StudioTecnico Montanaro

StudioTecnico Montanaro Eliel Saarinen

"Progetta sempre una cosa

considerandola nel suo

più grande contesto ,

una sedia in una stanza ,

una stanza in una casa ,

una casa nell'ambiente ,

l'ambiente nel progetto di una città."

18/03/2023

“Oggi vi parlo delle responsabilità dell'amministratore per lavori eseguiti dai proprietari nei singoli appartamenti”

Lavori in unità immobiliare privata in condominio: sicurezza e responsabilità.

Quando si eseguono lavori sulle parti comuni di un condominio, l'amministratore, in base a quanto previsto dal d. lgs 81/08 (Testo Unico per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro), assume il ruolo di committente e/o responsabile dei lavori.

Lavori in unità immobiliare privata in condominio privo di dipendenti

Se il condominio non ha dipendenti, l'amministratore è tenuto comunque a verificare che l'impresa o le imprese scelte dal condomino per eseguirei i lavori rispettino tutte le norme e le prescrizioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, per preservare l'incolumità degli altri abitanti o dei visitatori da eventuali rischi dovuti a interferenze nelle aree comuni.

Ed è proprio questo il compito principale dell'amministratore: vigilare affinché non sia messa a rischio l'incolumità dei propri amministrati.

L'art. 1176 del codice civile infatti prescrive a ogni professionista, nell'esercizio della propria attività, la "di diligenza del buon padre di famiglia" e, in questo caso, la diligenza si può interpretare proprio come una giusta attenzione alla salute e sicurezza dei condòmini.

La diligenza impone all'amministratore di fare tutto quanto sia necessario a soddisfare l'interesse delle persone a cui presta l'opera, quindi in questo caso non solo i condòmini, ma anche i visitatori occasionali del condominio che possano risultare coinvolti.

Durante i lavori in un appartamento possono esserci infatti interferenze anche nelle parti comuni del condominio e, se in una di queste parti, avviene un incidente, l'amministratore rischia una denuncia.

Un caso frequente in condominio è ad esempio la mancata recinzione dell'area dell'area di stoccaggio delle macerie dovute ai lavori nell'alloggio.

Considerati questi rischi e considerate le responsabilità che ne conseguono per l'amministratore, appare indispensabile che questi obblighi i condòmini a segnalargli preventivamente gli eventuali lavori da eseguire nel proprio alloggio.

Una segnalazione è buona norma da parte dei condòmini, anche per informare gli altri proprietari di eventuali fastidi a cui saranno soggetti durante la durata dei lavori.

Per i motivi che abbiamo testé analizzato, però, risulta indispensabile per l'amministratore conoscere in anticipo questa eventualità, visti gli obblighi e gli adempimenti connessi alla sicurezza che gli competono.

L'amministratore deve quindi interfacciarsi con il committente e responsabile dei lavori che, in questo caso, non sarà lui stesso, ma il proprietario dell'appartamento in cui si faranno i lavori.

Solitamente un proprietario risulta completamente a digiuno delle questioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, molto più di quanto non lo sia l'amministratore che, pur non essendo un tecnico, ha un minimo bagaglio di competenze in materia, acquisite attraverso i corsi di formazione e aggiornamento oggi obbligatori.

Questo rapportarsi diventa quindi fondamentale per garantire tutte le tutele necessarie ai soggetti coinvolti.

Se il proprietario ha provveduto a nominare un coordinatore per la sicurezza, sarà con questo professionista che occorrerà interloquire, chiedendogli per prima cosa quali sono le prescrizioni che ha ritenuto di adottare per evitare i rischi da interferenze nelle aree comuni.

L'amministratore dovrà sapere se l'impresa incaricata saprà muoversi in maniera corretta all'interno del fabbricato, verificare se sono state prese in considerazione tutte le possibili interferenze ed eventualmente quali sono i provvedimenti programmati per evitare possibili rischi.

