La Casa di Psiche - Psicoterapia gentile di Silvia Riccamboni

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La Casa di Psiche - Psicoterapia gentile di Silvia Riccamboni Psicoterapia per il benessere della Persona e della Relazione. Così ogni volta, da sempre e finché sarà.

La Casa di Psiche è il luogo da cui continuamente partiamo e a cui facciamo ritorno nel muoverci ritmico che è l’avventura di essere umani. Nell’espiro del viaggio ci apriamo a ciò che ci è ignoto di noi e del mondo per imparare i limiti e le possibilità; nell’inspiro del ritorno assimiliamo la scoperta divenendo ciò che siamo. La Casa di Psiche non può che trovarsi, da un punto di vista immaginale, nel cuore del bosco. Nel luogo simbolicamente più adatto ad ospitare il viaggio iniziatico, le prove di crescita, l’incontro con le forze che ci saranno di volta in volta alleate o avverse… come le fiabe ci insegnano fin da bambini. Mi chiamo Silvia Riccamboni, vivo e lavoro a Padova dove mi occupo di benessere della persona e delle relazioni come psicoterapeuta, formatrice e naturopata. La pagina e il sito collegato offrono informazioni sulla psicoterapia e scritti ispirati dall’incontro quotidiano con il dolore e la bellezza, con le ferite e le risorse delle persone che accompagno per un tratto della loro strada. Tutti i contenuti hanno scopo strettamente divulgativo, non vanno quindi considerati sostitutivi di valutazioni diagnostiche né di trattamenti terapeutici.

11/09/2025

POSITIVO E NEGATIVO

"La letteratura self-help invita spesso a non esprimere le emozioni negative e a non lasciar emergere i pensieri negativi: "Pensa positivo, crea la tua realtá eliminando il negativo" é l'insegnamento standard attraverso cui, insieme al negativo, perdiamo contatto anche con il positivo. Rinunciando alle emozioni negative eliminiamo anche le altre, perché la differenziazione é del tutto arbitraria.
La rabbia, in certi casi, puó essere molto piú positiva della gioia, e il disgusto piú della speranza. Non esiste davvero un'emozione negativa: esistono soltanto emozioni. Costretti alla felicitá, siamo vincolati alla produzione: felice, dal verbo greco 𝘱𝘩𝘺𝘰, significa infatti "fecondo", "produttivo".
Ma la nostra é una felicitá intensiva, d"allevamento, i cui frutti troppo grandi e numerosi piegano l'albero che siamo sotto il peso della paura di vivere. In questa massificazione della felicitá, in quest'obbligo all'abbondanza soltanto la tristezza puó salvarci: l'inquinamento luminoso della nostra fame chimica di conoscenza ci impedisce di guardare dritti alle nostre stelle polari. La parola "tristezza" (dal sanscrito 𝘵𝘳𝘴𝘵𝘢, "oscuro", "torbido") racconta quel ritorno all'oscuritá che é il solo a permettere una chiara visione del cielo"...

Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Lezioni di meraviglia. Viaggi tra filosofia e immaginazione, Tlon

Mycelica®..................

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𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲...
18/08/2025

𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲...

𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲.
Per sapere di non essere soli, per illuminare i passi e farne trame leggibili: “Sono qui, siamo qui”.

Storie per ancorarci alla grande narrazione dell’esistenza; per placare la domanda di senso che ci insegue e precede come un’ombra. Per addomesticare le forze invisibili che ci agitano finché non trovano parole per essere dette e corpi per essere amate. Ne abbiamo bisogno come individui e come comunità, per rianimare relazioni che in tempi di disconnessione dalla terra e da noi stessi tengano insieme ecologia, salute, cultura e spiritualità.

Mycelica racconta storie che curano, ispirano, connettono. Lo fa dal sottosuolo, dove sembra che nulla accada e luogo invece di miracolosi intrecci e gestazioni cicliche. I suoi filamenti si offrono a ricucire antiche lacerazioni: tra umano e natura, tra umano e umano, tra umano e oltre.

