Dott.ssa Simona Pirtac

Dott.ssa Simona Pirtac Sono psicologa e psicoterapeuta docente per le tossicodipendenze al ministero dell interno. Terapista ABA. Trainer mindfulness. Specializzata in EMDR

16/04/2025

Ciò che viviamo entra a far parte di noi. Le emozioni che proviamo, infatti, esercitano un costante effetto modellante sul nostro organismo, ecco perché è insensato parlare di “salute fisica” e “salute emotiva”. Esiste un solo corpo, un solo organismo e un solo benessere.

La tabella che vi proponiamo oggi fa riferimento agli ACE, le esperienze traumatiche che possono avere impatti globali sulla vita dell’individuo in sviluppo.

Questi eventi spesso sembrano non essere impattanti perché, il bambino che non ha la minima conoscenza del mondo, tende a “normalizzarli”. Tuttavia, per quanto si possa normalizzare un evento avverso, esso rimane pur sempre un trauma e, come dicevamo, ciò che viviamo entra a far parte di noi. A volte in modi che non vorremmo. Per fortuna, la psicoterapia ha dimostrato -anche mediante studi con risonanza magnetica- di avere effetti tangibili nel recupero e nella conquista di un sistema cognitivo in grado di autoregolarsi a 360°.

Un trauma non è il tuo destino. ❤

- Psicoadvisor

Note sui dati
Le percentuali fanno riferimento a quanto è frequente la casistica su un campione di popolazione generale (fonte: BPS. Dati bullismo: istat 2022). Le dipendenze incorporate nella voce “genitore con dipendenza” sono da alcol e droghe, è assente la ludopatia e la dipendenza sessuale che sono pure molto diffuse.

Abbiamo omesso i dati sulla separazione perché non tutte le separazioni coniugali sono traumatiche per i bambini. La separazione diviene drammatica quando vi è una brusca discontinuità e l’abbandono di un genitore. Quando le abitudini del bambino non vengono sconvolte rapidamente ma cambiano gradualmente, la separazione ha dimostrato di non avere effetti traumatici.

Abbiamo omesso, inoltre, le statistiche sulla malattia perché il report faceva riferimento esplicito a “malattie mentali”, tuttavia, noi di Psicoadvisor (così come dovrebbe fare qualsiasi persona di buon senso) non facciamo differenza tra malattia mentale e malattia fisica. Qualsiasi forma debilitante che non consenta al genitore di assicurare costanza nell’accudimento rappresenta una criticità nello sviluppo della prole e quindi un potenziale ACE.

E c è ne sono
14/04/2025

E c è ne sono

⚖️𝗨𝗻𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮

Dopo anni di attese, arriva una decisione significativa: un tribunale ha riconosciuto la gravità dell’esercizio abusivo della professione psicologica, condannando una persona che svolgeva l'attività terapeutica senza essere abilitata né iscritta all’Albo.
Un risultato che segna un punto fermo: chi accoglie una persona in difficoltà deve avere competenze, titoli e responsabilità. 🤝

Questa sentenza – 4 mesi di reclusione, 8.000 euro di multa e risarcimento del danno – è anche un riconoscimento del lavoro costante della nostra Commissione Tutela.

📢Il messaggio è chiaro: la salute psicologica è una cosa seria. Affidarsi a professionisti qualificati non è solo un diritto, ma una garanzia di cura e sicurezza.
Continuiamo a lavorare affinché ogni cittadino e cittadina possa contare su un aiuto psicologico vero, competente e rispettoso della sua vulnerabilità.

👉Leggi il racconto della Coordinatrice della Commissione Tutela dell'Ordine Vera Cuzzocrea: https://ordinepsicologilazio.it/post/stop-abuso-psicologi

12/04/2025

Non serve che un assassino dichiari: “Voglio farti soffrire.”
È sufficiente ciò che compie.
È sufficiente il modo.
Il numero di coltellate, la loro direzione, la durata dell’attacco. Il fatto che non si fermi. Che continui a colpire anche quando la vittima è già esanime. Questi non sono semplici dettagli. Sono indicatori chiari e inequivocabili di un’intenzionalità emotiva: quella di annientare l’altro, distruggere la sua presenza, punire la sua esistenza.

Ma se la legge non riconosce questo linguaggio non verbale della violenza, il messaggio che passa alla società è devastante:
👉 Se non si riesce a dimostrare che volevi far soffrire, allora non hai infierito abbastanza da meritare un'aggravante.
👉 Se l’intenzione non è esplicitata, il dolore non conta.
È l’ennesima vittoria della forma sulla sostanza.

Il rischio sociale è enorme.
Perché se la brutalità viene ridotta a eccesso, a perdita di controllo, a “non c’era volontà”, allora diventa più semplice minimizzare anche tutte le altre forme di violenza.
Verbale. Psicologica. Sistemica.
Il dolore, se non è evidente, resta invisibile.
E l'invisibile non fa giurisprudenza.