Il primo aspetto da gestire correttamente è l'allestimento del cantiere, in particolare se deve essere presente un ponteggio. In ogni caso, l'area di cantiere deve essere correttamente delimitata e il carico e scarico di materiale e macerie deve avvenire in un luogo opportunamente recintato in cui non ci sia il passaggio dei condòmini. Nel caso in cui questo non possa essere evitato, dovrà essere adeguatamente protetto.

Purtroppo ciò avviene molto raramente, anzi, accade spesso che, per risparmiare sull'allestimento dell'area di cantiere, si utilizzino le scale condominiali per il trasporto a rifiuto delle macerie. Invece è proprio questo che occorre evitare.

17/03/2023

“Oggi vi parlo dei tramezzi”

Le demolizioni: la prima e più sottovalutata fase di un cantiere di ristrutturazione

L’inizio di una ristrutturazione coincide sempre con la fase delle demolizioni che troppo spesso viene sottovalutata e affrontata in modo leggero, sia da committenti che credono di poter fare da soli, sia dagli operai specializzati che non prendono sempre le necessarie cautele

I tramezzi non hanno funzione strutturale, però questo non significa che si possono demolire senza prestare attenzione: il motivo è che negli anni possono essere diventati parzialmente portanti, cioè i solai superiori si sono “appoggiati” sui tramezzi. Questo succede quando vengono realizzati tramezzi molto lunghi lontano da pilastri o pareti portanti. In ogni caso non significa che tali tramezzi non possono essere rimossi, semplicemente in questi casi la demolizione dovrebbe essere fatta un po’ alla volta (non tutto il muro insieme) e deve essere posta attenzione a controllare eventuali abbassamenti del solaio superiore.

28/05/2022
14/11/2021

Se il tecnico falsifica i permessi per la realizzazione di un intervento edilizio, frodando il committente, il Comune non deve tenerne conto e può pretendere il pagamento delle sanzioni per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria. È la decisione del Consiglio di Stato con la sentenza 74...

“L‘architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti” è l’aforisma più noto di Giancarlo De Carlo, ch...
25/09/2021

“L‘architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti” è l’aforisma più noto di Giancarlo De Carlo, che negli anni ’60 con questo assioma voleva mettere in discussione le prassi progettuali consolidate in urbanistica e in architettura. Intendeva ribaltare, fin dall’impostazione, la metodologia di chi sostiene l’autonomia disciplinare e il primato del linguaggio; una logica autoreferenziale che, spesso, tiene poco conto dei bisogni reali dei fruitori e che porta a una trasformazione urbana poco condivisa. De Carlo proponeva la Progettazione Partecipata, spesso attraverso la metodologia del workshop, in cui l’utente è da subito coinvolto nel processo decisionale, dando rilievo e sostanza alle sue aspettative. Poneva a se stesso precisi confini operativi: come tecnico si limitava a far convergere i singoli ‘desiderata’ verso un comune interesse per la qualità complessiva, funzionale, tecnico-economica ed estetica.

Ribadiva che, solo il “dialogo orizzontale” tra amministrazioni, progettisti e cittadini consente di ridurre le possibilità di errore nell’operare, in particolare nei processi di trasformazione urbana. “L’architettura del futuro –affermava – sarà caratterizzata da una partecipazione sempre maggiore dell’utente alla sua definizione organizzativa e formale”, determinando una confluenza d’intenti tra la committenza, i progettisti e i realizzatori.

Nel saggio Giancarlo De Carlo, L’architettura della partecipazione (Quodlibet, 2013) la curatrice Sara Marini ripubblica alcuni importanti scritti di De Carlo, tra cui appunto L’architettura della partecipazione del 1972, in cui l’architetto sulla scorta di quanto stava verificando a Terni aveva sistematizzato/corretto l’approccio teorico di una precedente conferenza tenuta a Melbourne. Il villaggio Matteotti e il Piano particolareggiato per il centro storico di Rimini sono occasioni di sperimentazione concreta che Giancarlo De Carlo mette in piedi con un team multidisciplinare, cui faceva parte anche Franco Berlanda, Bruno Gabrielli e il sociologo Domenico De Masi.

