17/09/2025
Tornare a casa... ✨
C’è una casa dentro di noi.
Non costruita da mani, ma da tempo e memoria.
Una casa senza muri, ma piena di tracce: tracce di ciò che abbiamo amato, di ciò che abbiamo perso, di ciò che non abbiamo mai smesso di cercare.
Questa casa interiore non si trova all’inizio della vita, ma nel suo attraversamento.
Ci si arriva dopo aver camminato a lungo fuori da sé.
Dopo aver bussato a mille porte sbagliate.
Dopo aver chiesto all’amore di guarirci, alla stima di salvarci, alla prestazione di darci un volto.
Ma un giorno - spesso in un tempo di crisi, di vuoto, di svolta - si avverte un richiamo.
Non un rumore, ma un’inquietudine profonda.
Un disagio che non viene da fuori.
Una nostalgia che non ha oggetto.
È il richiamo dell’infinito.
L’infinito non è un concetto da comprendere.
È una direzione che ci attraversa.
È la sete che nessuna acqua basta.
È la domanda che nessuna risposta placa.
È quel fremito che sentiamo quando tutto sembra a posto, ma il cuore ancora pulsa irrisolto.
Nel linguaggio spirituale, si direbbe: è Dio che ci abita.
Nel linguaggio psicologico, potremmo dire: è il nostro nucleo profondo, non adattato, non difeso, non strategico.
È il punto dove non possiamo più fingere.
E allora si torna alla casa.
Quella interiore.
Non per fuggire dal mondo, ma per ritrovare sé stessi.
In quella casa abita tutto ciò che abbiamo cercato altrove: il nostro desiderio più vero, la parte fragile che abbiamo nascosto, il nostro sguardo bambino, le lacrime mai piante, le verità non dette.
Non è una casa comoda, ma necessaria.
Chi vi torna, non sempre vi resta a lungo.
Ma ogni volta che ci entra, ritrova qualcosa che la vita frenetica aveva disperso: un silenzio che consola, una presenza che non chiede, una radice che non mente.
Il lavoro di cura più profondo, forse, non è quello che “aggiusta” i sintomi, ma quello che riconduce - lentamente, con rispetto - alla soglia di questa casa.
Che ci accompagna a sentire di nuovo, a guardare dentro senza paura, a portare luce dove avevamo messo il buio.
E la casa non è mai vuota. È piena di noi.
Di ciò che siamo stati e possiamo ancora essere.
E soprattutto: è lì che il richiamo d’infinito prende voce.
Non come dogma, ma come direzione.
Come sussurro che dice: “Sei più di ciò che ti è accaduto. Sei più di ciò che gli altri hanno visto.
Torna. Non fuori. Dentro".
Tornare alla casa interiore non è rinunciare alla vita.
È abitarla da dentro, con verità.
È smettere di cercare ovunque ciò che solo nel profondo ci può raggiungere.
È lasciarsi incontrare da un amore che non ha volto esterno, ma che ha sempre atteso il nostro ritorno.
Perché, in fondo, non si guarisce tornando indietro.
Si guarisce tornando a casa.
Quella casa che avevamo dimenticato, ma che non ha mai smesso di custodirci.
Abbiamo una casa dentro noi.
Non fatta di muri, ma di memorie. Non fatta di stanze, ma di silenzi.
È lì che vive il nostro desiderio più vero.
È lì che l’infinito ci chiama.
Non fuori. Non altrove.
Dentro.
(Carlo D’Angelo - da "Voce delle Soglie")
Immagine: Dipinto di Bob Ross