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Dott. Daniele Aloisi Specialista in Angiologia Medica, Linfologia e Flebologia.

Siamo lieti di presentare il Primo Annuncio dei Corsi di Alta Formazione su 𝑳𝒊𝒑𝒆𝒅𝒆𝒎𝒂 𝒆 𝒎𝒂𝒍𝒂𝒕𝒕𝒊𝒆 𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒍𝒂𝒕𝒆
08/07/2025

Siamo lieti di presentare il Primo Annuncio dei Corsi di Alta Formazione su 𝑳𝒊𝒑𝒆𝒅𝒆𝒎𝒂 𝒆 𝒎𝒂𝒍𝒂𝒕𝒕𝒊𝒆 𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒍𝒂𝒕𝒆

Nelle Giornate Diagnostiche itineranti per il Lipedema viene proposta una valutazione medica clinico-strumentale e una v...
01/07/2025

Nelle Giornate Diagnostiche itineranti per il Lipedema viene proposta una valutazione medica clinico-strumentale e una valutazione fisioterapica.

La visita medica specialistica prevede, oltre a una dettagliata raccolta di informazioni (anamnesi) mirata, comprensiva dei test per la valutazione del sospetto di sindrome da iperpermeabilità intestinale e di disfunzioni del pavimento pelvico, un esame obiettivo accurato, completo di misure antropometriche per il calcolo dei diversi indici, nonché test clinici per l’iperlassità articolare.
Vengono poi eseguiti esami strumentali utili per una migliore definizione delle caratteristiche della patologia, come la bioimpedenziometria regionale, l’eco-color Doppler venoso degli arti inferiori, l’ecografia dei tessuti sottocutanei, l’ecografia della parete addominale anteriore per verificare la presenza di diastasi e l’ecografia della tiroide.
Al termine della visita viene fornita una conclusione diagnostica e proposta la definizione di un programma terapeutico personalizzato, elaborato anche in base agli obiettivi personali della paziente.

La valutazione fisioterapica avviene a seguito della visita medica diagnostica e prevede, dopo una completa valutazione funzionale (con particolare attenzione allo studio delle caratteristiche dei tessuti), un’analisi dettagliata delle diverse opzioni terapeutiche riabilitative, sia da effettuare direttamente con la fisioterapista, sia in autonomia da parte della paziente, secondo i concetti dell’autocura personalizzata.

Le prossime date programmate sono:
Padova, 8 luglio
Fano, 18 luglio

Oltre a ripetere le giornate in queste sedi, nel mese di settembre saranno programmate anche altre giornate a Reggio Emilia, Parma e Milano.

Per informazioni è possibile scrivere a: segreteria@danielealoisi.it

Per ve**re incontro alle numerose richieste provenienti da diverse sedi italiane e agevolare la possibilità di raggiunge...
27/05/2025

Per ve**re incontro alle numerose richieste provenienti da diverse sedi italiane e agevolare la possibilità di raggiungere una diagnosi precisa, viene proposta una serie di 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐃𝐢𝐚𝐠𝐧𝐨𝐬𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐞 𝐚𝐥 𝐋𝐢𝐩𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚.

In occasione di queste giornate sarà possibile eseguire una visita clinica completa e tutti gli esami strumentali necessari per consentire una diagnosi definitiva e una precisa impostazione terapeutica personalizzata. La visita medica sarà completata da una consulenza con un fisioterapista esperto, per consentire di avere tutte le informazioni utili per una corretta presa in carico della patologia e spiegazioni chiare sui trattamenti indicati.

Le sedi in cui verranno programmate queste Giornate Diagnostiche vedono la presenza di un team completo di professionisti esperti, per garantire una presa in carico completa della patologia: oltre al medico e al fisioterapista, anche nutrizionisti e chinesiologi esperti saranno disponibili nelle sedi dove sono previste le Giornate.

