11/03/2022
I BAMBINI E LA GUERRA
La mia generazione, chi oggi ha tra i 40 e i 50 anni, ha ascoltato i racconti della memoria, nonni bisnonni, che come i miei, facevano sedere sulle ginocchia e iniziavano a raccontare ciò che da bambini o giovani adulti avevano vissuto durante i bombardamenti e la guerra.
Raccontavano il nascondersi e il fuggire, il suono delle sirene e l'attesa delle bombe, lo scavare a mani n**e la terra nella speranza di trovare almeno una patata da spartire tra più bocche, il freddo e la paura, le partenze al fronte e i ritorni a casa, i gesti semplici di generosità capaci ancora a distanza di anni di far brillare gli occhi di gratitudine, il cedere un pezzo di pane per darlo a più piccoli, la gioia e festa grande quando qualcuno regalava loro un pollo o un coniglio.
Ci parlavano di guerra quando la guerra non c'era, quando la si intravedeva in vecchie pagine ingiallite o in servizi antichi di telegiornale e quei momenti diventavano occasione di condivisione della memoria, di conservazione del ricordo, un testimone da lasciare in eredità ai propri nipoti.
E noi piccoli stavamo ad ascoltare con gli occhi sbarrati affascinati dalle storie e dal passato.
Un passato che ci sembrava lontanissimo.
Ma oggi quel passato è tornato ad essere il nostro presente, ad essere il presente dei nostri figli, figli troppo piccoli per avere ancora vivo, oggi, chi la guerra l'ha vissuta davvero.
Leggo di frequente ultimamente, la voce di chi afferma di tenere i bambini lontani da ciò che sta accadendo, di non raccontare loro i fatti, di farli vivere nell'illusione protettiva che niente stia succedendo.
Non sono d'accordo.
Assolutamente.
I bambini hanno bisogno di sapere, dobbiamo fornire loro un contesto adeguato dove riporre le parole, informazioni, immagini, che inondano i social, la televisione, i giornali per tutto il tempo della nostra giornata.
Di contro però noi adulti, spesso sproniamo loro a fare striscioni e cartelli colorati che inneggiano alla pace, contro la guerra, o contro ogni altra battaglia, ci pare che tutto abbia più forza se fatto dalle mani di un bambino, ma non ci soffermiamo a spiegare loro il perché.
Ci asteniamo.
A volte non sappiamo cosa dire.
Spesso il nostro terrore ci convince che siano troppo piccoli per sapere.
Ma questo è il nostro terrore, non il loro.
Suggerisco di trovare il coraggio.
Quel coraggio che permetta ai nostri figli di dare un senso ai termini che le loro orecchie percepiscono, di esorcizzare e palesare le emozioni che provano, di rompere tabù e dinieghi antichi come quello che afferma che i bambini non siano in grado di capire.
Sono in grado eccome, basta trovare la maniera adatta.
Proprio come facevano i nostri nonni e bisnonni prendendoci sulle ginocchia.
Coraggio, ce la possiamo fare, magari anche con l'aiuto di un buon libro che ci sostenga con immagini e parole delicate proprio a misura di bambino.