Rifiutando l’idea dell’architettura come pura astrazione, De Carlo ha indirizzato la sua ricerca verso un paziente lavoro di relazione tra approccio teorico e concretezza del fare, verso una semplificazione che conservava i valori della complessità, coniugando razionalmente e poeticamente il concetto di ‘forma aperta’.

“Quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure – forse così è più chiaro – quando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni” l’utopia diventa realtà e l’architettura si pone al centro tra l’uomo e l’ambiente, con il solo obiettivo di definire un grado di trasformabilità compatibile.

08/05/2021
14/03/2021

Xreference architects: Winestore 1187, El Vendrell

14/03/2021

Mateo Arquitectura: Edifici d'habitatges al Carrer Marimón, Barcelona

14/03/2021

Carles Enrich Studio: Torre Marola, Puig-Reig

14/03/2021

Can Tomeu - Spagna

Andrea Solé
Architetto Principal Architect

Adrià Goula Sardà Principal Architect
Fotografo

Situato all'ingresso del Parc Natural de Garraf, appena fuori dalla città di St Pere de Ribes, Can Tomeu è uno degli edifici appartenenti alla Masia Corral d'en Capdet, costruita intorno all'anno 1800 per attività agricole e in pietra. scopi di lavorazione. È un pezzo di storia catalana e un monumento nazionale, il che significa che l'infrastruttura deve essere mantenuta nel suo stato originale ove possibile.

Can Tomeu era originariamente destinato alla forza lavoro della Masia più grande, che era responsabile del mantenimento dell'intera finca. Con il tempo l'edificio abbandonato si è lentamente deteriorato fino a diventare un rudere, lasciando solo i muri portanti. Anche così, la sua catalogazione come Bene Culturale di Interesse Locale (BCIL), richiedeva la manutenzione di tutto ciò che esisteva, cioè i muri in pessime condizioni.

L'esecuzione ha riguardato la riabilitazione della costruzione esistente, consentendo alla normativa un ampliamento del 30% del volume originario. A causa del degrado dell'edificio e della completa scomparsa del tetto, i muri perimetrali erano crollati e stavano perdendo altezza. L'intervento sceglie così di recuperare il volume originario e di utilizzare il volume espandibile del 30% sotto forma di annessione.

Tuttavia, il progetto iniziale è stato radicalmente modificato a causa di sorprese durante l'esecuzione. Le pareti erano anche in condizioni peggiori del previsto e parti di esse sono cadute, dovendo cercare nuove soluzioni costruttive. Tutte le pareti interne sono state unite con rete in ferro e un grande rinforzo in calcestruzzo per il coronamento delle pareti ha dato origine a nuove facciate, diverse da quelle inizialmente proposte. Quindi, il calcestruzzo che ha permesso la conservazione dei muri è stato lo stesso che è stato espresso all'esterno e che ha aumentato il volume in altezza. Anche la nuova zattera è stata sollevata in cemento.

Anche la profondità dei muri nel terreno si è rivelata insufficiente, fatto che ha portato a nuove altezze di fondazione, nuove soluzioni costruttive, nuovi livelli al suo interno e una nuova ristrutturazione degli spazi interni ed esterni. Allo stesso modo, durante la sua esecuzione, si è deciso di aggiornare i materiali scelti per gli interni, le finestre in ferro sono state sostituite da quelle in legno che danno più calore all'insieme e la pavimentazione in ceramica evocava il Mediterraneo risparmiando denaro. eventi durante il processo di costruzione, Can Tomeu sorge, con tutto il risalto nel volume in pietra originale e l'ampliamento acquisendo un secondo piano a misura più umana.

In questo modo si dà risalto all'edificio esistente come volume principale, anche di accesso.