Le prime sedi previste in cui verranno organizzate queste Giornate Diagnostiche sono: 𝐅𝐚𝐧𝐨, 𝐏𝐚𝐝𝐨𝐯𝐚, 𝐂𝐞𝐬𝐞𝐧𝐚, 𝐌𝐢𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐞 𝐑𝐨𝐦𝐚, ma altre sedi si aggiungeranno nei mesi successivi.
Le date e le sedi delle diverse Giornate saranno pubblicate sulle nostre pagine.

Per informazioni:
📧segreteria@danielealoisi.it
📞331 9019026


È con grande piacere che informo che è finalmente disponibile il percorso formativo di 𝐋𝐈𝐍𝐅𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐏𝐑𝐀𝐓𝐈𝐂𝐀, che curo insi...
07/05/2025

È con grande piacere che informo che è finalmente disponibile il percorso formativo di 𝐋𝐈𝐍𝐅𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐏𝐑𝐀𝐓𝐈𝐂𝐀, che curo insieme al dr. Roberto Bartoletti ed altri colleghi esperti del settore.

Il linfedema, come patologia cronica, richiede una 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐠𝐥𝐨𝐛𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚, che si deve basare sulle più recenti 𝐞𝐯𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐞 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐬𝐢𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞.
La 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢 che intendono occuparsi di questa patologia deve essere 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚, a partire dalle 𝐛𝐚𝐬𝐢 𝐭𝐞𝐨𝐫𝐢𝐜𝐡𝐞 fino all’𝐚𝐜𝐪𝐮𝐢𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐭𝐞𝐜𝐧𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐫𝐚.
Questo percorso formativo è stato ideato proprio ponendosi l’obiettivo di 𝐟𝐨𝐫𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐞𝐭𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐞, 𝐦𝐚 𝐢𝐧 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐯𝐚 𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐝𝐮𝐚𝐥𝐞, in modo che ciascun professionista possa adattare la formazione ai propri ritmi di apprendimento e alle proprie necessità e possibilità, con la possibilità di applicare e verificare direttamente sul campo le abilità acquisite nel singolo corso pratico prima di procedere con il successivo.

Per questo il percorso prevede un iniziale 𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐭𝐞𝐨𝐫𝐢𝐜𝐨 completamente 𝐅𝐀𝐃, da seguire in maniera autonoma da casa, che funge da elemento propedeutico per i successivi 𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐩𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢, suddivisi in moduli separati e specifici per ciascuna tecnica da apprendere, che sono invece completamente 𝐚𝐩𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢.

La formazione a moduli, separati ma integrati in un percorso unitario, si adatta quindi sia a chi si approccia per la prima volta a questa patologia, sia a coloro che, pur possedendo già una formazione su una singola tecnica, desiderassero completare, aggiornare o integrare le proprie competenze nel campo del linfedema.

Ai corsi pratici di base si aggiungono, per chi volesse approfondire le competenze su condizioni cliniche particolari e complesse, anche dei 𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐳𝐚𝐭𝐢.

Per coloro che seguiranno il corso FAD ed i corsi residenziali di base entro 2 anni verrà inoltre rilasciato l’attestato di: “𝐄𝐬𝐩𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐨𝐝𝐫𝐞𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐌𝐚𝐧𝐮𝐚𝐥𝐞, 𝐁𝐞𝐧𝐝𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐞𝐝 𝐀𝐮𝐭𝐨𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚”.

Il primo corso pratico in programma è sul "Bendaggio Linfologico Multicomponente".

Per conoscere nel dettaglio il percorso formativo completo ed i contenuti dei diversi corsi o per altre informazioni, consulta la pagina del Provider:
https://www.sinergiaesviluppo.it/percorso-formativo-di-linfologia-pratica/

𝐀𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞: nei prossimi giorni verranno pubblicate le informazioni relative ai Corsi teorico-pratici, specifici per i diversi profili professionali, sul LIPEDEMA.

Seguici per restare informato.

L’𝐢𝐧𝐝𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 viene eseguita mediante iniezioni intradermiche di piccole quantità (0,1-0,2 ml) di soluzi...
15/04/2025

L’𝐢𝐧𝐝𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐜𝐚 viene eseguita mediante iniezioni intradermiche di piccole quantità (0,1-0,2 ml) di soluzione di 𝐕𝐞𝐫𝐝𝐞 𝐝𝐢 𝐈𝐧𝐝𝐨𝐜𝐢𝐚𝐧𝐢𝐧𝐚. A seconda della zona che si vuole studiare, potranno essere eseguite diverse iniezioni.

