Dott.ssa Nicole Cordioli- psicologa

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Dott.ssa Nicole Cordioli- psicologa Psicologa clinica (Albo del Veneto 11008)
In formazione presso la scuola quadriennale di psicoterapia S.I.A.R Società Italiana di Analisi Reichiana

02/08/2025

- Salve.
- Salve.
- Pensavo di farmi un’assicurazione. Ero venuto un po’ a informarmi.
- Eh, ce l’ha la faccia.
- In che senso scusi?
- No, dico, che sembra uno che ha proprio bisogno di essere assicurato.
- Grazie.
- Su cosa vuole farsela?
- Non saprei, lei cosa mi consiglia?
- Be’ vediamo, qual è la cosa che ritiene essere più a rischio di incidenti nella sua vita?
- Io.
- Benissimo. E la cosa che di solito la mette più a rischio?
- Sempre io.
- Sempre lei.
- Sì. Vede, faccio un sacco di cose stupide, continuamente. Lei non ha idea. Sono l’origine di tutti i miei problemi, la causa di tutti miei traumi, la fonte unica di tutte le ansie, e i casini della mia miserabile vita.
- Perfetto e allora la assicuriamo contro di lei.
- Me? Si può fare?
- Certo che si può fare. Si sieda che le spiego. Allora, io direi che potremmo cominciare con un classico: la FIASKO.
- Cioè?
- Una polizza standard per quando fallisce. Lei come reagisce al fallimento?
- Be’, sono veneto quindi…
- Ho capito. Con la FIASKO noi le siamo accanto per insegnarle a gestire i piccoli e grandi fallimenti della vita.
- Mi sembra utile.
- E non è finita. Abbiamo l’Assistenza Strafare.
- In che senso?
- Ha presente il burnout?
- Be’, sono veneto quindi…
- E noi le insegniamo a prendersi una pausa, a chiedere aiuto. Lei chiede aiuto?
- Solo quando nessuno può sentirmi.
- Ecco, adesso noi la sentiamo e corriamo a ridimensionare.
- Bello.
- Poi io direi che, guardandola, mi pare il caso di inserire almeno una polizza per gli Eventi Stratosferici.
- E che sono?
- Le succedono cose belle ogni tanto?
- Non mi faccia dire che sono veneto un’altra volta.
- Be’, quando le succedono cose belle lei che fa?
- Penso di non meritarmele.
- Ecco, e qui entra in gioco la polizza che le spiega che invece no, i colpi di fulmine, le ondate di felicità, i successi, i complimenti, quelle cose lì se le merita.

- Comodo.
- Mica è finita. C’è l’RC Auto-Sabotaggio, per tutelarla nel caso decidesse di mettersi i bastoni fra le ruote da solo per il piacere di boicottarsi.
- Come fa a sapere che lo faccio?
- Ahahah. È serio?
- Un po’.
- Da come si veste. Al primo tentativo di Auto-Sabotaggio un nostro addetto si precipiterà subito da lei per farle pazientemente notare che sta mettendo in atto una serie di comportanti più o meno inconsapevoli per ostacolare il proprio benessere.
- E al secondo tentativo?
- Al secondo tentativo la mena.
- Costruttivo.
- Volendo possiamo inserire anche la nostra polizza Furbo & Incerto pensata appositamente per preve**re da una parte i sinistri dovuti alle volte in cui si crede più intelligente di tutti gli altri.
- Tipico commento di uno che non ha mai letto Céline.
- E dall’altra quelli dovuti alla sua naturale titubanza ad affrontare ogni singolo aspetto della vita.
- Non saprei, sono titubante.
- Con la polizza potrebbe esserlo con la sicurezza di non farsi male. Vediamo che altro possiamo offrirle… la polizza Viaggio Mentale, molto utile quando si fa i film.
- Lei mi ama.
- Certo che la ama. E c’è un nostro professionista già desideroso di spiegarle che non è vero. E che non c’è niente di male in questo. Ah, per un piccolo sovrapprezzo c’è la Tutela Legame.
- No, non cominciamo con le aggiunte, i sovrapprezzi, è con queste cose che poi fregate la povera gente…
- Sarebbe protetto nei confronti delle cazzate che fa all’interno della relazione.
- La aggiunga.
- Non vuole sapere quanto…?
- La aggiunga subito.
- Benissimo, direi che è coperto.
- Quindi lei dice che tutto questo mi proteggerà da me stesso?
- In un certo senso.
- E mi aiuterà a non commettere più gli stessi errori?
- Probabilmente.
- E a diventare una persona migliore?
- Speriamo.
- Non sono ancora convinto.
- Senta, lei passa il tempo a preoccuparsi della grandine e dei furti quando ogni giorno si sveglia e sceglie più o meno consapevolmente se essere il suo migliore amico o il suo peggiore nemico. Noi non le risolviamo tutto, però le diamo l’unica possibilità concreta per non farsi del male in futuro: la possibilità di conoscere sé stesso.
- E conoscere me stesso mi farà essere felice?
- Ecco, su questo non possiamo assicurarle niente.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.