Da un punto di vista funzionale l'esecuzione del progetto sposta l'accesso principale al vecchio “vigneto”, dando accesso ad un ambiente a doppia altezza che sarà lo spazio centrale della casa. Sulla sinistra si trovano le stanze (due al piano terra e una al primo piano) ciascuna con il proprio bagno ea destra, nella zona ampliamento, si trovano la cucina e il soggiorno.

Questa annessione formata da due volumi gemellati si apre verso l'esterno controllato da ampie finestre permettendo il godimento della natura. Lo spazio esterno viene raccolto attraverso il nuovo ampliamento e la creazione di una zattera che si eleva al di sopra del livello del suolo permettendo al singolo di raccogliersi davanti all'ampiezza del parco del Garraf. A sua volta, questa zattera sopraelevata è visivamente separata dal percorso pubblico che attraversa la tenuta, impedendo al passante di vedere cosa sta succedendo all'interno della casa.

La performance rappresenta una seconda vita per l'edificio, riscoprendo gli spazi interni esistenti di chiara e potente geometria che dopo l'intervento costituiscono una nuova esperienza spaziale.

La riabilitazione dell'intero complesso architettonico viene effettuata nel massimo rispetto dell'ambiente in cui si trova. Seguono i criteri di sostenibilità necessari per preservare l'ambiente naturale, promuovendo così un turismo sostenibile e autosufficiente. È stato realizzato un progetto per gestire in modo autosufficiente l'intero complesso architettonico (mediante pannelli solari, serbatoi gasolio e riutilizzo delle acque grigie e piovane, facendole passare attraverso processi naturali di fitodepurazione).

Located at the entrance of the Parc Natural de Garraf, just outside the town of St Pere de Ribes, Can Tomeu is one of the buildings belonging to the Masia Corral d’en Capdet, which was built around the year 1800 for agricultural and stone-crafting purposes. It is a piece of Catalan history and a national monument, meaning that the infrastructure needs to be kept in its original state wherever possible.

Can Tomeu was originally intended for the labour force of the larger Masia, whcih was responsible for the maintenance of the entire finca. With time the abandoned building slowly deteriorated into a ruin, leaving only its bearing walls. Even so, its cataloging as a Cultural Asset of Local Interest (BCIL), required that everything that existed be maintained, that is, walls in very poor condition.

The ex*****on addressed the rehabilitation of the existing construction, allowing the regulations an expansion of 30% of its original volume. Due to the degradation of the building, and the complete disappearance of its roof, the perimeter walls had been collapsing and losing height. The intervention opts to thus recover the original volume and use the 30% expandable volume in the form of annexation.

However, the initial project was radically modified due to surprises during ex*****on. The walls were even in worse condition than expected, and parts of it fell off, having to look for new constructive solutions. All the internal walls were joined with iron mesh and a large concrete reinforcement for the crowning of the walls gave rise to new facades, different from those initially proposed. Thus, the concrete that allowed the preservation of the walls was the same that was expressed outside and that increased the volume in height. The new raft was also raised in concrete.

The depth of the walls in the ground also turned out to be insufficient, a fact that led to new foundation heights, new construction solutions, new levels in its interior and a new restructuring of the interior and exterior spaces. In the same way, during its ex*****on, the decision was made to update the materials chosen for the interior, the iron windows were replaced by wooden ones giving more warmth to the whole and the ceramic pavement evoked the Mediterranean while saving money. events during the construction process, Can Tomeu rises, with all the prominence in the original stone volume and the enlargement acquiring a second plane on a more human scale.

In this way, the existing building is given prominence as the main volume, also access.

From a functional point of view, the ex*****on of the project moves the main access to the old “vineyard”, giving access to a double-height room that will be the central space of the house. On the left you will find the rooms (two on the ground floor and one on the first floor) each with its own bathroom and on the right, in the extension area, the kitchen and living room are located.