Per lo studio dell’arto superiore, le iniezioni vengono eseguite sul dorso della mano, in corrispondenza del secondo e del quarto spazio interdigitale; altre possono essere eseguite nella regione palmare del polso.
�Per una visualizzazione delle vie alternative, è invece possibile eseguire delle iniezioni nella regione laterale, anteriore o posteriore della spalla.

Nello studio dell’arto inferiore, le iniezioni vengono eseguite solitamente sul dorso del piede, nel primo e nel quarto spazio interdigitale; altre possono essere eseguite nella regione retromalleolare laterale e mediale.�Per lo studio delle vie alternative, si possono eseguire iniezioni nella regione anteriore della coscia, nella regione laterale di coscia (peritrocanterica) o anche nella regione sovrapubica.

Le iniezioni di tracciante possono essere tuttavia eseguite praticamente in qualunque parte del corpo in cui si vogliano studiare le condizioni del circolo linfatico, in presenza di edema, come ad esempio nella regione della mammella operata, nella regione sovrapubica e genitale o nel capo e collo.

Dopo le iniezioni, viene subito osservata la zona per 10-15 minuti per evidenziare la comparsa spontanea di vie linfatiche. Si applicano poi delle manovre di stimolazione del drenaggio linfatico, come massaggio, bendaggio o attività motoria con tutore elastico, per 30-40 minuti, per osservare nuovamente l’arto al fine di evidenziare un eventuale incremento del deflusso linfatico.�
Infine, con l’uso di pennarelli colorati, si disegna una traccia delle vie linfatiche evidenziate e si delimitano le aree di stasi linfatica.

L’indagine viene eseguita ambulatorialmente, non sono necessarie specifiche preparazioni né anestesia locale; al termine dell’esecuzione si può rientrare immediatamente alle normali attività.

𝐋𝐢𝐦𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐨𝐝𝐢𝐜𝐚
La linfofluoroscopia è in grado di evidenziare soltanto il circolo linfatico superficiale. Il principale limite è rappresentato dal fatto che la visualizzazione della fluorescenza emessa dal Verde di Indocianina è possibile solo entro 2-3 cm di profondità. Quindi, in caso di obesità marcata o di linfedema in stadi molto avanzati con un importante incremento dello spessore sottocutaneo, la linfofluoroscopia potrebbe non essere adeguata a fornire informazioni utili. Una valutazione medica preventiva è quindi necessaria per evitare di sottoporsi a esami inutili.

𝐄𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐚𝐭𝐞𝐫𝐚𝐥𝐢, 𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐢𝐧𝐝𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢
L’iniezione del colorante provoca un modesto dolore nel sito di iniezione, che può talora perdurare per alcune ore dopo l’esame.�Una pigmentazione cutanea verde nei siti di iniezione è normalmente presente per alcuni giorni, fino ad alcune settimane, a seconda della capacità di recupero linfatico. In alcuni casi di stasi linfatica estrema, questa piccola macchia verde, pur riducendosi progressivamente, può persistere per periodi più prolungati (anche alcuni mesi). �Il Verde di Indocianina è una sostanza generalmente molto ben tollerata nelle iniezioni intradermiche e solo molto raramente sono state riportate reazioni allergiche.

Per individuare le persone con un rischio allergico più elevato, è fondamentale un’accurata anamnesi in cui il medico verifica i precedenti allergici verso farmaci e/o alimenti. La somministrazione di Verde di Indocianina deve essere infatti evitata in soggetti con ipersensibilità accertata o sospetta allo iodio, come coloro che hanno avuto reazioni allergiche ai mezzi di contrasto iodati utilizzati, ad esempio, negli studi TAC. �Infine, l’utilizzo di questo farmaco è controindicato in gravidanza e allattamento e in caso di insufficienza renale o epatica severe.

