
15/09/2025
Soundarya Lahari di Shankaracharya
L’onda della bellezza
Esoterismo e linguaggio amoroso nella poesia mistica indiana
Navaratri festival
21 settembre – 28 settembre dalle ore 15.00 a Pesaro e su zoom
Il Saundaryalahari è l'inno più importante dedicato alla Parashakti e costituisce il testo fondamentale del culto Dakshinachara Shàkta, devoto all'adorazione del Parabrahman come Madre dell'Universo.
La tradizione vuole che Sri Adi Shankaracharya abbia riportato i primi 41 versetti dal monte Kailasa. Nel corso dei suoi pellegrinaggi, si dice che si fosse recato al Kailasa e avesse goduto del Darshan (incontro, visione diretta) di Sri Devi e Sri Parameshwara. Fu allora che Shiva Parameshwara gli diede cinque Lingam Sphatika (Lingam di cristallo) e Sri Devi e gli fece dono di un fascicolo di fogli di palma. Sui fogli di palma era manoscritto un inno di 100 strofe alla Parashakti Suprema. I cinque Lingam, ciascuno di essi, rappresentano le forme di Ishwara. Questi furono i cinque Lingam che Srimadacharya installò successivamente a Sringeri (Bhogalinga), Kanchi (Yogalinga), Kedara (Muktilinga), in Nepal (Varalinga) e Chidambaram (Mokshalinga). Proprio come il Lingam è la forma di Ishwara, le strofe manoscritte sui fogli di palma lo sono di Amba, nella peculiarità del mantra SriVidya, e della SriVidya Upasana si occupano principalmente le cento strofe dell'inno. Colui che ha dato, colui che ha ricevuto, l'oggetto che è stato dato (Brahmavidya è dunque il contenuto del Saundaryalahari), erano infine la stessa cosa. Ecco l'esempio perfetto di non dualità, o Advaita.
Nandikeshwara, il toro di Shiva, fermò Sri Adi Shankaracharya mentre si accingeva a trasportare i cento Shloka ricevuti in dono e i cinque Lingam fuori dal territorio del Kailasha. Nella colluttazione che ne seguì, Srimadacharya riuscì a riprendere con sé i primi 41 Shloka, a cui poi aggiunse i 59 perduti nella lotta, riscrivendoli di suo pugno. I primi 41 Shloka contengono i principi del Mantra Shastra, del Kundalini Yoga e del culto esoterico di Sri Mahatripurasundari, o SriVidya.
Le prime 41 strofe, note come 'Anandalahari' o 'Onda di Beatitudine' costituiscono il Mantra Shastra. Solo pochi possono capire e seguire nella pratica questa dottrina, le cui norme sono molto severe e pochi sono vocati per la loro osservanza. Ciascuna delle cento strofe del Saundaryalahari può essere recitata come un mantra e ognuna produrrà il suo frutto indipendente. Così come tutto ciò che Mida toccava diventava d'oro, tutte le parole pronunciate da Srimadacharya sono mantra.
Il poema composto da un grande saggio come Srimadacharya in uno stato di estasi, nella piena percezione del Divino e in oblio di sé, è concezione divina. L'Acharya dice nel versetto centesimo: "Madre, questo inno a Te dedicato è scritto con parole tue". Questo inno, oltre ad essere il prodotto della grazia divina, è in grado di conferire grazia su di noi.
Il mondo ha avuto la rara fortuna di godere del Darshan di Srimadacharya solo per un periodo di 32 anni. Nella sua immensa compassione, forse era ansioso che anche dopo la fine della sua incarnazione la gente potesse ricevere il beneficio dei suoi insegnamenti. Questo è il motivo per cui ha riunito tutta la sua grazia, riassunta e compressa, per così dire, nelle sue poesie, inni e canti che continuano a concedere la sua benedizione, generazione dopo generazione. Attraverso il Saundaryalahari, riceviamo l'ondata di grazia di Srimadacharya. Per coloro che leggono il Saundaryalahari, un numero di significati nascosti o intuiti si riveleranno in base alla percezione, la maturità, l'apprendimento, la natura e la propria condizione di vita. (dal commento di Sri Chandrasekharendra Saraswti al Soundarya Lahari)