This annexation formed by two twinned volumes opens to the exterior controlled through large windows allowing the enjoyment of nature. The exterior space is collected through the new extension and the creation of a raft that rises above ground level allowing the individual to gather in front of to the breadth of the Garraf park. In turn, this elevated raft is visually separated from the public path that crosses the estate, preventing the passer-by from seeing what is happening inside the house.

The performance represents a second life for the building, rediscovering the existing interior spaces of clear and powerful geometry that after the intervention constitute a new spatial experience.

The rehabilitation of the entire architectural complex is carried out with maximum respect for the environment where it is located. They follow the sustainability criteria necessary to preserve the natural environment, thus promoting sustainable and self-sufficient tourism. A project has been carried out to self-sufficiently manage the entire architectural complex (by means of solar panels, diesel tanks and reuse of gray and rain water, making them go through natural phytodepuration processes).

[ES]

Situada a los pies del parque Natural del Garraf, Can Tomeu forma parte del conjunto de la Masia Corral d´en Capdet construida en los años 1800 como explotación agraría y ganadera. Tras pasar de generación en generación fue abandonada y ocupada hasta ser adquirida para transformarla en turismo rural.

Can Tomeu se trabataba originalmente de la casa dels “masovers”, personas encargadas del mantenimiento de la finca. El paso del tiempo y su abandono habían llevado al edificio a un estado de considerable degradación, tan solo los muros portantes habían perdurado. Aún así, su catalogación de Bien Cultural de Interés Local (BCIL), imponía que se mantuviera todo lo existente, es decir, unos muros en muy mal estado.

La ejecución abordaba la rehabilitación de la construcción existente, permitiendo la normativa una ampliación del 30% de su volumen. Debido a la degradación del edificio , y la desaparición por completo de su cubierta, los muros perimetrales habían ido derrumbándose y perdiendo altura. La intervención opta por recuperar así el volumen original y utilizar el 30% de volumen ampliable en forma de anexión.

No obstante, el proyecto inicial fue radicalmente modificado devido a las sorpresas durante la ejecución. Los muros estaban incluso en peor condiciones de lo esperado, y partes de éste se desprendieron , teniendo que buscar nuevas soluciones constructivas. Se unieron todos los muros interiormente con mallas de hierro y un gran refuerzo de hormigón para la coronación de los muros dió lugar a nuevas fachadas, diferentes de las inicialmente propuestas. Así , el hormigón que permitió la conservación de los muros fué el mismo que se expresó en el exterior y que creció el volumen en altura. La nueva balsa también se alzó en hormigón.

La profundidad de los muros en el terreno también resulto ser insuficiente, hecho que provocó nuevas cotas de cimentacion, nuevas soluciones constructivas, nuevos niveles en su interior y una nueva reestucturación de los espacios interiores y exteriores.

Del mismo modo,durante su ejecución, se tomó la decisión de actualizar los materiales escogidos para el interior, las ventanas de hierro fueron substituidas por las de madera dando más calidez al conjunto y el pavimento cerámico evocaba al Mediterraneo a la vez que permitió economizar.

De todos los sucesos durante el proceso de construcción se alza Can Tomeu, con todo el protagonismo en el volumen original de piedra y la ampliación adquiriendo un segundo plano a una escala más humana.

De esta manera se le da a la edificación existente el protagonismo como volumen principal ,también de acceso.

Desde el punto de vista funcional , la ejecución del proyecto traslada el acceso principal al antiguo “viñedo”, dando acceso a una sala en doble altura que será el espacio central de la vivienda. A la izquierda se encontraran las habitaciones ( dos en planta baja y una en planta primera) cada una con su propio baño y a la derecha, en la zona de la ampliación se ubica la cocina y sala de estar. Esta anexión formada por dos volúmenes maclados entre sí se abre al exterior controlado a través de grandes ventanales permitiendo disfrutar de la naturaleza.

El espacio exterior queda recogido mediante la nueva ampliación y la creación de una balsa que se eleva sobre el nivel del suelo permitiendo al individuo recogerse frente a la amplitud del parque del Garraf. A su vez esta balsa elevada separada visualmente del camino público que cruza la finca impidiendo al paseante ver lo que pasa en el interior de la casa.