Per maggiori informazioni scrivi a
𝐢𝐧𝐟𝐨@𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐢𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚.𝐢𝐭

Come abbiamo visto, la 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 è in grado di ottenere un mappaggio preciso del sistema linfatico dell’arto aff...
11/04/2025

Come abbiamo visto, la 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 è in grado di ottenere un mappaggio preciso del sistema linfatico dell’arto affetto da linfedema.

Le informazioni ottenute da questo esame, tradotte in una cartografia, permettono di fornire indicazioni fondamentali per un corretto trattamento decongestivo. Conoscendo le zone di stasi linfatica e le vie linfatiche ancora valide, è infatti possibile personalizzare le cure, ad esempio confezionando in maniera più mirata il bendaggio linfologico multicomponente o eseguendo in maniera guidata le diverse manovre del linfodrenaggio manuale.

Durante l’esecuzione dell’indagine è inoltre possibile rilevare, nelle aree di stasi (Dermal Back Flow), oltre al decorso delle vie linfatiche attive afferenti ed efferenti dalla zona di ristagno, anche la pressione da applicare e la velocità con cui eseguire le manovre manuali per ottenere un efficace drenaggio dei fluidi.
Particolare importanza riveste la capacità di questa indagine nel dimostrare la presenza di un drenaggio residuo ancora valido in corrispondenza delle stazioni linfonodali asportate (es. in caso di “svuotamento” ascellare) oppure l’effettiva presenza delle cosiddette “vie alternative”, ossia vie di compenso che la linfa può utilizzare per raggiungere gruppi di linfonodi diversi da quelli asportati (ad esempio i linfonodi dell’ascella opposta o quelli della regione del collo).

Senza questa indagine, infatti, è impossibile sapere quali siano queste le vie effettivamente disponibili, e il fisioterapista è costretto ad interve**re alla cieca, senza conoscere quali percorsi alternativi siano effettivamente presenti e quali no, rendendo il trattamento meno efficace.�Conoscendo invece le vie che il corpo ha effettivamente attivato come vie di compenso, il fisioterapista può utilizzare le manovre del massaggio per indirizzare la linfa verso questi percorsi, rendendo il trattamento più personalizzato e contribuendo quindi a ottenere un miglioramento del risultato terapeutico.

Nel prossimo post vedremo come si svolge l’esame.

Per maggiori informazioni scrivi a 𝐢𝐧𝐟𝐨@𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐢𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚.𝐢𝐭

La 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 trova la sua principale applicazione nello studio del paziente con linfedema post-oncologico. In qu...
08/04/2025

La 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 trova la sua principale applicazione nello studio del paziente con linfedema post-oncologico. In questi pazienti, infatti, questa indagine può mostrare in maniera dettagliata come il sistema linfatico si sia riorganizzato dopo l’asportazione delle stazioni linfonodali, resa necessaria ai fini del percorso oncologico.

La difficoltà a mantenere un adeguato drenaggio linfatico porta all’attivazione spontanea di meccanismi di compenso che cercano di indirizzare la linfa verso territori linfatici sani, verso il circolo linfatico profondo o verso la rete linfatica più superficiale. Se questi tentativi di compenso non risultano efficaci, si crea un vero e proprio ristagno di liquidi nei tessuti, che rappresenta il linfedema.

Con la linfofluoroscopia è possibile osservare dal vivo tutte queste condizioni: oltre ai collettori linfatici ancora attivi e di aspetto lineare in aree non edematose, si può evidenziare la presenza di vasi linfatici più sottili e tortuosi, fino a dimostrare aree di stasi linfatica vera e propria, delimitandone con precisione l’estensione e la gravità.

Al termine dell’esame è possibile effettuare un mappaggio completo delle vie linfatiche sane e alterate e delle aree di stasi linfatica presenti nell’arto, consentendo di realizzare una precisa “𝐜𝐚𝐫𝐭𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚”, che rappresenta una vera e propria guida per la personalizzazione dei trattamenti.

Seguici per altre informazioni su questa tecnica di studio.

