21/02/2018
Cos'è la cataratta❓Ce ne parla la Dottoressa Elena Boero.
Per cataratta si intende qualsiasi opacità del cristallino che determini una penalizzazione della visione. Il cristallino è una lente naturale, normalmente trasparente, contenuta nei nostri occhi, collocata tra l’iride e il corpo vitreo (la sostanza gelatinosa che riempie il bulbo oculare).
Esistono diversi tipi di cataratta, tutti dovuti a modificazioni della composizione chimica del cristallino, principalmente ossidazioni, che ne compromettono la trasparenza.
La causa principale di queste modificazioni è l’invecchiamento, ma può essere provocata anche da traumi oculari, da esposizione a radiazioni e a raggi UV, da patologie oftalmiche (come uveiti, glaucoma ad angolo chiuso, miopia elevata e alcune distrofie retiniche ereditarie) e sistemiche (diabete mellito, distrofia miotonica, dermatite atopica, neurofibromatosi).
I bambini possono invece sviluppare la cataratta congenita (con un’incidenza di 3:10.000 nati vivi), che può essere causata da stati infettivi che si verificano durante la gestazione e che colpiscono il nascituro, come ad esempio la rosolia, mutazioni genetiche, anomalie cromosomiche (come la sindrome di Down) e disturbi del metabolismo (come la galattosemia).
Secondo l’Istat in Italia la cataratta senile colpisce l’8.5 % della popolazione tra i 70 e i 74 anni, il 12,4% nei cinque anni successivi e il 17,1% di chi supera gli 80 anni. Stando all’OMS è la prima causa al mondo di cecità e ipovisione (anche se quasi sempre reversibile).
I sintomi che più comunemente vengono riferiti dai pazienti sono: visione offuscata, visione sdoppiata, ipersensibilità alla luce e abbagliamento, percezione meno vivida dei colori e necessità di modificare frequentemente le prescrizioni degli occhiali.
La pupilla, che normalmente è nera, alla lunga può apparire giallastra e, in alcuni casi, addirittura bianca.
La diagnosi viene effettuata durante la visita specialistica, in occasione della quale si determinerà il tipo di cataratta e si studieranno tutte le strutture oculari in modo da valutare la presenza o meno di altre alterazioni che potrebbero contribuire alla riduzione della qualità visiva.
Quando la compromissione visiva diventa tale da impedire o rendere disagevole al paziente lo svolgimento delle proprie attività quotidiane, si procede all’asportazione chirurgica del cristallino, che, allo stato attuale, è l’unico trattamento disponibile.
Oggi si procede generalmente con la tecnica della facoemulsificazione, che consiste nella frantumazione del cristallino mediante ultrasuoni e nell’aspirazione di tali frammenti. Successivamente viene impiantata una piccola lente artificiale (IOL: Intra Ocular Lens), di potere variabile a seconda delle dimensioni del bulbo oculare e della refrazione postoperatoria desiderata.
Il cristallino artificiale è solitamente scelto per consentire la visione da lontano o da vicino, non può correggere entrambe e non può correggere l’astigmatismo. Esistono tuttavia anche tipi di cristallino artificiale che consentono la visione sia per lontano che per vicino. Altri ancora consentono la correzione dell’astigmatismo. Sarà compito del chirurgo stabilire la scelta del tipo di cristallino artificiale più opportuna per il paziente, sapendo che alcune opzioni non possono essere erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Dopo l’intervento potrebbe residuare un difetto visivo (miopia, ipermetropia, astigmatismo) per anomalie della cicatrizzazione e per i limiti intrinseci delle tecniche di misurazione e calcolo del cristallino artificiale. Tale difetto residuo potrà essere opportunamente corretto utilizzando (nella maggior parte dei casi) gli occhiali.
Solitamente l’intervento viene effettuato in anestesia locale (topica, con l’utilizzo di gocce anestetiche, o peribulbare, mediante iniezione di anestetico). L’anestesia generale viene riservata ai bambini o a soggetti in cui vi sia rischio di movimenti del capo.
Attualmente il recupero postoperatorio è molto rapido poiché si effettuano delle incisioni molto più piccole che in passato e la tecnica di facoemulsificazione è molto meno traumatica.
Inoltre, con l’avvento del femtolaser, per il momento disponibile solo in pochi centri, si possono effettuare incisioni più precise e si può iniziare a frammentare il cristallino minimizzando ulteriormente il trauma.
Nella maggior parte dei casi l’intervento si esegue in regime ambulatoriale e l’ospedalizzazione non è necessaria.
La cataratta è l’intervento chirurgico più effettuato al mondo, le tecniche attuali hanno ridotto molto i rischi intraoperatori (valutati intorno allo 0,01% circa). Tuttavia possono verificarsi delle complicanze sia durante l’atto operatorio che nel periodo successivo.
Alcune complicanze intraoperatorie, come la rottura della capsula del cristallino, possono comportare l’impossibilità di impiantare la lente artificiale durante l’intervento e la necessità di intervenire in un secondo tempo.
Una complicanza postoperatoria frequente è l’aumento della pressione oculare, nella maggior parte dei casi transitoria e trattabile con l’instillazione di colliri ipotonizzanti per un periodo di tempo limitato.
Nel mese successivo all’intervento il paziente dovrà evitare di sfregare l’occhio, utilizzare occhiali da sole (per via dell’ipersensibilità alla luce, in genere transitoria), evitare sforzi fisici ed attività in ambienti polverosi. Sarà poi fondamentale sottoporsi ai controlli stabiliti dal medico e instillare con regolarità i colliri prescritti, poichè il rischio di infezione nel mese successivo all’intervento è molto elevato.