07/09/2025
Le ricerche parlano chiaro: un bambino che fa fatica con la matematica non è un bambino meno intelligente.
Ecco la verità che spesso dimentichiamo: la brillantezza non si misura con una formula.
Ci sono menti nate per danzare con le parole, altre che respirano ritmo e melodia. Alcune osservano il mondo con una calma profonda, colgono ciò che sfugge agli altri. C’è chi sa ascoltare, chi sa consolare, chi immagina mondi dove altri vedono solo numeri.
Nel 1983, Howard Gardner ha dato voce a questa verità con la sua teoria delle intelligenze multiple.
Ci ha ricordato che la matematica e il linguaggio sono solo due sentieri, tra tanti.
Esistono l’intelligenza musicale, quella corporea, quella spaziale, quella interpersonale e quella intrapersonale.
C’è la sensibilità per la natura, la capacità artistica, il pensiero profondo.
Tutti modi diversi – e ugualmente potenti – di essere intelligenti.
E allora perché continuiamo a misurare il valore di un bambino solo in base a quanto è veloce con le frazioni o le tabelline?
Quando lo facciamo, rischiamo di spegnere delle luci prima ancora che abbiano potuto brillare.
Un bambino che lotta con i numeri potrebbe essere un geniale narratore, un piccolo scienziato, un artista, un saggio in miniatura.
Quando riduciamo l’intelligenza a un voto, mettiamo in ombra talenti preziosi.
Soffochiamo l’esploratore, il protettore, il creativo. E, cosa ancor più grave, insegniamo al bambino a dubitare di sé.
La scienza ci sussurra un messaggio potente:
l’intelligenza non è un sentiero unico. È un giardino. Un campo fertile di possibilità.
E noi, a casa, possiamo fare molto:
→ Celebriamo la creatività anche quando i numeri non tornano.
→ Riconosciamo l’empatia come forma di genio.
→ Valorizziamo il corpo che si muove, la mente che sogna, le mani che esplorano.
→ Ricordiamo a nostro figlio che avere difficoltà non significa valere meno.
Il vero successo non è solo accademico.
Il vero lavoro è questo: nutrire bambini completi, capaci, fieri di chi sono.
Perché un bambino “non portato” per la matematica può essere immensamente intelligente.
I suoi talenti, semplicemente, fioriscono in un’altra terra.
E quando gli diamo il permesso di crescere lì, diventano ciò che erano destinati ad essere.
Forti. Sicuri. Veri.
Allora forse la domanda giusta non è:
“Perché mio figlio è scarso in matematica?”
Ma piuttosto:
“In quali meravigliosi modi mio figlio è già brillante?”
Perché l’intelligenza non è saper fare tutto.
È avere il coraggio di diventare il genio che vive già dentro di noi.