Per maggiori informazioni scrivi a 𝐢𝐧𝐟𝐨@𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐢𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚𝐛𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚.𝐢𝐭

Come abbiamo detto, la 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐚𝐧𝐠𝐢𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐚 𝐚 𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 o 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 studia in vivo il sistema linfatico in modo mi...
04/04/2025

Come abbiamo detto, la 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐚𝐧𝐠𝐢𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐚 𝐚 𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 o 𝐋𝐢𝐧𝐟𝐨𝐟𝐥𝐮𝐨𝐫𝐨𝐬𝐜𝐨𝐩𝐢𝐚 studia in vivo il sistema linfatico in modo mini-invasivo e riproducibile, riuscendo a evidenziare eventuali alterazioni linfatiche e mostrando chiaramente il decorso dei vasi superficiali, gli eventuali punti di blocco del flusso e la presenza di stasi sottocutanea. Le indicazioni allo svolgimento di questa indagine sono diverse:

𝐚) 𝐍𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚 𝐜𝐥𝐢𝐧𝐢𝐜𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞𝐯𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 ma che presentano un elevato rischio di comparsa, consente di individuare alterazioni anche molto precoci; per questo può essere indicata in pazienti:

° sottoposti ad interventi di asportazione di linfonodi in sede ascellare, ad esempio per tumori al seno o melanomi;
° sottoposti ad asportazione di linfonodi inguinali, ad esempio per melanomi o sarcomi;
° sottoposti ad asportazione di linfonodi pelvici e addominali, ad esempio per tumori all’utero, alle ovaie o alla prostata.

In questi pazienti, il riscontro di alterazioni linfatiche precoci o di aree di stasi linfatica subclinica può consentire di iniziare i trattamenti riabilitativi prima ancora che il linfedema si sia presentato, prevenendone o ostacolandone la comparsa.

𝐛) 𝐍𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐥𝐚𝐦𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐮𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐞, l’indagine permette di differenziare se l’accumulo di fluidi sia determinato da un danno linfatico o da altre cause.

𝐜) 𝐍𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐥𝐢𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚𝐫𝐢𝐨, l’indagine risulta molto utile per la diagnosi, in alternativa o come completamento dell’indagine linfoscintigrafica.

𝐝) 𝐍𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐢𝐩𝐞𝐝𝐞𝐦𝐚 𝐞̀ 𝐝𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐢𝐜𝐨, potendo mostrare un possibile rallentamento del flusso linfatico o un decorso tortuoso dei collettori superficiali. È inoltre fondamentale, in casi dubbi, per differenziarlo dal linfedema, verificando l’eventuale presenza di aree di stasi linfatica (Dermal Back Flow).

𝐞) 𝐍𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐦𝐢𝐜𝐫𝐨𝐜𝐡𝐢𝐫𝐮𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚, l’indagine è indispensabile per ottenere informazioni sulla presenza di vie linfatiche adeguate all’esecuzione della procedura chirurgica. Inoltre, a distanza di tempo dagli interventi, l’indagine linfofluoroscopica può dimostrare la corretta funzionalità delle anastomosi linfatico-venulari.

Seguici per altre informazioni su questa importante tecnica di studio.

Oggi vogliamo fare un po’ di storia. Quando è “nato” il lipedema? Naturalmente la malattia è sempre esistita, ma viene c...
26/03/2025

Oggi vogliamo fare un po’ di storia. Quando è “nato” il lipedema?

Naturalmente la malattia è sempre esistita, ma viene considerata come entità clinica separata da meno di un secolo. Per molti anni la patologia non è stata oggetto di approfondimenti scientifici: è infatti soltanto negli ultimi 10 anni, nei quali sono stati pubblicati oltre l’80% dei lavori scientifici, che la ricerca si è concentrata su questa patologia.

