30/07/2024
“L’esistenza viene al mondo esposta al reale, al non senso del reale, alla sua fatticità più bruta.
Nondimeno l'Altro si offre come uno schermo simbolico e immaginario che attutisce l'impatto traumatico di questa esposizione.
Il reale insensato della vita, il brutto dell'esistenza, viene mediato simbolicamente dall'azione dell'Altro che lo avvolge nella coperta del senso e dell'immagine attenuando l'effetto traumatico sul soggetto.
La vita si umanizza innanzitutto grazie alla sua inclusione in un ordine simbolico.
La coperta del senso rimbocca gli spigoli osceni del reale attribuendo alla nuda vita una significazione possibile.
Tuttavia, questa coperta resta strutturalmente troppo corta per annullare del tutto o per impedire l'incontro traumatico con lo scandalo del reale.
Essa non può mai scongiurare il reale sebbene possa proteggere il soggetto dalle ustioni che esso può causare, schermando la sua incidenza potenzialmente catastrofica.
Il reale brutto dell'esistenza eccede il senso e assedia la vita la quale, invece, insiste per entrare nell'ordine del senso.
La possibilità di questo accesso è data dalla presenza dell'Altro, dal suo sostegno simbolico, dal miracolo della parola che sottrae la vita al dominio inflessibile della necessità biologica, offrendosi come un dono che sgancia l'esistenza del soggetto dell'insensatezza del reale.
In questo modo la vita si umanizza attraverso una serie di cerimonie simboliche che coinvolgono in primo luogo la rete dei legami degli scambi familiari, ma investono anche i rituali simbolici promossi dalla Cultura e dalle sue leggi che costituiscono uno spazio comunitario che ospita il soggetto.
In breve, per umanizzarsi la vita non esige solo il soddisfacimento dei suoi bisogni primari, ma che vi sia innanzitutto esperienza del riconoscimento del proprio desiderio da parte del desiderio dell'Altro; esperienza di essere attesi e voluti dall'Altro nella nostra più propria particolarità; esperienza di far parte di una comunità, di uno spazio comune, esperienza di una iscrizione Simbolica della vita nel campo del senso.”
Massimo Recalcati, “Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh”, pag. 41-42