Fabiana osteopata D.O. Aragona

Fabiana osteopata D.O. Aragona Questa pagina ha lo scopo di far conoscere l'osteopatia, buona lettura .

23/10/2025

23 ottobre

ANSIA E RESPIRAZIONE

DIAFRAMMA TORACICO, PAVIMENTO PELVICO E PRESSIONE ADDOMINALE

La danza invisibile tra Cielo e Terra

Il corpo umano è una cattedrale di pressioni.
Ogni respiro è una preghiera che scolpisce lo spazio interno, un equilibrio perfetto tra il Cielo del diaframma e la Terra del pavimento pelvico.
In mezzo, l’oceano dell’addome: il mare delle emozioni, la casa del respiro, la culla della vita.

IL DIAFRAMMA TORACICO L’ARCO DEL RESPIRO

È un muscolo ma anche un ponte, un confine che unisce.
Quando si muove liberamente, orchestra il ritmo della vita:
inspira e porta ossigeno, espira e libera il superfluo.

Ma quando si irrigidisce, trattiene e blocca il flusso dell’esistenza.
La sua disfunzione non è mai solo meccanica, è anche emotiva: il diaframma trattiene ciò che non abbiamo saputo lasciare andare.

Le principali patologie e disfunzioni associate a un diaframma rigido o dissinergico:
• reflusso gastroesofageo, ernia iatale
• ansia, attacchi di panico, iperventilazione
• cervicalgie e cefalee muscolotensive
• dorsalgie e lombalgie croniche
• rigidità costale e blocchi toracici
• stipsi o alterazioni del transito intestinale
• sensazione di “nodo alla gola” o respiro corto
• disturbi del sonno, tachicardia, extrasistolia
• senso costante di affanno o “peso sul petto”

Ogni volta che tratteniamo un dolore, il diaframma lo memorizza.
È la scatola nera delle emozioni.

IL PAVIMENTO PELVICO
LA RADICE DELLA VITA

È la base della nostra piramide, il sostegno invisibile del corpo e dell’anima.
È la terra fertile su cui poggiano gli organi, il bacino della forza vitale.

Ogni inspirazione lo spinge dolcemente verso il basso, ogni espirazione lo solleva.
Quando il respiro è armonico, anche il pavimento pelvico vive in ritmo.
Quando il respiro si interrompe, anche lui smette di danzare.

Le principali patologie e disfunzioni associate a un pavimento pelvico alterato:
• incontinenza urinaria o fecale
• prolasso degli organi pelvici (vescica, utero, retto)
• dolore pelvico cronico o vaginismo
• disfunzioni sessuali (impotenza, anorgasmia, eiaculazione precoce)
• lombalgie e sciatalgie resistenti
• emorroidi e varici pelviche
• stipsi da blocco muscolare
• alterazioni del ciclo mestruale
• dolore durante il parto o nel post-partum

Il pavimento pelvico è l’eco del nostro senso di sicurezza e radicamento.
Quando ci sentiamo minacciati, abbandonati o feriti, lui si chiude.
Quando torniamo a fidarci, si apre e accoglie.

LA PRESSIONE ADDOMINALE
L’EQUILIBRIO INVISIBILE

Immagina una sfera piena d’acqua: se la schiacci da un lato, la pressione si distribuisce in ogni direzione.
Così avviene nel corpo.
Durante l’inspirazione, il diaframma scende, aumenta la pressione addominale e gli organi vengono “massaggiati” da una forza equilibrata.
Il pavimento pelvico risponde e sostiene questa spinta, evitando che l’energia si disperda verso il basso.

Se l’equilibrio tra i due si rompe, il corpo reagisce con sintomi diversi:

Patologie correlate a squilibrio pressorio addominale:
• ernie addominali o inguinali
• diastasi dei retti addominali
• ptosi viscerali
• lombalgia cronica da instabilità
• dolore viscerale e gonfiore addominale
• alterazioni del ritorno venoso o linfatico
• incontinenza e stipsi
• senso di “peso” al basso ventre

Ogni sintomo è una voce che dice:

“Il tuo respiro non scorre più come un fiume. Fermati, ascolta, ritrova il flusso.”

RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA
L’ARTE DEL RIEQUILIBRIO

Esercizio base
1. Sdraiati o siediti con la schiena dritta.
Appoggia una mano sul torace e una sull’addome.
2. Inspira dal naso e senti l’addome espandersi come una sfera.
Il torace resta morbido.
Il pavimento pelvico accoglie la discesa del respiro.
3. Espira lentamente dalla bocca.
Lascia che l’addome rientri e percepisci il pavimento pelvico risalire.
4. Ripeti per almeno 3 minuti.
Senti il ritmo: Cielo scende, Terra risponde.