Il termine “lipedema” è stato coniato per la prima volta da 𝐄𝐝𝐠𝐚𝐫 𝐕. 𝐀𝐥𝐥𝐞𝐧 e 𝐄𝐝𝐠𝐚𝐫 𝐀. 𝐇𝐢𝐧𝐞𝐬 della Mayo Clinic (Minnesota) nel 1940; questi autori, insieme a 𝐋𝐞𝐬𝐭𝐞𝐫 𝐄. 𝐖𝐨𝐥𝐝, approfondirono la descrizione di questa sindrome definendo in una pubblicazione del 1951 i criteri clinici principali della “nuova patologia”.
Questi autori chiamarono “sindrome lipedema” una condizione clinica che colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile, in cui si evidenzia una sproporzione tra la parte superiore e inferiore del corpo a causa un accumulo di grasso sottocutaneo bilaterale e simmetrico negli arti inferiori e, talora, nelle braccia, risparmiando invece il tronco, i piedi e le mani. L’accumulo può iniziare in modo quasi impercettibile nella pubertà e progredire gradualmente in relazione ad aumenti di peso o cambiamenti ormonali. La dieta tradizionale e l'esercizio fisico non influenzano in maniera significativa la distribuzione del tessuto adiposo. Si accompagna all’incremento del tessuto adiposo un edema morbido e non comprimibile di tipo ortostatico, cioè che compare dopo essere rimasti a lungo in piedi o seduti, oppure in estate. Il riposo prolungato, pur migliorando le dimensioni delle gambe, non le fa rientrare a dimensioni normali. Il quadro viene completato da una aumentata sensibilità fino ad un vero e proprio dolore al tocco, una facile comparsa di lividi, una presenza di noduli sottocutanei.

Quasi contemporaneamente, altri studiosi hanno identificato dei quadri patologici che riportavano a condizioni molto simili al lipedema.
𝐂. 𝐌𝐨𝐧𝐜𝐨𝐫𝐩𝐬 descrisse, sempre nel 1940, una condizione clinica che colpiva prevalentemente donne in giovane età, caratterizzata da un accumulo di tessuto adiposo ai fianchi, alle gambe e alle braccia, accompagnato da dolenzia o dolore spontaneo più evidente a fine giornata, in estate o nel periodo premestruale; tale quadro corrisponde in effetti esattamente a quello denominato dagli autori americani con il termine lipedema. Nei casi descritti da Moncorps tuttavia, si evidenziava anche la presenza di varicosità e di un colorito cutaneo accentuato alla parte inferiore delle gambe, chiamato “eritrocianosi”, oltre ad altre manifestazioni cutanee. Questo quadro fu definito “Typus Rusticanus Moncorps” poiché le donne in cui fu riscontrato avevano un aspetto definito “𝑟𝑜𝑠𝑒𝑜 𝑒 𝑟𝑢𝑟𝑎𝑙𝑒”.
Questo particolare quadro potrebbe oggi essere considerato come un sottotipo di lipedema, caratterizzato dalla presenza di una spiccata reattività cutanea. Colpisce il fatto che questo autore ipotizzò come causa un difetto intrinseco del tessuto connettivo della cute (per la coesistente frequente presenza di smagliature) e della fascia muscolare (per la presenza di valgismo delle ginocchia, di piede piatto, di ridotta funzione muscolare del polpaccio), anticipando di molti anni le ipotesi etiologiche oggi ritenute più affidabili.

Continua a seguirci per altre informazioni sul lipedema.

Dopo aver visto le indicazioni su come misurare peso ed altezza in maniera corretta, vediamo ora come misurare le circon...
14/03/2025

Dopo aver visto le indicazioni su come misurare peso ed altezza in maniera corretta, vediamo ora come misurare le circonferenze di vita e fianchi, molto importanti per calcolare con precisione gli Indici Antropometrici di cui abbiamo parlato in precedenza.

𝐂𝐢𝐫𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚: la misura della circonferenza vita andrebbe presa al mattino, a stomaco vuoto (o durante il giorno dopo almeno 6 ore dall'ultimo pasto), restando dritti in piedi, posizionando orizzontalmente un metro a nastro o da sarta, in corrispondenza della regione più stretta della vita (posta circa a metà tra l’ombelico e l’arcata costale), durante una normale espirazione non forzata. Il metro deve essere mantenuto ben aderente alla pelle ma non applicando una tensione eccessiva.

