05/11/2025
Ogni tanto, durante i corsi o le consulenze individuali, qualcuno mi fa notare che suggerire a una persona di sforzarsi di assumere un atteggiamento opposto a quello abituale – che noi definiamo meccanico – può essere pericoloso.
Il rischio, dicono, è quello di snaturarsi o, peggio ancora, di alimentare il giudizio verso sé stessi.
Le frasi che sento più spesso suonano più o meno così:
“Sì, però se mi dite di tenere a bada quella mia tendenza, io sto peggio, perché quella è la mia natura.”
Oppure: “In questo modo mi accetto ancora di meno e mi giudico più di prima.”
Gurdjieff, che non era certo uno che le mandava a dire, avrebbe risposto:
“Tu non sei degno di pronunciare la frase ‘la mia natura’. Prima di parlare di natura, dovresti sciacquarti la bocca!”
Io non sono Gurdjieff – e lo considero un gigante nei miei confronti – tuttavia la penso come lui.
Di quale vera natura possiamo parlare, se tutto ciò che l’uomo addormentato fa o dice è soltanto il risultato dei suoi meccanismi psicologici automatici?
Che natura autentica può esserci dietro qualcuno privo di un briciolo di libero arbitrio?
Dobbiamo mettercelo bene in testa: TUTTO CIÒ CHE SIAMO È CONDIZIONATO, e non abbiamo la minima idea di quale sia la nostra vera natura, che rimane nascosta dietro ai nostri automatismi.
Questa sarebbe già una magnifica premessa da cui partire e su cui riflettere.
Se la nostra vita è andata in un certo modo e continua a procedere allo stesso modo, le possibilità sono due:
se siamo felici, avanti così;
ma se non lo siamo, occorre cambiare — e il cambiamento, spesso, arriva anche proprio quando ci sforziamo di essere diversi dal solito.
Detto questo domani potrei scrivere un post in cui dico che “Ognuno di noi va già bene così com’è.
La vera sfida è imparare ad amarci proprio adesso, nel punto in cui siamo.”
A.