
31/07/2025
Caro luglio, questa volta mi hai mostrato una parte di te che non mi aspettavo, così, a ricordarmi che le etichette si staccano, prima o poi, e ciò che resta è l’essenziale.
Di te sapevo il calore del sole sulla pelle, i capelli intrisi di sale, le passeggiate al mare di sera, quando ti fermi a respirare, tra il profumo delle crêpes alla nutella, il gusto della nocciola tra le labbra, la musica che mette in scena mercatini di meraviglie e la sabbia che resta a lungo tra le dita e i ricordi.
Mi verrebbe quasi da pensare che non sia stato tu, ora; troppo diverso a te stesso con la felpa leggera della sera e gli ombrelloni sul balcone aperti solo poche ore, e non so se basta per cucirmi addosso la parvenza di una estate che non colora la pelle, e forse nemmeno la memoria.
Eppure so che sei sempre tu, qui, a insegnarmi che il nome che diamo alle cose in fondo è solo una sequenza di caratteri e che, a volte, bisogna cambiare per ritrovarsi davvero.
É necessario stringersi addosso una mancanza e lasciare che diventi idea e sostanza, per farsi di nuovo, infine, traccia, poi sentiero, di una nuova mappa.
Ottobre era ancora lontano, e tu sapevi già di essere manifestazione, di essere radici. Di essere verità.
Ti vedo, ora, e stringo tra le dita ancora per qualche ora quel che mi hai donato: esserci, per me stessa; tornare a creare; viaggiare un po’ più leggera.
Una storia che si fa casa; una casa che si fa cura; una cura che prepara, separa le zolle, strappa via le erbacce. E, con fiducia e pazienza, sceglie il tempo.
Grazie Luglio, ci vediamo al prossimo giro di Ruota, se Dio vorrà, e sarà una nuova storia, tessuta tra la trama del fare e l’ordito dell’esserci.
Barbara è basta, tutt’al più… EliBì