Leggi Mycelica: www.mycelica.it
FB: Mycelica
Instagram: lestoriedimycelica

"Riemergere da se stessi è tanto difficile quanto più si è profondi".Michela MurgiaArt Anna Godeassi
14/08/2025

"Riemergere da se stessi è tanto difficile quanto più si è profondi".
Michela Murgia

Art Anna Godeassi

01/08/2025

SCUSATE LO SFOGO, MA STAVOLTA SONO VERAMENTE ARRABBIATO!

Qualche giorno fa una mamma porta a visita la sua bambina di 9 anni. Marta è piccola e fragile, magrolina, bianca come il latte ma con degli occhi scuri più neri della notte e grandi grandi di una bellezza mediorientale sconvolgente, gli occhi grandi, profondi ed innocenti dei bambini, che quando ti fissano sembra quasi che ti stiano leggendo l' anima, gli occhi ai quali noi grandi dobbiamo avere veramente tanto coraggio per ingannarli.

Mamma Paola è preoccupata, la piccola Marta non vuole più mangiare, rifiuta anche il cibo che le piaceva di più, è circa un mese che va avanti così. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è successa sabato sera, Marta ha rifiutato la pizza, la sua pizza preferita che chiedeva sempre da quando era bambina.

Lavoro a Napoli e sia la mamma che il pediatra che in questa città si trovano dinanzi ad un bambino che rifiuta la pizza ... la situazione diventa seria, non si scherza, qui senza pizza non si può vivere, il rifiuto di un bambino è quasi eresia.

Visito la piccola Marta sorridendo e parlando del più e del meno, come mi aspettavo non ha nulla. A questo punto capisco che il problema va cercato in altri ambiti. Continuo a parlare del più e del meno, scuola tutto ok, casa tutto ok, mamma e papà si vogliono bene e non manca nulla sia dal punto di vista affettivo che materiale.

Stava quasi per andare via e per fissarle un appuntamento ad un mese per un controllo, propongo il pomeriggio di un venerdì, essendo a fine settimana lo studio sarà meno affollato e avrò più tempo per parlarle . Ma mi fermano mamma e figlia all'unisono dicendo che il pomeriggio ha danza. Mi scatta un qualcosa in testa a questo punto e inizio a chiedere che danza fa e le solite domande di circostanza generali.

Marta sembra contenta della scuola di danza delle maestre e delle amichette e anche la mamma la vede serena.
Con tutta naturalezza e ingenuità mamma Paola mi dice " Sa dottore la controllano sempre anche come cresce, le pesano tutte ogni settimana"

Non vado avanti nel raccontarvi, inutile dirvi che tra le amichette di danza si era instaurata una quasi gara a chi pesasse meno e fosse più magra.

Lasciamo stare ora mamma Paola e la piccola Marta, ora parlo io. E ribadisco ciò che ho detto all'inizio questa è una minaccia.

NESSUNO, e ripeto NESSUNO che NON sia pediatra o medico che abbia dimestichezza coi percentili deve permettersi di sottoporre a misurazioni di peso o altezza un bambino.

Nella mia esperienza ho avuto casi clinici di anoressia iniziata anche in giovane età devastanti. Quando vengo a sapere simili comportamenti effettuo immediatamente una segnalazione di abuso della professione sia alle Autorità sia al distretto Sanitario di zona.

Misurare una bambina ogni settimana significa farla focalizzare sul proprio peso e iniziare a farle considerare il cibo un nemico, tanto più è scorretto pesarla davanti a tutte le altre bambine del corso di danza. Non oso immaginare se vi fosse qualche bambina leggermente cicciottella quale violenza psicologica abbia dovuto subire..immagino il ridere sotto i baffi delle amichette ecc...

E allora vi riconfermo la minaccia, se vengo a sapere che qualcuno pesa e parla di dieta ai vostri bimbi in pubblica piazza vi denuncio come ho fatto, vi assicuro che di guai ne passerete.

P.S. Comunque mamma Paola mi ha scritto...Marta alla fine non ha resistito alla sua pizza preferita....la pizza vince sempre!!

