30/12/2023
IL FEGATO (IL VERO EROE DI QUESTE FESTE) - parte 2
E IL CARDO MARIANO
Da quasi un secolo, BIG PHARMA ci inonda delle "migliori molecole" per mantenereh la saluteh.
Ma ha "dimenticato di ricordarci" che, per poter "brevettare" queste molecole, le piante presenti in natura sono il soggetto perfetto a cui ispirarsi.
E le piante sono un coacervo di più molecole, che hanno un effetto sinergico (il mio amico Ippocrate in Etica citerebbe volentieri effetto entourage dei e del ).
Con gli studi approfonditi sull'uso delle piante medicinali, la FITOMEDICINA è un IMPORTANTE SUPPORTO (letteratura scientifica!) per la cura di molte malattie, sopratutto dove MOLTI FARMACI e MOLTE MOLECOLE hanno dimostrare di FALLIRE.
Ne è un esempio il Silybum marianum ( ) che da più di 2000 anni viene utilizzato (senza poter essere brevettato) per il trattamento di diverse situazioni patologiche.
E' la pianta più studiata nel trattamento delle malattie del fegato.
Ha una lunga storia come pianta medicinale nella medicina popolare contro disturbi epatici, problemi renali, reumatismi, "disturbi gastronomici"(google traduttore), disturbi cardiaci e disturbi come ittero, epatite e cirrosi [LINK 1].
Ha effetti protettivi contro diversi veleni biologici (come micotossine, veleni di serpente e tossine batteriche) e veleni chimici (come metalli, fluoro, pesticidi, agenti cardiotossici, neurotossici, epatotossici e nefrotossici) [LINK 2].
La infatti, un estratto flavonolignano della pianta, ha dimostrato effetti chemiopreventivi contro i tumori.
Diversi studi hanno indicato che la silimarina può sopprimere la proliferazione di diverse cellule tumorali, come la prostata, il seno, il colon, l'ovaio, il polmone e la vescica.
Il cardo mariano è disponibile sotto forma di capsule, compresse, tinture e soluzioni endovenose.
La sua interazione farmacologica è bassa e non ha effetti gravi sui citocromi P-450 (sul sistema di detossificazione del fegato).
Diversi studi clinici hanno dimostrato che la è sicura per uso farmaceutico e biodisponibile, non ha dimostrato alcuna tossicità significativa negli animali.
La silibina, la silidianina e la silicristina (noti collettivamente come silimarina) non hanno citotossicità o effetti genotossici a 100 μM nei modelli animali [LINK 3].
Negli studi clinici, la silimarina è stata utilizzata fino a 4 anni a dosi fino a 420 mg/giorno (dose raccomandata) e fino a 48 settimane a 2.100 mg/giorno [LINK 4]
Nel complesso, la silimarina e la silibinina sono ben tollerate e sono stati segnalati solo eventi avversi minori, una bassa incidenza di eventi avversi (< 4%, leggermente inferiore rispetto al placebo) e nessun evento avverso grave correlato al trattamento.
La silimarina è sicura anche alle dosi terapeutiche DI 700 mg 3 VOLTE AL GIORNO per 48 settimane (a volte si sono verificati disturbi gastrointestinali come nausea e diarrea), disturbi che potreste serenamente TROVARE SCRITTI NEI BUGIARDINI DEI FARMACI CHE AVETE A CASA.
La silimarina agisce come antiossidante riducendo la produzione di radicali liberi e la perossidazione lipidica, ha attività antifibrotica e può agire come agente di blocco delle tossine inibendo il legame delle tossine ai recettori della membrana cellulare degli epatociti.
Ed è stata utilizzata per trattare le malattie epatiche alcoliche, l'epatite virale acuta e cronica e le malattie epatiche indotte da tossine.
Il meccanismo d'azione della silimarina è attribuito alla sua attività antiossidante agendo come "scavenger dei radicali liberi" ed influenzando i sistemi enzimatici associati al danno cellulare che porta alla fibrosi e alla cirrosi.
Riducendo lo stress ossidativo e la citotossicità, la silimarina protegge le cellule epatiche intatte o non ancora danneggiate in modo irreversibile, e quindi può essere considerata epatoprotettiva.
Questo effetto è stato evidente, ad esempio, in uno studio su pazienti diabetici con cirrosi lieve, in cui la silimarina ha ridotto i segni di disfunzione epatica e ha migliorato il controllo glicemico.
Pertanto, mentre la silimarina può supportare la funzionalità epatica, ANCHE NEGLI STADI PIU' AVANZATI DELLA MALATTIA DEL FEGATO GRASSO ( ).
Per ottenere il massimo beneficio, il trattamento con silimarina deve essere iniziato il più presto possibile nei pazienti con malattia del fegato grasso ( ): si possono ottenere i migliori risultati.
Adesso, senza approfondire temi come la CIRROSI epatica e la steatosi epatica (ne parleremo a "bocce ferme") ricordiamoci che non si tratta solo di natale e capodanno.
Io sono siciliano.
Da me le festività iniziando il 4 dicembre (Santa Barbara) e finiscono il 7 gennaio.
E da te?
Fosse solo il fegato l'eroe😥😥😥
Come possiamo USARE IL CARDO MARIANO per sostenere l'azione del fegato nel DE-TOSSIFICARCI dalle schifezze?
DEDICATI UNA COCCOLA TERAPEUTICA e MORBIDA cercando dal tuo di fiducia
1) una che sia a base di CARDO MARIANO E TARASSACO.
oppure
2) una tintura madre o delle compresse con dosi appropriate di CARDO MARIANO.
e
3) se rti stai disintossicando, mai dimenticare:
- NAC (n-acetilcisteina)
- MSM (metilsulfonilmetano)
- SAMe (s-adenosinmeteonina)
- olio essenziale di origano e lavanda (microincapsulato, amaracmand)
Ascolta la tua pancia, perchè anche sotto le festività te ne sta dicendo di tutti i colori (insieme a stomaco ed intestino) ...
Approfondisci gli argomenti con i link di approfondimento mentre ti concediti un buon epato-detossificante e condividi liberamente ogni singolo post che ti Ri-CORDA che la TUa salute VALE!
LINK DI APPROFONDIMENTO
1] Una revisione dei potenziali terapeutici del cardo mariano ( Silybum marianum L.) e del suo costituente principale, la silimarina, sul cancro e i relativi brevetti (2022)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC9588316/
2] La silibinina (cardo mariano) potenzia la progressione del carcinoma epatocellulare etanolo-dipendente nei topi maschi (2012)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3449310/
3] Cardo mariano nelle malattie del fegato: passato, presente, futuro (2010)
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ptr.3207
4] Silimarina come trattamento di supporto nelle malattie del fegato: una revisione narrativa (2020)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7140758/