Centro di Terapia Familiare Arya

  • Home
  • Centro di Terapia Familiare Arya

Centro di Terapia Familiare Arya Psicoterapia familiare e individuale

10/07/2025

E se “non fare niente” fosse, in realtà, un gesto di cura?
Viviamo in un mondo che ci spinge a essere sempre attivi, produttivi, stimolati. Dove l’ozio è spesso guardato con sospetto, come se fosse sinonimo di pigrizia o debolezza. In questo contesto, dire semplicemente: “oggi non ho voglia di fare niente”, può sembrare quasi una colpa.
Eppure… può essere profondamente naturale. E, soprattutto, sano.
A ricordarcelo è il protagonista dell’albo illustrato “Il gatto che non voleva fare niente”.
Questo gatto non ha voglia di fare nulla.
Ma tutte le creature che lo incontrano sembrano faticare ad accettarlo: ognuna di loro gli propone qualcosa da fare per “tirarlo su”. Rincorrere un gomitolo, andare a una festa, esplorare, ballare, cucinare…
Proposte che non nascono da cattive intenzioni, ma che finiscono per affaticarlo ancora di più.
Finché, sfinito, il gatto esplode: “Basta!” – e con un moto di sincerità dice finalmente come si sente: un po’ triste. E quando si è tristi, a volte, semplicemente non si ha voglia di fare nulla.
Ed è proprio in quel momento che accade qualcosa di prezioso. Le altre creature lo ascoltano davvero, e riconoscono che anche a loro capita di sentirsi così. Che anche loro hanno giorni in cui la tristezza pesa, e il bisogno più grande è solo… fermarsi.
Ed è così che nasce l’incontro più autentico. Non nella proposta di fare qualcosa, ma in una domanda tanto semplice quanto profonda:

“Possiamo stare con te… a non fare niente?”

Perché a volte, il modo migliore per prendersi cura di sé – e degli altri – è semplicemente restare.
In silenzio. In compagnia. A non fare niente.

15/05/2025

All’inizio era solo una linea.
Quasi invisibile.
E poi, da niente, è diventata qualcosa.

Così comincia il racconto di questo intenso albo illustrato, che narra la storia di un muro che, giorno dopo giorno, comincia ad alzarsi all’interno di un cortile.
All’inizio non era un ostacolo: i bambini riuscivano comunque a usarlo per giocare. Ma gradualmente il muro diventa sempre più alto, fino a trasformarsi in una barriera che impedisce di vedersi e di comunicare.
Il muro isola le persone, che iniziano a perdere traccia degli amici e a dimenticarli.

Questo albo illustrato, un chiaro richiamo al Muro di Berlino, lo utilizzo nelle mie terapie per raccontare come si costruiscono le difese dentro di noi, e come queste stesse difese, sebbene sembrino proteggerci, finiscano per isolarci e generare dolore e solitudine.
Nella terapia iniziamo così a creare piccoli graffi nel muro: i graffi diventano fessure, le fessure si trasformano in crepe… e dalle crepe possono nascere varchi, che ci permettono di tornare in contatto con la realtà e con gli altri.

Questo libro stimola un importante riflessione sulle barriere che spesso costruiamo per difenderci.
Barriere silenziose, fatte di parole non dette e distanze emotive.
Ma c’è un modo per proteggerci che non ci isola, un modo di restare in contatto anche mentre ci prendiamo cura di noi.
Basta una fessura, e da lì può entrare la luce.
È così che si ricomincia. #

15/05/2025

Le difficoltà emotive degli adolescenti del nostro tempo e gli strumenti psicologici centrati sulla condivisione, l'ascolto, l'accettazione e la così detta terza ondata della psicologia cognitivo comportamentale per dar loro una mano: ne parleremo venerdì 16 in sala Dante a La Spezia.

Docenza✅
15/12/2024

Docenza✅

Breast Unit
01/11/2024

Breast Unit

09/08/2024

L'analista non odia il sintomo del paziente, non esige la sua estirpazione, non combatte una guerra contro di esso, perché non vi vede l'indice di una patologia ma l'occasione contingente di un incontro possibile del soggetto con la verità rimossa del suo desiderio. La pratica della psicoanalisi è dunque una pratica che valorizza il sintomo come un significante che rappresenta il soggetto per un altro significante. Per questa ragione essa opera una trasformazione preliminare: trasforma il corpo del sintomo nel corpo della storia del soggetto. [...] Il sintomo come corpo storico espone — nella forma di un corpo estraneo, di una sporgenza extime, interna-esterna, intima e straniera — ciò che la memoria del soggetto non è in grado di ricordare della sua storia. Non ciò che è stato scritto e si è cancellato, ma è ciò che non si è ancora scritto. Ed è proprio attraverso la via regia del sintomo che le lacune del corpo storico del soggetto possono riapparire.

Massimo Recalcati, "L'uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica psicoanalitica", Raffaello Cortina Editore 2010.

SC

16/07/2024

«La sensibilità è l'abito più elegante e prezioso di cui l'intelligenza possa vestirsi»

Il mio percorso in tv Cremona1
08/06/2024

Il mio percorso in tv Cremona1

Parlo di dieta emotiva
06/06/2024

Parlo di dieta emotiva

Cremona1 legami sani vs legami patologici
05/06/2024

Cremona1 legami sani vs legami patologici

Cremona1
25/05/2024

Cremona1

24/04/2024

Address


26100

Alerts

Be the first to know and let us send you an email when Centro di Terapia Familiare Arya posts news and promotions. Your email address will not be used for any other purpose, and you can unsubscribe at any time.

Contact The Practice

Send a message to Centro di Terapia Familiare Arya:

  • Want your practice to be the top-listed Clinic?

Share