Francesca Guglielmetti Psicologa Psicoterapeuta

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Francesca Guglielmetti Psicologa Psicoterapeuta "Di tutte le mie credenziali di terapeuta, quella più significativa è che sono un' esponente certificata del genere umano"
Lori Gottblieb

La scrivania in foto si chiama “Boomerang”.Fu scelta tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 da un ragioniere arri...
20/08/2025

La scrivania in foto si chiama “Boomerang”.
Fu scelta tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 da un ragioniere arrivato in città da una piccola provincia calabrese.
Aveva cominciato come educatore, ed era diventato direttore del posto dove aveva mosso i primi passi.
Direttore, non dirigente.
Men che mai “manager”.
Lo diceva con orgoglio: in quel titolo c’erano dignità, rispetto, amore per il lavoro e per il luogo.
L’arredo delle stanze, ristrutturate in quegli anni, fu scelto con cura.
La forma curva della scrivania doveva servire a separare senza dividere.
Voleva essere il segno di uno spazio dove ascoltare davvero.
Perché anche un angolo smussato può servire a prendersi cura.
Tra gli arredi era stato inserito anche un divano.
Sì, dentro un ambulatorio, non in sala d’attesa.
Per far sentire accolti, non solo visitati.
La mia prima lezione sul setting terapeutico l’ho ricevuta da lui, quando ancora non ero psicologa.
E il dovere di sentire l’altro me l’ha insegnato un “non psicologo”, quando il “siamo tutti un po’ psicologi” non era nemmeno pensabile.
Il divano non c’è più da molti anni.
“Efficientare” pare faccia a botte con “accogliere”.
La scrivania resiste, ma oggi, per i molti che non ne conoscono la storia, è solo un mobile.

Ci sono giorni in cui la tua assenza pesa come una pietra.
E altri in cui basta la curva del legno
per sentire che sei ancora qui.

Ciao papà.

"Come si attraversa un dolore?"Oggi una persona che seguo in terapia mi ha posto questa domanda, nel mezzo di un momento...
14/08/2025

"Come si attraversa un dolore?"

Oggi una persona che seguo in terapia mi ha posto questa domanda, nel mezzo di un momento difficile:
una gravidanza che non arriva, nonostante la stimolazione ormonale.
L’intimità vissuta “a comando”, nei giorni giusti.
Un test positivo, poi negativo.
Le beta che salgono e poi crollano.
Chi ci è passato, sa.

Mi sono fermata un attimo, perché una risposta pronta non c’era.
E ho capito che proprio una soluzione non ce l’ho.
E se non ce l’ho, non posso fingere di averla.
Ma ho anche sentito che la risposta era già nella domanda:

👉 Per attraversare un dolore, lo devi attraversare.

La terapia non è un tunnel di emergenza per scappare.
È uno spazio dove non si è soli mentre si cammina dentro quel dolore.
Dove ci si può fermare, ascoltare, respirare.
Dove il dolore non è un fallimento da correggere, ma un’esperienza da integrare.

Ecco perché la persona che seguo – sì, io seguo lei, non viceversa –
diventa, in quel momento, paziente.
Nel senso più profondo:
ci alleniamo, con pazienza, ad attraversare.
Insieme.

Nel cuore della storia, un sorso d’acqua e un atto di umanità.
04/08/2025

Nel cuore della storia, un sorso d’acqua e un atto di umanità.

10/07/2025
SPEGNERE GLI INCENDI INTERIORI«Quando ti arrabbi, torna in te stesso e prenditi cura della tua rabbia. E quando qualcuno...
25/06/2025

SPEGNERE GLI INCENDI INTERIORI

«Quando ti arrabbi, torna in te stesso e prenditi cura della tua rabbia. E quando qualcuno ti fa soffrire, torna a te stesso e prenditi cura della tua sofferenza. Non dire o fare nulla, perché qualsiasi cosa tu dica o faccia in uno stato di rabbia, potrebbe rovinare ulteriormente la tua relazione. La maggior parte di noi non lo fa: non vogliamo tornare a noi stessi, ma rincorrere quella persona per punirla. Ma se la tua casa è in fiamme, la cosa più urgente da fare è tornare lì e cercare di spegnere l'incendio, non correre dietro a chi pensi l'abbia incendiata, perché se lo fai, la tua casa brucerà mentre tu sei occupato a inseguirlo».

Spegni il fuoco della rabbia, 2009

🌿 "Io voglio che la gioia non ti manchi mai, che ti nasca in casa: e nascerà, purché essa sia dentro di te." – SenecaLa ...
17/06/2025

🌿 "Io voglio che la gioia non ti manchi mai, che ti nasca in casa: e nascerà, purché essa sia dentro di te." – Seneca

La felicità è un'emozione, spesso legata a ciò che ci accade. Arriva, ci travolge, poi passa.
È fatta di momenti, di picchi, di scintille che si accendono — e si spengono.

