08/03/2025
Se sei un uomo, l’8 marzo non è una festa. È un richiamo. È un invito. È una chiamata a combattere.
È un giorno in cui ti viene chiesto di fare solo una cosa: di fare tutto quello che hai fatto (o non hai fatto) per i 364 giorni precedenti, lavorare, studiare, fare il padre, il figlio, il nonno, cucinare, fare la spesa, costruirti una strada, una carriera, ma di fare tutto questo con uno zaino da 30 chili sulle spalle.
Sentire fisicamente il peso di quel carico, ascoltare il rumore impercettibile delle cinghie che si tendono sotto sforzo, la forza che ti trascina giù, l’equilibrio costante da trovare per riuscire anche solo a restare in piedi, e di fare ogni cosa con l’aspettativa che tu lo faccia meglio e in meno tempo di come lo hai sempre fatto. È quello stesso carico che non ti farà sentire sicuro mentre cammini per strada dopo le sei di sera o giurare a un colloquio che non hai nessuna intenzione di avere figli.
Una volta fatto tutto questo, non dimenticarlo. Non scordarlo per nessun motivo. Perché è il modo in cui le donne vivono per 365 giorni l’anno, 24 ore su 24, giorno e notte, festivi compresi.
E l’unica cosa che ha senso fare in una giornata come questa è alzarsi in piedi e non limitarsi a regalare un mazzo di mimose (ma pure quello va bene), non chiedere scusa (ma è comunque una buona idea), non dir loro che sono migliori di noi (anche se capita), piuttosto non scordarti mai, neanche per un attimo, quanto maledettamente pesa quello zaino.
Allora, a quel punto, se sei un uomo, la giornata della donna non sarà più una festa. Sarà una lotta. La tua lotta. La più importante che esista oggi da combattere. Comincerà il 9 di marzo, senza una fine precisa. Perché il tema dei diritti delle donne - è ora che ce lo scolpiamo in testa - è un problema che riguarda gli uomini.
Buona Giornata della donna a tutte.
Buona Lotta per la donna a tutti.
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