Dott. G. Lodato
Dal web

31/07/2025

𝐋'𝐢𝐥𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐥𝐞.

Capita senz'altro anche a voi: rileggere un libro a distanza di anni ci rivela quanto la mente, attraverso l'esperienza, si sia espansa nel frattempo. Quante connessioni abbia stretto nelle direzioni più sorprendenti, di quanta vita si sia arricchita.
Ma ci fa anche rendere conto che alcune delle questioni più importanti per la nostra esistenza ecosistemica erano state dette molto tempo fa.

"𝐕𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐞" 𝐩𝐞𝐫𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐦𝐢 𝐢𝐦𝐛𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐚𝐢 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐢 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞:

"Se non avessimo tutti gli svantaggi degli esseri umani, soprattutto lo svantaggio della lingua, non comunicheremmo se non in termini di relazioni. Per quanto ne so non c'è motivo di credere che i mammiferi privi di linguaggio verbale attribuiscano carattere alle… cose.
Secondo me gli animali privi di linguaggio conoscono solo le relazioni. Cioè quando sentiamo il miagolio del gatto, quando torniamo a casa dal lavoro non vuol dire "Io ho fame", vuol dire "Mamma". E' un'enunciazione della relazione fra lui e noi. Il
suono emesso dal gatto è in genere un suono filiale, il suono di un figlio al genitore.
Esso identifica la relazione tra noi e il gatto e una volta identificata questa relazione noi dovremmo aprire il frigorifero ed estrarne ciò che in genere diamo al nostro bambino, il latte. E ciò vale per la quasi totalità della comunicazione animale: essa è fatta di rumori
o gesti o odori del corpo che suggeriscono una relazione di un certo tipo e l'altro animale dovrebbe agire sulla base della relazione così suggerita.
Ebbene noi non siamo poi così lontani dai gatti o dai cani. Siamo abbastanza vicini ad essi da tenere più alle nostre relazioni che a qualsiasi altra cosa al mondo. Magari le abbiamo protette e schermate in vari modi, lo fanno tutti; ma nonostante tutte queste
protezioni, è là sotto che viviamo, è là sotto che si trovano l'amore e l'odio e l'amor proprio e l'orgoglio e la vergogna e migliaia di altre cose di questo genere: in ciò che sta tra noi e gli altri. E la cosa di cui sto parlando sono appunto i continui indizi che abbiamo
di tutto ciò… ma nonostante questi indizi continuiamo ad assegnare alla coscienza individuale e alle sue finalità il dominio delle nostre attività".

Gregory Bateson, 𝑉𝘦𝑟𝘴𝑜 𝑢𝘯'𝘦𝑐𝘰𝑙𝘰𝑔𝘪𝑎 𝑑𝘦𝑙𝘭𝑎 𝑚𝘦𝑛𝘵𝑒

Leggi Mycelica: www.mycelica.it

Mycelica®

05/06/2025

𝗟𝗮 𝘀𝗮𝗴𝗴𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗧𝗲𝗿𝗿𝗮

Non saranno la mente razionale e la tecnologia a salvarci.
Sarà "La saggezza della terra", che per Raimon Panikkar è sia la nostra sapienza relativa alla Terra che la sapienza che la Terra stessa possiede, e che "𝘴𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦 𝘢 𝘯𝘰𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘰𝘳𝘤𝘩𝘦̀ 𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘦𝘯𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 (𝘶𝘯𝘥𝘦𝘳𝘴𝘵𝘢𝘯𝘥𝘪𝘯𝘨), 𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢 𝘢𝘭 “𝘳𝘪𝘮𝘢𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰” (𝘴𝘵𝘢𝘯𝘥 𝘶𝘯𝘥𝘦𝘳) 𝘭’𝘪𝘯𝘤𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘦𝘪 𝘤𝘪 𝘳𝘪𝘷𝘦𝘭𝘢”.