La gioia, invece, è un'altra cosa.
Non dipende dall'esterno. È uno stato dell’essere.
È una presenza interiore, silenziosa e profonda.
Come dice Vito Mancuso, è armonia di sé con sé.
Possiamo coltivarla anche nei giorni bui, quando la felicità sarebbe quasi fuori luogo.

La gioia non è euforia. È pace.
Non è rumore. È radicamento.

Ecco perché la gioia di vivere è un'arte.
Un'arte sottile e potente, che nasce dall’equilibrio tra le nostre dimensioni interiori.

La gioia non è l' aereo su cui di tanto in tanto ti concedi di salire, quelli sono momenti di trascurabile felicita, la gioia è la meraviglia del cielo al tramonto che puoi osservare a qualunque latitudine.

💫 Che tu possa imparare a coltivarla, giorno dopo giorno.

"La Cibernetica spiegata da Pulcinella"🔁 Cambiamento 1"Peppe per Peppe mi tengo a Peppe mio"Il sistema gira, si agita… m...
10/06/2025

"La Cibernetica spiegata da Pulcinella"

🔁 Cambiamento 1
"Peppe per Peppe mi tengo a Peppe mio"
Il sistema gira, si agita… ma resta uguale. Interventi? Tanti.
Effetti? Nessuno. L’omeostasi applaude.

🔄 Cambiamento 2
"Meglio cap' 'e alice ca coda 'e cefaro"
Qui si cambia piano di lettura, non solo comportamento.
È il salto che disorienta ma apre. E sì, fa un po’ paura.

📍Pulcinella lo sa.
Il paziente a volte no.
E noi? Facciamo finta di saperlo… ma intanto ce lo ricordiamo tra una seduta e l’altra.

Colleghi sistemici, ci capiamo.
Gli altri? Benvenuti nel paradosso.

"Lo scrutatore non votanteCon un sapone che non scivolaSi fa la doccia dieci volteE ha le formiche sulla tavolaPrepara u...
09/06/2025

"Lo scrutatore non votante
Con un sapone che non scivola
Si fa la doccia dieci volte
E ha le formiche sulla tavola
Prepara un viaggio, ma non parte
Pulisce casa, ma non ospita
Conosce i nomi delle piante
Che taglia con la sega elettrica
Prepara un viaggio, ma non parte
Pulisce casa, ma non ospita
Lo fa svenire un po' di sangue
Ma poi è per la sedia elettrica"

Samuele Bersani
Lo scrutatore non votante

Curare ci rende umani.Nel mondo animale si alleva, si coopera, si protegge.Solo l’essere umano si prende cura.Non è un i...
04/06/2025

Curare ci rende umani.
Nel mondo animale si alleva, si coopera, si protegge.
Solo l’essere umano si prende cura.
Non è un istinto. È qualcosa che abbiamo dovuto imparare.
Ci sono voluti milioni di anni, e lo abbiamo fatto a nostre spese.
Perché curare è rischioso.
Va contro l’istinto di sopravvivenza.
È un atto antievolutivo.
È scegliere di restare, quando sarebbe più facile e conveniente fuggire.
L’antropologa Margaret Mead diceva che il primo segno di civiltà non è un’arma, ma un femore rotto e guarito.
Qualcuno si è fermato. Ha atteso. Ha curato.
In natura, con una gamba rotta si muore.
Nell’umanità, si guarisce.
Che un conflitto diventi guerra è già un dolore difficile da accettare, una scossa alla condivisa umanità.
Ma quando la cura viene negata,
quando diventa oggetto di trattativa o strumento di potere,
quando curare viene ostacolato, impedito, calcolato…
allora si oltrepassa un limite.
Un confine invisibile, ma profondamente umano.

Gaza. 603 giorni dall' inizio del conflitto

Sto riordinando casa.È un viaggio lento, quello di chi resta quando qualcuno se ne va.All’inizio c’è la rabbia. Poi, pia...
02/06/2025

Sto riordinando casa.

È un viaggio lento, quello di chi resta quando qualcuno se ne va.

All’inizio c’è la rabbia. Poi, piano, si impara che oltre a vivere, c’è anche il dovere di riprendere ad abitare.
Abitare: letteralmente "avere ripetutamente", integrare ciò che resta.

La casa smette di essere simbolo o proprietà. Basta che tenga.
Aspira a diventare radice, non più zavorra.

Oggi tocca alla libreria.
Le foto dei vivi si mescolano a quelle dei morti.
Ricordi di viaggi miei e altrui.
Pezzi di vita accanto a libri che hanno rinunciato alla verticalità pur di trovare spazio.

Non c’è ordine, forse neanche coerenza.
Solo il filo sottile della memoria, che tiene insieme e disegna la geografia interiore della casa.

Un luogo dove tornare.
Non per restare per forza,
ma per ricordare chi siamo, mentre cambiamo.

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