Esercizio avanzato

Durante l’espirazione, attiva dolcemente il pavimento pelvico (come se volessi trattenere un piccolo flusso d’urina), mentre il diaframma risale.
Durante l’inspirazione, rilassa completamente e lascia che la vita entri.
Questo ciclo ristabilisce la pressione armonica, tonifica e riequilibra l’intero sistema.

EFFETTI BENEFICI DELLA RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA
• migliora la postura e la stabilità del core
• allevia ansia, insonnia e tachicardia
• favorisce il ritorno venoso e linfatico
• migliora la digestione e la motilità intestinale
• riequilibra il sistema nervoso autonomo
• riduce la pressione arteriosa
• armonizza il ciclo mestruale e la libido
• migliora la performance sportiva e la voce

SIGNIFICATO EMOZIONALE

Il diaframma trattiene ciò che non abbiamo potuto piangere.
Il pavimento pelvico trattiene ciò che abbiamo temuto di perdere.
Il respiro che scorre tra loro è il perdono che scioglie la memoria.

Quando li rimetti in dialogo, il corpo si alleggerisce, la mente si calma, il cuore si apre.
Respirare diventa allora un atto d’amore verso sé stessi.

MANTRA FINALE
“IO SONO IL RESPIRO TRA CIELO E TERRA”

Inspiro, e accolgo.
Espiro, e lascio andare.

Il mio diaframma discende come luna nel mare,
il mio pavimento pelvico risponde come terra che respira.

Dentro di me c’è equilibrio,
ogni cellula canta il ritmo della vita.

Io non trattengo più: fluisco, sento, esisto.

Io sono il respiro che unisce il Cielo e la Terra.
Io sono la quiete dopo la tempesta.
Io sono la vita che si muove in me.




19/10/2025

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Problemi ATM?…. Possiamo esser d’aiuto con l’osteopatia?….Certo😉….Info al 339 648 3676
18/10/2025

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17/10/2025

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14/10/2025

COPIO

🫁 𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼̀ 𝗦𝗶𝗴𝗺𝘂𝗻𝗱 𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱

Lo studio è silenzioso. L’odore di libri riempie la stanza.
Freud è seduto, taccuino in mano.
Sul lettino, non un uomo, ma un muscolo.
Il Diaframma.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Allora, signor Diaframma… come si sente oggi?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
(sospira)
Compresso, professore. Come sempre.
Tutti mi usano, ma nessuno mi ascolta davvero.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Interessante. Mi racconti delle sue origini.

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
Io non sono nato dove sono ora.
All’inizio stavo nel collo dell’embrione, vicino alla voce — quasi un segno del destino. Poi ho iniziato il mio viaggio verso il centro.
Provengo dal mesoderma, il foglietto della forza e del movimento.
Il mio compito era un paradosso: dividere e unire allo stesso tempo.
Quando ho trovato la mia casa tra torace e addome, ho capito che sarei diventato un ponte.
Tra respiro e digestione. Tra pensiero ed emozione.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Ah… un ponte tra i piani dell’essere. Mi piace.
E quando ha iniziato a respirare?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
Il mio debutto è stato… drammatico.
Un neonato, un urlo, un respiro. Io mi contraggo, l’aria entra, e il mondo comincia.
Da quel momento non ho mai smesso.
Respiro dopo respiro, vita dopo vita.
Senza di me, professore, l’inconscio non avrebbe nemmeno l’aria per sognare.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Ha il dono dell’ironia, vedo.
Si sente trascurato dal corpo?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
Non è trascuratezza, è inconsapevolezza.
Pensano che io serva solo a respirare, ma io faccio molto di più.
Massaggio il cuore, accompagno il sangue, aiuto i visceri, cullando la digestione e il sistema linfatico.
E poi… sento.
Le emozioni, professore. Tutte.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Ah, eccoci. Le emozioni. Mi dica di più.