⚖️ Ma c’è un bisogno urgente: una giustizia che non chieda alle vittime di dimostrare quanto hanno sofferto. Una giustizia capace di leggere i segni della crudeltà anche quando non sono scritti nero su bianco.

07/02/2025

Love bombing

Quanto è vero
05/01/2025

Quanto è vero

La verità è che viviamo in una società che non ci equipaggia a vivere la vita. Non ci fornisce la basi. Non ci forma riguardo la nostra funzione emotiva... Veniamo lanciati in un sistema complesso senza istruzioni e con poche regole esplicite (l'aspetto fisico non conta, siamo tutti uguali, la meritocrazia esiste, se lavori s**o otterrai ciò che meriti...) che cozzano completamente con le norme implicite che troviamo fuori! Mentre cerchiamo di "partecipare al gioco" (o quantomeno non farci schiacciare da esso), la funzione più essenziale che noi organismi biologici abbiamo è anche quella più sottovalutato: sono le emozioni! Le emozioni sono una funzione biologica essenziale che ci consente di vivere bene "adattandoci" al meglio nell'ambiente che occupiamo. Ecco, la terapia ci equipaggia alla vita, semplicemente restituendoci la nostra funzione emotiva e nel farlo, ci mette in pace, in equilibrio con noi stessi e... quando sei in equilibrio con te, possono scuoterti, spingerti e addirittura strattonarti... tu NON CADI!! ❤️
- Psicoadvisor

Per alcuni è un divertimento per altri terrore fa la scelta giusta
30/12/2024

Per alcuni è un divertimento per altri terrore fa la scelta giusta

27/12/2024

La donna se vuole riesce a far stare :
Tanti mobili in una stanza minuscola
Marmellate di tutti i colori in barattoli piccolissimi
Il mare dentro un bicchiere d’acqua
Una farmacia, una bigiotteria, le foto di famiglia dentro una borsa da polso …
Fa stare la notte dentro la sua anima
Un ricordo nel suo vestito, i suoi singhiozzi dentro una canzone
La lussuria in uno sguardo , la compassione in un tocco.
L’indifferenza nei suoi passi , l’irresistibilità nelle curve delle labbra , la memorabilità in un sorriso
La sua mestizia in una sigaretta, i suoi segreti dentro un caffè ,le sue grida in un silenzio .
Un uomo nel suo cuore e nel suo letto , un figlio nel grembo per tutta una vita.
La donna se vuole riesce a fare spazio a tutto.
Ma chissà perché non riesce a far spazio a se stessa .
Non riesce a farsi spazio in questo enorme mondo. 🌼🌸💐

Ferzan Ozpetek

20/12/2024

È stato condannato a 20 anni di carcere Domenique Pelicot, per aver stuprato, anche ingaggiando terze persone, altri 50 uomini imputati, sua moglie Gisèle mentre era incosciente perché sotto l’effetto di sostanze che le erano state somministrate a sua insaputa.

Gisèle ha scelto di rinunciare al diritto all’anonimato e a un processo a porte chiuse chiedendo al contrario, che le telecamere e i media entrassero nell’aula del Tribunale di Avignone in cui si è tenuto il processo, affinché il mondo sapesse. “La vergogna è loro” ha dichiarato Gisèle.

Ecco che, a prescindere dalla sentenza di condanna e dalla quantificazione della pena, le scelte di Gisèle segnano una linea di demarcazione. C’è un prima e un dopo il caso Pelicot, che accende un faro importante sul fenomeno della violenza sessuale, ne destruttura gli stereotipi ancora esistenti e ne ribalta (finalmente) la prospettiva.

Lo stupratore di Gisèle, colui che ne ha organizzato gli stupri con il coinvolgimento di terze persone è suo marito, non uno sconosciuto. Un’evidenza questa che, in linea con i dati nazionali sul fenomeno, ribalta una percezione erronea ma estremamente diffusa, spesso sostenuta da una narrazione mediatica e politicamente strumentale, che sostiene che noi donne siamo maggiormente esposte al rischio di subire una violenza sessuale da parte di uno sconosciuto.

Gisèle Pelicot attraverso le sue scelte è riuscita a ribaltare la prospettiva. Se il 90% delle donne che hanno subito violenza sessuale da parte di un partner o ex sceglie di non denunciare, è perché nella stragrande maggioranza dei casi le donne hanno paura di non essere credute o perché si vergognano della violenza subita.

Per troppo tempo la violenza maschile contro le donne, e con essa la violenza sessuale, è stata considerata come un “fatto privato”, di cui era meglio non parlare. Oggi Gisèle quel fatto ha deciso di portarlo al mondo, a testa alta. Affinché le dinamiche, soprattutto le responsabilità (la vergogna) fossero chiaramente definite. “È ora di cambiare il modo in cui guardiamo allo stupro” ha affermato Giséle, e indubbiamente il suo contributo in tal senso, è stato determinante.

di Margherita Carlini

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