𝐂𝐢𝐫𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐟𝐢𝐚𝐧𝐜𝐡𝐢: anche questa misura va presa restando dritti in piedi, con i piedi ravvicinati, posizionando orizzontalmente un metro a nastro o da sarta in corrispondenza dei fianchi, all’altezza della regione più larga dei glutei. Il metro deve essere mantenuto ben aderente alla pelle ma non applicando una tensione eccessiva. È molto difficoltoso effettuare queste misure in maniera autonoma per cui sarebbe opportuno chiedere a qualche familiare di effettuarle.

La valutazione degli indici antropometrici si basa su tabelle che classificano la persona in categorie, come normopeso, sovrappeso, obeso ecc. che, per alcuni indici, tengono conto anche del sesso e dell’età. �Sebbene chiunque possa trovare queste tabelle di riferimento nel web, va ancora una volta sottolineato come spetti unicamente al professionista sanitario la valutazione complessiva di questi indici, confrontandoli e considerando le differenze tra questi, ma soprattutto integrandoli con le altre informazioni cliniche e strumentali acquisite nel corsodella visita, al fine di inquadrare la persona in maniera corretta e poter proporre quindi una adeguata proposta terapeutica.


Abbiamo visto come i diversi parametri antropometrici si basino sulla misurazione di peso, altezza e circonferenza di vi...
11/03/2025

Abbiamo visto come i diversi parametri antropometrici si basino sulla misurazione di peso, altezza e circonferenza di vita e fianchi. Affinché questi indici siano attendibili, è necessario che queste misure vengano effettuate in maniera precisa.
Per questo motivo, si devono fornire alcune importanti indicazioni tratte da documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Protocollo STEPS) o di Associazioni Scientifiche.

𝐏𝐞𝐬𝐨: la misurazione del peso deve avvalersi ovviamente di una bilancia di discreta qualità; ciò lo si può verificare pesandosi più volte di seguito per valutare se il valore cambia in maniera importante, o provando a pesare qualcosa di cui si conosce esattamente il peso (es. alcune bottiglie di acqua). Anche le modalità con cui si effettuano le misurazioni è importante: la pesata va fatta ovviamente senza indumenti addosso, meglio se al mattino, più o meno un quarto d’ora dopo che ci si è svegliati, a digiuno. Possibilmente bisogna pesarsi sempre alla stessa ora (il peso può variare anche di 1-2 kg nel corso della giornata) e lo stesso giorno della settimana, segnando anche la fase del ciclo in cui ci si trova. Sulla bilancia bisogna mantenere i piedi vicini e paralleli, in modo da distribuire in maniera omogenea il peso del corpo e bisogna restare in posizione eretta, con le braccia pendenti ai lati del corpo e il palmo delle mani rivolte verso le cosce; bisogna rimanere fermi fino alla fine della rilevazione, evitando di piegarsi troppo in avanti per leggere il peso.

𝐀𝐥𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚: la misura va fatta scalzi o con calzini molto sottili, in posizione eretta, con la nuca, le scapole e i glutei a contatto con la parete, la testa dritta con lo sguardo in avanti; talloni e malleoli vanno mantenuti a contatto e le punte dei piedi leggermente divaricate, le ginocchia non devono essere piegate. La misura va presa nel punto più alto del capo (il cosiddetto vertice), comprimendo i capelli che devono essere liberi da acconciature o fermacapelli. È opportuno prendere la misura al mattino (durante la giornata è possibile
anche una riduzione di 1-2 centimetri a causa della disidratazione dei dischi intervertebrali). Poiché l’altezza è un parametro fondamentale su cui si basano quasi tutti gli indici antropometrici, è fondamentale misurarla con cura. Non bisogna mai fidarsi di quanto viene ricordato da misurazioni di diversi anni passati o da quanto scritto nella carta d’identità; con l’età, infatti, si verifica una fisiologica riduzione dell’altezza; a questo si può aggiungere la perdita di altezza dovuta a condizioni patologiche come l’osteoporosi o le cifo-scoliosi. Dopo i 45 anni, soprattutto dopo la menopausa, la riduzione può diventare molto significativa e progressiva, fino a 1 cm ogni 4-5 anni.

