19/08/2025
AUTOIMMUNITÁ: QUELLO CHE ANCORA NON VOGLIAMO VEDERE
(Post lungo)... Quando parliamo di autoimmunità, spesso l’attenzione si sposta subito sulla ricerca del “protocollo giusto”, dell’integratore miracoloso o del test genetico che spieghi tutto. Ma la verità, se vogliamo dircela senza maschere, è che l’autoimmunità non si risolve mai con una pillola. Non esiste una scorciatoia, non c’è un integratore che possa rimpiazzare lo stile di vita, né un farmaco che possa riparare decenni di disregolazione immunitaria se non ci mettiamo a guardare le radici profonde.
L’autoimmunità è, prima di tutto, una malattia del sistema vivente, del corpo, delle relazioni, del sonno, dell’alimentazione, delle tossine e persino della direzione interiore con cui conduciamo la nostra vita. È un processo infiammatorio cronico che nasce dall’incontro tra predisposizione genetica e ambiente, tra traumi e carichi tossici, tra alimenti incompatibili e ritmi di vita che spingono l’organismo oltre la sua soglia di tolleranza.
E c’è una domanda che, in clinica i medici dovrebbero fare ai propri pazienti e si rivela spesso più predittiva di qualsiasi analisi del sangue:
“Stai seguendo il tuo scopo di vita?”
Può sembrare una domanda filosofica, ma è clinica fino al midollo. Perché chi ha perso la direzione interiore, chi vive intrappolato in relazioni tossiche o in un lavoro che nega la propria essenza, sviluppa inevitabilmente uno stress cronico che diventa benzina sul fuoco autoimmune. Alcuni pazienti lo sanno, lo sentono, ma non hanno il coraggio di guardarlo in faccia. Altri si perdono nel vuoto, come se la loro bussola interiore fosse rotta. È da lì che spesso si gioca la partita della guarigione.
Quando analizziamo le cause scatenanti dell’autoimmunità, emergono sempre quattro grandi fattori che non possiamo ignorare: sonno, stress, movimento e relazioni.
1. Il sonno: il primo farmaco gratuito
Sembra banale, ma il sonno è la medicina primaria del sistema immunitario. Chi dorme poco o male ha livelli di citochine infiammatorie più alti, una barriera intestinale più permeabile e una regolazione immunitaria più fragile. Ogni ora di sonno perduta è come togliere i freni a un’auto in discesa. Prima di parlare di integratori costosissimi, bisogna tornare qui: la qualità del sonno.
2. Lo stress e il sistema limbico
Lo stress cronico non è solo “sentirsi agitati”. È una cascata biochimica che altera cortisolo, adrenalina, asse HPA e perfino la risposta dei mastociti. In pratica, lo stress cronicizza l’infiammazione. Ecco perché, per alcuni, la guarigione passa più da pratiche di regolazione limbica, meditazione, respiro e tecniche somatiche che da qualsiasi dieta.
3. Il movimento intelligente
Troppo esercizio può peggiorare i sintomi, ma l’inattività è ancora peggio. Il movimento regolare, adattato al proprio livello, riduce i marker infiammatori, migliora la salute mitocondriale e regola la risposta immunitaria. Anche una camminata o dello yoga dolce possono essere più terapeutici di un integratore.
4. Le relazioni come medicina o veIeno
Questo è forse il punto più sottovalutato. Le relazioni sane calmano il sistema immunitario; quelle tossiche lo incendiano. Chi è circondato da persone che non comprendono la propria malattia vive in un costante stato di allerta. Al contrario, un partner o una famiglia che sostengono davvero, cucinando pasti anti-infiammatori, rispettando i limiti energetici, celebrando i piccoli progressi, diventano una terapia invisibile ma potentissima.
Molti pazienti con autoimmunità raccontano di peggioramenti improvvisi dopo esposizioni chimiche, infezioni o periodi di stress ambientale. Le tossine sono ovunque... pesticidi, solventi, muffe, metalli pesanti. Il problema non è solo “l’incontro casuale” con una tossina, ma il carico totale, piccole esposizioni quotidiane che si sommano fino a superare la capacità di detossificazione.
Chi ha polimorfismi in geni come MTHFR, GST o PON1 smaltisce tossine più lentamente, e ciò che per altri è tollerabile può diventare devastante. Non possiamo ignorare questi fattori... chi convive con autoimmunità deve vedere l’ambiente come parte integrante della terapia.
E poi c’è lui: il glutine!