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
La paura mi paralizza. Trattieni il respiro, e io mi blocco con te.
La rabbia mi spinge in alto.
La tristezza mi appesantisce.
La gioia mi apre come una vela.
Quando ami, io canto. Quando soffri, io piango con te.
Sono l’emozione fatta carne.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Un inconscio muscolare, potremmo dire.
E com’è il suo rapporto con il resto del corpo?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
Ah, la mia famiglia!
Il cuore mi è fratello, il fegato è un tipo serio, l’intestino è un artista sensibile, la colonna vertebrale è la mia compagna di vita.
Quando io mi blocco, lei soffre; quando lei si torce, io non respiro più.
Siamo una coppia che vive di reciproche dipendenze.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
E chi l’ha capita davvero?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
(sorride con un piccolo moto di cupola)
L’osteopata.
È l’unico che non vuole aggiustarmi, ma ascoltarmi.
Sente il mio ritmo, percepisce i miei blocchi, i miei sospiri interni.
Con le sue mani mi accoglie, mi accompagna, mi restituisce spazio.
Quando mi libera, il corpo intero si ricorda di essere vivo.
Con lui non servono parole, solo respiro.
L’osteopatia è la psicanalisi del corpo.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Molto affascinante…
E le altre discipline, come la trattano?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
Oh, mi conoscono in molti.
Nello yoga mi venerano con il pranayama.
Nell’Ayurveda sono il fuoco che accende la digestione.
Nella medicina cinese sono il ponte tra Cielo e Terra.
Nel Feldenkrais e nel Pilates mi riscoprono con delicatezza.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
E cosa la fa soffrire?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
La disattenzione. Lo stress. Le emozioni che non trovano voce.
Le posture rigide, la paura del sentire.
Quando succede, divento una corazza.
Mi alzo troppo, spingo giù troppo, e tutto perde armonia.
Il corpo si chiude, la mente si confonde, e io resto nel mezzo, a trattenere il mondo.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
E cosa, invece, la guarisce?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
La libertà.
Un respiro profondo, una risata sincera, un pianto liberatorio.
Il tocco gentile, la presenza consapevole.
Quando torno a scorrere, il corpo canta. Il cuore si alleggerisce, la mente si calma.
Io non curo, professore…
io ricordo al corpo come si vive.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Un’ultima cosa, signor Diaframma: cosa direbbe al suo corpo, se potesse parlargli direttamente?

𝗗𝗶𝗮𝗳𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮:
Solo questo:
Non dimenticarti di me.
Io sono il respiro tra ciò che pensi e ciò che senti.
Sono il ponte tra la mente e il ventre.
Ogni volta che mi ascolti, il mondo dentro di te si riconnette.
Quando mi liberi, tutto scorre. Quando mi ami, tutto guarisce.
Freud resta in silenzio.
Il Diaframma inspira lentamente, come se la stanza intera respirasse con lui.
Poi sorride.

𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱:
Forse, caro Diaframma… l’inconscio respira con lei.

📍 Ricevo a Modena
Via crespellani 91
3396483676





11/10/2025

COPIO E INCOLLO…..

Le mani che curano:
poesia, scienza e spirito

Il gesto originario

Da sempre l’uomo ha posto le mani sul dolore.
Il bambino si tocca il ginocchio appena caduto.
La madre avvolge con il palmo la fronte del figlio febbricitante.
Il guerriero ferito stringe la sua ferita per sentirsi ancora vivo.
È un gesto primordiale, inscritto nel DNA della cura:
le mani cercano il calore, trasmettono sicurezza,
sono il primo farmaco che la vita abbia inventato.

Il linguaggio della pelle

La pelle non è un semplice rivestimento:
è il più grande organo sensoriale,
un laboratorio di recettori che trasformano il tocco in messaggi elettrici.
I corpuscoli di Meissner registrano la carezza,
quelli di Pacini percepiscono la vibrazione,
i Merkel la pressione statica,
i Ruffini l’allungamento dei tessuti.
Ogni dito, ogni polpastrello, è un’antenna.
Quando una mano si posa, la pelle non riceve solo contatto,
ma anche informazione, sicurezza, appartenenza.

La fisiologia del tocco

Il tocco attiva il nervo vago, la via parasimpatica del riposo.
Il cuore rallenta, il respiro si distende,
il sangue fluisce più libero, la pressione si abbassa.
Le mani che curano modulano il sistema nervoso autonomo:
trasformano l’ansia in calma,
lo stress in equilibrio,
l’infiammazione in risposta di guarigione.

La scienza lo conferma:
la stimolazione cutanea rilascia ossitocina, l’ormone dell’affetto,
e serotonina, la molecola della serenità.
Un semplice contatto modifica la biochimica del corpo.
La mano non è solo calore: è un laboratorio neuroendocrino in azione.

L’intelligenza fasciale

Sotto la pelle scorre la fascia, il grande tessuto connettivo.
Una ragnatela liquida che avvolge muscoli, organi, ossa.
Quando le mani si poggiano su un corpo,
sentono tensioni, torsioni, blocchi di memoria.
Ogni micro-movimento fasciale è una parola non detta,
ogni restrizione un trauma che attende di essere sciolto.
Le mani esperte non manipolano: ascoltano.
Sanno che il corpo non mente:
registra tutto, dalla caduta d’infanzia al lutto adulto,
dal colpo fisico alla ferita emotiva.