La actuación, supone una segunda vida para el edificio , redescubriendo los espacios interiores existentes de geometría clara y potente que tras la intervención constituyen una experiencia espacial nueva.

La ejecución de rehabilitación de todo el conjunto arquitectónico se hace respetando al máximo el entorno donde está situado. Se siguen los criterios de sostenibilidad necesarios para preservar el medio rural, potenciando de esta manera un turismo sostenible y autosuficiente. Se ha realizado un proyecto para gestionar de manera autosuficiente todo el conjunto arquitectónico (mediante placas solares, depósitos de gasoil y reaprovechamiento de las aguas grises y de lluvia, haciéndolas pasar por unos procesos de fitodepuración natural).

Giovanni SardellaIngegnereItaliaNina Trulli Resort Masseria San FrancescoIl complesso edilizio che costituisce la masser...
28/02/2021

Giovanni Sardella
Ingegnere
Italia

Nina Trulli Resort
Masseria San Francesco

Il complesso edilizio che costituisce la masseria “San Francesco” è stato oggetto di un intervento di restauro e riqualificazione, il quale ha interessato i vari corpi di fabbrica che lo costituiscono e realizzati quasi totalmente tra il XVIII e XIX secolo.

La masseria “San Francesco”, la cui costruzione primaria risale presumibilmente al 1730, così come inciso su un architrave in pietra esistente e rinvenuto all’interno di uno degli immobili che la costituiscono, originariamente era costituita da un corpo di fabbrica, destinato ad abitazione del “padrone” e realizzato in muratura portante e coperture tra loro eterogenee quali volte, con sovrastanti “cummerse” cioè tetti a falda tipici della “murgia dei trulli” (ovvero la zona in cui ci troviamo), ovvero coperture piane. Oltre ad una vecchia rimessa, realizzata il secolo scorso e destinata al ricovero degli attrezzi agricoli utilizzati per la gestione della stessa masseria.

Un altro importante corpo di fabbrica, facente parte della masseria, è costituito da undici trulli con altrettanti coni e qualche “rizza”. Tali ambienti erano utilizzati come fienili (i due coni più grandi) e stalle; in adiacenza a questi, successivamente, si è realizzato un altro corpo di fabbrica con muratura portante in pietra e copertura ad unica falda il quale ha costituito per un lungo periodo l’ampliamento della stalla.

Poi fa parte della masseria anche una chiesetta, la quale, nel corso degli anni, dopo aver perso la sua originaria funzione è stata utilizzata nei modi più disparati, ma sempre a servizio della masseria.

Infine, nella zona antistante alla masseria vi è un piazzale in pietra, utilizzato originariamente anche come aia; mentre nella zona antistante ai trulli vi era qualche piccolo vano deposito realizzato presumibilmente negli anni ‘60-’70 del secolo scorso.

La masseria, che è stata utilizzata all’incirca fino alla fine dello scorso secolo, aveva un unico ingresso (posto nella parte posteriore della stessa) e si presentava in uno stato di degrado diffuso sia per la parte originaria, destinata a residenza del “padrone”, sia soprattutto nella parte costituita dai trulli. Inoltre, vi erano delle superfetazioni create negli ultimi decenni di utilizzo della stessa che intaccavano in modo consistente l’aspetto originario della stessa.

L’intervento di progettazione attuato presso questo complesso immobiliare lo si è pensato e realizzato suddividendolo in due steps: un primo ha riguardato il recupero statico e conservativo dei trulli e dell’attiguo fabbricato in pietra per il quale sono state utilizzate maestranze locali esperte in tale lavorazione. Quindi solo successivamente a tale lavorazione ed una volta messe a n**o tutte le varie strutture originarie ed eliminate le varie superfetazioni esistenti, si è passati alla progettazione vera e propria del complesso immobiliare rispettando l’intento della proprietà: realizzare poche suite che immergessero l’ospite all’interno della struttura originaria oltre che della natura e dello spazio che la circonda, non facendo mancare ogni comfort che, però, fossero ottenuti soprattutto con elementi architettonici compatibili con quelli della masseria e dei trulli oltre che naturali.