31/08/2024

Santorini - Ciao, mi chiamo Santorini e sono una meta turistica.
Maldive – Ciao.
Tokyo – Ciao.
Parigi – Ciao.
Ibiza – CIAO.
Maiorca – Ciao.
- Come ti senti oggi, Santorini?
Santorini – Come sempre. Stanca.
- Stanca per cosa?
Santorini – E me lo chiedi pure? Tre virgola quattro milioni di turisti.
- Ti va di condividere un po’ con gli altri?
Santorini – Ma è sempre la solita storia, loro lo sanno. Ogni estate arrivano in massa e si aspettano…
- Si aspettano?
Maldive – La versione migliore di noi.
Santorini – Esatto.
- Potete spiegarvi meglio.
Maiorca – Ieri da me ha piovuto. Non avete idea gli insulti. Ma che ci posso fare io? Non la controllo mica la pioggia.
Tokyo – Io ho tutti i ciliegi con l’alopecia.
- Prego?
Tokyo – Per forza! Li vogliono in fiore tutto l’anno. E così poi mi si ammalano.
Groenlandia – Questo è niente. Da me si aspettano l’aurora boreale tutte le volte che vengono.
- Non c’è ogni volta?
Groenlandia – Ma secondo te la faccio io con le tempere? C’hai l’urgenza di emozionarti e allora guardati una pozzanghera di benzina!
Thailandia – Brava. Stessa cosa coi monsoni. Tutti arrabbiati per i monsoni. Ma che posso fare? Fanno parte di me.
Petra – E se per un giorno io non lo volessi essere patrimonio dell’umanità?! Se volessi stare in ciabatte e braghe del pigiama?
Ibiza – SU QUELLE MANI!
- Ibiza, stai urlando.
Ibiza – CHE HA DETTO ORLANDO?
- Mi par di capire che si tratta di un problema comune a tutte voi.
Maiorca – Certo. Dobbiamo sempre essere perfette.
Groenlandia – Ve**re bene in foto.
Maldive - Avere sempre la luce giusta.
Tokyo - Sorridere.
Ibiza - NON AVERE MAI UNA GIORNATA GRIGIA!
Santorini – Essere sempre accoglienti.
Cinque Terre – Ahahah.
Santorini – Cosa?
Cinque Terre – No, mi ha fatto molto ridere “accoglienti”. Scusate, continuate pure.
Parigi – Pensi che io non posso permettermi neanche un museo chiuso.
- Altrimenti?
Parigi – Altrimenti? Legga qua, legga le recensioni. Legga cosa scrivono.
Ibiza – “MI ASPETTAVO MEGLIO!”.
Maiorca – “Noiosa”.
Parigi – “Fredda”.
Groenlandia – “Deludente”.
Londra – “Ha piovuto sempre”.
- C’è Venezia che vuole dire qualcosa.
Venezia – Nessuno mi considera più casa. Io sono un museo, un parco dei divertimenti. E guai che ci sia un’impalcatura. S’incazzano. Ma dico io, vecio sto qua da milleseicento anni, c’avrò pure il diritto di cadere a pezzi, o no?
Santorini – Nessuno ha idea dello stress…
Groenlandia – Dell’ansia…
Maiorca – La paura, gli attacchi di panico, la sensazione di non essere mai abbastanza.
- Per chi?
Maiorca – Eh?
- Hai detto “non essere mai abbastanza”. Per chi?
Maiorca – Per gli altri.
- D’accordo, ma chi sono questi altri?
Santorini – Be’, gli altri. La gente a cui piacciamo, che ci ama, che ci viene a vedere, a visitare.
- Temete che, se non siete sempre al massimo, non vi ameranno più? Non torneranno più?
Maldive – Esatto, e noi diventeremmo solo…
- Solo?
Maldive – Be’, Casalborgone.
Santorini – Guzzano.
Parigi – Barzana.
- E, secondo voi, Casalborgone o Barzana non sono felici con loro stessi?
Parigi – Non vedo come.
- Ho un’altra domanda. Queste persone, la cui approvazione è così fondamentale per voi, come vi lasciano?
Parigi – In che senso?
- Vi lasciano migliori o peggiori? Vi sentite amate o usate?
Santorini – Be’…
- Verrebbero a trovarvi anche con la pioggia?
Mykonos – Nessuno in inverno si preoccupa di sapere come sto.
Groenlandia – Tu hai l’inverno?
Mykonos – Lo vede?
- Voi vi concepite in funzione degli altri. E non c’è niente di male, lo fanno tutti. Il problema è che, a forza di farlo, adesso vi concepite solo in funzione degli altri. Proviamo una cosa, Venezia cerca di pensare a quello che vorresti tu, non gli altri, chi ti vive, chi ti visita e chi ti sfrutta, ma solo tu. Se potessi scegliere cosa vorresti essere?
Venezia – Abitata.
- Ibiza?
Ibiza – SILENZIOSA!
- Parigi?
Parigi – Sciatta.
- Tokyo?
Tokyo – Scortese.
- Maldive?
Maldive – Triste.
- E sono tutte cose che siete o che potete essere, solo che le nascondete per paura di deludere qualcuno che vi dà valore solo se corrispondete all’idea che si è fatto di voi. Alcune persone vi hanno appiccicato delle aspettative e queste aspettative non vi fanno bene perché non sono le vostre. Sono le loro. Sono loro che vi vogliono solari, accoglienti, disponibili. Che vi guardano senza volervi vedere davvero. Sono loro che hanno un’immagine di Venezia, di Santorini, di Parigi e voi che vi affannate a soddisfarla. Voi valete, non indipendentemente dagli altri, questo è impossibile. Ma dovete capire che valete per ciò che siete, non per quello che potreste essere.
Santorini – Io mi sveglio ogni mattina terrorizzata all’idea che tutti smettano di arrivare.
- Forse succederà, forse sarai piovosa e inospitale per un mese o per un anno, e nessuno verrà più. Essere sé stessi ha un prezzo. Forse ti sentirai sola, dimenticata, insignificante. Forse ti sentirai persino Casalborgone. Ma poi qualcuno verrà, magari non qualcuno che ti saresti aspettata, ma qualcuno verrà. Nonostante sia inverno, abbiate i musei chiusi, le ristrutturazioni in corso e nessuna aurora boreale da mostrare. Nonostante la pioggia.
Santorini - …
Maldive – E se non dovesse ve**re comunque nessuno?
Santorini – Esatto, se non viene più nessuno?
- Sapete perché Casalborgone sta bene?
Santorini – Perché?
- Perché sa esattamente chi è. E non gli fa paura.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.
Non è successo niente

