29/09/2020
UN PO' DI STORIA SULLO YOGA
La parola Yoga è forse il termine più conosciuto dell’intero patrimonio culturale dell’India ma è anche il più complesso da spiegare. Deriva dalla radice sanscrita (lingua nella quale la disciplina dello yoga viene espressa) yuj, che significa soggiogare, unire. Lo yoga è la disciplina che si prefigge di soggiogare, ma anche di unire spiritualmente, il corpo e la mente, nella concentrazione, nel raccoglimento, nella contemplazione, nella meditazione profonda. Il primo aforisma dei centonovantaquattro che compongono una delle opere scritte più importanti della letteratura legata allo Yoga, gli Yogasutra di Patanjali, enuncia “Yogas citta vrtti nirodhah” cioè “Lo Yoga è la soppressione delle modificazioni della mente”. Il sistema dello Yoga come metodo per la liberazione, considerato come uno dei sei darsana (correnti filosofiche) classici della filosofia Brahmanica ortodossa, nasce grazie all’elaborazione degli Yogasutra, nel tentativo di sistematizzare tutto il materiale preesistente che molti fanno risalire alle origini più antiche della civiltà indiana, la civiltà vallinda, una civiltà antichissima (7000/6000 ac) che ebbe il suo splendore massimo intorno al 2000 ac e scomparve nel 1500 a.c. Le scoperte archeologiche di questa civiltà, nel 1921, hanno riportato alla luce il famoso“Sigillo Pasupati” sul quale è rappresentata una figura seduta in posizione meditativa, antenata del dio Shiva (Dio degli asceti e yogin). Non sappiamo con certezza quale fu la causa della fine di questa meravigliosa e avanzata civiltà (gli studiosi hanno due ipotesi) ma sappiamo che dopo la civiltà vallinda apparve quella degli Arya, quella che ha dato origine alla filosofia indiana come la conosciamo oggi. Gli Arii erano una popolazione di origine indoeuropea che risiedeva nella zona caucasica e che intorno al 2000 a.c. migrò dividendosi fra l’India e l’Iran. Questa tesi è importante poiché gli Arii parlavano una lingua di matrice indoeuropea, sviluppatasi in seguito nel sanscrito vedico, cioè la lingua dei Veda (sapienza), quello che si trova nei testi sacri dell’India e che poi è diventato il sanscrito classico. Questa lingua è la lingua del rito, quella con cui si parla agli dei. La parola in sanscrito significa Perfetto. Alcune strutture grammaticali accomunano il sanscrito al greco e al latino ed alcuni testi, come i Veda, hanno una matrice comune all’ Avesta (testo sacro dello Zoroastrismo Iranianano). La più antica raccolta dei Veda si chiama Rig Veda ed è una raccolta di milleventotto inni di lode alle più antiche divinità del pantheon vedico. Il Rig Veda è un testo fondamentale per capire qualcosa della società e della religiosità degli Arya, termine che significa nobile, onorevole. La società viene così descritta: quattro sono le Varna (questo termine può essere tradotto come casta o colore) nobili e onorevoli: la classe Brahamana, i sacerdoti a cui viene associato il colore bianco della purezza; Ksatriya, i re e guerrieri e il loro colore è il rosso, la passione, l’impeto; i Vaisya, il popolo, la parte produttiva, coloro che producono ricchezza con il colore giallo, della terra; infine i Sudra, i servi a cui è associato il nero, colore oscuro.
Nel Rig Veda compaiono anche tre figure centrali della religiosità degli Arya: Agni, il fuoco e in particolare il fuoco del sacrificio; Soma, la sostanza da offrire agli dei nei riti sacrificali e Indra, il dio guerriero per eccellenza e delle tempeste. Durante i secoli dello sviluppo dell’induismo alcune divinità vediche hanno lasciato posto ad altre divinità, inizialmente minori, con caratteristiche ben precise che gli induisti continuano, attraverso riti particolari, ad invocare. Qui di seguito abbiamo proposto alcune divinità tra le più
importanti, cercando di legare al loro mito e alla loro storia, Asana trasmesse da Shiva a Parvati (la sua sposa) e dalla divinità all'uomo attraverso la figura di Matsyendra, trasformatosi da pesce in uomo con il compito di tramandare questa disciplina.
Tratto dalla "Agenda dello Yoga" Elmea Edizioni 2017🙏