
10/07/2025
E se “non fare niente” fosse, in realtà, un gesto di cura?
Viviamo in un mondo che ci spinge a essere sempre attivi, produttivi, stimolati. Dove l’ozio è spesso guardato con sospetto, come se fosse sinonimo di pigrizia o debolezza. In questo contesto, dire semplicemente: “oggi non ho voglia di fare niente”, può sembrare quasi una colpa.
Eppure… può essere profondamente naturale. E, soprattutto, sano.
A ricordarcelo è il protagonista dell’albo illustrato “Il gatto che non voleva fare niente”.
Questo gatto non ha voglia di fare nulla.
Ma tutte le creature che lo incontrano sembrano faticare ad accettarlo: ognuna di loro gli propone qualcosa da fare per “tirarlo su”. Rincorrere un gomitolo, andare a una festa, esplorare, ballare, cucinare…
Proposte che non nascono da cattive intenzioni, ma che finiscono per affaticarlo ancora di più.
Finché, sfinito, il gatto esplode: “Basta!” – e con un moto di sincerità dice finalmente come si sente: un po’ triste. E quando si è tristi, a volte, semplicemente non si ha voglia di fare nulla.
Ed è proprio in quel momento che accade qualcosa di prezioso. Le altre creature lo ascoltano davvero, e riconoscono che anche a loro capita di sentirsi così. Che anche loro hanno giorni in cui la tristezza pesa, e il bisogno più grande è solo… fermarsi.
Ed è così che nasce l’incontro più autentico. Non nella proposta di fare qualcosa, ma in una domanda tanto semplice quanto profonda:
“Possiamo stare con te… a non fare niente?”
Perché a volte, il modo migliore per prendersi cura di sé – e degli altri – è semplicemente restare.
In silenzio. In compagnia. A non fare niente.