10/08/2024

Il pianto è un’importante forma di espressione emotiva considerata anche un’esperienza benefica dal momento che può avere un impatto positivo sull’umore e sui sentimenti, portando alla risoluzione o alla riduzione della tensione e dei sentimenti negativi (Vingerhoets, 2013; Capps et al., 2015).

Gli studi disponibili sul tema del pianto in terapia suggeriscono che i pazienti piangono nel 14/21% delle sessioni di terapia (ad es, Robinson et al., 2015), sottolineando l’alta frequenza e la rilevanza del pianto in questo contesto.

❓Cosa indica il pianto?

La letteratura sottolinea che il pianto può essere considerato un indice di coinvolgimento da parte del paziente nel processo terapeutico e come un indicatore di un processo di guarigione (Rottenberg et al., 2008; Vingerhoets, 2013); questo risulta particolarmente vero quando un’esperienza di pianto è seguita da un intervento terapeutico di comprensione profonda e un’integrazione delle emozioni riguardanti l’episodio (Capps et al., 2015).

L’influenza del pianto sulla relazione terapeutica

L’esperienza del pianto può anche avere un impatto sull’alleanza terapeutica e su una relazione di lavoro favorevole e produttiva. Quando i pazienti sentono che il pianto ha permesso loro di comunicare qualcosa che non potevano esprimere a parole, sperimentano un maggiore senso di connessione, legame e lavoro collaborativo con il loro terapeuta (Zingaretti et al., 2017), giungendo spesso alla risoluzione della condizione stressante (Stanton et al., 2000). Alcuni studi riportano infatti che l’espressione attiva dei sentimenti dolorosi permette agli individui di sopportare il loro disagio come doloroso, ma tollerabile e aumenta il senso di controllo personale (Lepore et al., 2000).

👉Leggi l’articolo su State of Mind https://www.stateofmind.it/2022/04/pianto-psicoterapia-alleanza/

07/08/2024

Questo è dedicato a chi molla.
Questo è dedicato a chi rinuncia, a chi si arrende, a chi si ritira.
Questo è dedicato a chi, a un certo punto, si è reso conto che non era capace, che non era buono, che non era in grado. E al posto di provarci a tutti i costi, se ne è andato.
Questo è dedicato a chi è stanco, a chi è esausto, a chi almeno una volta ha detto: basta, non ce la faccio, ne ho avuto abbastanza, lascio.

