07/07/2024
Un uomo normale. Che conduce una vita ordinaria. Ripetizioni. Abitudini. Routines.
Poche variazioni. Nessuna novità. Nulla di eccezionale. Nessun evento straordinario, travolgente.
Il film ha il ritmo del protagonista. Dei suoi sguardi, dei suoi silenzi, delle sue azioni. Questo ritmo viene, da subito, trasferito allo spettatore che lo sente sulla sua pelle, lo sperimenta. Lo spettatore deve rallentare.
Questo ritmo lo attraversa e, nonostante la gigantesca e frenetica Tokio che fa da contenitore, chi guarda il film quasi se ne dimentica.
Sicuramente qualcuno avrà provato noia o irritazione proprio a causa del ritmo e del "non accadimento".
Noi, che siamo abituati a non accorgerci del presente.
Noi, che solitamente lo erodiamo da costanti ansie sul futuro e continui ritorni al passato.
Hirayama vive il presente, un adesso.
Vive la sua vita. Vive con poco. Possiede poco. Parla poco e, proprio per questo, gode una ricchezza infinita ed incomprensibile agli occhi degli altri (ad esempio, la sorella) e, forse, dello spettatore stesso.
Ma lui è sereno. Sorride. Osserva. Accompagna. Resta in silenzio. Contempla. Vive una preghiera.
Onora le sue azioni, sa meravigliarsi. Ha rispetto.
Hirayama è una persona che cura ed ha cura.
Cura per il riordino della sua stanza, dei suoi oggetti, delle piante che coltiva, degli sconosciuti e delle persone le cui storie sono collegate alla sua, del suo lavoro, delle parole e dei silenzi che pronuncia.
Cura. Rispetto. Dedizione. Devozione.
Accoglie tutto e tutti nell'amore dell'esistenza che lui offre. Ed è per questo che, chi sa cogliere la luce del suo amore, a lui si affida (la nipote, l'uomo ammalato).
Qui ed ora. La luce del mattino. Una persona. Una canzone. La lettura di un libro. Un foglietto trovato, per caso, in un bagno pubblico. Un bagno caldo a fine giornata.
Viene voglia, quasi necessità, che "accada qualcosa".
Ma è proprio questo (apparente) non accadere che permette di connettersi profondamente al significato di questo "niente di significativo".
Solo attraverso questo processo di sottrazione, forse, si potrà cogliere ciò che Hirayama sapientemente conosce. (...)