20/11/2025
Siamo oneste.
C’è un abisso tra ciò che crediamo sia “conduzione” e ciò che il corpo richiede davvero quando guidiamo un gruppo.
Quando va bene, si prepara la struttura.
Quando va meno bene, ci si perde tra candele, cuscini e playlist.
Ma il vero lavoro?
Vive altrove.
Vive nel sottile, nell’invisibile, nel campo relazionale e somatico che nessun elenco di passaggi ti prepara davvero a sostenere.
Dopo anni passati a facilitare, formare e osservare altri facilitatori, posso dirtelo con chiarezza:
C’è il cerchio che vedi…
e poi c’è il cerchio che accade sotto la superficie.
Il luogo in cui:
i sistemi nervosi si sintonizzano
gli archetipi entrano
le storie profonde parlano
i ruoli si muovono
le proiezioni si attivano
il ritmo collettivo cambia
e tu, come facilitatrice, devi rimanere abbastanza regolata da contenere tutto questo senza esserne travolta.
E il cerchio, quando è tenuto in questo modo, diventa una vera tecnologia.
Una tecnologia antica, umana, relazionale.
Fatta di presenza, nervi, archetipi, respiro, ritmo, mito.
Fatta di ciò che si trasmette attraverso il corpo prima che attraverso le parole.
Domenica scorsa lo abbiamo visto chiaramente: un cerchio nato intorno alla gratitudine, che poi ci ha portate a guardare l’equilibrio tra struttura e flow, tra rigidità e caos. Tra ciò che vogliamo trattenere e ciò che finalmente lasciamo respirare. Questo è il lavoro invisibile del cerchio: rivelare ciò che il corpo già sa.
Le mie sfide più grandi nel condurre gruppi sono state due:
Sapere quando farmi avanti e quando togliermi.
Non invadere. Non scomparire.
Sentire il momento in cui il mio passo cambia il campo, e il momento in cui è il campo a chiedermi di fare un passo indietro.
Essere morbida, ma anche tenere lo spazio come farebbe una mamma orsa.
Accogliente, sì. Ma anche chiara, ferma, radicata. Non gentile a tutti i costi, non autoritaria. Presente.
E sì, sono cachi amari, a volte.
Ma è qui che si forma la qualità del nostro lavoro.
La capacità di tenere il campo si può coltivare, e per chi facilita è una responsabilità e un dovere farlo.
E per te, qual è la sfida più grande nel condurre un gruppo o un cerchio?
Ci hai mai riflettuto?
🖤