Pertanto importante è stato il lavoro in sinergia diretta tra le soluzioni architettoniche ed estetiche ideate dalla proprietà ed le regole tecniche imposte dal progettista: tutto questo ha portato a fondere il desiderio ed il gusto con la progettazione e la regola dell’arte.

Per tale motivo si è pensato ad un nuovo ingresso che “accogliesse” l’ospite che giunge alla struttura, immergendolo nell’ambiente circostante. L’ingresso, infatti, lo si è realizzato in prossimità di due querce secolari e, man mano che si percorre la strada in battuto di breccia, è possibile scorgere il vigneto oltre che l’aspetto architettonico dell’intero complesso immobiliare. Inoltre, si è pensato ad una serie di camminamenti che lasciassero libero l’ospite di spostarsi e fruire degli spazi comuni, dei frutti delle coltivazioni presenti, il tutto nel massimo rispetto dei vincoli e dell’ambiente in cui la struttura è immersa.

Sempre per quanto riguarda gli ambienti esterni si sono realizzati una serie di patii, uno per ciascuna suite, il cui ombreggiamento, nella maggior parte dei casi, è stato ottenuto per mezzo di pergolati realizzati con elementi in tufo (scialbati a calce) e sovrastanti tiranti per l’arrampicamento della vegetazione naturale.

È stato demolito il vano deposito realizzato negli anni ‘60-’70 dello scorso secolo e parte della volumetria la si è utilizzata per costruire una piccola alcova, realizzata totalmente in pietra e con volta a botte, ad integrazione del trullo più piccolo presente nella struttura.

A riguardo del recupero dell’interno della struttura si è eliminato il fenomeno dell’umidità di risalita realizzando, per ciascun ambiente, un vespaio aerato e, successivamente, sono state risistemate le “chianche” di pietra locale, precedentemente rimosse, integrandole con altre della stessa epoca.

Nella fase progettuale si è dovuto affrontare la difficoltà di dotare ciascuna suite di un servizio igienico ampio e che si integrasse perfettamente all’interno dell’organismo edilizio in questione: ecco così che un bagno, con la sua grande doccia centrale, è stato realizzato all’interno di un grande trullo mentre gli altri sembrano “incastonati” nelle strutture originarie della masseria.

Infine, la struttura è stata dotata di un grande pozzo per l’accumulo dell’acqua potabile ma, soprattutto, di una piscina che, collocata all’ombra di una grande quercia secolare, per forma, dimensione e colore riconduce alle vecchie “foggie”, le tipiche cisterne a cielo aperto impiegate per la raccolta delle acque piovane e molto diffuse nelle nostre campagne nei secoli scorsi.

Alla riuscita del progetto ha lavorato l’ingegner Giovanni Sardella, con studio professionale in Monopoli (BA), coadiuvato dal suo valido staff di collaboratori. La ditta che si è occupata delle opere è l’impresa edile Convertini Antonio con sede in Monopoli (BA), mentre la ditta che ha curato il verde e le alberature è la ditta Lapietra Giardini s.r.l. con sede in Monopoli (BA). Le soluzioni architettoniche, gli allestimenti e la scelta degli arredi è stata a cura della proprietà.

Masseria Petrarolo Monopoli  Italia  2015
27/02/2021

Masseria Petrarolo Monopoli Italia 2015

Algo grosso Toy Shop San Luis  Argentina  2017
27/02/2021

Algo grosso Toy Shop San Luis Argentina 2017

31/12/2020

Indirizzo

Monte Urano

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

Telefono

3332300464

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando StudioTecnico Montanaro pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a StudioTecnico Montanaro:

Condividi