della barricata e vorresti uscirne, parliamone insieme:
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✨ CODIPENDENZA
(Per chi ama salvare amiche, mariti e persone in difficoltà)
Trasformare il marito in un uomo “vero”, curare il padre, aiutare l’amica a lasciare l’alcolista, ti**re fuori il fratello dal baratro, liberare il marito dalla dipendenza – tanti compiti per chi si sente un supereroe, investito della missione di salvare il mondo.
Un’attività nobile e socialmente approvata! Dall’“è il mio dovere portare la croce” al “non si possono abbandonare gli amici in difficoltà”. Bisogna salvare, anche a costo della propria vita, tempo, denaro, energia… di tutto.
Finché un giorno non inciampi nel vuoto.
E ti ritrovi nel punto acuto dell’impotenza e del dolore. Al limite con la disperazione, con la sensazione di essere inutile, sciocca, sfruttata. Con la lucida e tremenda consapevolezza che tutto questo è stato invano.
Nella codipendenza c’è tanta amarezza e dolore.
Perché, per quanto ci si sforzi, non si può cambiare un’altra persona. Non si può trasformare il suo mondo in quello che vorresti, che ami, che ti serve.
Nella codipendenza c’è anche tanta rabbia.
“Mi impegno, faccio… e lui… e loro… e lei…”
C’è collera – contro se stessi per la stupidità, e contro l’altro per la sua debolezza, mancanza di volontà, carattere fragile. “Ma com’è possibile che non riesca a smettere di bere? Non può la mia amica lasciare il marito alcolista? Perché mio fratello non cambia lavoro? O mio marito non comincia finalmente a guadagnare? Che ci vuole?”
Il salvataggio degli altri dà un senso di forza.
Perché il “salvatore” è sempre più forte di chi viene salvato.
Dà un senso di superiorità mentale: “Io so come risolvere i problemi altrui”.
E nel salvataggio c’è tanta potenza e controllo.
Ma allora… da cosa dipende il codipendente?
La codipendenza è dipendenza dalle azioni di salvataggio altrui. E dalle emozioni che accompagnano queste azioni.
Esempio:
– Dipendente: il marito alcolista, legato alla sostanza.
– Codipendente: la moglie, dipendente da lui e dai tentativi di salvarlo.
Lo schema è ancora più complesso.
Nella rete di codipendenza entra anche un terzo: l’amica che vuole salvare la povera moglie codipendente.
Il dipendente è schiavo della sostanza.
Il codipendente – delle proprie attività di soccorso.
Ma perché salvare l’altro?
Perché si vuole vivere accanto a qualcuno che “sta bene”, non immerso costantemente nel degrado.
E se questo “qualcuno” è la persona con cui condividi la vita, tutto ciò influenza ogni tuo giorno.
Ma allora perché non andarsene?
Perché in lui/lei sono stati investiti anni, energie, soldi.
Ed è difficile ammettere che tutto è stato inutile.
Fa male vedere una persona cara distruggersi.
Il salvataggio diventa come un videogioco avvincente: “Io sono il giocatore e devo vincere a tutti i costi!”
La codipendenza tiene stretti con la stessa forza della dipendenza.
Liberarsene non è più facile.
Ogni dipendenza è una fuga dalla vita. Anche la codipendenza.
Essere immersi nella vita dell’altro evita di affrontare la propria. Non resta tempo per sé.
Il senso, l’adrenalina, l’entusiasmo arrivano dal “soccorso”.
Discutere i problemi degli altri (o spettegolare) è più sicuro che affrontare i propri. Illude di fare qualcosa di importante. Intanto la tua vita rimane irrisolta.
Il passo più difficile nella codipendenza è riconoscere la propria impotenza.
Per quanto ti sforzi, “puoi portare il cavallo all’abbeveratoio, ma non puoi costringerlo a bere”.
Io sono impotente.
Immagina: tuo marito smette di bere grazie ai tuoi sforzi. Si riprende, diventa un uomo “in gamba”. E all’improvviso… una donna più giovane lo conquista. Tu hai dato tutto – anni, soldi, notti insonni, figli cresciuti da sola – e resti a mani vuote.
Mentre tu lo salvavi, altri costruivano la propria carriera, viaggiavano, si godevano la vita. E tu?
Oppure la tua amica, i cui problemi erano anche i tuoi, improvvisamente li risolve tutti. Trova un buon lavoro, un uomo sano, parte per le Hawaii e ti manda foto al tramonto. Lei è felice, tu con cosa resti?
O tuo marito, grazie al tuo impegno, finalmente ha successo, si rimette in forma. E un giorno ti dice:
“Grazie, cara. Ora ho capito quanto è meravigliosa la vita. Voglio viverla ancora. Ho incontrato un’altra persona. Devo andare”.
E a volte la “rivale” non è un’altra donna, ma la Morte stessa. Se ha abusato troppo, la vita finisce. E tu hai speso venticinque anni a salvarlo, per ritrovarti con una lapide davanti.
Il più difficile riconoscimento nella codipendenza: l’illusione del potere sull’altro.
Capire che hai trasformato la tua vita in un gioco senza fine. È tempo di pensare a te stessa, a ciò che ami, a ciò che ti fa cantare l’anima.
Ma… si può gioire, viaggiare, vivere, quando accanto qualcuno soffre?
Non lo so. Prova. La vita è contagiosa. Magari, guardandoti, anche chi ti circonda vorrà vivere.
Qui non parlo di responsabilità. È ovvio: ognuno è responsabile della propria vita.
La domanda è: come te la cavi tu con la tua responsabilità verso te stessa?
Forse è tempo di investire in te?
Così che un giorno non sia troppo doloroso…
(Tradotto dalla pagina di Irina Dybova
Pubblicato da Campi Torsionali all'opera
Barbara De CarliDa sempre appassionata di benessere naturale, piante, profumi e animali, mi sono specializzata in ESSENZE FLOREALI, con applicazione del metodo originale scoperto e messo a punto dal Dr Edward Bach...