14/10/2025
⚠️ ATTENZIONE!
DIFFIDATE DELLE IMITAZIONI !
Oggi la parola psicomotricità è ovunque.
La troviamo nei volantini, nelle scuole, nei centri educativi, nelle palestre…
È diventata una parola che attira, che “fa bene”, che suona familiare.
Ma non tutto ciò che usa questo nome è vera psicomotricità.
Fare psicomotricità non significa semplicemente far giocare i bambini o proporre percorsi di movimento.
È molto di più: è un percorso serio, fondato su anni di studio, formazione specifica e profonda conoscenza corporea.
Lo psicomotricista sa leggere nel movimento ciò che il bambino esprime con il corpo: emozioni, paure, desideri, relazioni.
Ogni gesto racconta qualcosa, e chi è formato sa accoglierlo con rispetto, sensibilità e competenza.
Essere psicomotricista non significa “far muovere” i bambini, ma accompagnarli nella scoperta di sé attraverso il corpo e il gioco.
È un lavoro che unisce conoscenze psicologiche, pedagogiche e corporee, dove il movimento diventa linguaggio e la relazione diventa spazio di crescita.
Dietro ogni incontro c’è un’attenta osservazione, un lavoro silenzioso fatto di ascolto, teoria e presenza autentica.
Un vero psicomotricista si forma per anni, lavora su di sé, approfondisce il senso del corpo come strumento di comunicazione e di relazione.
Perché la psicomotricità non si “fa”: si vive.
Sempre più spesso, oggi, si trovano proposte che utilizzano parole come psicomotricità, laboratorio psicomotorio, gioco corporeo educativo o simili.
Termini che “suonano bene”, ma che non sempre corrispondono a una formazione autentica o a una competenza professionale riconosciuta.
Molti, anche in buona fede, si improvvisano.
Propongono attività che di psicomotorio hanno solo il nome, riducendo un’esperienza profonda a una semplice sequenza di giochi o esercizi.
Ma la psicomotricità non è ginnastica, non è animazione, non è un “fare tanto”.
È un modo di essere accanto ai bambini, di ascoltare ciò che esprimono con il corpo, di rispettare i loro tempi e la loro unicità.
L’infanzia non è un mercato.
Un nome noto non fa un professionista.
Un corso breve non sostituisce anni di formazione.
E un termine conosciuto non garantisce la qualità di ciò che viene proposto.
Cari genitori, insegnanti, educatori: informatevi, chiedete, approfondite.
Chiedete chi conduce l’attività, quale percorso formativo ha svolto, quali sono gli obiettivi del lavoro.
Scegliere con consapevolezza significa proteggere i bambini e il valore autentico del loro crescere.
💛 Diffidate delle imitazioni. Lavoriamo insieme per custodire l’infanzia, rispettarla e offrirle esperienze vere, profonde e ricche di senso.