L’opera di Panikkar oltre ad essere vastissima è poliedrica e come accade quando si leggono le parole di un Maestro, comunica a più livelli: 𝑚𝘦𝑛𝘵𝑒 e 𝑐𝘰𝑠𝘤𝑖𝘦𝑛𝘻𝑎. L’invito quindi è a immergersi direttamente nella sua scrittura, magari iniziando da un libricino uscito in Italia nel 2023, di cui trovi una recensione su Mycelica:
𝗘𝗰𝗼𝘀𝗼𝗳𝗶𝗮. 𝗟𝗮 𝘀𝗮𝗴𝗴𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗧𝗲𝗿𝗿𝗮" 𝗱𝗶 𝗥𝗮𝗶𝗺𝗼𝗻 𝗣𝗮𝗻𝗶𝗸𝗸𝗮𝗿, 𝗝𝗮𝗰𝗮 𝗕𝗼𝗼𝗸

Leggi la recensione: https://www.mycelica.it/la-saggezza-della-terra/

04/06/2025

𝗦𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗹𝘂𝘁𝘁𝗼 (𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼) 𝗻𝗼𝗻 𝗰'𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮

Tra le nuove storie appena pubblicate, Mycelica racconta la ricerca di 𝗠𝗮𝗿𝘇𝗶𝗮 𝗩𝗮𝗿𝘂𝘁𝘁𝗶 nata da una semplice, fondamentale domanda: perché quando muore una persona amata avvertiamo tutto il peso della perdita e sentiamo la necessità di celebrarla con un rito pubblico, mentre non sentiamo la stessa esigenza quando a morire è un bosco, una specie animale, un ghiacciaio? Che cosa ci impedisce di riconoscerla e sentirla come una perdita a tutti gli “affetti”?
Ci sono delle ragioni.

Leggi l'articolo: https://www.mycelica.it/senza-lutto-ecologico-non-ce-speranza/

11/04/2025

"𝘾𝙞𝙤̀ 𝙘𝙝𝙚 𝙚𝙨𝙘𝙡𝙪𝙙𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙙𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙨𝙘𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖, 𝙡𝙤 𝙞𝙣𝙛𝙡𝙞𝙜𝙜𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙣𝙖𝙩𝙪𝙧𝙖, 𝙙𝙪𝙣𝙦𝙪𝙚 𝙖 𝙣𝙤𝙞 𝙨𝙩𝙚𝙨𝙨𝙞".
Mycelica®

"Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione dell’inconscio ecologico è la radice profonda della follia insita nella società industriale. Ritrovare l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare la via verso la salute psicofisica dell’individuo, della società e dell’ecosistema.
Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i fiumi e gli alberi, intessuti dello stesso intricato flusso di materia-energia e mente.
L’ecologia profonda - come filosofia di vita – non è nata negli anni Settanta dalle idee di Arne Naess o da qualche movimento di minoranza di oggi: da tremila anni in India, e da tempi ancora più lunghi in tante culture animiste, idee ben diverse da quelle che hanno poi foggiato la civiltà occidentale avevano avuto modo di diffondersi nella mente collettiva, come dimostrano questi pensieri, tratti da antichi testi indiani:

“Ogni anima va rispettata e per anima si intende ogni ordine, ogni vitalità che la sostanza possa assumere: il vento è un’anima che si imprime nell’aria, il fiume un’anima che prende l’acqua, la fiaccola un’anima nel fuoco, tutto questo non si deve turbare”. In uno dei sutra si loda chi non reca male al vento perché mostra di conoscere il dolore delle cose viventi e si aggiunge che far danno alla terra è come colpire e mutilare un vivente"...

Guido Dalla Casa
https://www.ilcambiamento.it/articoli/ecologia_profonda_decrescita_ecopsicologia_filosofie_native?fbclid=IwY2xjawJlooJleHRuA2FlbQIxMAABHhQuNogzBvj5D6b7qRzRE16Jwkj7YCzrKkPGUhO4YkWsolLrXu-dUc9du46G_aem_j2eoawmkk7FDOsbXxEZIGg

Leggi Mycelica®: https://www.mycelica.it/

10/04/2025
“𝘈 𝘮𝘦 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘷𝘢𝘪 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘢𝘱𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘪 𝘱𝘦𝘨𝘨𝘪𝘰, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘴𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦”.(Varianti: “𝘋𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘷𝘢𝘪 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘢𝘱𝘪𝘢 𝘯𝘰𝘯...
04/04/2025

“𝘈 𝘮𝘦 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘷𝘢𝘪 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘢𝘱𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘪 𝘱𝘦𝘨𝘨𝘪𝘰, 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘴𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦”.

