23/12/2021
LEDA ED IL CIGNO BIANCO
La telefonata di Leda arriva inaspettata- il giorno prima ero stato contattato da un uomo che mi chiedeva di prendere in terapia la figlia che stava facendo cose strane. Avevo archiviato questa richiesta come bizzarra e mi ero detto “Tanto non chiamerà nessuno “.
Leda mi chiama e mi chiede un incontro- alla data propostale commenta “Non possiamo vederci prima “.
Io riluttante accetto di vederla il giorno dopo tardi come ultimo appuntamento- spostando di conseguenza un impegno che avevo.
Si presenta con notevole anticipo e io la invito ad attendere nella sala d attesa.
Quando comincia la seduta il suo eloquio è concitato: è un fiume in piena che sta per esondare.
Mentalmente cerco di orientarmi anche se sento il bisogno di fermarmi, a venti minuti dal termine riepilogo quanto mi è rimasto impresso di questa esondazione.
Leda ha 32 anni, ha perso la madre a 3 anni, è stata vittima di un sequestro lampo finito in tragedia- viveva con i genitori a Sao Paolo, ma il padre era in viaggio di lavoro; subito dopo Leda ed il padre sono rientrati in Italia. Leda ha sempre vissuto a Trani con i nonni paterni fino a 19 anni- il rapporto con il ramo materno brasiliano è stato interrotto.
Si attribuisce la colpa della morte della madre-“ Se io non fossi nata mia madre sarebbe viva perché avrebbe seguito mio padre nei suoi viaggi “.
La colpa ed il dolore per il lutto mai vissuto- nessuno parlava di cosa fosse accaduto a Sao Paolo- hanno fatto di Leda una ragazza e poi una donna che dipende dalle sostanze: hashish ansiolitici e poi cocaina. Essendo molto intelligente è diventata medico anestesista- però continua ad essere
insoddisfatta ”A fare casini”. Vive con il compagno, medico ed il figlio- di 18 mesi- in una bella casa a Roma.
Il controllo continuo esercitato dal padre e dal marito la lusingano- Leda continua la sua vita disordinata basata sulla uso di sostanze, anche se dice di avere definitivamente smesso dal 6 febbraio.
Io chiedo “da un anno ?” quindi lei con molta naturalezza mi risponde “No da una settimana , ma ora ne sono definitivamente fuori dalla cocaina“.
Leda ha un profilo di personalità borderline, con tratti istrionici e perversi: è molto manipolativa, l’urgenza che mi ha comunicato nella telefonata era funzionale all’idea di poter gestire tutto.
Abbiamo al termine delle prime quattro sedute definito un contratto, che lei non ha mai rispettato.
Il nostro rapporto terapeutico si è basato sulla descrizione “della vita che Leda avrebbe voluto vivere”.
Ho sempre pensato che Leda avesse relazioni con altri uomini- da alcune battute che faceva, ma non ha mai voluto parlarne “Non mi manca nulla, però non posso farne a meno “. Leda ha sempre dosato L uso di sostanze in modo da svolgere il suo lavoro e di muovere a piacimento i suoi affetti. Quando è entrata in crisi? Al compimento del suo 29 compleanno- età che aveva la madre quando è stata uccisa.
Quando ho ritenuto di scorgere il rischio suicidario, nel suo comportamento e l’ho inviata da un collega Psichiatra lei ha interrotto con un messaggio scritto la nostra terapia “ Non uso più cocaina non la userò più, non posso ve**re in terapia perché mio figlio ha la febbre e non so a chi lasciarlo”.