Nel prossimo post vedremo come misurare le circonferenze di vita e fianchi.


Abbiamo visto come il rischio cardiovascolare risulti legato in maniera prevalente al grasso viscerale della regione add...
07/03/2025

Abbiamo visto come il rischio cardiovascolare risulti legato in maniera prevalente al grasso viscerale della regione addominale. Abbiamo anche detto che il peso, come termine assoluto, e il suo rapporto con l’altezza, il cosiddetto IMC o BMI, non siano da considerare come valori adeguati per verificare una condizione di sovrappeso/obesità eventualmente concomitante al lipedema.

Non è infatti infrequente incontrare persone affette da lipedema che presentano una massa grassa addominale del tutto normale che vengono inquadrate, se calcolato il solo BMI, come sovrappeso o addirittura obese. Ciò spesso induce a consigliare erroneamente al paziente di intraprendere dei percorsi drastici di calo ponderale di tipo nutrizionale, farmacologico o addirittura di chirurgia bariatrica del tutto inappropriati. Tuttavia, considerando il rapporto stretto che esiste tra queste due patologie, è molto importante individuare nelle persone con lipedema la presenza o meno di una condizione di sovrappeso/obesità realmente concomitante.

Per fare questo è necessario utilizzare altri indici rispetto al BMI, che siano in grado di valutare in maniera più precisa e attendibile la presenza di una componente adiposa in eccesso più pericolosa in termini di rischio cardiovascolare. Poiché il grasso più pericoloso in questi termini, come si è detto, è quello viscerale (non sottocutaneo) della regione addominale, la maggior parte delle Associazioni Scientifiche e l’OMS stessa, indicano l’uso di misure che si concentrano in maniera più specifica su questa regione del corpo, ossia la 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 e altri indici basati su di essa più che sul peso assoluto. La circonferenza vita e, ancor più il rapporto tra la circonferenza vita e l’altezza della persona, che si adatta maggiormente alle caratteristiche somatiche del paziente, sono risultati valori molto più correlati ad un potenziale rischio cardiovascolare rispetto al BMI. Questo indice, chiamato 𝐑𝐚𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐕𝐢𝐭𝐚-𝐀𝐥𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 o, in inglese, 𝐖𝐚𝐢𝐬𝐭 𝐭𝐨 𝐇𝐞𝐢𝐠𝐡𝐭 𝐑𝐚𝐭𝐢𝐨 (𝐖𝐇𝐭𝐑) è quindi molto importante nelle persone con lipedema nel definire, secondo specifiche tabelle, tra l’altro indipendenti dal sesso, la presenza di una condizione di reale sovrappeso/obesità concomitante. Ecco allora che appare chiaro che più che il peso, la persona con lipedema dovrebbe controllare la propria circonferenza vita.

Oltre al rapporto vita-altezza (WHtR), un altro indice molto importante è il 𝐑𝐚𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐕𝐢𝐭𝐚-𝐅𝐢𝐚𝐧𝐜𝐡𝐢 o, in inglese, 𝐖𝐚𝐢𝐬𝐭 𝐭𝐨 𝐇𝐢𝐩 𝐑𝐚𝐭𝐢𝐨 (𝐖𝐇𝐑). Questo indice, oltre che mostrare una ottima correlazione con il rischio
cardiovascolare, superiore al BMI, è particolarmente utile per individuare uno squilibrio tra la parte superiore del corpo e quella inferiore; per questo risulta indicato nelle persone affette da lipedema.

Un altro valore proposto per valutare la massa grassa corporea è l’indice di Massa Grassa Relativa (in inglese 𝐑𝐞𝐥𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐅𝐚𝐭 𝐌𝐚𝐬𝐬 o 𝐑𝐅𝐌) che si basa sempre sui valori di altezza e circonferenza vita. Oltre alle misure antropometriche, la valutazione della massa grassa corporea può essere eseguita, in maniera ancor più precisa, anche con specifiche apparecchiature come la DEXA e la Bioimpedenziometria, di cui parleremo nei prossimi post.


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