Questo è dedicato a chi cede, a chi abbandona, a chi abdica, a chi si dimette. Anche da se stesso.
A chi non s’è fatto fregare dalla retorica dell’eroe, dagli anabolizzanti dell’ottimismo a tutti i costi, a chi da piccolo si è sentito dire “non mollare” e da quel momento in poi mollare è diventata soprattutto una questione di principio.
Questo è dedicato a chi ha lasciato un lavoro, un progetto, un rapporto o una concezione di se stesso. A chi ha accantonato un account, ha abbandonato un abbonamento, a chi ha chiuso i conti con un conto corrente.

A chi ha lasciato una città, perché già ci era nato e viverci pure gli pareva di infierire.
Questo è dedicato a chi chiude con l’università quando gli manca un solo esame e a chi sta a due passi dal traguardo quando capisce non ce la fa più. A chi non lo vuole neanche ba***re il calcio di rigore, a chi abbandona la nave. Magari non per primo, ma tra i primi dieci.
Questo è dedicato a chi si è reso conto di aver fallito, di aver disatteso aspettative ed eluso persone, e adesso deve fare i conti col fatto che forse non è abbastanza bravo in quell’unica cosa che era sicuro di saper fare.

Questo è dedicato a chi prende la decisione più facile e più difficile di tutte, a chi trova il coraggio di dichiarare: mollo.
Questo è dedicato a chi molla un punto di vista, un’opinione, un preconcetto. A chi trova la forza per scardinarsi dai propri giudizi, a chi si sbullona dal piedistallo. A chi, mollando, è costretto a fare quello che più fa paura: fermarsi. Ma fermandosi magari trova il tempo per guardarsi intorno.

A chi si ritrova deluso da sé a domandarsi se sia giusto, se doveva metterci più impegno, se sia il caso di aggiungere un rimpianto alla collezione.
A chi si ritira, a chi si ritirerà, a chi non prova la minima vergogna, anzi: voi tenetevi la vittoria, io mi tengo la dignità.
Questo è dedicato a chi molla perché è scontento, perché è infelice, questo è dedicato a chi molla perché è imperfetto.
Questo è dedicato a chi, in un mondo che ci vuole tutti concorrenti, ha scelto di non giocare piuttosto che giocare male, che giocare sporco. A chi ha deciso di mollare per paura di diventare come le persone che odia, di perdere quelle che ama o di trasformarsi in uno di quei fantasmi che lo tormentano. Quelli sì non mollano mai.

Questo è dedicato a chi ha mollato perché era la cosa più sensata da fare, perché era la più giusta, perché glielo chiedevano in tanti, perché sinceramente stava rendendo la vita difficile a tutti. È dedicato a chi si è reso conto di aver rotto un po’ il c***o.
Questo è dedicato a chi ha mollato quando stava vincendo e adesso passa la notte sveglio a domandarsi se poteva vincere molto di più. È dedicato a chi ha mollato mentre stava perdendo e adesso la notte dorme come un bambino.

Questo è dedicato a chi ha mollato perché aveva bisogno d’aiuto. A chi l’ha ricevuto. A chi no.
A chi rinuncia alla rivincita, alla bella, alla vendetta. A chi si è imparato a perdere senza fare tante storie e a chi non ha bisogno di vincere per sapere chi è.
Questo è dedicato a chi molla con stile, con generosità, con umiltà. A chi molla subito, a chi non trascina una cosa patetica per mesi, a chi ci scherza sopra anche se fa male.

Questo è dedicato a chi, mollando, si assume la responsabilità di deludere tutti quelli che credevano in lui. A chi, andandosene, si lascia dietro un bella scia di macerie. A chi dà una mano a pulire e a chi, con quelle macerie, ci farà i conti per il resto della sua vita.
Questo è dedicato a chi dopo aver mollato ha detto: e adesso? Sentendo la paura mo***re come un temporale.
Questo è dedicato a chi ha scoperto che c’era altro, che si sopravvive. A chi mollando ha trovato sollievo, ispirazione, libertà. E a chi invece ha trovato solo un vuoto che se l’è consumato un po’ alla volta.

Perché mollare, da queste parti, ti hanno insegnato che è un tabù, uno stigma, la ricetta per l’incostanza, l'improduttività e quindi per l’accidia e per l’infelicità.
E allora questo, soprattutto, è dedicato a chi ha mollato ma resiste, a chi ha mollato e nonostante c’è.
A chi ha mollato per restare.
A chi se n’è andato, ed è ancora qua.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.
Non è successo niente

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