(Varianti: “𝘋𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘷𝘢𝘪 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘢𝘱𝘪𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘵𝘪 𝘷𝘢 𝘮𝘢𝘪 𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘯𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦”, “𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘷𝘪 𝘪𝘯 𝘵𝘦𝘳𝘢𝘱𝘪𝘢 𝘦𝘳𝘪 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘧𝘰𝘳𝘵𝘦, 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘪 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘰”, “𝘗𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘷𝘪 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘪”).

Sono alcune delle osservazioni che chi inizia una psicoterapia spesso si sente fare, in famiglia, nella coppia, tra amici. “Dottoressa, mia mamma mi ha detto che mi vede peggio da quando vengo qui. E che forse certe cose è meglio lasciarle chiuse nei cassetti”.

𝗥𝗲𝘀𝗽𝗶𝗿𝗼. So che dietro a questa frase c’è un’implicita domanda e tutta la solitudine del paziente designato. So che la terapia tocca i fili invisibili di un intero micelio di relazioni, e che ogni volta che qualcuno arriva in studio porta con sé un gomitolo più o meno aggrovigliato di sintomi, storie e legami che diranno la loro. So che raccogliere la sfida della complessità comporta molta più fatica che applicare protocolli. Ma lo stesso, lì per lì, mi infastidisco.
E credo sia un buon sentire, protettivo dei confini, rivelatore di ciò che si muove nel campo e utile al lavoro che stiamo facendo.

La psicoterapia non fa stare peggio: fa uscire il dolore che era già lì ma che non poteva esprimersi – se non con l’attacco di panico, o la depressione, l’evitamento, la bulimia.
Non rende più polemici: fa uscire dalla compiacenza. Sostiene nel sentire di avere il permesso e la capacità di dire “no” quando è no.
Non rende più dipendenti nelle relazioni: fa riconoscere che tra i legittimi (e congeniti) bisogni ci sono quelli di vicinanza, sostegno e reciprocità e aiuta a imparare a chiedere.

Quanta paura abbiamo di rischiare il nostro posto nell’ordine delle cose, anche quando è un ordine che ci fa soffrire, sentire soli, non visti.

Allora nel tempo dell’iperefficienza, del successo patinato, dell’onnipotenza, della perfezione e dell’immortalità, fare psicoterapia è (potrebbe essere) un atto di ribellione oltre che di cura.
Che può fare paura proprio perché riabilita e offre ascolto ai temi che abbiamo escluso dalla coscienza collettiva ma che così sono diventati mostri: la danza vita-morte (le relazioni che finiscono, i cambiamenti che si impongono, l’invecchiamento…), l’appartenenza (l’individualismo e la paura di dipendere, la solitudine, la paura di restare esclusi…), il corpo (le emozioni, la ciclicità, la perdita dello sfondo naturale, la negazione dei bisogni…).

Non c’è dubbio che un percorso di psicoterapia allena la capacità di scegliere tra ciò che fa stare bene e ciò che fa stare male. Per chi correva tutto il giorno come un dannato rischiando la salute questo potrebbe voler dire concedersi di “rallentare”, quindi secondo la logica della crescita infinita 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘴𝘶𝘤𝘤𝘦𝘴𝘴𝘰, 𝘳𝘦𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘦𝘵𝘳𝘰.
Per chi non osava esprimere le proprie verità nelle relazioni per paura di perderle potrebbe voler dire diventare più affermativi e magari sentirsi dire “𝘗𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘦𝘳𝘪 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘤𝘢𝘳𝘪𝘯𝘢”.
Per chi era abituato ad affrontare tutto da solo, a contare soltanto su di sé per non disturbare e non sentirsi “pesante”, stare meglio potrebbe voler dire cominciare a far valere il bisogno di collaborazione, concedersi di fare un po’ meno e chiedere più aiuto al partner, o in famiglia.
La portata trasformativa di una novità come questa, che rende i ruoli più paritari e i carichi meglio distribuiti, riceverà l’accoglienza che merita? O chi si fa portatore di questo cambiamento dovrà scegliere altre relazioni, più capaci di lasciarsi trasformare e crescere insieme?