Le mani come antenne

Ma non è solo scienza.
Chi ha toccato migliaia di corpi lo sa:
il palmo diventa antenna,
capta onde sottili,
sente calore, freddo, pulsazioni impercettibili.
C’è chi parla di “campo energetico”,
chi di biofotoni, chi di elettricità tissutale.
La fisica quantistica suggerisce che ogni cellula emetta luce,
un linguaggio luminoso che le mani possono percepire.
Il guaritore tradizionale lo chiamava “spirito del corpo”.
Lo scienziato lo chiama “oscillazione bioelettromagnetica”.
La verità forse è che sono la stessa cosa, detta in lingue diverse.

Lo magia del tocco

Per i popoli antichi le mani erano sacre.
Lo sciamano le usava per estrarre il dolore come fumo,
per restituire energia come fuoco,
per collegare il malato alla Terra e al Cielo.
Ogni dito era un simbolo:
il pollice radicava alla terra,
l’indice indicava la direzione,
il medio richiamava la forza,
l’anulare univa al cuore,
il mignolo proteggeva l’anima.
Quando posava le mani,
non toccava solo carne:
toccava spiriti, antenati, archetipi.
Era il ponte tra visibile e invisibile.

L’arte clinica e quella invisibile

Oggi chi cura con le mani porta due eredità:
quella scientifica, fatta di anatomia, fisiologia, neurobiologia,
e quella invisibile, che nessun libro può insegnare:
la capacità di percepire ciò che non si vede.

La mano che cura non è mai solo gesto tecnico.
È presenza.
È ascolto.
È sapere quando spingere e quando attendere,
quando fare e quando lasciar fare.

La mano come medicina

La vera medicina delle mani è questa:
accogliere il dolore senza giudicarlo,
accarezzare la tensione senza combatterla,
ricordare al corpo che può ancora cambiare.
È una scienza fatta di numeri e recettori,
ma anche un’arte che affonda nella memoria ancestrale.

Le mani che curano sono il punto d’incontro
tra biologia e poesia,
tra sinapsi e spiriti,
tra calore e silenzio.

E ogni volta che si posano su un corpo
dicono senza parlare:
“Qui sei al sicuro. Qui la vita può ricominciare a fluire.”

Le linee del guaritore

Non tutte le mani sono uguali.
Alcune recano un segno antico, nascosto nel palmo, sotto al mignolo:
tre linee sottili e parallele, quasi invisibili,
che nella tradizione sciamanica e palmistica sono dette “le linee del guaritore”.

Chi le possiede porta con sé un dono:
la capacità di percepire oltre la superficie,
di sentire il dolore altrui come proprio,
di trasformare la sofferenza in carezza.

Le tre linee non sono superstizione:
sono simbolo di un destino,
di una mano che non si limita a stringere o a prendere,
ma che sa donare, ascoltare, guidare.
Come tre sentieri paralleli,
sono la traccia di una missione che passa attraverso il corpo
per arrivare all’anima.

Mani, scienza e destino

Il guaritore moderno può parlare di recettori, di nervo vago, di biofotoni.
Lo sciamano antico parlava di spiriti e antenati.
Entrambi, però, guardavano la stessa cosa:
quelle mani che portano il segno del guaritore
sono strumenti di un linguaggio che va oltre le parole.

Le tre linee sotto il mignolo sono promemoria silenziosi:
ricordano che chi cura con le mani
non lavora solo con la carne e con i nervi,
ma con la storia invisibile dell’essere umano.

Ogni volta che un guaritore posa i palmi su un corpo,
quelle tre linee si accendono come corridoi di luce.
E attraverso di esse,
la scienza incontra la poesia,
il cuore incontra la ragione,
la vita incontra la guarigione.

Viva l’osteopatia, viva le mani che guariscono !
Tutto qua ❤️



Ps : sotto la mano ci sono i calzini consapevoli …

Siamo collegati più di quanto possiamo immaginare….Prenota la tua valutazione gratuita…. Info 339 648 3676
10/10/2025

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06/10/2025

A voi le conclusioni …. Mai sottovalutare un eco alla tiroide ….

I messaggi che ti danno la carica e la voglia dì lavorare tutti i giorni… anche nei giorni NO!!!Ringrazio io voi 🥰
01/10/2025

I messaggi che ti danno la carica e la voglia dì lavorare tutti i giorni… anche nei giorni NO!!!
Ringrazio io voi 🥰

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Modena
41122

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