E qui tocchiamo un tasto dolente. Nel 2025 siamo ancora a discutere se il glutine faccia male o meno nelle patologie autoimmuni. E la cosa grave è che alcuni medici e nutrizionisti, nutrizionisti laureati online, con percorsi formativi rapidi, continuano a promuovere il glutine persino a chi ha autoimmunità o sensibilità documentata, sminuendo pubblicamente con post discutibili, chi mette in guardia contro i suoi effetti.
Ora, la scienza è chiara... si, la scienza parla chiara... il glutine aumenta la zonulina, apre le giunzioni strette dell’intestino e favorisce la permeabilità intestinale. Questo effetto è stato documentato non solo nei celiaci, ma in tutti gli individui. In chi ha una patologia autoimmune, questa esposizione continua diventa come gettare benzina sul fuoco.
Ogni volta che un paziente con tiroidite, artrite reumatoide, sclerosi multipla o lupus consuma glutine, invia un segnale immunitario che può durare settimane. Non esiste “un po’ di glutine ogni tanto” o preferirebi grani antichi: l’esposizione continua mantiene l’infiammazione accesa.
Eppure, ci sono ancora professionisti che liquidano tutto con un:
“Se non sei celiaco, puoi mangiarlo”.
Questa è una semplificazione che confonde, danneggia e ritarda la guarigione di migliaia di persone.
Il glutine è solo un esempio di come un singolo fattore ambientale possa amplificare il caos immunitario. Ma la verità è che l’autoimmunità nasce da un mosaico di cause:
- un trauma che ha disgregato il sistema nervoso,
- un’infezione cronica che continua a stimolare i mastociti,
- tossine ambientali che intossicano il fegato,
- relazioni che logorano,
- e un intestino costantemente bombardato da alimenti incompatibili.
Non si tratta quindi di eliminare solo il glutine, né solo di fare una dieta perfetta. Si tratta di ricostruire la biologia e la vita su più livelli.
Uno degli aspetti più duri che chi soffre di autoimmunità conosce bene è la solitudine. Perché dall’esterno “non si vede”. Non c’è un gesso, non c’è un taglio visibile, non c’è sangue. Eppure dentro c’è un incendio che divora energia, vitalità, sonno e speranza.
E qui ritorna l’importanza del supporto, quando le persone attorno credono che tu stia “esagerando”, il corpo entra in un circolo vizioso di invalidazione e stress. Al contrario, quando qualcuno ti guarda e dice “ti credo, e sono qui con te”, l’immunità stessa riceve un messaggio diverso.
Parlare di autoimmunità senza dire queste cose sarebbe come vendere un sogno vuoto. Non possiamo ridurre tutto a un integratore o a una moda alimentare. Serve il coraggio di dire che:
- Il sonno è più potente di qualsiasi pillola.
- Lo stress irrisolto mantiene accesa l’infiammazione.
- Le relazioni tossiche sono tanto pericolose quanto una dieta scorretta.
- Le tossine ambientali non sono dettagli marginali, ma detonatori veri e propri.
- E sì, il glutine va eliminato senza compromessi nelle patologie autoimmuni e nelle sensibilità.
Torniamo alla domanda iniziale:
“Stai seguendo il tuo scopo di vita?”.
Perché la biologia senza direzione si ammala. Il corpo senza un senso profondo si arrende. Non si tratta di filosofia new age, si tratta di neuroimmunologia pura. Quando sappiamo perché ci alziamo al mattino, quando sentiamo che ciò che facciamo ha significato, l’intero sistema neuroendocrino si regola diversamente.
Molti pazienti trovano il loro scopo proprio dentro la malattia... diventano guide, ricercatori, custodi di altre persone nella stessa situazione. È come se l’autoimmunità, invece di essere solo una condanna, fosse anche un portale verso una vita più autentica.
L’autoimmunità non è un nemico da sterminare con un farmaco. È un linguaggio che il corpo usa per dire:
“Così non posso più andare avanti.”
La vera guarigione non è cercare l’integratore perfetto, ma ricostruire la vita... sonno, stress, movimento, relazioni, alimentazione e scopo. È guardare in faccia il glutine e dire basta. È smettere di credere a chi minimizza o confonde per ignoranza o convenienza. È assumersi la responsabilità di cambiare, un passo alla volta, sapendo che ogni scelta conta.
Perché l’autoimmunità non è la fine. È l’inizio di un percorso nuovo, duro e autentico, che ci obbliga a diventare alleati del nostro corpo e non più nemici.
XO - Patrizia Coffaro