06/07/2021
Eros
EROS E TECNICA
Da un punto di vista psicologico l’Eros femminile è esattamente l’opposto della pulsione, nello stesso senso in cui il piacere di gustare una granita è esattamente il contrario dell’averne fame. Può sembrare che il piacere di gustarla rappresenti una meta allo stesso modo in cui la sazietà può essere la meta della fame, ma la differenza consiste tutta nel fatto che si sa facilmente evitare ogni senso di sazietà, allungando i tempi ed evitando la voracità, pur di mantenere il piacere di gustare, mentre nessuno vorrebbe evitare la sazietà giusto per il gusto di continuare a provare fame.
Perciò mentre la pulsione nasce da uno stato di tensione e di stress che ci si propone di spegnere, giungendo ad una meta considerata soddisfacente, Eros al contrario coltiva uno stato di piacere che ci si propone di non spegnere mai, proprio evitando di giungere ad una qualsiasi meta considerata soddisfacente.
Per questo Eros è l’opposto della tecnica. Lo si capisce ancora meglio oggigiorno, in piena epoca social. Mentre siamo presi dal ricercare continue piccole soddisfazioni, cosa che le varie app ci permettono di fare in maniera sempre più smart, non ci accorgiamo che ogni volta ci siamo accorciati il tempo dietro, in quanto tempo di tensione e di stress, tempo da superare perché “impegnato” a guadagnarci la piccola soddisfazione. Penoso e si spera breve, finché appunto la soddisfazione non arriva.
Noi impariamo ad accorciare sempre di più questo tempo fra le successive soddisfazioni. Però siamo tutti convinti che stiamo accorciando il tempo in avanti, cioè che stiamo arrivando prima al maggior numero di piccole soddisfazioni. Ma essendo il piacere dato dalla piccola soddisfazione un piacere simbolico (cioè non erotico) abbiamo solo accorciato inconsciamente, e dietro a noi, il tempo dell’assenza di Eros, giustificando il vuoto che questa assenza comporta con la foglia di fico “cosciente” (“in avanti”) dello stress dato dalla proliferazione smart delle mete. Coltiviamo stress per non sentire ex post un vuoto, e lo facciamo, grazie alla tecnologia, in maniera sempre più smart, sbrigandoci a creare mete. Come se questo avesse un senso. Il risultato è che abbiamo soltanto accorciato il tempo psicologico “tout court”, e quindi la percezione della durata delle giornate, delle settimane, dei mesi e della vita intera. E stiamo arrivando sì prima, ma, di meta in meta, prima a morire.
In considerazione della sua natura anti-tecnica si riteneva Eros di origine divina (e collegato ad una lunghissima vita). Il tempo erotico infatti non ha nessuna meta, è un tempo disimpegnato da tutto. Ed essendo pieno di piacere, piacere non simbolico né da soddisfazione ma reale, nessuno stress e coazione psicologica ci costringe a cercare di farlo passare velocemente, impegnandolo in qualcosa. Tre giorni di Eros sarebbero lunghi almeno quanto un mese, alle condizioni attuali di sviluppo delle app e delle applicazioni di lavoro. E nel futuro la differenza si farà sempre più grande, dato le prevedibili evoluzioni della tecnologia nel farci passare via sempre più velocemente il tempo psicologico.
Eros non è arrivare prima, ma non passare mai. Questa la sorridente e pacifica consapevolezza delle dee di un tempo. E tutti gli dei erano recalcitranti a sviluppare una tecnica, perché non volevano sentirsi costretti a perdere il loro tempo a fare cose.
G. Mistenda.
Immagine: John William Waterhouse, “Circe offre la coppa a Ulisse”, 1891.