𝗟𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗵𝗲 - 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗦𝗶𝗹𝘃𝗶𝗮 𝗥𝗶𝗰𝗰𝗮𝗺𝗯𝗼𝗻𝗶

Illustrazione di Federica Bordoni

02/04/2025

“Dobbiamo sempre chiederci che cosa vedono i quando viene realizzato un video per i . Nel caso dello , i vedono un adulto che parla e gioca con loro e nel frattempo li sta riprendendo, quindi si abituano all’idea di un pubblico, della recita. Soprattutto i si abituano all’’idea dell’approvazione del pubblico come strumento di gratificazione e come metro del loro valore, rigorosamente espresso in like”.

, Professoressa di Sociologia della comunicazione all’Università Roma Tre e anche commissaria dell’AGCOM.

29/03/2025

“C’era un consiglio molto serio che veniva dato dagli anziani della nostra famiglia. Era che ogni bambino doveva conoscere dodici storie complete prima di compiere dodici anni.
Quei dodici racconti erano destinati a costruire un insieme di storie eroiche che copriva uno spettro - sia del bello sia dell’infernale - che andava dagli amori eterni e dalla lealtà alle cadute, minacce e morti, con la riaffermazione costante della rinascita.
A prescindere da quanto una persona possedesse, era considerata povera - e, peggio ancora, in pericolo - se non conosceva le storie a cui poteva rivolgersi per un consiglio, nel corso della vita e fino alla fine di essa”.

Clarissa Pinkola Estés, I desideri dell’anima, Frassinelli 2014

Visita 𝐌𝐲𝐜𝐞𝐥𝐢𝐜𝐚, dove le storie curano, ispirano, connettono...
https://www.mycelica.it/

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Chi sono

Anima è il significato originario della parola “psichè”. Nella Grecia antica indicava il respiro vitale, il soffio impalpabile che rende vivi e unici: ciò che ci tiene in vita e il senso stesso dell’essere vivi. Anima come “rapporto che il nostro corpo ha con il mondo, essendo il nostro un corpo impegnato in un mondo dove veicola le sue intenzioni e da cui riceve risposte che poi rielabora per ulteriori azioni” (U. Galimberti). É a questo rapporto che la psicoterapia offre aiuto quando anima è sofferente.

Mi chiamo Silvia Riccamboni, sono psicoterapeuta, naturopata e insegnante di yoga. Vivo e lavoro a Padova, dove mi occupo di benessere della persona e delle relazioni con attività di psicoterapia della Gestalt - individuale e di coppia - integrata con l’EMDR, formazioni di gruppo e consulenze.

Per PSICOTERAPIA OLISTICA intendo una visione terapeutica e un metodo di lavoro

- trasversali: pur privilegiando concetti e tecniche di cura proprie del nostro contesto culturale, riconosce i limiti della visione cartesiana che ha sancito la separazione mente/corpo e creato il terreno per una frammentazione dell’esperienza esistenziale. Da questa divisione trae origine sia la malattia che l’approccio di cura occidentale scisso in psicologia/medicina. Per ricucire almeno in parte tale frattura, passaggio fondamentale soprattutto quando si lavora con i disturbi psicosomatici, la psicoterapia olistica trova chiavi di lettura preziose integrando il paradigma scientifico occidentale con tradizioni di cura e discipline che non hanno mai separato mente e corpo: la scienza ayurvedica, la medicina tradizionale cinese, lo yoga. La letteratura scientifica ha avvallato da tempo la validità di queste pratiche ai fini del benessere psicofisico.