25/12/2024
La scarsa autostima, la sfiducia in noi stessi e nelle nostre capacità e, in ultimo, la mancanza di amore per noi stessi sono elementi molto frequenti in ognuno di noi e hanno radici molto antiche.
Risalgono infatti alle dinamiche famigliari all’interno delle quali, in totale buona fede, siamo stati “programmati” da parole, definizioni, etichette, aspettative, confronti con fratelli o compagni di scuola, tutto nell’errata convinzione che questi fossero sproni che ci stimolavano a dare il meglio.
E questo meglio, era uguale per tutti, era deciso da un voto, di nuovo dal confronto con altri coetanei, era raggiungere tutti un certo livello in cui nessuno si distingueva dall’altro - se non per livello di bravura - ma tutti si era costretti a puntare allo stesso traguardo senza guardare alle personali propensioni e passioni che rendono unico ogni essere umano.
Non è colpa di chi ci ha educato, genitori o insegnanti a loro volta vittime di questo sistema.
Non c’è nemmeno una colpa da andare a ricercare, benché questo modo di pensare abbia causato tanta sofferenza e frustrazione a generazioni di persone che hanno imparato a pensare di non essere mai abbastanza.
Il fatto è che solo da pochissimo tempo si è cominciato a gettar luce sulla preziosità del singolo individuo - in contrapposizione con l’omologazione collettiva -, sul fatto che ogni individuo è diverso da qualsiasi altro e che scoprire la propria unicità non fa che arricchire di bellezza e colori un campo fiorito.
Come si scopre la propria unicità? Iniziando un percorso di conoscenza di sé, di auto consapevolezza, che ci permette di scoprire davvero chi siamo, cosa ci piace, che talenti abbiamo, che difetti abbiamo senza però che questo ci getti in una spirale di perfezionismo impossibile da raggiungere.
Conoscere noi stessi, le nostre fragilità, ci radica alla Terra a cui apparteniamo, composta da tante persone come noi che hanno anch’esse le proprie fragilità e questo ci mette tutti a uno stesso livello. Non c’è qualcuno più bravo o più importante di noi, non c’è qualcuno meno bravo o meno importante.
Ciò significa che possiamo lasciare andare il concetto di vincere la gare fra chi è il più “bravo della classe” e possiamo essere tolleranti e amorevoli con noi stessi se non siamo riusciti a raggiungere il traguardo che gli altri attorno a noi hanno raggiunto, soprattutto se la vita ci ha posto tanti bastoni fra le ruote.
Conoscere noi stessi e le nostre reali passioni, i nostri talenti unici, scoprire ciò che realmente desideriamo e i veri traguardi a cui vogliamo arrivare (non quelli raggiunti da altri che ci hanno sempre detto essere i più bravi), scoprire le nostre potenzialità dal punto di vista fisico e intellettuale, tutto questo ci eleva e, liberati da ogni senso del dover uniformarci a qualcuno o a qualcosa, possiamo davvero costruire la nostra unicità che non farà altro che arricchire il mondo, così come quella di ogni altra persona.
Moshe Feldenkrais, in tempi non sospetti, lo sapeva benissimo.
Citiamo alcune frasi dall’introduzione a un workshop che tenne a New York nel 1980:
“[…] La buona ragione è che ognuno di noi sa che non ha realizzato i propri sogni, e perciò non è ancora riuscito a rendere la propria vita gradevole e confortevole come desidererebbe. Può avere un sacco di denaro, può avere l’amore, ma non tutti e due; e anche in quel caso, non ha realizzato il tipo di realtà che ha sempre voluto diventare. Magari sei medico e volevi diventare pianista, o attore.
[…] Così, vi dirò che cosa intendo. Voglio dire: alcuni di voi sentono che la loro postura non è buona. Alcuni sentono che il loro modo di respirare non va bene. Alcuni sentono che il loro amore non li soddisfa,. Alcuni sentono internamente che qualcosa di loro non li soddisfa, e pensano che potrebbe valere la pena di andare in un qualche posto dove gli hanno detto che succederà qualcosa. Sono convinto che le persone che tengono a se stesse cercano di fare così, vanno a fare quella cosa che sentono dentro, e che non hanno mai rivelato a nessuno.
Perciò, persone che hanno a cuore il proprio benessere, e che sono pronte a spendere il tempo per questo tipo di apprendimento, anche se non sanno veramente che cosa si farà, io penso che siano persone straordinarie. Hanno la curiosità, e perciò possono imparare, e vedrete che imparare, nel senso che intendiamo noi, non significa imparare la matematica o l’architettura, la medicina, o altre cose del genere: c’è qualcosa, un tipo di apprendimento molto più fondamentale di quelli, ed è l’apprendimento grazie al quale la persona impara ad avere fiducia in se stessa, a diventare un essere umano sicuro di sé nella società umana.
[…] E quella è naturalmente la cosa per cui venite qui: per quel cambiamento che … … non sono io che vi cambierò: il cambiamento che troverete voi stessi. Troverete quel cambiamento che non avete mai saputo come arrivarci: ad essere padroni di voi stessi con dignità; e questa è una cosa straordinariamente difficile da fare, e la cosa più importante da fare.”
Ed era proprio questo quello a cui mirava Moshe quando ha messo a punto il suo Metodo.
E da grande precursore dei tempi qual era, ha capito che il miglior modo per cominciare a conoscersi fosse quello di partire dal corpo: sentire come funzioniamo, le differenze e le asimmetrie che abbiamo, le differenze fra il nostro corpo e quello di miliardi di altre persone.
Nessuno ha un corpo uguale a quello di un altro, dunque nessuno deve uniformarsi a un modello ideale ma deve trovare la sua scultura interiore. Solo allora la propria autostima crescerà e impareremo ad amare noi stessi, non in maniera egoica ma consapevole.
Buona vigilia di Natale a tutti 🎄🌟